Borsa: il gruppo piemontese alla riscossa guidato da Fidia, Juve e Prima Industrie

Giuseppe Morfino, numero uno di Fidia
“Delle quotate piemontesi è la piccola Fidia di Giuseppe Morfino la vincitrice di tappa nella corsa al recupero dei prezzi. Rispetto all'ultima seduta del 2018, Fidia ha recuperato il 63,42%. Infatti, venerdì ha chiuso a 5,54 euro, a fronte dei 3,39 euro del 28 dicembre scorso. Con questa performance, Fidia ha fatto meglio anche della Juventus (+32,67%) e di Prima Industrie (+27,3%)”.
Incomincia così l'articolo dedicato alla rimonta delle quotate piemontesi, pubblicato oggi, 20 gennaio, dal Corriere Torino, nella rubrica domenicale dedicata al listino subalpino di Piazza Affari.
Il Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera guidata da Umberto La Rocca, ricordando che Fidia è specializzata nella progettazione e produzione di macchinari e impianti di alta precisione soprattutto per l'industria automotive e aerospace, “come altre aziende fortemente orientate all'export, ha beneficiato del miglioramento dei rapporti tra Usa e Cina sulla questione dei dazi, oltre che della volontà di reagire alle prospettive di stagnazioni e recessioni espressa da diversi governi e anche dalla Banca centrale europea”.
A confermare il diffuso processo di recupero dei valori borsistici persi dalla metà del 2018 c'è anche la constatazione che delle 29 quotate che fanno riferimento al Piemonte soltanto tre, venerdì scorso, hanno evidenziato un prezzo inferiore a quello registrato alla fine di dicembre: si tratta della biellese Cdr Advance Capital, della torinese Cover50 e della Damiani di Valenza Po, che si appresta a lasciare Piazza Affari.
“Dopo Fidia, Juventus e Prima Industrie – podio della tappa del 18 gennaio - le altre piemontesi che hanno avuto i maggiori rialzi rispetto alla seduta finale del 2018, sono Ki Group (+27,2%), Exor (+16,5%), Fca (+16,3%), Diasorin (+13,64%), Reply (+11,8%), Astm (+11,67%) e Italia Independent (+11,56%)” ha aggiunto il Corriere Torino.
A ruota del gruppo delle top ten subalpine dei rialzi, si sono piazzate M&C (+10%), Buzzi Unicem (+9,9%), Bim (+8,7%), Pininfarina (+8,1%), Pininfarina (+8,1%), Autogrill (+7,06%), Sias (+5,8%), Italgas (+5,16%) e Intesa Sanpaolo (+5,1%).
Incrementi superiori al 3% sono stati fatti registrare anche da Tinexta (+4,6%), Cofide (+4%), Basicnet (+3,9%) e Iren.
Che si tratti di recuperi, comunque, lo provano i confronti tra i prezzi di venerdì e quelli precedenti l'avvio del governo Letta-Di Maio-Salvini, ma anche la fine della politica espansiva della Bce, le contestate decisioni di Trump, la frenata dell'economia cinese, le preoccupazioni per la Brexit e, fra l'altro, la nuova crisi delle banche.
Infatti, nella parte iniziale del 2018, varie quotate piemontesi - comprese Fca, Exor, Italgas, Iren, Sias e la stessa Fidia - avevano registrato i massimi storici. In particolare, Fidia aveva raggiunto i 10,30 euro il 23 gennaio, Exor i 65,42 euro il 15 maggio, Italgas i 5,338 euro il 7 maggio, lo stesso giorno che Sias era stata quotata 18,39 euro.

Carbonato: Prima Industrie e la Cina

Gianfranco Carbonato, presidente esecutivo
Prima Industrie
Prima Industrie, presieduta da Gianfranco Carbonato, che, nel 1977, ne è stato co-fondatore nel 1977 è un gioiello di tecnologia applicata alla manifattura, “una delle poche aziende, se non l’unica, che produce sia le macchine a laser che le stesse sorgenti laser che le alimentano” ha raccontato a Giuseppe Baselice, nell'intervista appena pubblicata da Firstonline, il prestigioso giornale web costituito e guidato dalla coppia Ernesto Auci-Franco Locatelli.
Un gruppo, Prima Industrie, che, in 40 anni. ha installato 13.000 macchine per l’industria in tutto il mondo e che, nello scorso autunno, ha lanciato una nuova divisione d’avanguardia: Prima Additive, che si occupa di produzione additiva di parti metalliche, un business che nel 2017 a livello globale è stato stimato in circa 7,3 miliardi di dollari e che cresce a ritmi vertiginosi, più del 20% ogni anno.
Prima Industrie ha patito gli anni difficili della crisi, ma si è rilanciata anche grazie al piano Industria 4.0 del precedente governo e ha gli occhi puntati sulla Cina: proprio nei giorni scorsi, un socio di Hong Kong è salito oltre il 10% e Prima Power Suzhou, la controllata cinese, ha acquisito, nel 2018, il 19% della cinese Cangzhou Lead Laser Technology, leader nelle macchine laser. E potrebbe non fermarsi qui.
Grazie alla gentile concessione di Franco Locatelli, stimato e autorevole direttore di Firstonline, pubblichiamo l'intervista integrale di Giuseppe Baselice a Gianfranco Carbonato.
Ingegner Carbonato, l’8 gennaio Joseph Sou Leung Lee ha incrementato la partecipazione detenuta in Prima Industrie, portandola dal 7 a oltre il 10% e ha detto che potrebbe salire ancora. Sta cambiando l’azionariato?
Il socio ha già chiarito di non avere intenzione di puntare al controllo della società. Lee è un nostro partner da molti anni, ha un’azienda quotata alla Borsa di Hong Kong ed è il nostro distributore nella parte Sud della Cina. Possiede anche il 30% di Prima Power Suzhou, attraverso la quale controlliamo il 19% di Cangzhou Lead Laser Technology. Non è nemmeno l’unico socio cinese che abbiamo: c’è anche Yunfeng Gao, che è appena sotto il 10%, col quale invece non abbiamo nessun rapporto commerciale. E poi come azionista di riferimento, al 29%, c’è la famiglia Mansour, da non confondere però con gli sceicchi proprietari del Manchester City: sono finanzieri britannici, di origine palestinese e di religione cristiana, che ci sostengono dal 2001. Fanno parte del cda ma ci hanno sempre lasciato la massima autonomia operativa”.
Restiamo sulla Cina: puntate molto sul mercato del gigante asiatico, nonostante quello che sta accadendo negli scenari economici globali?
Il nostro primo mercato di sbocco sono gli Stati Uniti, ma la Cina si gioca il secondo posto con l’Italia. Pechino sta rallentando, è vero, ma il nostro outlook rimane positivo. L’ultimo anno è stato double face: l’automotive ha registrato una flessione e questo ci ha impedito di crescere, ma nel complesso il mercato cinese ha tenuto. La Cina del resto è un Paese dirigista, capace di intervenire rapidamente sulle strategie politiche ed economiche. E in ogni caso non è il nostro unico mercato: vendiamo in 80 Paesi e siamo fisicamente presenti in 30 di questi, e produciamo beni strumentali per vari settori, dall’automotive all’aerospaziale, all’energia. Quindi siamo in grado di differenziare sia geograficamente che industrialmente. Ad esempio nel 2018 ha sofferto l’automotive ma l’aerospace è andato molto bene”.
Cosa vi aspettate invece dal 2019?
L’economia potrebbe rallentare, anche perché i beni strumentali sono ciclici a differenza di quelli di consumo. Prevediamo pertanto un anno di consolidamento, di crescita moderata. Non siamo in grado di prevedere una grande crescita. A livello internazionale ci aspettiamo un outlook negativo dalla Turchia dopo le vicende valutarie dell’anno scorso, mentre dovrebbe tornare a crescere il Brasile”.
E l’Italia, le cui previsioni non sono così entusiasmanti?
In Italia abbiamo registrato un boom tra la fine del 2017 e la prima parte del 2018, grazie agli incentivi previsti dal piano Industria 4.0. Il Paese era tornato a crescere e questo aveva fatto sì che dal solito 15% di quota di fatturato sul totale di Prima Industrie (con l’85% destinato all’export) riuscimmo a salire al 20%. Industria 4.0 non ha fatto comodo solo a noi: era indispensabile, per la produttività e la competitività del Paese, rinnovare il parco di beni strumentali delle imprese. Le tecnologie legate all’industria evolvono molto velocemente, in alcuni casi i macchinari delle nostre fabbriche erano datati di 15 anni. Ecco perché la conferma di Industria 4.0, seppur con una formula rivista, è stata importante: sarebbe tuttavia stato ancora meglio far capire le intenzioni sin da subito, ci avrebbe permesso di evitare il rallentamento degli ordini a fine 2018. Ma in compenso a gennaio gli ordini stanno ripartendo molto bene. Il piano andrebbe confermato almeno un altro anno, fino al 2020 compreso: la nostra industria ne ha troppo bisogno”.
L’incertezza legata alle mosse del nuovo Governo ha per caso influito anche sulla caduta del vostro titolo in Borsa negli ultimi sei mesi (-40%)?
Nel 2018 tutti i titoli legati alla tecnologia e ai beni strumentali hanno sofferto, in tutto il mondo. In Italia è andata peggio perché si è aggiunta la sfiducia degli investitori, soprattutto di quelli stranieri, verso le aziende del nostro Paese. Se un algoritmo dice che l’Italia è un Paese a rischio, è ovvio che i mercati si regolano di conseguenza. Nel 2019 però il titolo sta risalendo la china, abbiamo fatto anche un’operazione di buyback”.
Il vostro nuovo gioiello è Prima Additive. Di che cosa si tratta?
E’ la terza divisione del gruppo, dopo Prima Power, che sviluppa, produce e commercializza macchine laser e per la lavorazione della lamiera, e Prima Electro,che sviluppa, produce e commercializza elettronica e sorgenti laser. Prima Additive è invece legata all’Additive Manufacturing, ovvero alla produzione additiva di parti metalliche. Si tratta di una continua innovazione nel laser per la lavorazione dei materiali, offrendo alle aziende soluzioni ‘chiavi in mano’, nonché il relativo supporto applicativo ed i servizi. E’ un mercato ad altissimo potenziale, nei quali noi vantiamo un altissimo know how essendo sia produttori di laser che di macchine a laser. Senza contare che è un’attività che interessa gli stessi settori e gli stessi clienti con i quali abbiamo già rapporti commerciali”.
Oltre alla Cina, avete in mente altre acquisizioni?
Teniamo gli occhi sempre aperti ma al momento il nostro focus rimane principalmente sulla Cina. L’acquisizione del 2018, che ci ha portato a rilevare il 19% di Cangzhou Lead Laser Technology, è, nei nostri piani, solo la prima di due fasi. Entro 18 mesi contiamo infatti di aumentare la nostra partecipazione in quella società, fino a prenderne il controllo”.
Sul fronte ricerca e innovazione, avete un rapporto storico con il Politecnico di Torino. Quali saranno le prossime iniziative in questo senso?
Con il Politecnico il rapporto è consolidato e riguarda anche la collaborazione industriale. Stiamo cercando di far aumentare il livello delle competenze nel campo della fotonica, che sarebbe quello dei laser, e che secondo noi ha un grande futuro. Da quest’anno, sempre grazie al piano Industria 4.0, stanno partendo i Competence Center: si tratta di centri istituiti in partenariato pubblico-privato, con lo scopo di orientare le imprese e formare gli imprenditori verso progetti di innovazione e ricerca. Noi saremo presenti sia a Torino che a Milano, collaborando anche con il Politecnico di Milano”.

