In Piemonte l'evasione fiscale al 14,4% media più alta del Nord Ovest e Nord Est

Aldo Reschigna, assessore alle Finaze
Regione Piemonte
Meno evasore della media nazionale, ma più delle medie del Nord Ovest e del Nord Est. Il Piemonte, secondo la Cgia di Mestre, attenta associazione degli artigiani e delle piccole imprese locali, nel 2016 (ultimo anno con dati censiti ufficiali) ha avuto un tasso di evasione del 14,4%, a fronte del 16% dell'intera Italia, il 13,8% dell'insieme delle regioni del Nord Est e il 13,3% di quelle del Nord Ovest.
Il valore delle imposte evase a livello regionale è stato calcolato dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre applicando al valore aggiunto sommerso di ogni regione un coefficiente determinato dal rapporto tra il gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dai conti nazionali, al netto dell'economia non osservata, costituita dalle sottodichiarazioni, dal lavoro nero e dalle attività illegali (circa 210 miliardi, nel 2016).
Tassi d'evasione inferiori a quello del Piemonte sono stati attribuiti all'Emilia-Romagna (14,1%), al Veneto (13,8%), al Friuli-Venezia Giulia (13,3%), al Trentino (13,3%), alla Lombardia (12,5%) e all'Alto Adige (12%). Al contrario, le regioni con l'evasione più alta sono risultate la Calabria (24,2%), la Campania (23,2%) e la Sicilia (22,2%).
In termini assoluti, comunque, è stata la Lombardia, naturalmente, a evidenziare il maggior valore di imposte evase: 19,331 miliardi di euro nel 2016, seguita da Lazio (12,246) e Campania (10,064).
In Piemonte le imposte evase in quell'anno sono state stimate in 7,869 miliardi, cifra inferiore anche a quelle di Veneto (9,096), Emilia-Romagna (9,092), Sicilia (8,098) e Toscana (8,056).
Per quanto riguarda tutta l'Italia, l'evasione 2016 è stata stimata in 113,302 miliardi, corrispondenti al 16%. “Ciò vuol dire – è stato sottolineato dalla Cgia di Mestre – che per ogni cento euro di gettito incassati dal fisco, 16 euro sono rimasti, illegalmente, nelle tasche degli evasori”.

Ecco le remunerazioni '17 dei piemontesi ai vertici delle società quotate a Milano

Dai quattro milioni di John Elkann, numero uno del gruppo Exor, ai 400.000 euro di Gustavo Denegri, presidente e maggior azionista di Diasorin.
Il Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera, oggi, sabato 29 dicembre, ha pubblicato le remunerazioni che hanno percepito, nel 2017, i piemontesi amministratori di società quotate alla Borsa di Milano. Cifre e nomi ricavati dalle specifiche relazioni annuali che le principali società trattate in Piazza Affari sono obbligate a redigere.
L'elenco inizia appunto con John Elkann, il “piemontese” che, l'anno scorso, ha avuto la più alta remunerazione, in qualità di amministratore. L'erede designato da Gianni Agnelli alla guida degli affari della Famiglia torinese, ha ricevuto compensi pari a quattro milioni di euro (per la precisione 3.994.234), per i suoi incarichi nelle quotate del Gruppo in Italia e quale vice presidente non esecutivo di Gedi Gruppo Editoriale, partecipata di Exor, la holding della quale è presidente, come di Fca e di Ferrari.
John Elkann – ha scritto il Corriere Torino- l'anno scorso ha incassato 58.766 euro meno di Carlo Messina, l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Nel 2017, infatti, Messina ha avuto dal colosso finanziario 4.053.000 euro. Lui non è piemontese, ma, almeno in parte, lo è Intesa Sanpaolo, che mantiene la sede legale a Torino.
Intesa Sanpaolo rievoca immediatamente il suo presidente, Gian Maria Gros-Pietro, la cui remunerazione è stata di 1.450.000 euro, comprensiva dei compensi quale amministratore anche dell'Astm-Autostrada Torino Milano, della quale è presidente, e di Edison, altra quotata.
Nell'articolo del Corriere Torino, del quale è responsabile Umberto La Rocca, vengono prese in considerazione soltanto le remunerazioni di imprenditori, top manager e consiglieri di amministrazione piemontesi, in qualche caso di adozione, partendo dalle quotate che fanno riferimento alla regione.
Come precisato dal quotidiano, però, la graduatoria è stata stilata sulla base della documentazione pubblica trovata e, certamente, non completa per il mancato incrocio di tutti i dati possibili. Comunque, subito dopo John Elkann (è stato escluso Sergio Marchionne, nonostante la più alta remunerazione in Italia, essendo mancato nel luglio scorso), si trova l'alessandrino Urbano Cairo, presidente di entrambe le quotate controllate, la Cairo Communication e la Rcs Mediagroup. La remunerazione ricevute dalla sua coppia è stata di 2.228.000 euro, 14.700 euro in più del torinese Aldo Mazzia, amministratore delegato della Juventus fino a un paio di mesi fa,
A proposito di Juventus, il Corriere Torino riporta che il presidente Andrea Agnelli, l'anno scorso, ha avuto remunerazioni, da quotate, per complessivi 676.229 euro, comprensivi degli emolumenti come amministratore anche di Fca ed Exor. Invece, è stato di 429.200 il compenso di Nedved Pavel, il vice presidente della società bianconera che ha fatto il colpaccio Ronaldo.
Per altri due componenti della grande e nota Famiglia torinese, con incarichi in quotate, Alessandro Nasi (Exor e Cnh Industrial) e Lapo Elkann (Ferrari e Italia Independent), le rispettive remunerazioni sono ammontate a 474.896 euro e 97.614 euro (per la sola Ferrari).
Il più remunerato 2017 dei tre fratelli De Benedetti, figli di Carlo e titolari esclusivi della omonima finanziaria torinese a capo del gruppo Cofide controllante Cir, Sogefi e Gedi, è risultato il primogenito Rodolfo con 1.906.240 euro, a fronte dei 232.500 di Marco.
Tatiana Rizzante, amministratore delegato Reply
Nel gruppo degli amministratori piemontesi con remunerazione 2017 ultra milionaria figurano anche Marco Giovannini, presidente della Guala Closures (1.628.000 euro), Alberto Rubegni, amministratore delegato di Astm (1.527.751), Marco Boglione, azionista di controllo e presidente di Basicnet (1.503.065), Mario Rizzante, numero uno della sua Reply (1.330.000), Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali e consigliere di amministrazione di Moncler (1.162.118), Paolo Pierantoni, neo presidente Sias (1.110.523) e - prima donna - Tatiana Rizzante, amministratore delegato di Reply, con 1.158.000 euro, a fronte degli 898.000 del fratello Filippo, consigliere esecutivo.
Seconda fra le donne più remunerate come amministratore di società quotate alla Borsa di Milano risulta Daniela Gavio, componente dell'omonima famiglia di Tortona che controlla Astm e Sias (957.597 euro); terza la cuneese Daniela Garnero Santanchè (684.000), presidente di tre società trattate in Borsa: Bioera, Ki Group e Visibilia Editore.
Con remunerazione di poco inferiore ai 900.000 euro si trovano Daniele Angelucci, consigliere esecutivo di Reply (897.000) e Gianfranco Carbonato (853.218), presidente e amministratore delegato di Prima Industrie, oltre che consigliere di amministrazione di Intesa Sanpaolo.
Seguono, in ordine decrescente fino a mezzo milione di euro: Stefano Grassi (direttore generale di Bim Banca Intermobiliare) con 780.447 euro; Paolo Gallo (amminisratore delegato di Italgas) con 717.437; Ezio Basso (amministratore delegato di Prima Industrie) con 647.938; Riccardo Pozzoli (vice presidente e amministratore delegato di Centrale del Latte d'Italia) con 592.780; Silvio Angori (amministratore delegato e direttore generale di Pininfarina) con 573.713; Giorgio Girelli (consigliere di Bim con deleghe) con 571.995; Giuseppe Morfino (numero 1 di Fidia) con 557.341; Giuseppe Recchi (vice presidente di Telecom e consigliere di UnipolSai) con 557.000; Gianni Crespi (amministratore delegato di Basicnet) con 516.927; Marcello Gavio con 505.465 e Oscar Pepino (consigliere esecutivo fi Reply) con mezzo milione esatto.
Tra i 500.000 e i 400.000 euro figurano Gianfranco Albertini (consigliere di Pininfarina e dirigente con responsabilità strategiche) con 441.763; Pier Andrea Chevallard (amministratore delegato di Tinexta, ex Tecnoinvestimenti) con 433.858; Paolo Pininfarina (presidente dell'omonima società) con 416.962; Michele e Pietro Buzzi (entrambi amministratori delegati di Buzzi Unicem) rispettivamente con 411.484 e 405.150 euro; quindi, Gustavo Denegri (presidente Diasorin) con 400.000 euro.

