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ALLEGRI - Dicono che Massimiliano Allegri, l'allenatore della Juve, sia stato, nei giorni scorsi, l'argomento più discusso, soprattutto a Torino e dintorni. No, non per la clamorosa e umiliante sconfitta da parte del Real Madrid nella finale della Champions; ma per il ricco contratto che è riuscito a spuntare e per l'incredibile diverbio con i vigili urbani, che sotto la Mole chiamano "civich". Otto milioni all'anno sono stati giudicati spropositati, anzi scandalosi. Torino è la capitale italiana della cassa integrazione, una metropoli con tante persone senza lavoro o in gravi difficoltà economiche, con una povertà diffusa e crescente.
E' vero che la Juve ha chiuso la passata stagione con un utile netto di 4,1 milioni (interamente mandato a riserve e, quindi, lasciando a secco gli azionisti), è vero che è una società medio grande e quotata in Borsa (ricavi per circa 315 milioni nella prima parte dell'esercizio 2016-2017 e profitti per 72 milioni, 211 dipendenti) ed è altrettanto vero che ha nuovamente vinto il Campionato e la Coppa Italia. Però, gli otto milioni, che fanno di Allegri l'allenatore più pagato nel nostro Paese, restano una cifra irragionevole, in considerazione del lavoro che fa.
Forse, Allegri è determinante per i successi della squadra, per i diritti televisivi incassati dall'impresa bianconera, per il numero di spettatori, la pubblicità, lo spettacolo. Però, non è un pilota di Formula 1 che rischia la vita in ogni Gran Premio, non è un mago del bisturi che salva decine di persone al mese, non è un top manager con la responsabilità di centinaia di migliaia di famiglie, non è gestore di svariati miliardi di euro, né si trova a capo di una Banca centrale o di uno Stato.
"E' il mercato, bellezza - rispondono i difensori dell' "illustre livornese" - è il mercato che gli fa il prezzo e lo ha premiato. Vale quanto gli danno". Come se il mercato fosse una divinità infallibile, il giudice più giusto, un soggetto incorruttibile. Gran corbelleria. Il mercato non è neutro, è malleabile: quasi tutti lo subiscono, pochissimi lo fanno e lo fanno pro domo loro.
Secondo punto: gli insulti ai "civich" che lo hanno multato e poi verbalizzato. Non uno che dia ragione ad Allegri: ha sbagliato, doveva riconoscerlo e pagare l'infrazione. Non è esente e non ha il diritto di offendere perchè si chiama Allegri. "Il successo e i soldi hanno accresciuto ancora la sua presunzione" hanno detto. Di sicuro, non è diventato più simpatico. Autorete.

FCA - Dicono che tra i fornitori di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) torinesi e non, stia nuovamente crescendo il malcontento. Due, in particolare, le critiche mosse al colosso autoveicolistico guidato da Sergio Marchionne: i tempi dei pagamenti, molto più lunghi rispetto ai migliori costruttori stranieri; le invadenze e le richieste dei tecnici della multinazionale, considerate spesso eccessive e ingiustificate. Logicamente, le proteste restano sommesse. Nessuno vuole correre il rischio di perdere commesse del Gruppo facente capo a Exor, che restano importanti per le aziende dell'indotto, nonostante il notevole aumento delle vendite a diversi concorrenti, primi fra tutti i tedeschi: Volkswagen, Mercedes, Bmw, Audi e Porsche.

PROFUMO - Dicono che a Francesco Profumo la presidenza della Compagnia di San Paolo, fondazione di origine bancaria con il secondo maggior patrimonio netto in Italia (quasi 5,9 miliardi di euro) stia sempre più stretta, pur avendola assunta solo un anno fa. Dicono che la Compagnia non gli dia grande soddisfazione e non gli piaccia più di tanto, nonostante tutto quello che la fondazione fa e la visibilità che porta. Comprensibile: Francesco Profumo, savonese, classe 1953, è stato ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, presidente del Cnr, rettore del Politecnico di Torino (2005-2011), presidente di Iren Group, consigliere di amministrazione di Telecom, Pirelli, Unicredit Private Banking, Il Sole 24 Ore.
Attualmente, oltre che presidente della Compagnia di San Paolo, maggiore azionista di Intesa Sanpaolo (forse non più per molto), Francesco Profumo lo è anche della fondazione trentina Bruno Kessler, del Campus Escp di Torino, della Safm e della Inwit (gruppo Telecom), quotata in Borsa. Inoltre, è nei consigli di amministrazione della torinese Fidia, altra società presente a Piazza Affari, e della Fondazione Agnelli, oltre che componente del comitato scientifico dell'IIT, il mega istituto italiano di tecnologie, dell'Accademia delle Scienze di Torino e dell'Accademia Europa.