Ecco i numeri record del gelato italiano


E' italiano il 40% delle gelaterie nel mondo”. Lo riporta First&Food, magazine specializzato dell'autorevole giornale web Firstonline, aggiungendo che in Europa, in particolare, le gelaterie made in Italy sono oltre la metà di tutte quelle in attività. “Per un volume d’affari della filiera “gelato artigianale” di 4,83 miliardi di euro” ha precisato Massimo Agostini, l'autore dell'articolo, citando i primi dati, riferiti al 2017, diffusi alla vigilia della quarantesima edizione di Sigep, il Salone internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione artigianale e caffè organizzato da Italian exhibition group (Ieg) alla fiera di Rimini (19-23 gennaio).
In base a elaborazioni di fonti diverse (Acomag, Aiipa, Coldiretti, Confartigianato, Osservatorio Sigep e altre), il gelato artigianale viene consumato ormai in 76 Paesi di tutti i continenti. Con l’Europa, che conta 300mila addetti e vendite per 9 miliardi, pari al 60% del mercato mondiale, in crescita costante del 4% l’anno nel periodo 2013-2017.
In Italia le gelaterie sono circa 39mila, di cui 10mila specializzate, 29mila attive in bar e pasticcerie con gelato artigianale. E rappresentano un circuito che dà lavoro a 150mila addetti, per un fatturato di 2,7 miliardi.
Innovazione e tradizione, creatività e tecnica sono gli ingredienti di qualità della filiera in Italia, che è anche leader mondiale nei semilavorati con 42 imprese attive per un fatturato complessivo di 1,6 miliardi. Ma un’analisi di Coldiretti, su dati Eurostat, evidenzia come la filiera del gelato artigianale abbia un forte impatto su tutto il settore agroalimentare, considerato che garantisce l’acquisto di circa 220mila tonnellate di latte, 64mila tonnellate di zuccheri, 21mila di frutta fresca e 29mila di altre materie prime, tra le quali spiccano eccellenze come il pistacchio di Bronte, la nocciola piemontese, la mandorla siciliana e i limoni di Sorrento.
A tutto questo si aggiunge il primato dell’Italia nella produzione di macchine e vetrine per gelaterie. Un sistema industriale che vede 13 imprese di macchinari controllare quasi il 90% del mercato mondiale, con un fatturato di 229 milioni, cui si aggiungono una decina di aziende specializzate nella realizzazione di vetrine, con un fatturato aggregato di 306 milioni.
Il sistema della gelateria artigianale made in Italy è diventato un modello da esportazione. Ed è soprattutto il fenomeno del franchising e delle catene a registrare i maggiori margini di crescita. Il monitoraggio ha rilevato quattro insegne italiane di gelateria con oltre 50 punti vendita ciascuna nel mondo. “Segno evidente – ha commentato Massimo Agostini - che le catene rappresentano lo strumento migliore di crescita, in particolare nei mercati esteri più lontani”.
A Rimini, Sigep rappresenta anche il top della pasticceria artigianale, che in Italia vede impegnate circa 43mila imprese specializzate, che danno lavoro a oltre 155mila addetti. E poi il settore del pane e dell’industria molitoria, che l’anno scorso ha visto all’opera 358 molini con una produzione di 7,7 milioni di tonnellate di sfarinati per un fatturato stimato in quasi 3,5 miliardi. Le farine, in base a elaborazioni di Italmopa, Aibi Assitol e Cerved, sono sempre più destinate alla produzione di pizza. E cresce, tra il 10 e il 30%, la domanda di prodotti innovativi, salutistici e quelli ottenuti con materie prime regionali o locali.
Ultimi, ma non per importanza, i numeri del caffè” si legge ancora su First&Food, con la sottolineature che il 95% degli italiani lo beve abitualmente, per una spesa annua pro-capite di 260 euro. L’Italia è il quarto Paese mondiale per export di caffè torrefatto, forte di una filiera che conta oltre 800 torrefazioni e settemila addetti, per un fatturato 2017 di 3,9 miliardi, di cui oltre 1,3 realizzati con l’export, in crescita del 3,3 per cento. E anche in questo segmento spicca un sistema di costruttori italiani di macchine per caffè espresso. In progresso del 4,5% nel 2017 e del 2,2% nel 2018 (stime Comitato italiano del caffè, Nomisma, Iri).