Tra gli amministratori piemontesi più noti e con remunerazione da parte di quotate italiane spiaccano Giorgina Gallo (Intesa Sanpaolo, Telecom, Autogrill) con 322.000 euro; Enrico Buzzi (presidente della Buzzi Unicem) con 293.603; Katia Bastioli (presidente Terna) con 256.000; Ermenegildo Zegna (consigliere di Fca) con 196.273; Beniamino Gavio con 153.222; Guido Tabellini (Cnh Industrial e Cir) con 177.000; Silvia Merlo (Leonardo, Erg, Gedi Gruppo Editoriale) con 235.000; Paolo Cantarella (Leonardo e Prima Industrie) con 130.500; Carlo De Benedetti (Gedi) con 118.597; i fratelli Damiani – Giorgio con 373.000 euro, Silvia con 117.970 e Guido con 88.251 - Licia Mattioli (Sias e Pininfarina) con 76.108; Ferruccio Dardanello (Ubi Banca) con 67.730; Elsa Fornero (Buzzi Unicem, Italmobiliare, Centrale del Latte d'Italia) con 62.000; Maurizio Sella (Buzzi Unicem) con 60.000; Marco Drago e Marco Boroli (Dea Capital) con 30.000 euro; Carlo Rosa e Michele Denegri, entrambi Diasorin e con 150.000; Francesco Profumo (Inwit) con 75.000; Enrico Salza (presidente Tinexta) con 55.600 euro.

Venchi, 9 milioni per espandersi in Asia

Daniele Ferrero, presidente e amministratore delegato Venchi
L’azienda piemontese Venchi, tra le portabandiera del cioccolato e del gelato made in Italy di alta qualità, ha lanciato un aumento di capitale della controllata Venchi Greater China Ltd. di Hong Kong da 9 milioni di euro, finalizzato a rafforzare i piani di espansione nel continente asiatico”. Lo scrive First&Food, il nuovo magazine di Firstonline, l'autorevole e indipendente giornale web fondato e guidato dalla coppia Ernesto Auci – Franco Locatelli, prestigiosi giornalisti di lungo corso.
First&Food, una vera miniera di notizie sulle eccellenze agroalimentari italiane e di rilevanti informazioni sul rapporto cibo-salute, aggiunge che l’espansione della Venchi in Asia dovrebbe avvenire anche e soprattutto attraverso l’apertura di negozi monomarca a controllo diretto, come quelli che già esistono in Italia, dove sono una cinquantina, con un’altra cinquantina di store sparsi nel resto del mondo, in capitali internazionali come New York, Singapore, Pechino, Londra e Hong Kong.
Venchi cresce a doppia cifra da ormai 20 anni e il piano investimenti prevede il raddoppio dei negozi in cinque anni, con un focus particolare appunto per la regione asiatica, in particolare in Giappone e Cina” sottolinea Firts&Food.
La Cina, infatti, si conferma un mercato prioritario per l’export made in Italy. Nel 2017, le esportazioni del nostro Paese in Cina hanno raggiunto il valore di 13,5 miliardi di euro, facendo segnare un incremento del 22% rispetto all’anno precedente. E proprio il settore alimentare ha registrato una delle performance migliori, con una crescita del 17,2% rispetto al 2016, sfiorando i 407 milioni di euro.
Non solo: le vendite made in Italy verso il Paese del Dragone sono previste ulteriormente in crescita anche nel triennio 2019-2021 (+8,8% in media l’anno). Le prospettive sono ancor più rosee per gli alimentari, essendo attteso un incremento medio annuo del 9,1% nello stesso arco temporale.
Lo sforzo della Venchi è sostenuto in buona parte anche da Unicredit e Sace Simest, il polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cdp (Cassa depositi e previsti, partecipata anache da un serie di fondazioni di origine bancaria, a partire dalle principali quali le piemontesi Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt e Fondazione Crc di Cuneo).
In particolare, Simest ha aderito all’aumento di capitale – direttamente e attraverso il Fondo di Venture Capital gestito per conto del Mise (ministero dello Sviluppo economico) – investendo, complessivamente, quattro milioni di euro e assumendo una partecipazione pari al 44,4 per cento nell’azienda; mentre Sace ha garantito un finanziamento da 4,5 milioni di euro, collegato all’aumento di capitale, erogato da Unicredit a Venchi.
In questa operazione Unicredit e Sace Simest hanno messo la loro professionalità, la loro esperienza e il loro commitment a supporto delle nostre esigenze – ha dichiarato Daniele Ferrero, presidente e amministratore delegato di Venchi, il quale ha aggiunto che “È fondamentale, per aziende dinamiche come la nostra, avvalersi del Sistema Paese e della collaborazione di partner finanziari che, attraverso le loro soluzioni e il loro orientamento al risultato, riescono a fornire alle imprese il giusto supporto per crescere e continuare a investire nel mondo”

Damiani (gioielli) lascia Piazza Affari

Nicoletta Romanoff, testimonial Damiani
Un'altra quotata piemontese lascia Piazza Affari. Dopo la Vittoria Assicurazioni della famiglia torinese Acutis è la volta della Damiani, controllata dall'omonima famiglia di Valenza. Oggi, 28 dicembre, è stato comunicato ufficialmente che Leading Jewels, società lussemburghese interamente della famiglia Damiani, promuove un'offerta pubblica di acquisto (Opa) volontaria totalitaria sulle azioni di Damiani per acquisire l'intero capitale della società e farla uscire dalla Borsa (delisting), dove aveva esordito nell'ottobre del 2007, con un flottante del 35,1%.
L'offerta riguarda il 16,741% delle azioni Damiani, cioè tutte quelle in circolazione, dato che il 58,83% è posseduto dalla Leading Jewels, il 17,7% da chi agisce in concerto con l'offerente e il 6,73% è nel portafoglio della stessa Damiani (azioni proprie).