CARIGE - Dicono che il libro sulla Banca Carige, scritto dalla brava giornalista ligure Carlotta Scozzari e destinato a suscitare un notevole interesse, sia pronto per essere stampato. Dicono che è stato chiuso con il capitolo sul siluramento dell'amministratore delegato Guido Bastianini, anche se la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia resta una fonte di notizie a getto quotidiano o quasi. L'opera della Scozzari è in buona parte dedicata allo "scandalo" Berneschi, ma sono diversi i soggetti coinvolti e trattati, compresa Banca d'Italia. Fra l'altro, il "caso Carige", per i suoi vari aspetti, è emblematico e, in quanto tale, nazionale. Carlotta Scozzari conferma tutto, ma non anticipa il nome dell'editore, né la data d'uscita del suo libro.

GAVIO - Dicono che, nella mattinata di domenica 11 giugno, a Beniamino Gavio, numero uno dell'omonimo gruppo alessandrino tra i principali al mondo nel settore delle concessioni autostradali, dovrebbero essere fischiate le orecchie, a lungo. Causa le imprecazioni del fiume di automobilisti in coda, sotto il sole cocente, in attesa di pagare l'esoso pedaggio all'ingresso dell'Autostrada A32 Torino-Bardonecchia o del Frejus, una di quelle gestite da Sias-Astm, società che fanno capo, appunto, alla famiglia Gavio. Per gli automobilisti privi di Telepass e di altre carte, era disponibile un'unica pista d'entrata. Era chiusa persino quella con la cassa automatica per il pagamento in contanti e abilitata a dare il resto. Incredibile. Come se non bastasse che per andare da Torino a Bardonecchia, in autostrada - percorso di 72 chilometri - bisogna superare tre barriere, pagando, salato, a tre caselli. Comodo fare utili così.

CAIRO - Dicono che Urbano Cairo stia pensando sempre più intensamente al lancio di un suo quotidiano dedicato a Torino e al Piemonte. La voce relativa al progetto del "re dei settimanali popolari", diventato recentemente il patron di Rcs-Corriere della Sera, corre da tempo, ma, ultimamente, si è rafforzata, in seguito anche al matrimonio tra Repubblica e La Stampa-Il Secolo XIX. Si è parlato di un'edizione locale del Corriere della Sera, come quelle già dedicate ad altre aree. Però, non si esclude un'iniziativa diversa. Comunque, l'attenzione di Cairo su Torino, il Piemonte e l'editoria, è forte e molto lascia pensare che il presidente anche del Toro passerà presto all'azione. Non pochi giornalisti, già tali o aspiranti, giovani e meno giovani, lo sperano e fanno il tifo per lui. E ad attendere, con interesse, sono anche altri.


Case e box: Genova meglio di Torino

A Genova, nel primo trimestre di quest'anno, il recupero del mercato immobiliare è stato più forte che a Torino. Il fenomeno emerge dagli ultimi dati dello specifico Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate e del ministero dell'Economia e delle Finanze. Sotto la Lanterna, sono state 1.683 le compravendite di abitazioni dal primo giorno di gennaio al 31 marzo 2017, quindi il 15% in più rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso, quando erano state 1.463; mentre sotto la Mole, le compravendite di case sono aumentate del 4,8%, cioè da 2.846 a 2.978.
Delle otto metropoli italiane, Genova è quella che ha fatto segnare il secondo maggiore incremento di scambi di proprietà, superata soltanto da Firenze. Comunque, l'aumento medio delle otto grandi città è risultato del 10,8%, dato che, complessivamente, sono state 22.789 le compravendite registrate dall'Osservatorio del mercato immobiliare, che, a livello nazionale, ne ha censite 122.000, quasi 10.000 in più rispetto al primo trimestre 2016 (+8,6%)
Genova ha fatto meglio di Torino anche per quanto riguarda le compravendite di box e posti auto, avendo evidenziato una crescita del 2,1% sul gennaio-marzo 2016 contro il calo dell'1,8% del capoluogo piemontese. Qui gli scambi di proprietà delle rimesse per le vetture sono stati 1.129, mentre sono stati 611 a Genova.
In generale, il mercato immobiliare italiano è in recupero; ma appare ancora ben lontano dei livelli pre-crisi economica. Infatti, se è vero che nel primo trimestre del 2014 le compravendite di abitazioni erano crollate a circa 100.000, il livello più basso; è altrettanto vero che erano state 200.000 nei primi tre mesi del 2004.