Debito pubblico, il 17% alla Banca d'Italia mentre diminuisce la quota delle famiglie

Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia
Nel novembre scorso, gli investitori esteri hanno venduto titoli italiani per 9,7 miliardi, dei quali 5,4 miliardi erano titoli di debito pubblico (Btp e affini). Lo ha comunicato la Banca d'Italia, che, pochi giorni fa, ha indicato in 2.345,3 miliardi l'ammontare del debito pubblico al 30 novembre 2018. Alla stessa data del 2017 il debito pubblico italiano era inferiore di 63,1 miliardi. Nell'ultimo mese è aumentato di 10,2 miliardi, facendo segnare così il nuovo record storico (il precedente era di 2.342,7 miliardi e risaliva alla fine del luglio scorso).
Sempre al 30 novembre 2018, la Banca d'Italia aveva in portafoglio titoli di Stato italiani per 398,9 miliardi, 37,5 miliardi in più rispetto a un anno prima. Questo significa che è salita al 17% la quota del debito pubblico posseduta dalla Banca d'Italia, quota che è oltre oltre la metà di quella che fa capo a investitori esteri.
E' invece diminuita la fetta di debito pubblico in mano alle famiglie italiane, che al 30 settembre avevano titoli di Stato del valore complessivo di 121,2 miliardi (9,4 miliardi in meno rispetto alla stessa data di dodici mesi prima). Inoltre, allora, avevano liquidità e depositi per 937,3 miliardi 883,8 miliardi a fine settembre 2017), altri depositi per 441,5 miliardi, titoli a breve scadenza per 917 milioni e altri titoli a medio-lungo termine per 172,3 miliardi.
In totale, perciò, al 30 settembre scorso le famiglie italiane possedevano attività finanziarie del valore complessivo superiore 2.589 miliardi, somma a fronte della quale avevano debiti finanziari per 717,9 miliardi, dei quali 668 a medio-lungo termine.
A proposito di impegni delle famiglie nei confronti dei loro creditori, Banca d'Italia ha rilevato che mediamente il loro indebitamento è pari al 61,3% del reddito disponibile (la media dell'area euro è di 94,8%) e che per far fronte ai prestiti ricevuti impiegano il 9,8 del loro reddito.
Ancora per quanto riguarda le famiglie italiane, va aggiunto che nel terzo trimestre 2018, hanno venduto azioni e partecipazioni per 14,5 miliardi, titoli di debito per 4,2 miliardi e altre attività finanziarie per 2,9 miliardi. Al contrario, hanno comprato strumenti di risparmio gestito per 4,1 miliardi e hanno fatto depositi per 7,2 miliardi.

LaFondazione Crt investe altri 1,6 milioni per stage di 400 giovani talenti all'estero

Massimo Lapucci e Giovanni Quaglia
Al via la nuova edizione del bando Talenti Neodiplomati della Fondazione Crt, la quale, con un investimento di 1,6 milioni di euro, permetterà a circa 400 studenti che si diplomeranno al termine dell’anno scolastico 2018/2019, di fare un’esperienza di lavoro di almeno tre mesi all’estero.
I ragazzi che, grazie ai progetti presentati dalle scuole, partiranno la prossima estate si aggiungeranno agli oltre 3.700 neodiplomati che, negli anni passati, hanno raggiunto oltre 100 destinazioni europee: da Lisbona a Utrecht, da San Pietroburgo a Copenaghen, da Cork a Parigi. L’investimento economico della Fondazione Crt per i neodiplomati nell’arco di quindici anni supera i 17 milioni di euro.
Talenti Neodiplomati è rivolto agli istituti di istruzione secondaria di secondo grado del Piemonte e della Valle d’Aosta, che prevedano l’attivazione di tirocini all’estero per i propri neodiplomati (massimo 9 per ogni istituto), per un periodo non inferiore a 12 settimane. Le scuole possono candidarsi sul sito www.fondazionecrt.it fino al 1° marzo 2019.
Grazie ai progetti che verranno elaborati e proposti alla Fondazione Crt dalle scuole che aderiranno al bando, i ragazzi avranno modo di svolgere esperienze lavorative in enti e aziende che operano nei più svariati settori. In passato gli istituti scolastici partecipanti hanno offerto ai loro studenti tirocini in alberghi, ristoranti, radio, tv private, industrie dolciarie e aziende del settore automotive, uffici turistici, laboratori di analisi, università, associazioni che operano con bambini, anziani e persone con disabilità.
“Talenti Neodiplomati è uno dei progetti più longevi della Fondazione Crt e consente ai migliori studenti, indipendentemente dalla loro condizione economica, di costruire un vero e proprio patrimonio di esperienze da riportare sul nostro territorio” ha detto Giovanni Quaglia, il presidente della Fondazione torinese di via XX Settembre.
Quagli ha aggiunto: “ I tre mesi all’estero offriranno infatti ai ragazzi l’opportunità di muovere i primi passi verso l’autonomia, di sperimentare la conoscenza di altre culture e il dialogo, coltivando la curiosità che è necessaria per diventare cittadini attivi di domani”.
A sua volta, Massimo Lapucci, Segretario generale della Fondazione Crt ha sottolineato: “In un contesto sempre più globale, Talenti Neodiplomati rappresenta per i giovani l’occasione di toccare con mano il mondo del lavoro e acquisire soft e life skills, che sono il ‘passaporto’ della nuova generazione europea. Questo nostro progetto aiuta anche le scuole a creare un ‘kit’ di competenze in ambito internazionale, attivando partenariati oltreconfine e acquisendo il ‘know how’ utile a proporre e costruire nuovi ercorsi per i propri studenti”.
Come dimostrano i dati del rapporto 2016 dell’Osservatorio Nazionale sull’Internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso da Fondazione Intercultura, le richieste relative alla mobilità individuale sono in aumento: +57% dal 2011(dati Ipsos). Questo significa che cresce, nei giovani, la consapevolezza dell’importanza di entrare in contatto e di conoscere realtà diverse da quella nella quale sono cresciuti.
La medesima indagine sottolinea però che i ragazzi italiani considerano ancora l’esperienza di mobilità come elitaria e riservata a pochi fortunati. Solo il 32% dichiara infatti di essere a conoscenza della possibilità di effettuare un periodo all’estero nel corso della scuola superiore. Ecco quindi la necessità di investire in esperienze di mobilità, accessibili agli studenti meritevoli di tutti gli indirizzi scolastici, indipendentemente dalla condizione economica di partenza.
Il medesimo rapporto illustra anche che chi ha trascorso, da adolescente, un percorso di studio e di vita in un altro Paese, sceglie il proprio percorso di vita e di lavoro in modo consapevole, risultando più felice della media degli italiani e più soddisfatto del percorso di vita complessivo: il 74% sa in quale direzione sta andando (contro il 50% dei coetanei che non sono partiti) e il 96% si sente apprezzato (contro il 72% dei coetanei rimasti in Italia).

Borsa, giornata trionfale della Santanchè: in testa per rialzi le tre società che presiede


Daniela Santanchè, presidente di tre quotate
Ki Group, Visibilia Editore e Bioera
Seduta borsistica trionfale, quella di oggi, 17 gennaio, per la cuneese Daniela Garnero Santanchè. Perché non soltanto la torinese Ki Group, da lei presieduta, ha fatto registrare il maggior rialzo di tutta Piazza Affari; ma anche perché le altre due quotate che lei presiede figurano nei primi sei posti della graduatoria odierna dei maggiori incrementi di prezzo.
Rispetto a ieri, l'azione Ki Group è aumentata del 17,46% (l'ultimo prezzo è risultato di 1,48 euro), mentre è stato del 16,16% l'incremento del titolo Bioera (“medaglia d'argento”) salito a 0,069 euro e del 7,94% quello di Visibilia Editore, la società della quale Daniela Santanchè è anche l'azionista di riferimento, possendo ancora il 30,25% del capitale, quota comunque drasticamente ridotto negli ultimi mesi.
Della torinese Ki Group, attiva nel settore della distribuzione e produzione di prodotti biologici e naturali, il socio di maggioranza, con il 51,37%, è la milanese Bioera, che opera nello stesso campo della sua controllata.
I notevoli rialzi delle azioni delle società presiedute da Daniela Santanchè, però, sono arrivati dopo un lungo periodo di ribassi. Il 17 gennaio dell'anno scorso, il titolo Ki Group valeva ancora 2,48 euro e quello di Visibilia Editore 0,140 euro.
Alla fine del 2018, Piazza Affari valutava Ki Group 6,99 milioni di euro (capitalizzazione), Bioera 2,73 milioni e Visibilia Editore neppure un milione (per la precisione 880.000 euro); mentre esattamente un anno prima Ki Group capitalizzava 13,45 milioni, Bioera 7,12 e Visibilia Editore 4,7.
Le altre piemontesi che oggi hanno fatto segnare i maggiori incrementi di prezzo sono state Bim (+2,02%), Cofide (+1,89%), Basicnet (+1,87%) e M&C (+1,38%).