L'offerta riconosce un corrispettivo di 0,855 euro per azione, con un premio del 5,04% sul prezzo di chiusura di ieri. L'esborso massimo complessivo sarà di 11,8 milioni, cui Leading Jewels, intende far fronte ricorrendo solo a mezzi propri. Oggi, l'ultimo prezzo dell'azione è stato di 0,86 euro.
Leading Jewels ha precisato che “L'obiettivo dell'offerta è acquisire l'intero capitale sociale della Damiani e, in ogni caso, conseguire la sua revoca dalla quotazione sul Mta delle azioni ordinarie dell'emittente”. Inoltrem “si propone di assicurare la stabilità dell'assetto azionario e la continuità manageriale necessarie per poter cogliere eventuali future opportunità di sviluppo e crescita in Italia e all'estero, nonché un indirizzo strategico volto alla valorizzazione del business nel medio-lungo periodo”.
A tal fine – si legge ancora nel comunicato – l'offerente potrebbe valutare in futuro l'opportunità di realizzare operazioni sttraordinarie quali, in via meramente esemplificativa, acquisizioni, cessioni, fusioni, scissioni, riguardanti l'emittente, ovverotaluni suoi cespiti o rami d'azienda e/o aumenti di capitale, la cuiesecuziuone potrebbe avere effetti diluitivi in capo agli azionisti dell'emittente”.
Proprio una settimana fa, la Damiani ha presentato la relazione relativa al primo semestre dell'esercizio 2018-2019, quindi al 30 settembre scorso: il totale dei ricavi del gruppo sono ammontati 67 milioni (-4,3% rispetto allo stesso periodo precedente), la perdita netta è stata di 5,9 milioni, un milione in più e l'indebitamento netto è risultato di 59,4 milioni.
La Damiani, che dal 2016 controlla la Venini, vanta marchi quali Salvini, Bliss, Calderoni e Rocca 1794 (orologi di alta gamma). Al 30 settembre 2018, gestisce 65 punti di vendita diretti nel mondo, di cui 51 monomarca Damiani, localizzati nelle vie del lusso delle principali città e nei più esclusivi luxury department stores.
Fondata nel 1924 a Valenza, polo italiano del gioiello e dell'oro, la Damiani è valutata dalla Borsa circa 70 milioni (capitalizzazione). Guida Grassi Damiani è presidente e amministratore delegato, carica quest'ultima che condivide con il fratello Giorgio, che è anche vice presidente, come la sorella Silvia, responsabile della comunicazione.
Nel mese scorso, Guido Grassi Damiani ha consegnato a Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, i 39 esemplari del “Tricolore” prodotto dalla partecipata Venini, che saranno utilizzati come regali istituzionali e ripropongono un modello storico, nato negli anni 70, che simboleggia l'eccellenza della tradizione vetraria artigianale italiana.
In novembre, inoltre, Borsa Italiana ha nuovamente incluso Damiani nella lista Italian Brands dedicata ai titoli quotati del settore Lifestyle con più alta brand awareness. In giugno, invece, la vice presidente Silvia Damiani è stata insignita dell'onorificenza del Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia, attribuita agli italiani che si sono distinti nel promuovere e sviluppare le relazioni con altri Paesi, sia in campo economico che culturale.
Numerose le bellezze testimonial della Damiani, fra le quali Sharon Stone, Isabella Rossellini, Gwineth Paltrow e, ultimamente, Nicoletta Romanoff.

Fondi comuni, "rosso" di Intesa Sanpaolo in novembre raccolta positiva per Sella

Maurizio Sella, numero 1
dell'omonimo Gruppo Biellese
Nuovo crollo del gruppo Intesa Sanpaolo nel mercato italiano del risparmio gestito. In novembre, infatti, Eurizon e Fideuram, del due società targate Intesa Sanpaolo che gestiscono fondi comuni d'investimento aperti e patrimoni, insieme hanno denunciato una raccolta netta negativa per 679 milioni, differenza tra il valore dei riscatti e quello delle nuove sottoscrizioni. In particolare, il rosso mensile è stato di 522,8 milioni per Eurizon e di 156,2 milioni per Fideuram.
La perdita subita dal gruppo Intesa Sanpaolo in novembre si aggiunge a quella di ottobre, che era stata di 1,378 miliardi. Comunque, il patrimonio netto gestito dalla coppia del gruppo guidato da Carlo Messina a fine novembre ammonta a 387,713 miliardi, che vale il secondo posto nella graduatoria nazionale redatta da Assogestioni, l'associazione degli operatori del risparmio gestito nel nostro Paese.
Il gruppo Intesa Sanpaolo è preceduto unicamente dal gruppo Generali, che gestisce 467,361 miliardi, pari al 23,8% del mercato italiano a fronte del 19,7% del binomio Eurizon-Fideuram.
Anche per Generali, però, la raccolta netta di novembre è risultata negativa, per 87,9 milioni, come lo era stata in ottobre, per 696 milioni.
E negativa è stata la raccolta netta anche di tutta l'industria del risparmio attiva in Italia: il valore dei riscatti è stato di 4,032 miliardi, mentre era stata di 940 milioni in ottobre. Tuttavia, il bilancio dall'inizio dell'anno è positivo per 8,859 miliardi; così che il patrimonio gestito in fondi comuni e patrimonio resta superiore ai 2.020 miliardi (per la precisione 2.020,673).
L'andamento sfavorevole del mercato ha coinvolto anche i gruppi piemontesi Ersel e Bim, i quali, in novembre, hanno avuto una raccolta netta negativa rispettivamente di 51,1 milioni e di 48,4 milioni. Invece, Assogestioni ha attribuito alla biellese Sella una raccolta netta positiva pari a 44,2 milioni. Così, il patrimonio gestito da Sella è salito a 7,036 miliardi, inferiore di soli 25 milioni a quello del gruppo Ersel. Il patrimonio gestito dal gruppo Bim è di 1,859 miliardi.