Eataly in Borsa con 500 milioni

Doveva avvenire quest'anno, il decimo dell'apertura del suo primo punto vendita (nell'area del Lingotto, a Torino, sul finire del gennaio 2007), l'ingresso di Eataly in Borsa. Invece, è slittata al 2018. Non si sa ancora in quale mese, ma lo sbarco, molto atteso da Piazza Affari, è dato ormai certo nel prossimo esercizio, quando il fatturato dovrebbe risultare intorno ai 500 milioni di euro, un centinaio in più rispetto al 2016. L'imminenza della quotazione è stata ribadita sia dal piemontese Oscar Farinetti, il geniale fondatore di Eataly (e, precedentemente, di Unieuro) sia da Andrea Guerra, il nuovo presidente esecutivo, il quale era stato amministratore delegato di Luxottica (Del Vecchio), una delle principali multinazionali italiane, e che è stato chiamato da Farinetti a guidare un gruppo che si sta espandendo nel mondo a grande velocità e con un successo impressionante.
Oltre a essere presente in oltre venti città del nostro Paese, infatti, Eataly, ha i suoi centri (dove si può comprare e mangiare il meglio della produzione alimentare italiana) già in varie parti del globo: negli Stati Uniti (a New York, dove ha bissato; a Boston e a Chicago), in Brasile, in Germania ( Monaco di Baviera), in Turchia (Istanbul), a Dubai, in Corea (Seul), in Giappone, in Danimarca (Copenaghen). I centri Eataly all'estero attualmente sono una dozzina, ma il piano di crescita prevede aperture anche a Londra, Parigi, Stoccolma, Los Angeles, Toronto e, fra le altre metropoli, Mosca. Tutti mercati che ambiscono il cibo "made in Italy" di alta qualità, offerto da Eataly, che ne è non soltanto uno straordinario promotore ma pure un garante.
Responsabile dello sviluppo di Eataly all'estero è Francesco Farinetti, primogenito di Oscar e uno degli amministratori delegati dell'azienda di famiglia, che oggi conta circa 5.500 dipendenti. A proposito di internazionalizzazione, Francesco Farinetti, fratello di Nicola e Andrea, recentemente ha ricordato che Eataly ha portato all'estero, in dieci anni, quasi 9.000 prodotti di piccole e medie imprese italiane, le quali non avevano mai esportato.
Controllata dalla famiglia Farinetti, che intende restare azionista di maggioranza anche dopo la quotazione in Borsa, Eataly è partecipata al 20%, a livello di holding, dalla Tamburi Investment Partners, la boutique finanziaria di Gianni Tamburi che vi ha investito nell'impresa piemontese 120 milioni di euro e che è già stata tra gli artefici delle quotazioni della Ferrari e della Moncler.
Secondo quanto trapelato, le azioni destinate a essere offerte ai nuovi investitori dovrebbero essere pari al 30% del capitale di Eataly, che, nel programma di Guerra, tra cinque anni raddoppierà il fatturato, portandolo così a un miliardo di euro.

