Ne esce maluccio, il Nord Ovest, da un
nuovo studio sui ritardi dei pagamenti dei fornitori da parte degli
enti pubblici. Tant'è vero che l'onore è salvato soltanto da due
piccoli comuni piemontesi, gli unici soggetti a figurare in una delle
tre classifiche nazionali relative ai venti migliori pagatori;
mentre sette si trovano nelle graduatorie che comprendono i venti
maggiori ritardatari.
Lo studio in questione è appena stato
pubblicato dalla Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole
imprese di imprese, che, fra l'altro, se l'è presa anche con
Equitalia, accusata di predicare bene e razzolare male: “Quando era
chiamata a riscuotere – ha scritto la Cgia – non guardava in
faccia nessuno. Nei confronti dei contribuenti era rigorosa,
inflessibile e non ammetteva alcuna giustificazione. Per contro,
quando doveva onorare gli impegni contrattuali sottoscritti, almeno
alla luce di quanto è accaduto nel 2016, questa precisione e
meticolosità nel rispettare le scadenze sfumavano, al punto che
liquidava i propri fornitori oltre i termini di legge”.
Nel 2016, Equitalia ha pagato con 13
giorni di ritardo, medi ponderati, rispetto ai 30 giorni che la legge
prevede come termine entro il quale le amministrazioni pubbliche
devono saldare le fatture. L'Inps ha ritardato di 29 giorni,
mediamente. E tanti altri enti, ministeri compresi, hanno fatto
ancora peggio, molto peggio.
Comunque, tornando al Nord Ovest, il
gol della bandiera l'hanno segnato i piccoli comuni piemontesi di Oldenico
(Vercelli) e di Germagno (Verbania): entrambi con poco più di 200 abitanti, l'anno scorso, si sono
piazzati tra i primi venti migliori pagatori della categoria.
Oldenico ha saldato le fatture dei fornitori addirittura con 28
giorni di anticipo rispetto al limite previsto dalla legge, ottenendo
così la medaglia di bronzo, a pari merito con due municipi lombardi
(l'oro è andato al comune sardo di Lunamatrona e l'argento ad Aiello
del Friuli: il primo ha pagato con un anticipo di 30 giorni rispetto
alla scadenza e il secondo con 29 giorni).
Proprio Verbania, invece, è risultata
in testa alla graduatoria italiana delle province che, nel 2016,
hanno pagato i fornitori con i maggiori ritardi: quello attribuito a
Verbania è stato di 175 giorni, ancora più di Ascoli Piceno,
seconda con 111 e i 94 di Benevento, terza.
Le altre province del Nord Ovest
entrate nella classifica dei venti peggiori pagatori sono: la Spezia,
quarta con 69 giorni di ritardo, la Città Metropolitana di Torino,
decima con 49 giorni, Alessandria dodicesima con 46 e Asti
diciasettesima con 35. Nessuna tra le venti che hanno pagato in
anticipo.
Per quanto riguarda gli enti della
sanità pubblica, situazione analoga alla precedente: nessuna Asl o
Usl o soggetto simile di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, tra i
primi 20 enti del Servizio sanitario nazionale che hanno pagato i
fornitori in anticipo rispetto alla scadenza prevista dalla legge;
mentre tre sono tra i venti con i maggiori ritardi.
Si tratta dell'Azienda
ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità (Novara), ottava a
livello italiano per i suoi 100 giorni di ritardo, l'Asl della
provincia di Biella, diciasettesima per i suoi 65 giorni e l'Asl
Torino 3, ventesima per i 56 giorni.
Lo studio della Cgia di Mestre non
comprende le Regioni, “per l'impossibilità di realizzare un
confronta a causa della mancanza di dati omogenei”.