Due cooperative sociali di Torino vincitrici del bando pro minori arrivati in Italia soli

Sono di due società cooperative sociali di Torino due degli otto progetti che hanno vinto il bando nazionale 2018 “Verso l'autonomia di vita dei minori e giovani stranieri che arrivano in Italia soli”, promosso da diversi soggetti impegnati a favore dell’autonomia e dell’inclusione dei giovani migranti sul territorio italiano.
Le due cooperative sociali che sono state ammesse al finanziamento sono la P.G. Frassati Onlus e la Progetto Tenda. Quest'ultima riceverà 442.000 euro per la sua proposta “Le rotte del gusto”, iniziativa che coinvolgerà anche la Sicilia e la Campania, oltre che il Piemonte; mentre è intitolato “Doman ansema” il progetto regionale della P.G. Frassati alla quale è stato destinato un contributo di 305.000 euro.
Complessivamente il bando metteva a disposizione 3,2 milioni di euro. Al di fuori di Torinp, nessun'altra città ha avuto due progetti selezionati e premiata.
Il bando rappresenta la seconda iniziativa realizzata nell’ambito di “Never alone per un domani possibile” e si propone di promuovere interventi multidimensionali di accompagnamento all’autonomia lavorativa e di vita di ragazze e ragazzi di età compresa tra i 15 e i 21 anni, arrivati in Italia con minori stranieri non accompagnati.
A lanciare il bando e a sostenerlo finanziariamente sono stati: Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione con il Sud, Enel Cuore, Fondazione Crt di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena Fondazione Peppino Vismara e JPMorgan Chase Foundation.
Gli otto progetti selezionati riguardano sei regioni italiane, prevedono l’attiva collaborazione di partenariati composti da 65 organizzazioni (enti del terzo settore ed enti pubblici) e creeranno opportunità di inclusione lavorativa, sociale ed abitativa per centinaia di giovani.

Bando di Fondazione Crc per distruggere le "brutture" della provincia di Cuneo


Scade venerdì 18 gennaio 2019 la prima fase del Bando Distruzione 2018, l’iniziativa sperimentale promossa dalla Fondazione Crc di Cuneo per sostenere il miglioramento del contesto urbano e paesaggistico della provincia di Cuneo, attraverso azioni di demolizione, mitigazione ed eliminazione. Il nuovo bando, che dispone di un budget di 400 mila euro, ha un duplice obiettivo: oltre alla “distruzione” delle brutture, finalizzata a ripristinare la bellezza dei contesti ambientali e paesaggistici, intende coinvolgere le comunità nella “presa in carico” dei luoghi attraverso processi di partecipazione fattiva.
Per raggiungere questo obiettivo, il Bando si articola in due fasi: - la prima, finalizzata a raccogliere le “segnalazioni” dei contesti deturpati e in pericolo, su cui si propone di intervenire; - la seconda, volta a definire la tipologia d’intervento più congrua e funzionale. In questa seconda fase, che prenderà avvio nella prossima primavera, la comunità verrà coinvolta direttamente, per la prima volta in assoluto, nel processo di selezione degli interventi da realizzare, attraverso la votazione su una piattaforma web dedicata.
Gli interventi selezionati e ammessi a finanziamento verranno infine co-progettati: la Fondazione garantirà un affiancamento costante durante la progettazione esecutiva e la realizzazione operativa degli interventi.
Ogni iniziativa potrà contare su un contributo massimo pari a 5 mila euro, corrispondenti all’80% del costo complessivo dell’iniziativa, al quale dovrà corrispondere una quota minima di cofinanziamento pari ad almeno il 20% delle spese sostenute.
“Con questa nuova edizione del Bando Distruzione la Fondazione Crc – ha spiegato il suo presidente, Giandomenico Genta - compie un ulteriore passo in avanti per la promozione della bellezza della nostra provincia e il coinvolgimento delle comunità”. Fra l'altro, “per la prima volta in assoluto, i cittadini saranno chiamati a votare, su una piattaforma web dedicata, la bruttura che intendono eliminare attraverso interventi di demolizione e mitigazione condivisi”.

Fondazione Crt finanzia con 780.000 euro altri 66 eventi di musica, teatro e danza


La Fondazione Crt ha assegnato contributi per 780.00 euro a 66 eventi di musica, teatro e danza, in programma fino ad aprile 2019, in Piemonte e Valle d’Aosta. Sono i risultati della seconda tranche di contributi di Not&Sipari 2018, il progetto della Fondazione Crt dedicato alla diffusione capillare delle rassegne culturali e degli spettacoli dal vivo sul territorio, favorendo la crescita qualitativa delle produzioni, il coinvolgimento dei giovani artisti nel circuito professionistico, l’avvicinamento di nuove fasce di pubblico alle manifestazioni e il senso di aggregazione.
Not&Sipari ha sostenuto negli ultimi tre anni più di 500 iniziative, per oltre sei milioni di euro.
A beneficiare del sostegno fino a 40.000 euro di Not&Sipari 2018 sono associazioni non profit, enti locali e istituti didattici di alta formazione che promuovono sia grandi rassegne sia eventi di rilevanza locale, toccando capillarmente tutto il territorio del Piemonte e la Valle d’Aosta.
Nel Torinese, per esempio, hanno vinto il bando della Fondazione Crt il Festival avant-pop Club to Club, che ha chiuso la diciottesima edizione con 60mila spettatori, la stagione di danza del Balletto Teatro Torino, fortemente indirizzata verso la ricerca sperimentale, il Jazz Festival di Moncalieri, quest’anno dedicato al tema dei diritti umani nel nome di Nelson Mandela, la rassegna “Concentrica - spettacoli in orbita” dell’Associazione Teatro della Caduta .
Nel Cuneese, tra gli eventi sostenuti, si segnalano “La bella stagione 2018-2019” del Teatro Boglione di Bra, la stagione del Teatro sociale di Alba, l’iniziativa “Il folle si fa in 4” dell’Associazione Corte dei folli di Fossano e la Stagione artistica “Officina Residenza teatrale per le nuove generazioni” della Compagnia Melarancio di Bernezzo.
ANovara Not&Sipari sostiene il progetto “Rinnovamento o innovazione? Il ponte tra memoria e cambiamento: l’opera contemporanea Fantasio-Fortunio” della Fondazione Teatro Coccia e il Festival Cantelli dell’associazione Amici della Musica Vittorio Cocito.
Tra le proposte dell’Alessandrino a ricevere i contributi figurano il progetto Terzo Musica e il “Colto circuito” dell’Associazione Terzo Musica e la stagione musicale del Casale Coro di Casale Monferrato; nel Vercellese il Viotti Festival, con 75 spettacoli in cartellone; a Biella la stagione concertistica “La Banda: Orchestra del nuovo millennio” della Società musicale Giuseppe Verdi.

Banche in Piemonte, ecco la radiografia: sofferenze, crediti, depositi e amministrato

Cristina Balbo, presidente Abi Piemonte
e responsabile Intesa Sanpaolo
per l'area Nord Ovest
 I piemontesi fanno “soffrire” meno le banche attive nella loro regione. Al 30 giugno scorso, data dell'ultima rilevazione pubblicata dalla Banca d'Italia, ammontavano a 8,1 miliardi di euro i crediti bancari la cui riscossione totale non è certa, perché i soggetti debitori si trovano in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente comparabili. Rispetto al 31 dicembre 2017, le “sofferenze” sono inferiori di oltre 1,7 miliardi e di oltre 3,6 miliardi rispetto a fine 2016.
In 30 mesi il calo delle “sofferenze” in Piemonte è stato del 31%, mentre, è diminuito dell'1,7% l'ammontare dei prestiti concessi dalle banche, scesi infatti dai 112,825 miliardi del 31 dicembre 2016 ai 110,883 miliardi in essere al 30 giugno scorso. Alla fine di dicembre 2016 i prestiti bancari in Piemonte ammontavano a 111,858 miliardi.
La qualità del credito è migliorata considerevolmente, per tutte le tipologie di clientela bancaria, con l'unica eccezione delle Amministrazioni pubbliche.