"Stellette della legalità" a 350 imprese

Alla fine di aprile 2017 sono risultate 350 le imprese del Nord Ovest insignite delle "stellette della legalità". che caratterizzano il nuovo rating rilasciato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), strumento introdotto nel 2012, "volto alla promozione e all'adozione di principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l'assegnazione di un riconoscimento - misurato appunto in "stellette" - indicativo del rispetto della legalità e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business, da parte delle aziende che ne abbiano fatto richiesta e abbiamo superato il vaglio dell'Agcm".
Grazie all'intesa tra l'Agcm e Infocamere, a partire dall'autunno prossimo, le visure estratte dal Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di commercio conterranno l'indicazione del rating di legalità, rilasciato su base di richiesta volontaria a società che abbiano fatturato almeno due milioni di euro nell'ultimo esercizio e risultino iscritte al Registro delle imprese da almeno due anni.
Il rating, con durata biennale, rinnovabile, ha una gamma che varia da una a tre stellette. L'assegnazione è rilevante, in quanto. secondo la legge, se ne tiene conto in sede di concessione di finanziamenti delle pubbliche amministrazioni, oltre che in sede di accesso al credito bancario.
Al 30 aprile scorso, dunque, le imprese dotate di "stellette della legalità" erano 283 in Piemonte (199 con una stella, 72 con due e 12 con tre), 64 in Liguria (44 con tre stelle, 16 con due e 4 con tre) e 3 in Valle d'Aosta (2 con una stella e 1 con una). In tutt'Italia, finora, sono 3.460 le imprese con "stellette della legalità". La regione che ne conta di più è l'Emila-Romagna (528), la quale precede, nell'ordine, Lombardia (509), Veneto(420), Puglia (380), Lazio (300) e, appunto, il Piemonte. quindi sesto a livello nazionale.

Le Terre dei Savoia promosse da Girola

Accelerare la diffusione della conoscenza e la promozione dell'attività de "Le Terre dei Savoia": è la nuova missione di Paolo Girola, al quale è appena stata affidata la responsabilità dell'ufficio stampa dell'associazione cuneese impegnata nella valorizzazione dei beni architettonici e delle economie locali, in relazione ai beni artistici, storici, alle eccellenze agroalimentari e artigianali, favorendone anche l'internazionalizzazione. 
A chiedere a Paolo Girola di occuparsi della comunicazione de Le Terre dei Savoia, sono stati, in particolare, Giovanni Quaglia e Antonio Miglio, rispettivamente ex presidente e neo presidente dell'ente, che ha la sede legale nel Castello reale di Racconigi, una delle quattro residenze sabaude territoriali (le altre tre sono la Tenuta reale di Pollenzo, il Castello di Govone e la Reggia di Valcasotto). 
Dopo aver guidato per 12 anni l'associazione, alla quale aderiscono 40 enti locali, non solo cuneesi, ma anche torinesi e astigiani, Giovanni Quaglia ha lasciato l'incarico di numero uno de Le Terre dei Savoia, in seguito alla sua nomina a presidente della Fondazione Crt, per evitare incompatibilità. Quaglia, comunque, è rimasto nel Consiglio dell'ente cuneese, sollecitato in questo pure da Antonio Miglio, che ne ha ricevuto il testimone. 
Fossanese, 65 anni, laurea in Scienze Agrarie, sposato con Patrizia, Antonio Miglio è stato, fino a poco tempo fa, al vertice della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, che controlla ancora l'omonima banca. Inoltre, ha ricoperto, a lungo, posizioni di responsabilità all'Acri, di cui è stato vice presidente e in diversi enti collegati all'organizzazione nazionale dominata da Giuseppe Guzzetti. Attualmente, Miglio è, fra l'altro, consigliere delegato della Ream Sgr, grande società controllata dalla Fondazione Crt e partecipata da altre fondazioni. 
Proprio alcune fondazioni di origine bancaria sostengono concretamente Le Terre dei Savoia, già artefici di iniziative proficue ed encomiabili, con tanto di riconoscimenti e cofinanziamenti anche da parte dell'Unione Europea (un esempio è Muses, l'accademia europea delle essenze realizzata a Savigliano). A proposito di Savigliano, va ricordato che l'ex sindaco Sergio Soave, con un passato pure da parlamentare, recentemente è stato eletto presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano, la quale possiede circa il 70% del capitale della banca dalla quale deriva. 
Sergio Soave è vice presidente de Le Terre dei Savoia, associazione che indubbiamente si è rivelata una fucina di presidenti di fondazioni di origine bancaria, oltre che un valido strumento di sviluppo della cultura e dell'economia locale. Leva che ora Paolo Girola deve ulteriormente potenziare. Giornalista professionista di lungo corso, capace e serio, Paolo Girola, torinese, classe 1950, ha svolto gran parte della sua carriera in Rai, lasciata infine con il grado di capo redattore. Fra l'altro, è stato consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa, Segretario dell'Ordine piemontese dei giornalisti e presidente dell'Associazione Stampa Subalpina. Ora è direttore de "Il dialogo", rivista di cultura e studio del mondo islamico edita dal Centro Peirone di Torino, di Letter@21 e del sito web Magazine Etabeta.     