Piemontesi dieci delle cento fondazioni che si sono distinte per l'attività benefica

Anna Zegna in India
Hanno sede in Piemonte dieci delle cento fondazioni selezionate da Forbes Italia per essersi distinte, l'anno scorso, per l'entità delle risorse erogate e per lo spirito innovativo con cui hanno operato con le loro iniziative nel campo assistenziale, nella ricerca e, fra l'altro, per la salvaguardia e la promozione di beni e attività nei settori dell'arte e della cultura.
In ordine alfabetico, gli enti benefici di diverso tipo (fondazioni familiari, di origine bancaria e non solo) selezionati dalla rivista Forbes Italia sono: la Fondazione Agnelli, le fondazioni di origine bancaria di Asti, Biella, Cuneo, Tortona, la Fondazione Crt, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Ermenegildo Zegna, la Fondazione cuneese Nuto Revelli e la fondazione albese Piera, Pietro e Giovanni Ferrero.
Quest'ultima, presieduta da Maria Franca Ferrero, ha avuto un particolare rilievo, così come la Ermenegildo Zegna (presidente è Anna Zegna) e la Fondazione Agnelli, che ha al suo vertice John Elkann.

Compagnia di San Paolo: nuovi contributi per i patrimoni artistici delle Confraternite

Alberto Anfossi, Segretario generale
Compagnia di San Paolo
In considerazione dell'elevato numero di iniziative proposte di grande qualità, la Compagnia di San Paolo ha destinato, in via straordinaria e conclusiva, ulteriori 500.000 euro, per un totale complessivo di 1.400.000 euro, a favore di 14 progetti vincitori del bando “I Patrimoni artistici delle Confraternite – I beni immobili”, dedicato alle iniziative di restauro su loro beni immobili in Piemonte e Liguria.
Ecco l'elenco dei vincitori della seconda fase del bando della Compagnia di San Paolo e, tra parentesi il relativo progetto): Parrocchia Santi Giovanni Battista e Martino – Ciriè Confraternita di Santa Croce (restauro dell'altare, dell'apparato decorativo e della pavimentazione € 45.000); Parrocchia di San Dalmazzo – Borgo San Dalmazzo Confraternita di Santa Croce (restauro della copertura, € 50.000); Confraternita dei Santi Giovanni e Marta – Chiesa dei Santi Giovanni e Marta (restauro abside, coro e cappella € 70.000); Chiesa parrocchiale di San Vincenzo Martire – Nole (restauro dell’altare ligneo del Transito di San Giuseppe € 5.000); Confraternita della SS. Trinità – Gavi - Oratorio della SS.Trinità (restauro della torre campanaria € 10.000); Confraternita della Misericordia detta dei Battuti Neri – Sanfrè Chiesa di San Giovanni Battista Decollato (restauro dell’apparato decorativo € 30.000); Confraternita dei Santi Sebastiano e Rocco – Vercelli Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco (restauro della copertura € 70.000); Confraternita di San Carlo – Arquata Scrivia - Oratorio di N.S. Assunta (restauro delle coperture e dei prospetti € 10.000); Parrocchia Maria Vergine Assunta – Sant’Albano Stura -Chiesa della Confraternita di Santa Croce (restauro dell’apparato decorativo € 40.000); Confraternita Mortis et Orationis – Rapallo - Chiesa di Santo Stefan (restauro del presbiterio € 10.000); Confraternita di San Francesco – Stella Oratorio di San Francesco d’Assisi (restauro copertura, prospetti e pavimentazione € 70.000); Arciconfarternita S. Maria del Suffragio sotto il Titolo di San Giovanni Battista – Voltaggio Chiesa di San Giovanni Battista (restauro coperture e prospetti € 15.000); Confraternita Santissimo Sacramento e San Rocco – Borgolavezzaro - Chiesa di San Rocco (restauro dell’apparato decorativo € 40.000); Confraternita SS. Sacramento e S. Caterina – Biandrate Chiesa della Confraternita del SS. Sacramento e di S. Caterina (restauro della copertura € 35.000).

Fca sorpassato in Europa dal gruppo Bmw nel 2018 crollo della Lancia ma boom Jeep

Jeep Renegade, un successo in Europa
La gloriosa Lancia, destinata a scomparire, è la marca che, l'anno, ha fatto registrare il maggior calo di nuove immatricolazioni nel mercato europeo. Nel 2018, infatti, nel Vecchio Continente ha vendute 48.854 vetture, il 19,8% in meno rispetto alle 60.885 del 2017. Nessun altra Casa ha perso tanto. Land Rover ha perso il 14% (scendendo a 130.369 nuove immatricolazioni), la Nissan il 12,8% (493.304 vendite), Audi il 12,4% (724.168), la Fiat l'8,8% (711.285), la Maserati, con la Dodge, l'8,1% (9.559); Renault il 3,9% (1.105.778) come la Porsche (70.504), l'Alfa Romeo il 3,4% (82.939) come la Honda (135.584), la Mercedes il 2,5% (871.221), la Ford il 2,4% (994.397).
A livello di gruppi, il confronto più rosso è quello di Jaguar Land Rover (-3,1% rispetto al 2017), più rosso anche dei gruppi Daimler (-2,3%) e Fca (-2,3%).
In particolare, le nuove immatricolazioni di Fca sono risultate 1.021.311, inferiori a 1.045.074 del 2017, nonostante il boom della Jeep, che ha venduto 168.674 vetture, il 55,6% in più rispetto all'anno precedente. Unica marca del gruppo con un saldo positivo, la Jeep ha conquistato l'1,1% del mercato continentale, che è stato di 15.624.486 nuove immatricolazioni, 3.931 in meno. Nonostante il contributo della Jeep, la quota europea di Fca è scesa dal 6,7 al 6,5%, sancendo così il sorpasso da parte del gruppo Bmw (6,6%), anche se le sue immatricolazioni sono calate dell'1% a 1.033.211.
Come da diverso tempo, campione di vendite in Europa si è confermato il gruppo Volkswagen con la quota del 23,9% (corrispondente a 3.733.427 nuove immatricolazioni), affiancato, sul podio, dal gruppo Psa, formato dalle marche Peugeot, Citroen, Ds, Opel e Vauxhall, con il 16% (2.499.522) e dal gruppo Renault con il 10,5% (1.641.156).
Al quarto posto, appunto, il gruppo Bmw, davanti a Fca, Ford (6,4%), Daimler (6,2%), Toyota (4,9%), Hiunday (3,5%), Kia e Nissan (3,2% ciascuno).
A proposito delle tre marche tedesche premium, cioè Audi, Bmw e Mercedes, l'Economia Nord Ovest, inserto del lunedì del Corriere Torino, ha pubblicato che il “triangolare” piemontese edizione 2018, è finito con Bmw prima in quattro delle otto province, ma seconda nella classifica per numero di vetture vendute in tutta la regione, battuta dall'Audi, vincitrice assoluta e in tre province; mentre Mercedes si è consolata con il trionfo nel Cuneese, dove ha staccato di diverse lunghezze le due rivali.
In tutto l'anno scorso, in Piemonte, Audi ha fatto registrare 3.945 nuove immatricolazioni, Bmw 3.735 e Mercedes 3.311.
La marca di lusso del gruppo Volkswagen ha avuto la meglio sulle altre due tedesche nel Biellese (251 immatricolazioni contro le 172 di Bmw e le 116 di Mercedes), nel Novarese (726 acquirenti a fronte dei 391 di Bmw e i 264 di Mercedes) e nel Verbano-Cusio-Ossola, dove ha venduto 106 vetture nuove, rispetto alle 62 di Bmw e le 81 di Mercedes.
Invece, la Casa di Monaco di Baviera ha conquistato le province di Alessandria (462 immatricolazioni contro le 437 di Audi e le 403 di Mercedes), Asti (284 a fronte delle 133 di Audi e le 167 di Mercedes), Torino (1.771, mentre sono state 1.757 quelle dell'Audi e 1.499 della Mercedes) e Vercelli (112 rispetto ai 103 acquirenti di Audi e gli 88 di Mercedes).
Il costruttore di Stoccarda caratterizzato dalla stella a tre punte ha nettamente superato le due concorrenti connazionali nella provincia di Cuneo, dove ha fatto registrare, dal primo giorno di gennaio all'ultimo dell'anno appena passato, 693 nuove immatricolazioni, mentre ne hanno contate 432 l'Audi e 481 la Bmw.
Nel 2018, il trio tedesco del lusso ha conquistato il 6,2% del mercato automobilistico piemontese, media condizionata dal minimo del 4,3% nel Torinese, condizionato naturalmente da Fca.