In particolare, nel primo semestre 2018, le “sofferenze” delle imprese sono scese da 7,5 a 6,2 miliardi e quelle delle famiglie consumatrici da 2,1 a quasi 1,7 miliardi, pur avendo, queste ultime, aumentato i loro debiti nei confronti degli istituti di credito da 40,3 a 40,7 miliardi.
E' progressivamente calata anche la quota dei crediti deteriorati sui crediti totali. I crediti deteriorati delle banche (in inglese non-performing loans o Npl) sono esposizioni verso soggetti che, a causa di un peggioramento della loro situazione economica e finanziaria, non sono in grado di adempiere in tutto o in parte alle proprie obbligazioni contrattuali.
Al 30 giugno scorso, in Piemonte, i crediti deteriorati delle banche erano pari al 10,3% dei loro crediti totale, mentre erano pari all'11,7% ancora al 31 marzo e al 12,1% al 31 dicembre 2017. Come media, perché, invece, la quota dei crediti deteriorati nei confronti delle famiglie consumatrici è risultata del 6% alla fine di giugno, a fronte del 7,1% di fine dicembre; quando quella della imprese era del 18,8%, comunque scesa al 16,1% al 30 giugno.
Il continuo calo delle “sofferenze” e dei crediti bancari deteriorati, in Piemonte come altrove, si deve sia a comportamenti più virtuosi della clientela sia alle azioni delle banche, che hanno fatto le grandi “pulizie” liberandosi dei crediti deteriorati sia adottando maggiore rigore nella concessione dei nuovi prestiti.
Infine il risparmio finanziario. Nell'ultimo rapporto Economie regionali della sede piemontese della Banca d'Italia viene riportato che al 30 giugno scorso i depositi nelle banche attive in Piemonte ammontavano a 103,140 miliardi (+6,4% rispetto alla stessa data del 2017 e + 3,6% rispetto al 31 dicembre 2017). Di questa somma, si devono alle famiglie consumatrici 79,164 miliardi (+3,8% rispetto a dodici mesi prima) e 23,976 miliardi alle imprese (+15,9%).
Inoltre, in regione, sempre alla fine del primo semestre di quest'anno, le banche avevano titoli in custodia per 103,989 miliardi (-1,8% rispetto al 30 giugno 2017): quelli delle famiglie consumatrici ammontavano a 90,725 miliardi (-3,5%) e quelli delle imprese a 13,714 miliardi (+11,6%).

Pil, i piemontesi ultimi del Nord Ovest staccati di 12.000 euro dagli altoatesini

Tra gli altoatesini e i piemontesi c'è un distacco di 12.000 euro e del 28,4%. Lo ha sancito l'Istat, l'istituto nazionale di statistica, pochi giorni fa. Quando ha precisato che il Prodotto interno lordo per abitante del Piemonte, l'anno scorso, è stato di 30.300 euro, a fronte dei 42.300 euro della Provincia autonoma di Bolzano.
E se il capoluogo dell'Alto Adige può vantare il primato nazionale del più elevato Pil per abitante, il Piemonte invece figura all'ultimo tra le aree del Nord Ovest e del Centro Nord.
Per duecento euro, il Piemonte è preceduto anche dalla Toscana. Ma il divario è ben più consistente con la Lombardia (38.200 euro), il Trentino (36.100), l'Emilia-Romagna (35.300), la Valle d'Aosta (35.200), il Veneto (33.100), il Lazio (32.900), la Liguria (31.900) e il Friuli-Venezia Giulia (31.000).
I conti economici territoriali del 2017 sono appena stati pubblicati dall'Istat: il Pil per abitante è risultato di 35.400 euro nel Nord Ovest, 34.300 euro nel Nord Est e 30.700 euro nel Centro.
E' meno negativo per il Piemonte, invece, il raffronto relativo alla spesa per consumi finali delle famiglie per abitante. Infatti, nel 2017, in Piemonte la spesa delle famiglie per consumi finali è stata di 19.800 euro per abitante, inferiore soltanto a quelle della Valle d'Aosta (24.300 euro), dell'Alto Adige (23.600), del Trentino (22.100), dell'Emilia-Romagna (21.000), della Lombardia (20.600) e della Liguria (20.200). La media italiana è stata di 17.500 euro.
In volume, negli ultimi sette anni, la spesa delle famiglie per consumi finali è rimasta invariata in Piemonte, come in Veneto e in Valle d'Aosta, mentre è aumentata, sia pure di poco, nel Trentino (+0,4%), nel Lazio (+0,3%), in Alto Adige e in Emilia-Romagna (+0,2%) e dello 0,1% in Lombardia.
Fra l'altro, dall'Istat è stato rilevato che nel periodo 2011-2017 il totale degli occupati in Piemonte è sceso mediamente dello 0,1% all'anno, mentre a livello nazionale è stato registrato un aumento annuo mediamente dello 0,2% e addirittura dello 0,8% nel Lazio, dello 0,7% nella provincia di Bolzano e dello 0,6% sia in Lombardia che nel Trentino.

Indennità di disoccupazione in Piemonte la media salita a 312 domande al giorno

Giovanna Pentenero, assessore al Lavoro
Regione Piemonte
Più Naspi meno Cig. In Piemonte, sono aumentate le richieste d'indennità di disoccupazione (Naspi sta per nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego e spetta ai dipendenti che hanno perso il lavoro involontariamente); mentre sono diminuite, nei primi undici mesi, le ore di cassa integrazione.
L'Inps ha appena comunicato di avere ricevuto dal Piemonte 94.814 domande di indennità di disoccupazione dall'inizio di gennaio alla fine di ottobre, in media 312 al giorno, festivi compresi. Nell'intero 2017 le richieste erano state 113.577 (media di 284 al giorno) e 95.825 in tutto il 2016 (media giornaliera di 262).
A livello nazionale, le domande di Naspi sono state 1.662.414 nei primi dieci mesi 2018, a fronte di 1.887.199 dell'intero 2017 e 1.775.755 dell'anno precedente.
Sono aggiornati, invece, a novembre i dati relativi alla Cassa integrazione. E se è vero che le ore autorizzate dall'Inps in Piemonte sono calate del 16,61% nei primi 11 mesi 2018 rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso (da 33.240.083 a 27.719.585) è altrettanto vero che sono aumentate nel solo mese di novembre, precisamente del 2,37% a 3.983.586.
Per il lavoro, il Piemonte sta soffrendo più della media italiana. Infatti, le ore di cassa integrazione in tutta l'Italia sono diminuite del 20,72% in novembre e del 38,13% negli undici mesi. Soltanto una regione ha avuto più Cig del Piemonte; l'Abruzzo in novembre e la Lombardia dall'inizio dell'anno.
In particolare, in Piemonte. in novembre, sono state 1.274.354 le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate dall'Inps (+79,58% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso), 2.709.232 le ore di cassa straordinaria (-13,24%), 1.781.337 le ore di cassa per solidarietà (-30,84%) e zero le ore di cassa in deroga, istituto non più rinnovato.
Invece, negli undici mesi di quest'anno, sempre in Piemonte, sono state 11.763.565 le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate dall'Inps (+3,7% rispetto al corrispondente periodo 2017): 15.936.550 le ore di cassa straordinaria (-25,52%), 7.957.104 le ore di cassa per solidarietà (-45,29%) e 19.470 le ore di cassa in deroga (-96,10%).