Azzoaglio punta Torino

Nonostante tutto, le banche a controllo familiare, che figurano nella lista "Less Significant Institutions" (Lsi), cioè degli istituti di credito "meno significativi" per l'Autorità di Vigilanza, non solo non mollano, ma continuano a progettare il loro sviluppo. Una prova recente di questo fenomeno si trova nel piano industriale 2017-2019 del Banco Azzoaglio, approvato dal consiglio di amministrazione nel marzo appena passato. Piano che prevede, fra l'altro, l'apertura di un Ufficio di rappresentanza a Torino, "che potrebbe essere successivamente trasformato in una nuova unità operativa, sulla base delle rilevazioni di mercato acquisite".
Quella di Torino sarebbe la prima filiale piemontese del Banco Azzoaglio fuori dalla provincia di Cuneo, dove l'istituto di Ceva, ne conta 14, che si aggiungono alle 5 dislocate in Liguria.
A proposito di filiali, che i colossi bancari stanno chiudendo a migliaia, l'Azzoaglio, controllato dall'omonima famiglia e partecipato dalla genovese Banca Passadore, con la quale ha un incrocio azionario, ha in programma di "potenziare quelle collocate in aree ritenute più interessanti e sondare le possibilità di nuovi insediamenti", contestualmente all'attività di razionalizzazione della rete territoriale e alla sua ottimizzazione.
Inoltre, la banca cebana, che ha come amministratore delegato Francesco Azzoaglio e nel Consiglio di amministrazione altri due esponenti della famiglia con il nome del fondatore - Simone ed Erica - si appresta a lanciare un nuovo conto online sul web e uno, particolare, destinato ai nuovi depositanti; ad ampliare l'offerta di prodotti assicurativi innovativi e, fra l'altro, ad attivare in tutte le sue 19 filiali la segmentazione della clientela tra mass market, small business, corporate, affluent e private.
Al 31 dicembre 2016, il Banco Azzoaglio ha evidenziato una raccolta globale di 1,5 miliardi di euro (660,2 i milioni costituiti dalla raccolta diretta e 898,3 dall'indiretta), impieghi alla clientela per 505,5 milioni (+9,9% rispetto alla stessa data 2015), sofferenze nette pari al 2,6% dei crediti netti e un patrimonio netto di 60,8 milioni. Ha chiuso l'esercizio con 135 dipendenti e con un utile netto di un milione di euro, come nell'anno precedente.
In Italia, al 30 giugno scorso, le banche "meno significative" erano 462, delle quali 355 Bcc (Credito cooperativo), avevano circa 8.700 sportelli e 74.000 dipendenti.

Bolaffi "conquista" Garzanti

Alberto Bolaffi, presidente onorario dell'omonima Casa torinese ultracentenaria leader nel campo del collezionismo, questa volta manifesta la sua soddisfazione e il suo orgoglio non per un nuovo successo nel settore nel quale opera l'impresa fondata, nel 1890, da suo nonno, allora sedicenne, che decise di dedicarsi al collezionismo di francobolli invece che continuare l'attività di famiglia - il commercio di pietre preziose e di piume di struzzo - ma per l'ultima opera del suo secondogenito. Nicola Bolaffi, infatti, ha appena avuto l'onore di vedere pubblicato da Garzanti il suo libro intitolato "La sottile armonia degli opposti", che l'editore presenta con le seguenti parole: "Un romanzo che insegna come solo remando controcorrente si può sconfiggere la tempesta. Una penna intensa e carica di emozioni. Un esordio che è un piccolo gioiello".
Nicola Bolaffi, torinese del 1975, vive tra la campagna di Sciolze e New York. Dopo la laurea ha deciso di dedicarsi alla pittura e alla scrittura, invece che lavorare nell'azienda familiare, molto sviluppata, in particolare dal padre Alberto, anche con la diversificazione, affiancando al core business della filatelia, prima la numismatica, poi tutti gli ambiti del collezionismo, compresi quelli più curiosi e di nicchia. Tanto che oggi Bolaffi ha punti vendita in quattro città (Milano, Roma e Verona, oltre naturalmente il capoluogo piemontese), più di cento collaboratori e una rete di agenti estesa in tutt'Italia.
Da qualche tempo, capo operativo della Bolaffi, le cui aste fanno registrare record clamorosi, è Giulio Filippo Bolaffi, amministratore delegato, esponente della quarta generazione e fratello di Nicola, il quale è, fra l'altro, maestro nazionale della Federazione Italiana Tennis e giocatore di seconda categoria. "Pittore da sempre", Nicola Bolaffi ha esposto anche a Roma, Londra, Ginevra e Tel Aviv, qui in una mostra organizzata appositamente da Ermanno Tedeschi, imprenditore nei campi immobiliare, vinicolo e artistico, con gallerie a Torino e Roma.