A Torino i prezzi delle case scesi dell'1,6% nel 2018 il valore calato a 1.681 euro/mq

Il mercato immobiliare italiano viaggia a due velocità: da un lato le grandi città in un buono stato di salute che si traduce in prezzi tornati a salire (ma non a Torino); dall’altro, le province ancora in sofferenza, soprattutto sul fronte della domanda. Lo scenario è confermato dai dati dell’ultimo Osservatorio di Immobiliare.it sul mercato residenziale in Italia nel 2018.
Se a livello nazionale dicembre si è concluso con un calo dei prezzi dello 0,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, generalmente le città con più di 250mila abitanti vedono crescere le cifre richieste per le abitazioni dello 0,4% contro una perdita di oltre l’1% per i centri più piccoli. La differenza fra grandi e piccole città non è l’unica che caratterizza il mercato immobiliare italiano. L’auspicata ripresa, infatti, si intravvede solo al Nord, dove i prezzi richiesti sono rimasti praticamente stabili (-0,1% su base annuale). Al Sud e al Centro, invece, prosegue il trend al ribasso, con i prezzi scesi rispettivamente dell’1,5% e dell’1,4% in un anno.
L’andamento dei prezzi nei capoluoghi di regione Con i suoi 3.705 euro al metro quadrato, cifra cresciuta del 5,2% in un anno, Firenze si conferma la città più cara d’Italia per chi vuole comprare casa. Segue Milano, con 3.322 euro/mq e cifre che a dicembre 2018 risultano cresciute del 2,7% rispetto allo stesso mese del 2017. Roma rimane medaglia di bronzo (3.173 euro/mq) ma non segue ancora il trend di ripresa delle grandi città e, in un anno, i prezzi della Capitale sono scesi ancora dell’1,8%.
Nel caso delle due maggiori metropoli del Paese, va chiaramente distinto l’andamento dei vari quartieri, laddove alcune zone sono sempre più richieste e vedono i prezzi aumentare costantemente rispetto ad altre in cui la domanda, e di conseguenza i prezzi, non decollano.
Risultano in deciso aumento i prezzi richiesti a Venezia, dove. nel giro di un anno, sono aumentati del 5%. Sfiorano il +4% le oscillazioni rilevate a Bologna e Trento, dove per un acquisto la cifra media richiesta è pari rispettivamente a 2.754 e 2.612 euro/mq. Positivi anche gli andamenti di Trieste e Aosta (richiesta di 2.087 euro a metro quadrato, l'1,5% in più rispetto a dicembre 2017); mentre sono rimasti invariati, su base annuale, i costi delle abitazioni a Napoli e Cagliari.
A Torino, secondo la rilevazione di Immobiliare.it, il prezzo medio per l'acquisto della casa è di 1.681 euro, inferiore dell'1,6% a un anno fa (il calo di dicembre è risultato dell'1,8% rispetto a fine settembre 2018 e anche a fine giugno 2018).
Non riparte ancora neppure il mercato di Genova, che chiude il 2018 con un calo dei prezzi di quasi il 5% (1.673 euro/mq).
Cosa ci aspetta nel 2019? Secondo Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it, «il 2019 offre ancora ottime possibilità per chi vuole comprare casa, soprattutto nelle grandi città, vero motore di traino del mattone nostrano. I costi, seppur in aumento, non hanno ancora raggiunto i livelli pre-crisi e i tassi dei mutui restano convenienti. L’incertezza sulle sorti dello spread e dell’economia, sommata a costi che continueranno a salire, rende questo 2019 l’anno da sfruttare per gli acquisti immobiliari. Selezionando le città e poi le zone con più mercato si può avere la sicurezza di un investimento che renda nel tempo».
L'ad di Immobiliare.it ha aggiunto che «una recente ricerca condotta tra i nostri utenti ha rivelato che, in un caso su quattro, chi vuole comprare casa per sostituzione prende in considerazione solo le nuove costruzioni, Contando che una fetta sempre più ampia delle compravendite ha per oggetto proprio una sostituzione, è prevedibile che il settore del nuovo possa beneficiare di questa congiuntura e portare a segno dei buoni risultati».
Infine, Carlo Giordano ha sottolineato che a Milano e Roma la domanda di affitti ha superato quella degli acquisti: «Per la prima volta, la domanda di immobili in locazione nelle nostre più grandi due metropoli ha superato quella relativa alle abitazioni in vendita. Lo stesso non è successo all’offerta, non ancora pronta a soddisfare il forte interesse che si sta polarizzando verso gli affitti nelle due città. Il trend che vede la domanda di locazioni in salita non è mosso solo da necessità economiche ma sempre più da una scelta consapevole che fa sì che la ricerca si orienti verso immobili di qualità. Per il 2019 è così prevedibile un ulteriore aumento dei costi dei canoni di locazione».

Borsa: seduta da record per il Piemonte

Seduta borsistica trionfale per il Piemonte, quella di oggi, 15 gennaio. I quattro maggiori rialzi del listino Ftse Mib, costituito dalle 40 principali società trattate a Piazza Affari, sono tutti del gruppo Agnelli-Elkann-Nasi e hanno targa subalpina quattro dei dieci incrementi più alti di tutte le 357 quotate a Milano. Fra l'altro, l'azione della torinese M&C di Carlo De Benedetti ha fatto segnare l'aumento percentuale di prezzo più elevato in assoluto di oggi (+14,13% rispetto a ieri), chiudendo a 0,042 euro.
Ftse Mib. Il maggiore rialzo è risultato quello della Juventus, il cui prezzo finale è stato di 1,387 euro (+7,19%). Sul podio, comunque, sono salite anche Fca (+2,12% a 14,438 euro) e Ferrari (+1,99% a 98,28 euro). Subito sotto si è piazzata Cnh Industrial (+1,84% a 8,534 euro), altra controllata di Exor, la holding del gruppo della Famiglia torinese, che, a sua volta ha chiuso con l'apprezzamento dello 0,96% a 52,50 euro.
Quanto alla top ten assoluta dei rialzi, aperta appunto da M&C, ha visto al quarto posto Prima Industrie (+9,01% e, perciò, il prezzo di 21,65 euro), al quinto Reply (+8,81% e prezzo finale di 48,66 euro) e la Juventus al settimo.
Incrementi rilevanti, inoltre, oggi sono stati evidenziati da Pininfarina (+4,18%), dalla novarese Autogrill (+3,56%), da Diasorin (+1,61%) e Sias (+1,35%). Positivamente hanno chiuso anche Buzzi Unicem (+0,94%), Guala Closures (+0,69%) e Iren (+0,74%).
Le piemontesi con i maggiori ribassi, invece, sono state Italia Independent (-2,24%), Fidia (-2,37%), Basicnet (-1,81%), Cdr Advance Capital (-1,61%) e Intesa Sanpaolo (-1,25%).

Promosso dalla Compagnia di San Paolo un nuovo modello di housing sociale

La Città di Orbassano, la Cooperativa Di Vittorio, il Fasp- Fondo Abitare Sostenibile Piemonte, la Compagnia di San Paolo, Cdp Investimenti e la sgr Investire hanno presentato il nuovo progetto di social housing “Orbassano 2”, che si realizzerà nel quartiere Arpini ed è la prosecuzione dell'intervento avviato nel novembre 2017.
La sua finalità principale è quella di offrire una risposta al disagio abitativo della zona circostante e sviluppare un nuovo servizio residenziale specificatamente dedicato all’integrazione di persone affette da disabilità motoria, in particolare con lesioni midollari e patologie neurovegetative, in collaborazione con il Gruppo di Aiuto e Sostegno del Disagio Abitativo delle Persone con gravi disabilità.
Il progetto è promosso da Investire, primario operatore italiano nella gestione di fondi di investimento immobiliari, connotato da una forte specializzazione in progetti di social housing, tramite il Fasp, fondo partecipato da Cassa depositi e prestiti e dalle maggiori fondazioni di origine bancaria piemontesi, dedicato allo sviluppo di iniziative di social housing sul territorio piemontese. Il progetto è stato sviluppato in partnership con la Cooperativa Di Vittorio, operatore locale che assumerà il ruolo di gestore dell’iniziativa e con la Compagnia di San Paolo.
L'importante attività di progettazione e direzione lavori sarà guidata dall'architetto Graziella Mercuri in collaborazione con l'architetto Walter Fazzalari. L’intervento prevede, nel suo complesso, la realizzazione di una decina di appartamenti destinati alla vendita e di 59 in locazione calmierata, di cui sette saranno destinati alle persone con disabilità e saranno strutturati in modo da permettere agli inquilini di condurre una vita quanto più autonoma possibile, connotata da un forte carattere di inclusione all'interno di una struttura residenziale senza ostacoli e separazioni.