Borsa: nella settimana delle "tre streghe" risaliti i prezzi di 10 quotate piemontesi

Carlo Rosa, amministratore delegato
e secondo azionista di Diasorin 
“Per giustificare il ribasso della seduta finale di Piazza Affari, quando l'indice Ftse Mib ha chiuso a 18.397 punti (-0,97% rispetto a giovedì) è stato tirato in ballo persino il “triple witching day”, il giorno delle tre streghe, come viene definito in Borsa il terzo venerdì dell'ultimo mese di ogni trimestre, considerato dai mercati finanziari particolarmente sfavorevole, per diverse cause tecniche. Ma le perdite della settimana a Milano, in quattro giorni sui cinque di contrattazioni, hanno motivazioni soprattutto romane e internazionali: dalla “manovra”, ormai un vero e proprio caso politico e istituzionale, alle tensioni globali, alle preoccupazioni per i vistosi e diffusi segnali di rallentamento dell'economia, ai timori di una nuova recessione”.
Inizia così la consueta rubrica domenicale dedicata alle quotate piemontesi e pubblicata oggi, 23 dicembre, dal Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera.
Che non siano state le “tre streghe” a mandare in rosso il confronto con il giorno prima lo conferma anche il fatto che, proprio venerdì scorso, le azioni di dieci quotate piemontesi hanno avuto un valore superiore al giorno precedente e, tra queste, spiccano big come Astm (+4,47%) e Sias (+3,57%), la coppia autostradale del gruppo Gavio; Iren (+2,59%), Autogrill (+1,68%), Diasorin (+2,19%) e Buzzi Unicem (+0,23%); oltre che Cofide (+ 3,06%), Damiani (+3,41%), Bim (+1,49%) e M&C (+1,55%).
Invece, la maledizione delle “tre streghe”, forse, ha contribuito ad aggravare i ribassi subiti, venerdì, da Fca (-3,19%) e dalla sua controllante Exor (-2,7%), alla quale fa capo anche la Juventus (-4,63%); da Intesa Sanpaolo (-1,69%), Reply (-1,22%), Guala Closures (-1,77%),Tinexta (-0,64%) e, fra le altre piemontesi, Prima Industrie (-2,82%).
“Proprio Prima Industrie – riporta ancora il Corriere Torino - è una delle società sta perdendo valore borsistico da tempo, principalmente per la “ritirata” dei Pir, i piani individuali di risparmio che, prima, l'avevano premiata”. L'ultimo prezzo dell'azione Prima Industrie è risultato di 16,54 euro, a fronte dei 17,9 di venerdì 14, i 21,4 del 30 novembre e le cifre progressivamente superiori dei mesi precedenti.
Anche la stella Reply splende molto meno che in passato: al 30 settembre la sua azione quotava oltre 59 euro, mentre ha chiuso a 43,78 euro venerdì, quando l'Italia Independent di Lapo Elkann ha toccato il suo nuovo minimo storico, essendo finita a 1,93 euro (in primavera valeva più di 4 euro).
Comunque, ecco le quotate piemontesi che hanno chiuso l'ultima settimana borsistica con un prezzo superiore a quello di venerdì 14 dicembre, indicato tra parentesi: Diasorin 72,45 euro (71,75), Sias 11,61 (11,42), Iren 2,14 (2,018), Astm 16,84 (16,3), Cofide 0,472 (0,4605), Pininfarina 2,3 (2,22), Damiani 0,85 (0,84), Cover50 9,8 (9,76), M&C 0,0392 (0,0374), Borgosesia 0,6 (0,565). Invariato il prezzo di Cdr Advance Capital, pari a 0,68 euro.
Ed ecco le piemontesi che, invece, hanno chiuso in ribasso rispetto alla fine della settimana precedente: Intesa Sanpaolo 1,912 (2,014), Fca 13,124 (13,85), Exor 47,27 (49,45), Italgas 5,092 (5,11), Buzzi Unicem 15,04 (15,11), Autogrill 7,26 (7,425), Reply 43,78 (49,1), Juventus 1,05 (1,167), Guala Closures 5,54 (5,66), Tinexta 6,18 (6,19), Prima Industrie 16,54 (17,9), Basicnet 4,38 (4,41), Bim 0,164 (0,1688), Centrale del Latte d'Italia 2,71 (2,75), Fidia 3,57 (3,99), Italia Independent 1,93 (2,48), Conafi 0,246 (0,25), Ki Group 1,25 (1,27).