La mappa del patrimonio residenziale

6.227,5 miliardi di euro: è il valore del patrimonio residenziale italiano (abitazioni e pertinenze), a fine 2014, stimato dall'Agenzia delle Entrate e dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Una cifra pari a 3,8 volte il Pil nazionale di quell'anno, che è stato di 1.620,4 miliardi di euro. Una ricchezza del Paese, che ha oltre 56 milioni di unità immobiliari, 20 dei quali rappresentati da abitazioni principali e oltre 13 dalle loro pertinenze. Gli italiani proprietari di un appartamento sono più di 25,7 milioni, mentre sono 4,7 milioni i locatari. Quasi 20 milioni di famiglie (il 77,4% del totale) sono proprietarie della casa in cui abitano.
Altri dati emersi dal rapporto pubblico: nella Penisola, l'abitazione media ha una superficie di 117 metri quadrati e un valore medio di 170.000 euro, cioè di 1.450 euro a metro quadrato (-2,4% rispetto al 31 dicembre 2013; ma in alcune aree il calo è stato maggiore, come, per esempio, a Torino, dove la diminuzione è risultata dell'11,4%, la più forte fra le 12 metropoli italiane; mentre, in altre, si è avuto un aumento del valore medio, a partire dal 4,5% di Milano).
Proprio Milano, insieme con il resto della Lombardia, può vantare un valore del patrimonio immobiliare complessivo di 1.010, 9 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale nazionale. Nessun'altra regione ha una ricchezza simile. Persino il Lazio, con Roma, non arriva a 821 miliardi, che comunque lo pongono in seconda posizione, davanti al Veneto (545,1 miliardi) e alla Toscana (526), favorite dai valori medi delle abitazioni di Venezia (325.618 euro) e di Firenze (332.686), non lontani da quello di Roma, il più elevato (351.290) e superiori anche a quello di Milano (269.243).
Quanto al Nord Ovest, il valore patrimoniale residenziale complessivo è di 423,5 miliardi per il Piemonte, 286,8 miliardi per la Liguria e 28,6 miliardi per la Valle d'Aosta. Quest'ultima, però, è la regione italiana con il più elevato rapporto tra il valore patrimoniale residenziale e il Pil locale: 6,5, record nazionale (il Pil 2014 della Valle d'Aosta è stato di 4,4 miliardi). Anche la Liguria, però, presenta un rapporto alto il secondo maggiore a livello italiano - dato che il suo patrimonio immobiliare residenziale equivale a sei volte il Pil regionale (47,6 miliardi nel 2014).
Invece, è risultato inferiore alla media nazionale, il rapporto del Piemonte (3,4), il cui Pil 2014 è stato di 125,6 miliardi. Qui, fra l'altro, il valore medio delle abitazioni principali, allora, era di 164.800 euro, a fronte dei 249.300 euro in Liguria e i 226.600 in Valle d'Aosta (la media italiana era di 186.700 euro). A metro quadrato, il valore era di 2.423 euro in Liguria, 2.134 euro in Valle d'Aosta e 1.208 euro in Piemonte.
Nelle due metropoli del Nord Ovest, Torino e Genova, il valore medio delle abitazioni al 31 dicembre 2014 ammontava, rispettivamente, a 179.406 euro (1.985 a metro quadrato nella città della Mole) e a 230.701 euro, 2.330 a metro quadrato nel capoluogo con la Lanterna.

