di Mauro Zangola*
Nella Città Metropolitana di Torino, nel corso del 2019 l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile. È cresciuta invece di 41.000 unità (+ 3,4%) negli ultimi cinque anni, a partire cioè dalla fine della seconda recessione, recuperando il 70% dei posti di lavoro persi a partire dal 2004.
Nel 2019 La disoccupazione è diminuita. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 9,2% all’8,3%. Negli ultimi cinque anni è sceso di quattro punti percentuali. Ne hanno beneficiato i lavoratori alle dipendenze, ma non gli autonomi, in crisi continua: negli ultimi 15 anni sono diminuiti del 14%, mentre gli addetti alle dipendenze sono cresciuti del 10%.
Il terziario si conferma di gran lunga il principale sbocco occupazionale dei torinesi e, soprattutto, delle donne, la cui condizione lavorativa è migliorata, ma non abbastanza. Il divario con i tassi di occupazione e di disoccupazione degli uomini si sono ridotti, ma rimangono elevati. Le donne soffrono molto più degli uomini a causa dei problemi di “sovra istruzione” e del massiccio utilizzo del part time “involontario”.
Il lavoro per i giovani e, in particolare, per le ragazze, rimane un’emergenza. A Torino più di 50.000 giovani incontrano difficoltà nel realizzare un “normale” progetto di vita. Un problema con elevati costi individuali e sociali, foriero di povertà e diseguaglianze.
Il lavoro è sempre più discontinuo. Quasi un terzo dei rapporti di lavoro a tempo determinato ha una durata inferiore a sette giorni; il 12% dura un giorno. Una situazione che crea, soprattutto nei giovani, gravi situazioni di precarietà e incertezza sul futuro.
Nonostante i miglioramenti, Torino figura attorno al cinquantesimo posto nel ranking nazionale delle province in grado di creare lavoro. Non va meglio il Piemonte, che non figura mai tra le prime cinque regioni più “performanti”. In entrambi casi, la fanno da padroni la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto, che piazzano numerose province nella graduatoria delle prime dieci.
Rimangono senza soluzione i “paradossi “del mercato del lavoro: il lavoro c’è ma le aziende non trovano le professionalità di cui hanno bisogno; abbiamo carenza di laureati, ma la qualità della domanda di lavoro si abbassa.
Stando alle conclusioni a cui è pervenuto lo studio, la nuova grave emergenza da Coronavirus si sta sviluppando in una realtà dove il lavoro, a Torino, ha mostrato segni di ripresa sul piano congiunturale; ma le fragilità rimangono e riguardano gli stessi soggetti: i giovani, a causa soprattutto dell’esplosione del lavoro discontinuo, e le donne, i cui successi nello studio non sono premiati nel lavoro. Rimangono anche i “paradossi” che non si risolvono con le denunce ma con programmi di medio-lungo periodo.
Si tratta di problemi che certamente si ripresenteranno al termine della crisi, con gradi di intensità che al momento non siamo in grado di prevedere.
* Mauro Zangola, economista, già responsabile dell'Ufficio studi dell'Unione Industriale di Torino, autore di diverse pubblicazioni. Ha appena scritto “Un'analisi del lavoro a Torino prima dell'emergenza Covid-19”, del quale qui sono state riportate le conclusioni.