Baravalle turbo Lavazza

Posto d'onore per il manager torinese Antonio Baravalle, amministratore delegato della Lavazza dal giugno 2011. Inseritosi bene nell'impresa subalpina, interamente controllata dall'omonima famiglia, che ha sei suoi esponenti nel consiglio di amministrazione (il presidente Alberto, i vice presidenti Giuseppe e Marco, le consigliere Antonella, Francesca e Manuela), Alberto Baravalle continua a tenere il piede schiacciato sull'acceleratore della crescita. Lo conferma non soltanto la crescita del fatturato del numero 1 italiano del caffè, aumentato di 630 milioni di euro negli ultimi cinque anni e arrivato a 1,9 miliardi di euro nel 2016; ma anche la sua campagna acquisti: dalla francese Carte Noir alla danese Merrild, leader nei Paesi baltici, fino alla canadese Kicking Horse, ufficializzata il 24 maggio. Acquisti mirati, destinati a rafforzare il gruppo e a sviluppare le vendite all'estero, già superiore al 50% dei ricavi totali.
L'obiettivo di un fatturato di 2,2 miliardi entro il 2020 è quanto mai credibile. Tra l'altro, sono ipotizzabili altre acquisizioni. Le risorse ci sono. Lavazza presenta una posizione finanziaria netta positiva per 687,5 milioni e continua a fare utili (82,2 milioni l'anno scorso, dopo il risultato straordinario di 802 milioni del 2015, conseguenti alla vendita della partecipazione nella Keurig Green Mountain).  Insomma, un'impresa forte, dinamica, dotata di grande liquidità e di altrettanta volontà di espandersi, sempre più attiva fuori dai confini nazionali (nel 2015 ha anche aperto una consociata in Australia), non accontentandosi della presenza in oltre 90 Paesi stranieri (in Italia ha la quota del 44% del mercato retail). I 20 miliardi di tazzine di caffè Lavazza consumate in un anno, a livello mondiale, saranno presto superati.
Antonio Baravalle, nato nel 1964 sotto la Mole, dove si è laureato in Biologia, ha incominciato la sua carriera nella multinazionale inglese Diageo, dopo un master in business administration. Nel 1999 è entrato in Fiat, dove ha assunto incarichi di sempre maggiore responsabilità, fino a diventare amministratore delegato prima della Lancia e poi dell'Alfa Romeo. Nel 2008 ha lasciato il colosso automobilistico guidato da Sergio Marchionne ed è diventato amministratore delegato della Giulio Einaudi Editore (gruppo Mondadori). Da qui è stato chiamato dai Lavazza al vertice operativo della loro storica azienda, fondata nel 1885 a Torino, che ne è giustamente orgogliosa.