Chi compra meno auto

Il mercato automobilistico più povero del Nord Ovest è la provincia di Imperia. Qui, nel maggio appena passato, sono state appena 407 le vetture nuove comprate, 60 meno che nella provincia di Vercelli e 80 meno di quelle acquistate ella provincia di Verbania. Complessivamente, nelle tre regioni dell'area - Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - sono risultate 36.513 le nuove immatricolazioni registrate al Pra, delle quali 3.520 in Liguria, 5.833 in Valle d'Aosta e le restanti 27.160 in Piemonte.
In particolare, le altre tre province liguri hanno fatto registrare, nel mese scorso: Genova 1.850 vendite, Savona 698 e La Spezia 565. Quanto al Piemonte, la provincia di Torino ha contato 20.876 acquisti di vetture nuove, la quantità più elevata in Italia dopo quella della provincia di Bolzano (25.163), che offre condizioni fiscali più favorevoli per le immatricolazioni, come Trento e Aosta. Dopo Torino, è la provincia di Cuneo ad avere evidenziato il maggior numero di nuove immatricolazioni in maggio (1.890), seguita, nell'ordine, da quelle di Alessandria (1.272), Novara (1.058), Asti (575) e, appunto, Vercelli e Verbania.
Per l'acquisto di vetture nuove, in maggio, nel Nord Ovest, che vale circa il 18% del mercato italiano (204,113  le nuove immatricolazioni in tutto il Paese) sono stati spesi quasi 750 milioni di euro, dei quali meno del 10% in Liguria. Specificatamente, nella provincia di Imperia, la spesa è stata di poco superiore agli 8 milioni.  

Melley, Guzzetti, Quaglia e Gastaldo

L'avvocato spezzino Matteo Melley, classe 1960, presidente della Fondazione Carispezia dal 2001, è appena stato nominato presidente di Cdp Immobiliare, rilevante società immobiliare della Cassa Depositi e Prestiti, gruppo finanziario controllato dallo Stato e partecipato dalle fondazioni di origine bancaria. La Cdp Immobiliare possiede stabili in diverse città italiane, a partire da Roma, Milano e Torino.
La nuova promozione di Melley, che nel 2013 è stato confermato al vertice della Fondazione Carispezia per i successivi sei anni, porta la firma di Giuseppe Guzzetti, del quale Melley è diventato, progressivamente, uno dei principali collaboratori nell'attività dell'Acri, l'influente associazione nazionale che rappresenta le fondazioni di origine bancaria e le Casse di risparmio.
Infatti, dell'Acri, Melley è non soltanto consigliere di amministrazione e coordinatore del Comitato piccole e medie fondazioni (subentrato al fossanese Antonio Miglio), ma anche componente del Comitato esecutivo e presidente della Commissione organizzazione e formazione, oltre che membro della Commissione arte e cultura. Quanto alla Cpd, dal 2010 è pure presidente del Comitato di supporto.
Gli incarichi romani targati Acri evidenziano chiaramente che Matteo Melley gode della stima e della fiducia di Giuseppe Guzzetti, per il quale è certamente riduttiva la definizione di presidente dell'Acri e della Fondazione Cariplo, numero 1 in Italia, per patrimonio netto (quasi 7 miliardi di euro) da quando esistono queste singolari creature non profit nate dalla Legge Amato.
Guzzetti è una delle persone più potenti, abili, rispettate e temute nel Paese. Lombardo di Turate, dove è nato 83 anni fa, laurea in Giurisprudenza alla Cattolica, iscrittosi alla Dc nel 1953, è stato presidente della Regione Lombardia dal 1979 al 1987, poi senatore per due legislature, membro del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea occidentale.
Della Fondazione Cariplo, che possiede, fra l'altro, quasi il 5% di Intesa Sanpaolo, dove conta molto più del suo peso specifico, il duro e diplomatico Giuseppe Guzzetti occupa il vertice da vent'anni ed è destinato a mantenerlo fino al 2019, quando scadrà anche il suo sesto mandato all'Acri, che presiede dal 2000. Durate tali da farlo considerare "l'uomo dei record", oltre che "il boiardo delle fondazioni". Delle quali, resta il leader carismatico e indiscusso, nonostante la sponsorizzazione di Atlante, costata un sacco, e nonostante il protocollo d'intesa con il Mef, che crea grossi problemi a diverse fondazioni, le quali dovranno cedere il controllo delle loro banche.
Anche all'Acri, Guzzetti è ben saldo; però, nell'ambiente, si incomincia a parlare di chi potrebbe sedersi sulla sua poltrona, prima o poi. E uno dei nomi citati è, appunto, quello di Matteo Melley, anche se Fondazione Carispezia, diretta da Silvano Gerali, ha un patrimonio di poco inferiore ai 200 milioni, cifra che comunque vale il primato tra le liguri.
Per la futura presidenza dell'Acri, però, si parla anche di due torinesi: Giovanni Quaglia e Piero Gastaldo. Il primo è, da qualche mese, presidente della Fondazione Crt, la terza maggiore in Italia, preceduta da Cariplo e Compagnia di San Paolo, della quale Piero Gastaldo è lo storico "super Segretario generale".