Francesco Profumo, presidente
Compagnia di San Paolo
La Compagnia di San Paolo, che già partecipa al fondo Fasp con 25 milioni di euro, sostiene con u supporto diretto di 350.000 euro le attività e le lavorazioni specificatamente pensate ai fini della realizzazione della componente dedicata alle persone disabili.

Siamo arrivati ad un nuovo modello di social housing, che noi riteniamo essere estremamente importante: un’infrastruttura sociale che favorisce la vita indipendente delle persone con disabilità, attraverso percorsi di sviluppo dell’autonomia ed è capace di creare una comunità di persone che non solo condividono gli spazi ma una nuova modalità di “abitare insieme” ha dichiarato Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo.
In tal senso, l’intervento prevede, inoltre, la realizzazione di spazi comuni che ospiteranno attività e servizi quali: attività rieducative e assistenza psicologica, isole tecnologiche per laboratori, luoghi collettivi di relazione. Questi spazi e le attività a essi connesse saranno rivolti sia agli inquilini del progetto sia agli abitanti del territorio e saranno gestiti e presidiati dalle associazioni specializzate del terzo settore. Il progetto verrà acquisito dalla Cooperativa Di Vittorio con la formula dell’acquisto di cosa futura (la fine dei lavori è stimata per il 2020) per un esborso complessivo di 9,7 milioni di euro.
Siamo di fronte a un concetto evoluto di social housing, che oltre a contrastare il disagio abitativo di tante famiglie fornisce a chi soffre di disabilità motorie un supporto specifico – ha commentato Paola Delmonte, responsabile Business development della sgr di Cassa depositi e prestiti, in coerenza con l’orientamento di Cdp a uno sviluppo sostenibile con impatto sul territorio e sulle comunità. Visto che il 100% degli appartamenti della prima fase è stato assegnato ai richiedenti, era il momento di dare il via alla fase 2 del progetto per il quartiere Arpini, con nuove risorse del Fasp (Cdp ha già investito 200 milioni di euro in Piemonte attraverso il fondo Fia) e un nuovo contenuto sociale”.
Il progetto presentato oggi – ha sottolineato Paolo Boleso, Fund coordinator di Investire – rientra in un più ampio piano di gestione di fondi di investimento immobiliari finalizzati allo sviluppo di progetti di social housing che stiamo realizzando in Italia grazie alla collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti Investimenti e delle fondazioni bancarie locali che rappresentano i principali investitori.
A sua volta, Paolo Boleso, Fund coordinator di Investire ha riferito che la società, nell’arco di otto anni ha originato in Piemonte dieci progetti, localizzati nelle principali provincie, per un totale di circa 930 unità abitative, principalmente destinate alla locazione a lungo termine a canoni calmierati al fine di venire incontro alle esigenze abitative di altrettante famiglie.

Top manager, Godino da Gtt a Diasorin Montù nuovo direttore generale Miroglio

Giovanni (Gianni) Godino
Senior Corporate Director HR” di Diasorin. E' il nuovo incarico assunto dal torinese Giovanni Godino, che, fino al mese passato, è stato direttore delle Risorse umane, dell'organizzazione e delle relazioni industriali di Gtt, il gruppo dei Trasporti torinesi. Classe 1961, laurea in Legge con 110 e lode sotto la Mole, dopo la maturità classica al Rosmini, Giovanni Godino, prima di entrare, nel 2008, in Gtt, aveva lavorato, con analoghe responsabilità, nel gruppo Magnetto e, prima ancora, nel gruppo Fiat, dove ha incominciato la sua carriera manageriale, appena terminati gli studi.
Diasorin conta circa 2.000 dipendenti. La capogruppo, con sede a Saluggia, è quotata in Borsa e in dicembre è stata promossa nel segmento Ftse Mib, quello al quale appartengono le 40 principali società quotate in Piazza Affari. Leader mondiale della diagnostica in vitro, Diasorin nei primi nove mesi 2018 ha fatturato 494 milioni di euro (+5,4% rispetto allo stesso periodo del 2017) e ha conseguito un utile netto di 116,8 milioni (+22%). Al 30 settembre scorso, aveva una posizione finanziaria netta positiva per 128,8 milioni.
Azionista di controllo di Diasorin è il presidente Gustavo Denegri, il cui figlio Michele, è vice presidente. Amministratore delegato e direttore generale è Carlo Rosa, secondo maggiore azionista.
Novità manageriali anche in un altro grande gruppo industriale piemontese. L'albese Miroglio, colosso del settore abbigliamento e tessuti, ha comunicato che a Mario Montù, già Cfo (responsabile finanziario) del gruppo, è stato affidato anche il ruolo di direttore generale della Miroglio Spa, con l'allargamento della sua responsabilità su più funzioni aziendali.
Mario Montù, neo direttore generale M
Mario Montù, laurea a Torino, è in Miroglio dal 2011. Precedentemente, ha lavorato anche in Ge Capital, Fiat e Skf.

Parallelamente alla nuova nomina di Mario Montù, la Miroglio ha assunto
Giorgio Bernini quale chief people & organization officer. “Il manager – riporta un comunicato stampa del gruppo albese della famiglia Miroglio – avrà il delicato compito, in collaborazione con i vertici aziendali, di definire una people strategy e disegnare un assetto organizzativo coerenti con gli ambiziosi obiettivi che il gruppo si è posto per i prossimi anni”.
Giorgio Bernini, laurea in Economia e commercio a Bergamo poi un master alla milanese Bocconi, vanta 30 anni di esperienze nell’ambito delle human resources e dell’organizzazione in aziende quali Valentino, Versace e Warnaco.
Le nuove nomine seguono l’arrivo recente di Filippo Ferrua Magliani nelle vesti di nuovo presidente di Miroglio Spa e di Giuseppe Miroglio vice presidente del gruppo.

Commercialisti volontari nelle Elementari a spiegare perché bisogna pagare le tasse

Luca Asvisio, presidente Ordine Commercialisti di Torino
L'appuntamento è per giovedì 17 gennaio, alle ore 10,30, alla scuola Chiovini, di via Baltimora 76, a Torino. Gli alunni delle quarte e quinte elementari impareranno perché è interesse del buon cittadino pagare le tasse, che servono per riparare le strade, comprare e far circolare bus e tram, costruire scuole e ospedali, tenere pulite le città. Concetti semplici, che i commercialisti/docenti illustreranno con l'aiuto di un filmato e di tavole illustrate. Ai bimbi sarà poi donato un libretto e un attestato di frequenza.
L' iniziativa dell' Ordine dei Commercialisti di Torino e provincia ha avuto, sin dall'inizio, il sostegno dell' Ufficio Scolastico Regionale e, infatti, alla prima lezione sarà presente il dirigente Stefano Suraniti, che darà il benvenuto ai due commercialisti "in cattedra", Rosanna Chiesa e Alessandro Martini.
Altri 25 istituti scolastici (ma il numero potrebbe ancora crescere) si sono già prenotati per ospitare queste lezioni di legalità fiscale.
Il progetto "Tasse, ce le racconta il Commercialista" ha preso il via a inizio del 2017 ed è stato subito accolto con favore da scuole e insegnanti. Il passaparola ha contribuito notevolmente alla sua diffusione. Novanta commercialisti, tutti volontari hanno seguito un corso specifico di formazione al loro Ordine.
"Il progetto – ha affermato Luca Asvisio, il presidente torinese dell' Ordine dei commercialisti - si inquadra nell’ambito delle attività che svolgiamo in modo volontario a servizio della società, secondo quella collaborazione interistituzionale che chiamiamo Modello Torino''.
Finora, le ore di lezione sono state 213 in altrettante classi quarte e quinte elementari, per un totale di oltre cinquemila bambini coinvolti. Gli istituti che hanno ospitato le "lezioni di tasse" sono stati 90, delle quali 66 a Torino e 24 in provincia (Airasca, Buttigliera Alta, Carignano,Castiglione, Ceretta, Chieri, Coazze, Collegno, Cossano Canavese, Fiano, Foglizzo, Forno C.Se, Giaveno, La Cassa, Luserna San Giovanni, Moncalieri, Pino T.se, Piossasco, Rivara C.se, Robassomero, San Francesco Al Campo, San Maurizio C.se, Settimo T.se, Verrua Savoia).
Un successo che ha suscitato l'interesse di Ordini dei Commercialisti di altre province, ultimo in ordine di tempo quello di Prato, dove la referente del progetto, Nadia Pompeo e la direttrice dell'Ordine di Torino, Lorella Testa, si sono recate a tenere un corso di formazione ai colleghi che hanno poi tenuto le lezioni nelle scuole.