L'Alta Langa nella "cinquina d'oro" 2018 dei migliori spumanti secchi italiani

Volano col vento in poppa gli spumanti italiani all’estero, sempre più apprezzati in tutto il mondo. E giunge al momento opportuno Sparkle 2019, la guida ai migliori spumanti secchi d’Italia, edita da Francesco D’Agostino, direttore di Cucina&Vini soprattutto in vista dei brindisi di fine d’anno. La Guida assegna cinque sfere, che stanno per le bollicine, alla migliore produzione nazionale. Quest’anno sono 791 le etichette top level selezionate dal panel di Cucina & Vini su oltre duemila assaggi. Solo 70 vini si sono aggiudicati le 5 sfere, cioè il massimo della votazione.
Ma come orientarsi per arrivare al top del top?
La famiglia dell'azienda agricola Mario Giribaldi
First&Food, il nuovo sull'enogastronomia e sulle eccellenze italiane dell'agro-alimentare promosso e curato da Firstonline, il prestigioso e autorevole giornale web di economia e finanza fondato e guidato dalla coppia Ernesto Auci-Franco Locatelli, ha interpellato alcuni fra i più noti sommelier italiani ricavandone una cinquina d’oro di etichette che assicurano un prodotto di eccezionale livello qualitativo, che non sfigurano affatto in un confronto con i blasonati vini d’Oltralpe e che non dovrebbero mancare nelle case di gourmet e appassionati.
Eccoli:Alta Langa Matteo Giribaldi Brut 2014 di Mario Giribaldi (Piemonte), Franciacorta Emozione Brut 2014 di Villa Franciacorta (Lombardia), Trento OroRosso Dosaggio Zerodi Cantina La-Vis e Valle di Cembra (Trentino),Valdobbiadene Prosecco Superiore rive di Colbertaldo Vigneto Giardino Asciutto 2017 di Adami (Veneto), Brut di Marramiero (Abruzzo).
Nella guida di quest’anno c’ una novità: i giudici di Sparkle hanno voluto istituire anche un premio speciale “Vino dell’emozione 2019”, la parola dice tutto, che è andato al Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Rosé Extra Brut 2006.
Stabiliti i vertici dell’eccellenza 2018/2019 Sparkle 2019 propone un altro utile elenco di vini, i 20 spumanti che presentano il miglior rapporto costo qualità. Anche in questo caso una indicazione molto utile per brindare con allegria al nuovo anno, ma anche in tutte le altre celebrazioni, senza dover chiedere un fido in banca.
La guida dei vini spumanti – spiega Francesco D’Agostino – è ormai diventato un vero e proprio vademecum per avvicinarsi a un mondo sempre più articolato e soprattutto che propone vini di fascia altissima e altri molto semplici. Evidentemente i territori a maggior vocazione spumantistica si confermano Franciacorta, Trento, Alta Langa, Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, Alto Adige, Oltrepò Pavese e Roero Arneis, a cui si aggiungono realtà che ormai da diversi anni garantiscono etichette top level. In totale, settanta campioni che non temono il confronto con i migliori spumanti del mondo”.
Un parallelo che trova conferma anche nei dati relativi al consumo all’estero, testimonianza evidente di un comparto in salute e soprattutto in costante crescita.
Ci avviciniamo alla fine dell’anno – aggiunge Francesco D’Agostino – seguendo un successo mondiale che non accenna a rallentare. Il vino spumante italiano nel primo semestre di quest’anno è stato esportato per 651 milioni di euro, segnando una crescita vicina al 14% rispetto al primo semestre del 2017. E la previsione è quella di superare decisamente la soglia del miliardo e trecento milioni raggiunta lo scorso anno. Sulla scia di questo progresso, altre zone d’Italia stanno dando vita a una produzione spumantistica che possa avere grande appeal nel mondo, come ad esempio lo Spumante Garda Doc, gli Spumanti d’Abruzzo Dop e Novebolle Romagna Doc Spumante”.
Il modello è quello del Prosecco, ovvero di un vino immediato che ha vinto non solo per lo stile ma anche e principalmente per il progetto condiviso – sostiene ancora DìAgostino - Obiettivo più difficile da raggiungere per quelle aziende che, pur adottando uno stile anche apprezzabile, non possono contare sull’endorsment di un territorio importante e sul lavoro di squadra sviluppato nel corso degli anni”.
Insomma lo Spumante, fiore all’occhiello del Made in Italy, continua a vivere il suo momento d’oro. Le previsioni di fatturato all’export per il 2018 del comparto spumantistico italiano manifesta grande fermento. E i numeri sono incredibili, basta raffrontare i dati del 2003 con quelli odierni. Ebbene se nel 2003 il nostro export si attestava su 231 milioni di euro nel 2017 è arrivato a 1,361 miliardi e le previsioni per il 2018 alzano ancora l’asticella a 1,550 miliardi. Tramutato in bottiglie, se nel 2003 ne abbiamo prodotte 116 milioni, quest’anno dalle nostre cantine ne usciranno 525 milioni.
Nel mondo si consumano circa 2,5 miliardi di bottiglie all'anno, quasi il 30% italiane. L’Italia infatti ha prodotto in dodici mesi sei milioni di ettolitri si spumante, ovvero 800 milioni di bottiglie, 70% con origine certificata.

Torino lancia "Italian Tech Week" 2019 per diventare capitale dell'innovazione


Per quattro giorni, da martedì 25 a venerdì 28 giugno 2019, Camera di Commercio di Torino, Club degli Investitori, Compagnia di Sanpaolo, Ogr, Politecnico di Torino, Sei e Università di Torino daranno vita a un ricco programma di iniziative che coinvolgerà protagonisti italiani ed europei del mondo della tecnologia, della cultura e dell’innovazione quali Baker Hughes-GE, Cln, Collège des Ingénieurs, Enel, FabLab Torino, Fca, Fondazione Agnelli, Google, Iren, Istituto Italiano di Tecnologia, Magneti Marelli, Netval, Share Festival, Snam, Talent Garden, Toolbox e UniCredit.
L’edizione zero dell’Italian Tech Week, per la quale è stato chiesto il patrocinio del ministero dello Sviluppo e del Comune di Torino, includerà più di 15 eventi, tra convegni e seminari per studenti e per professionisti, occasioni di fund raising per le start up, esposizione di tecnologie d’avanguardia, dibattiti aperti al pubblico e incontri con i protagonisti della scena mondiale dell’imprenditoria tech.
Istituzioni pubbliche e aziende private invitano a Torino studenti, imprenditori, insegnanti, gestori di fondi di venture capital, manager, esperti, investitori, professionisti, business angel, startupper e, in generale, tutti coloro che sono interessati alle tecnologie e alle loro applicazioni per il business e per la società.
L’Italian Tech Week arricchisce il panorama italiano dei grandi eventi che si svolgono con cadenza annuale e offre una serie di iniziative di profilo nazionale e internazionale, sia in un’ottica di Business to Business sia per il grande pubblico.
Il programma della Italian Tech Week, che è aperto al contributo di altre istituzioni e aziende interessate a diventare protagoniste del più importante evento tech del Paese, verrà reso noto nelle prime settimane del nuovo anno.


IL PREMIO FRANCO MARIA MONTEVECCHI
Nell’Energy Center del Politecnico di Torino è stato assegnato a Muhammad Owais Khan (Stanford University in California) il primo premio scientifico International Young Investigator Award Franco Maria Montevecchi.
L’iniziativa, promossa dalla famiglia Montevecchi, dal Politecnico di Torino e dalla Fondazione Crt, è dedicata alla memoria del professor Franco Maria Montevecchi, per promuovere la disseminazione dei risultati scientifici ottenuti nel campo della Bioingegneria da giovani ricercatori all’inizio della loro carriera.
Il nuovo Premio mira, infatti, a supportare le giovani generazioni di ricercatori, attraverso il sostegno alla ricerca scientifica e alla condivisione della conoscenza. Grazie alla diffusione dei risultati scientifici di eccellenza, il Politecnico di Torino mira ad aumentare il livello di internazionalizzazione dell’Ateneo e del territorio presso i migliori giovani ricercatori a livello mondiale.
Il professor Franco Maria Montevecchi è stato uno dei più brillanti e creativi esponenti della comunità dei bioingegneri italiani, diventando professore ordinario di Bioingegneria Industriale nei Politecnici di Milano e Torino, creando, in entrambi gli atenei, percorsi didattici e di ricerca dall’alto contenuto innovativo. Il professore, scomparso nel 2014, ha coltivato anche un profondo interesse per le scienze umanistiche, approfondendo argomenti filosofici e storici e allestendo nella sua abitazione uno spazio aperto a musicisti ed artisti, dove ospitare concerti, mostre ed eventi.
Durante la cerimonia, aperta con i saluti del rettore Guido Saracco e del professor Massimo Rossetto, direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico, il dottor Khan ha illustrato, nel suo intervento, come i modelli matematici possano fornire indicazioni utili per predire la nascita e la progressione di patologie del sistema cardiovascolare, quali aneurismi cerebrali e aterosclerosi. L’intervento è stato preceduto da una lectio magistralis di Andrea Remuzzi dell’Università di Bergamo, uno dei pionieri in quel campo della bioingegneria.