Stella Licia Mattioli

Brilla sempre di più la nuova stella di Torino, Licia Mattioli. Appannando un po' le altre "grandi Signore" che occupano la scena subalpina da tempo. Licia Mattioli, 50 anni il prossimo 10 giugno, è appena stata nominata Cavaliere del Lavoro. Un coronamento che si aggiunge ad altri due rilevanti, ricevuti recentemente: la vice presidenza nazionale di Confindustria, con la delega per l'internazionalizzazione e l'attrazione degli investimenti esteri; e la vice presidenza della Compagnia di San Paolo, la seconda maggiore fondazione italiana di origine bancaria. A questi incarichi, ne affianca altri esterni all'azienda familiare; infatti, fra l'altro, è consigliere di amministrazione sia della Pininfarina sia della Sias (gruppo Gavio), entrambe quotate in Borsa, sia dell'Ice sia della Camera di commercio Italo-Cilena.
Laurea in Legge, conseguita sotto la Mole, dopo il Classico, iscritta all'Albo degli Avvocati, poi praticante notaio nello studio Rossi Pesce Mattioli dopo uno stage nel marketing della Superga (allora gruppo Pirelli, oggi Basicnet), l'intraprendente e poliedrica Licia Mattioli, nel suo percorso formativo vanta anche la frequenza al corso PF3 di formazione imprenditoriale all'Unione Industriale di Torino e un corso residenziale all'Istud, fatti tutti e due mentre già lavorava.
Nel 1995, infatti, con il padre Luciano, ingegnere manager in grandi società, ha rilevato l'Antica Ditta Marchisio, la più antica azienda torinese di produzione e commercializzazione di alta oreficeria e gioielleria (punzone n.1). Che, dopo un forte sviluppo, è stata ceduta, nel 2013, al gruppo Richemond, tra i più importanti al mondo nel settore del lusso. Dalla vendita, però, viene escluso il ramo d'azienda, origine dell'attuale Mattioli Spa, della quale Licia è amministratore delegato e il padre presidente (ha una settantina di dipendenti, 300 punti vendita nel mondo e un fatturato di oltre 25 milioni, per circa il 90% realizzato all'estero).
Licia Mattioli, sposata, una figlia e un figlio, Gea e Gregorio, di definisce "una fonte inesauribile di energia". In effetti, il suo curriculum è molto denso. E' stata presidente dell'Unione Industriale di Torino, di Federorafi, della Women Jewellery Association, componente della Giunta della Camera di commercio subalpina e, fra l'altro, presidente di Ebt - Exclusive Brands Torino, prima rete orizzontale del lusso, da lei fondata nel 2011, l'anno successivo al ricevimento della "Mela d'oro" della Fondazione Bellisario.
Con Licia Mattioli, il 2 giugno, sono stati insigniti del Cavalierato anche la novarese Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna, grande operatore di reti per la trasmissione dell'energia; Urbano Cairo e il torinese Massimo Perotti (classe 1960), numero uno e proprietario dei Cantieri Sanlorenzo, impresa tra le principali al mondo nel comparto degli yacht di lusso, costruiti a Viareggio e nello Spezzino.