Intesa Sanpaolo Casa lancia "Exclusive" per residenze da oltre un milione di euro

Il grattacielo torinese di Intesa Sanpaolo 
Intesa Sanpaolo Casa, la società di mediazione e intermediazione immobiliare del Gruppo, ha presentato il nuovo progetto dedicato alla fascia alta del mercato, quella delle compravendite di case da oltre un milione di euro. La categoria exclusive rappresenta il segmento che identifica, in Italia e all'estero, le residenze più pregiate.
Ad appena tre anni dall'ingresso nel mercato dell’intermediazione immobiliare nel 2015, la startup Intesa Sanpaolo Casa conta su una rete di 200 agenti e 44 agenzie immobiliari in 12 delle principali città del Paese, oltre che su una innovativa agenzia online in grado di seguire circa 200 comuni.
La società è già arrivata a fatturare circa 13 milioni e può vantare una media nei tempi di vendita di 130 giorni, a fronte di una media di mercato pari a 8 mesi.
Nel triennio 2015-2018, Intesa Sanpaolo Casa ha servito più di 5.000 clienti superando, nel 2018, le 1.100 compravendite, con un book complessivo di oltre 4.000 immobili compresi quelli appartenenti a reti di agenzie terze.
La scelta di proseguire con una ulteriore specializzazione nel settore rappresenta una considerevole opportunità per ampliare l’offerta immobiliare residenziale anche ai circa 38.000 clienti private del Gruppo (dato aggiornato al 30 settembre 2018). L’orientamento verso questa tipologia di clienti con elevata disponibilità finanziaria attraverso una struttura dedicata e personale specializzato rappresenta, infatti, un fattore strategico rilevante in un mercato estremamente competitivo dove si incrociano diverse esigenze di investimento.
Attualmente, in Italia, sono quattro le agenzie dedicate agli immobili di lusso: Milano, Padova, Roma e Torino, tutte contraddistinte nello stile architettonico da un design ricercato e orientato all’accoglienza.
Anna Carbonelli, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Casa e Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo hanno anche illustrato un’analisi di scenario del mercato immobiliare residenziale italiano elaborata dalla direzione Studi e Ricerche della Banca.
In un contesto di quotazioni in calo, dal 2008 ad oggi, i prezzi delle abitazioni situate nelle zone di pregio hanno mostrato una maggiore tenuta rispetto alla totalità del mercato.
Le proposte di proprietà prestigiose sono tutte visibili sul sito www.exclusive.intesasanpaolocasa.com nella sezione dedicata “Exclusive”. Intesa Sanpaolo Casa Exclusive possiede in portafoglio una ventina di immobili, distribuiti eterogeneamente fra centri urbani, montagna, mare, collina e isole.

Start up innovative, Torino a gambero crescita boom nella provincia di Cuneo

Ferruccio Dardanello, presidente
Camera di Commercio di Cuneo
“Torino come i gamberi, per la nuova imprenditoria innovativa. Alla fine del 2018, sono risultate 318 le start up innovative iscritte nello specifico registro della Camera di commercio. Una in meno rispetto a un anno prima e soltanto 17 in più rispetto alla fine del 2016. Mentre, in tutta l'Italia, negli ultimi due anni, sono passate da 6.752 a 9.765”.
La notizia è stata pubblicata dal Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera, con l'aggiunta che “con la provincia di Torino è andata indietro anche quella di Asti, la quale, nel 2018, ha visto scendere da otto a sei le sue start up innovative”, status che, convenzionalmente, caratterizza le società di capitali costituite da meno di cinque anni, con fatturato annuo inferiore ai cinque milioni di euro e in possesso di determinati indicatori relativi all'innovazione tecnologica previsti dalla normativa nazionale.
E dato che nella provincia di Vercelli il numero è rimasto fermo a quattro, non sorprende che, nel 2018, sia stata limitata la crescita dell'intero Piemonte, le cui start up innovative sono salite da 465 a 494. L'incremento nei dodici mesi è stato del 6,2%, inferiore di oltre dieci punti alla media nazionale (+16,5%).
“Al contrario di Torino, Asti e Vercelli, la provincia di Cuneo ha evidenziato un'accelerazione del 26%” ha evidenziato il Corriere Torino, precisando che nel Cuneese le start up sono diventate 68, mentre erano 54 alla fine del 2017 e 36 un anno prima.
Un aumento percentuale ancora maggiore è stato fatto registrare dal Verbano-Cusio-Ossola, dove le start up innovative sono salite da quattro a nove.
Al 31 dicembre scorso, la provincia di Novara ne contava 48, otto più che alla fine del 2017, Alessandria 23, due in più e Biella 18, tre in più.
Come censito da Infocamere-Unioncamere, il Piemonte è sesto nella graduatoria delle regioni per start up innovative, preceduto da Lombardia (2.425 al 7 gennaio 2019), Lazio 1.079), Emilia-Romagna (897), Veneto (853) e Campania (753).

Liti fiscali: in Piemonte nuova impennata aumentati del 22,6% i ricorsi alle Ctp

In attesa della nuova “pace fiscale”, l'ennesima, le liti tra i contribuenti e gli enti impositori (principalmente l'Agenzia delle Entrate, Ae Riscossioni-ex Equitalia, l'Agenzia delle dogane e gli enti pubblici territoriali)  hanno ripreso vigore, in Piemonte più che nel resto d'Italia.
Nel terzo trimestre, infatti, le Commissioni Tributarie Provinciali (Ctp) attive in regione hanno ricevuto altri 689 ricorsi, 127 e il 22,6% in più rispetto al corrispondente periodo 2017. Così, al 30 settembre sono risultate 3.242 le nuove controversie arrivate alle Ctp piemontesi, mentre erano 2.564 alla stessa data del 2017 e 3.236 ancora dodici mesi prima.
Nell'intera regione subalpina, i ricorsi alle Commissioni tributarie provinciali sono stati 3.581 in tutto il 2017, mentre erano stati 4.068 nel 2016, 5.495 nel 2015 e 5.472 nel 2014.
Ed ecco, provincia per provincia, quanti nuovi ricorsi sono stati presentati dal primo giorno di gennaio all'ultimo di settembre 2018: Alessandria 473, Asti 103, Biella 129, Cuneo 288, Novara 304, Torino 1.720, Verbania 87 e Vercelli 138.
Sempre provincia, per provincia, ecco il numero di ricorsi nell'intero 2017 e, tra parentesi, nell'intero 2016: Alessandria 496 (638), Asti 149 (227), Biella 191 (228), Cuneo 367 (425), Novara 303 (401), Torino 1.866 (1.945), Verbania 95 (82), Vercelli 114 (122).
Il valore complessivo delle 689 controversie aperte nelle Ctp del Piemonte nel luglio-settembre 2018 ammontava a 92,821 milioni di euro, equivalenti a una media di 134.718 euro ciascuna.
A livello nazionale, l'insieme delle Ctp ha registrato 27.895 nuovi ricorsi (+5,7%) nel terzo trimestre 2018, periodo durante il quale sono state definite 34.075 liti (+0,2%).
I giudizi completamente favorevoli all'ente impositore, in tutta l'Italia, sono risultati il 47%, per un valore totale di 1,528 miliardi di euro, mentre quelli completamente favorevoli al contribuente sono stati pari al 31%, per un ammontare di 770 milioni.

