Nel nuovo, corposo, Rapporto sulla
stabilità finanziaria, appena pubblicato dalla Banca d'Italia, si
possono trovare diverse notizie interessanti, che sono altrettanti
spunti di riflessione. Fra l'altro, infatti, si può leggere che “La
ricchezza finanziaria lorda delle famiglie è lievemente aumentata
(quasi l'1%) nel primo semestre del 2017, per effetto della
rivalutazione delle attività”. Cioè, perché è cresciuto il
valore di mercato dei beni posseduti, come le azioni e i titoli di
Stato.
Però, la stessa Banca d'Italia
aggiunge subito che, comunque, la ricchezza finanziaria delle
famiglie “in termini reali e pro capite, rimane più bassa del 12%
rispetto a quella del 2007”, quando è incominciata la grande crisi, che non è ancora finita. E la botta
presa fa ancora male, tanto che “i nuovi investimenti finanziari
sono diminuiti e si sono concentrati in strumenti del risparmio
gestito, principalmente quote di fondi comuni, la cui espansione è
stata favorita dall'avvio dei piani individuali di risparmio a lungo
termine (Pir)”.
Ulteriore precisazione: “Sono
proseguiti i forti disinvestimenti di obbligazioni bancarie”.
Quelle detenute dalle famiglie sono scese a 118 miliardi. A settembre
il calo è risultato addirittura del 30% rispetto allo stesso mese
dell'anno scorso, dopo che già a marzo il calo annuo era del 24,2% e
del 22,6% a settembre del 2016. D'altra parte, appare assolutamente
logico e inevitabile dopo quanto è successo con le banche che hanno
fatto perdere tutto, o quasi tutto, ai loro investitori.
Anche così si spiega la progressiva crescita dei depositi delle famiglie in banca: 1.034 miliardi alla fine di settembre 2017, ancora il 3,4% in più rispetto a dodici mesi prima.
Quanto ai debiti delle famiglie, “in
rapporto al reddito disponibile, sono stabili, su livello molto
contenuti nel confronto internazionale”. In effetti, come
specificato dalla Banca d'Italia nel suo Rapporto, i debiti
finanziari delle famiglie sono pari al 41,4% del Pil nazionale, il
livello più basso di tutti i Paesi dell'area euro e non solo.
Persino il secondo Paese con le famiglie meno indebitate, che è
l'Irlanda, presenta un tasso del 49,9%, mentre il terzo, l'Austria,
evidenzia il 50,5% e la mitica Germanica il 53,1%.
In Francia, le famiglie hanno debiti
finanziari pari al 58,2%, in Spagna al 63,1% e l'Olanda, che vuole
sempre fare la maestrina, al 106,8%. La media dell'area euro è del
58,15% . Il rapporto del Regno Unito è dell'86,5%, a fronte del
78,2% degli Usa, il 54,8% del Giappone e il 99,7% del Canada.
Ben diversa, invece, è la situazione
del debito pubblico, in merito al quale l'Italia viene continuamente
bacchettata un po' da tutti, dal Fondo Monetario Internazionale, alla
Ue, alla Bce, alle agenzie di rating e così via. L'Italia, infatti,
denuncia un debito pubblico pari al 132,1% del suo Pil, quota
inferiore soltanto a quelle del Giappone (240,3%) e della Grecia
(179,6%). Fanno meglio di noi anche il Portogallo (126,4%), il Belgio
(103,8%) e gli Usa (108,1%).
Poco sotto il 100% sono la Francia e la
Spagna. La media dell'area euro è dell'89,3%. Campioni dell'euro
zona per il più basso tasso di debito pubblico rispetto al Pil sono
quegli stessi Paesi Bassi, che, al contrario, hanno il tasso più
alto d'indebitamento delle famiglie.
Antonio Patuelli, presidente Abi |