Istat: ancora 421 le imprese piemontesi partecipate da amministrazioni pubbliche

Erano 421 e avevano, fra tutte, 58.296 dipendenti, le imprese partecipate pubbliche del Piemonte attive alla fine del 2016, ultimo anno censito dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica che ha pubblicato, pochi giorni fa, il suo nuovo rapporto sulle “unità economiche partecipate dal settore pubblico” in Italia. Rapporto da quale emerge, fra l'altro, che le partecipate pubbliche piemontesi in attività a fine 2016 rappresentano il 6,4% delle 6.576 imprese censite nel nostro Paese e che è del 6,9% la quota regionale degli addetti.
L'Istat precisa che, comprendendo le inattive, le partecipate pubbliche diventano 9.240 (-4,6% rispetto al 31 dicembre 2015) e 880.602 i loro addetti (-0,3%). Comunque, il 60,1% è a controllo pubblico, nel senso che è sottoposto al potere decisionali di soggetti pubblici, statali o territoriali.
In particolare, sono 3.960 le imprese attive a controllo pubblico, impiegano 610.777 persone e generano un valore aggiunto annuo superiore ai 55 miliardi di euro, al netto delle attività finanziarie e assicurative, somma pari al 9,5% del valore aggiunto generato dall'insieme delle imprese dell'industria e dei servizi.
Secondo l'Istat, “la redditività delle controllate pubbliche, nel 2016, ha registrato un miglioramento diffuso”: il 78,3% ha registrato un utile d'esercizio (76,5% nel 2015) e una perdita il 21,7% (23,5% l'anno precedente).
Le perdite delle controllate pubbliche sono ammontate a 2,156 miliardi (3,880 miliardi nel 2015) mentre gli utili sono stati di 13,857 miliardi (10,600 miliardi nell'esercizio precedente). Perciò, il saldo complessivo è risultato positivo per 11,7 miliardi.
Quasi contemporaneamente, il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), ha comunicato che sono circa 11.000 le amministrazioni pubbliche che, al 31 dicembre 2016, possiedono partecipazioni, dirette o indirette, in società e in soggetti con forma giuridica non societaria, quali consorzi, fondazioni, associazioni e istituzioni.
Le partecipazioni dichiarate dalle amministrazioni pubbliche negli oltre 9.184 soggetti economici (numero sostanzialmente uguale a quello dell'Istat) sono state oltre 59.000, delle quali solo un migliaio non delle amministrazioni locali.
Inoltre, dal Mef è stato precisato che, a fine 2016, superavano i 15.000 gli incarichi ricoperti da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche nei soggetti partecipati.

Nel gruppo di testa per i vini di qualità

Vigneti delle Langhe
Il Piemonte è una delle cinque regioni italiane che hanno la maggiore produzione di vini a marchio di qualità (Doc/Docg); mentre Puglia ed Emilia-Romagna sono in testa per i vini da tavola. Questo è uno dei risultati della fresca ricerca fatta da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information, sulle imprese italiane del settore vitivinicolo.
Un settore, quello vitivinicolo, “che conta oltre 310.000 imprese operanti nella fase agricola e più di 1.800 aziende attive nella fase di trasformazione industriale” si legge nello studio realizzato in partnership con Crif Ratings e Nomisma, società indipendente specializzata in attività di ricerca e consulenza economica per imprese, associazioni e pubbliche amministrazioni a livello nazionale e internazionale.
In Italia il vitivinicolo impiega oggi, a livello industriale, complessivamente circa 13.000 persone e genera un giro d’affari intorno ai 10,4 miliardi di euro.
Più del 35% della produzione vitivinicola nazionale è destinata alla produzione di vini a marchio di qualità, dove il Piemonte primeggia con Trentino-Alto Adige, Toscana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, mentre in Puglia ed Emilia-Romagna maggiore è il peso dei vini da tavola.
Nel contesto dell’industria alimentare italiana – uno dei pilastri dell’economia nazionale per il suo fatturato di 137 miliardi, di cui 33,9 miliardi dovuto all'export, circa 62 mila imprese attive e oltre 465 mila occupati – il settore vitivinicolo si attesta come una delle principali componenti. Il comparto, infatti, incide per il 9,5% sul valore totale della produzione agricola, per il 7,6% sul fatturato dell’industria alimentare e per il 14,6% sull’export agroalimentare nazionale.
All’interno del settore vitivinicolo in Italia hanno un ruolo fondamentale le cooperative, che ammontano a 484, hanno avuto un fatturato di 4,5 miliardi di euro nel 2016 e contano oltre 9.000 addetti (il 10% del totale). A livello regionale, la maggior parte delle cooperative vitivinicole si trova in Emilia Romagna, Trentino-Alto Adige e Veneto.
L’Italia è un esportatore netto di vino e il secondo paese esportatore a livello mondiale per valore e per volumi, con vendite all'estero che nel 2017 sono risultate pari a 5,9 miliardi di euro. Nell’ultimo decennio le esportazioni dell’Italia sono aumentate del 68,5% per valore e del 13,4% per volume grazie al contestuale riposizionamento di prezzo dei prodotti commercializzati all’estero.
Parlando di trend di consumo sul mercato interno, tra i fenomeni di maggior successo vi è l’incremento della domanda di vino biologico. Nel 2016 le vendite di vino biologico in Italia hanno raggiunto complessivamente quota 275 milioni di euro, con un aumento del 34% .
L’Italia rappresenta il primo produttore di vino a livello mondiale, con una quota del 17%. A livello di Unione europea, la produzione vitivinicola nazionale incide per circa 1/3 e per il 29% sul fatturato del settore.
Negli ultimi anni le imprese vitivinicole hanno saputo mantenere una elevata redditività che in termini: il margine operativo lordo oscilla intorno al 9%.

Negli ultimi anni le imprese vitivinicole hanno saputo mantenere una elevata redditività che in termini: il margine operativo lordo oscilla intorno al 9%.


Anche nei primi sei mesi del 2018 l’export vitivinicolo italiano prosegue la propria crescita, registrando una progressione delle vendite oltre confine nella misura del 4,1% a valore rispetto allo stesso periodo del 2017. Per quanto riguarda l’import, invece, l’Italia conferma un trend di sostanziale stabilità, con acquisti dall'estero per 312 milioni di euro.
Dall’analisi della domanda interna emerge che i consumi di vino nel nostro Paese sono costantemente calati a partire dagli anni ’70, scendendo ai 40 litri per persona, all'anno Si tratta di un calo legato sia ai cambiamenti socio-demografici del nostro Paese sia al diverso ruolo assunto dal vino nelle abitudini degli italiani, i quali hanno abbandonato il consumo quotidiano di tale prodotto spostando le proprie attenzioni verso modelli differenti e più occasionali.