Fca, Exor e Fidia campioni piemontesi nell'ultima settimana di Piazza Affari

John Elkann, presidente Exor e Fca
“Nella settimana borsistica appena passata, tre società piemontesi hanno avuto rialzi consecutivi in tutti i cinque giorni di contrattazioni. Si tratta di Fca, della sua controllante Exor e della piccola Fidia. Quest'ultima, in particolare, ha fatto registrare un incremento del 45,36% del prezzo delle sue azioni, salito, venerdì scorso, a 5,32 euro dai 3,66 del venerdì precedente”.
E' quanto riporta il Corriere Torino di oggi, 13 gennaio. Nella rubrica domenicale dedicata alle quotate che fanno riferimento al Piemonte, viene poi precisato che “l'ultimo prezzo di Fca è stato di 14,212 euro (+8,39% rispetto ai 13,112 euro del 4 gennaio) e di 52,30 euro quello di Exor (+7,57% sui 48,62 euro precedenti)”.
Pertanto, il valore delle due quotate della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, riconosciuto da Piazza Affari, da un venerdì all'altro, è salito di quasi 2,9 miliardi, tornando a sfiorare quota 34,5 miliardi.
Gli investitori che puntano su Fca hanno reagito positivamente anche alla notizia degli 800 milioni di dollari che Fiat Chrysler Automobiles ha concordato di pagare negli Usa per chiudere il suo dieselgate (si aspettavano un conto più salato), così come non hanno venduto per i risultati negativi delle sue immatricolazioni e le prospettive di mercato non favorevoli.
E, naturalmente, del progressivo miglioramento del titolo Fca ha beneficiato il suo azionista di controllo, Exor, la holding del gruppo del quale fanno parte anche le quotate Ferrari, Cnh Industrial e Juventus.
Comunque, recuperi di prezzo sulla settimana precedente, favoriti dalle buone notizie relative agli Usa e alla Cina e mantenuti nonostante i primi segni di una possibile recessione in Europa, sono stati ottenuti anche da tutte le altre quotate del listino subalpino, tranne otto. Infatti, venerdì, Bim, Basicnet, Borgosesia, Centrale del Latte d'Italia, Iren, Ki Group, M&C e Sias hanno chiuso con quotazioni inferiori a quelle di sette giorni prima.
In particolare- si legge ancora nella rubrica borsistica del Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera, la quotazione di Iren è scesa da 2,184 a 2,142 euro. Il titolo ha perso in quattro sedute su cinque. Certamente hanno influito le probabilità della dismissione di una nuova quota da parte del Comune di Torino oltre che l'inizio delle polemiche sulla futura governance della multiutility”.
Invece, tra le piemontesi con i maggiori rialzi della settimana, spiccano l'Italia Independent di Lapo Elkann (+12,3%), Prima Industrie (+11,6%), ancora la Juventus (+8,6%) sulle voci dell'arrivo di Ramsey dall'Arsenal; Reply (+5%), Buzzi Unicem (+4,56%), Pininfarina (+4%), Guala Closures (+2,8%) e Cofide (+2,2%).
Con aumenti di prezzo, rispetto al 4 gennaio, hanno terminato la settimana in Piazza Affari anche Astm (azione a 18,48 euro), Cdr Advance Capital (0,648), Conafi (0,257), Cover50 (9,86), Damiani (0,854), Diasorin (74,90), Intesa Sanpaolo (2,011), Italgas (5,246), Tinexta (6,41).

"La qualità della burocrazia piemontese ancora peggiore della media italiana"

Un'immagine di Torino
Nell'eurozona unicamente la Grecia ha una burocrazia in condizioni peggiori dell'Italia, dove, fra l'altro, il Piemonte sta maluccio. Questo è il quadro sintetico che emerge da uno studio della Commissione europea sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 Paesi che utilizzano la moneta unica. Qualità rappresentata da un indice, che è un risultato di un insieme di risposte dei cittadini sui servizi pubblici, in termini di qualità, imparzialità e corruzione.
I dati dello studio della Commissione europea sono stati elaborati dalla Cgia di Mestre, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese locali. “ E se la Finlandia, i Paesi Bassi e il Lussemburgo occupano i tre gradini del podio per qualità dei servizi pubblici, invece Slovacchia, Italia e Grecia si collocano mestamente nelle parte più bassa della graduatoria” ha scritto la Cgia, aggiungendo subito che “sarebbe comunque sbagliato generalizzare, perché non tutta l'amministrazione pubblica italiana è di bassa qualità”.
“La sanità al Nord, molti settori delle forze dell’ordine, diversi centri di ricerca e istituti universitari – ha spiegato Paolo Zabeo, il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia - assicurano performance che non temono confronti con il resto d’Europa. Ciò nonostante, il livello medio complessivo è preoccupante. L’incomunicabilità, la mancanza di trasparenza, l’incertezza giuridica e gli adempimenti troppo onerosi hanno generato una profonda incrinatura, soprattutto nei rapporti tra le imprese e i pubblici uffici, che ha provocato l’allontanamento di molti operatori stranieri, i quali, purtroppo, non vogliono più investire in Italia anche per l’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico”.
Ad avvalorare la posizione di coloro che sostengono che per il sistema Paese è imprescindibile avere una macchina statale che funziona bene, sono anche i dati elaborati dall’Ocse. Infatti, secondo questa organizzazione internazionale,la produttività media del lavoro delle imprese italiane è più elevata nelle zone con una più efficiente amministrazione pubblica.
“Purtroppo, i tempi e i costi della burocrazia – ha commentato il segretario della Cgia, Renato Mason – sono diventati una patologia che caratterizza negativamente una larga parte del nostro Paese. In particolar modo, le imprese italiane, essendo prevalentemente di piccolissima dimensione, hanno bisogno di un servizio pubblico efficiente ed economicamente vantaggioso, in cui le decisioni vengano prese senza ritardi e il destinatario sia in grado di valutare con certezza la durata delle procedure”.
Altrettanto preoccupanti sono i risultati che emergono dalla periodica indagine campionaria condotta da Eurobarometro (Commissione europea) sulla complessità delle procedure amministrative che incontrano gli imprenditori dei 28 paesi dell’Unione. L’Italia si trova al quarto posto, con l’84% degli intervistati che dichiara che la cattiva burocrazia è un grosso problema. Solo la Grecia, la Romania e la Francia presentano una situazione peggiore di quella italiana, mentre il dato medio dell’Unione europea si attesta al 60 per cento.
“Se ritorniamo alla nostra elaborazione su dati della Commissione europea – ha scritto la Cgia - sono ugualmente impietosi anche i risultati che emergono dalla comparazione sulla qualità della Pubblica amministrazione a livello regionale. Rispetto ai 192 territori interessati dall’analisi realizzata nel 2017, le principali regioni del Centro-Sud d’Italia compaiono per otto volte nel rank dei peggiori 20, con la Calabria che si classifica addirittura al posto numero 190”.
Come per il confronto a livello nazionale, il risultato finale è un indicatore che varia tra 100, ottenuto dalla regione finlandese Åland (primo posto) e zero, che ha “consegnato” la maglia nera alla regione bulgara dello Severozapaden.
Sebbene sia relegato al 118° posto a livello europeo, il Trentino-Alto Adige (indice pari a 41,4) è la l'area più virtuosa d’Italia. Seguono, a pari merito, altre due regioni del Nord Est: l’Emilia-Romagna e il Veneto (indice pari a 39,4), che si collocano, rispettivamente, nelle posizioni numero 127 e 128 della classifica generale. Subito si trovano la Lombardia (38,9), 131.ma e il Friuli-Venezia Giulia (38,7), 133.mo.
Al Piemonte è stata attribuita la posizione numero 161 (indice 23,4), inferiore anche a quelle del Molise, della Toscana e della Valle d'Aosta. Il Piemonte ha avuto come punteggi specifici relativi alla pubblica amministrazione 40,8 per la qualità (41 la media italiana), 25,7 per l'imparzialità (29,6) e 27,6 per la corruzione (26,9).