Il lavoro agricolo dei migranti nel Cuneese nel nuovo Quaderno della Fondazione Crc

Una fotografia dettagliata su uno dei temi chiave per la provincia di Cuneo: il lavoro dei migranti nel comparto agricolo. Questo il focus del Quaderno 38 della Fondazione Crc intitolato “Lavoro migrante in agricoltura. I distretti della frutta e del vino nel Cuneese”, scaricabile dal sito www.fondazionecrc.it e presentato negli scorsi giorni con un evento online. La ricerca, coordinata dal Centro Studi e Innovazione della Fondazione Crc e svolta in collaborazione con i centri di ricerca Fieri e Labor, fornisce numeri e analisi descrittive del lavoro stagionale nel comparto agricolo, approfondendo i mutamenti che il comparto sta attraversando: dall’allungamento della stagionalità del lavoro alle differenti origini dei nuovi migranti, dalla domanda di soluzioni abitative alle sfide per le istituzioni e il Terzo Settore.
La ricerca propone confronti tra la provincia di Cuneo, il Piemonte, l’Italia e il resto d’Europa e offre due importanti approfondimenti qualitativi sul distretto della frutta di Saluzzo e sul distretto viticolo di Alba: l’obiettivo è cogliere le sfide e le criticità che le imprese locali si trovano ogni giorno ad affrontare e provare a individuare, insieme ai tanti soggetti coinvolti in questa partita, buone prassi attive e possibili interventi da mettere in atto.
Dalla fotografia fornita dalla ricerca emergono alcuni spunti di particolare interesse: allungamento della stagionalità del lavoro agricolo (mentre un tempo il lavoro era concentrato nei picchi di raccolta, tra luglio e ottobre, oggi il lavoro, anche per le modifiche di alcune colture, inizia con le reti antigrandine ad aprile e finisce con le mele tardive a novembre); raddoppio dei lavoratori stranieri impiegati in agricoltura nel momento di picco stagionale, che passano da 4.515 nel 2010 a 9.568 nel 2019; intenso turnover di forza lavoro in Piemonte, soprattutto a Saluzzo (meno di due terzi degli immigrati impiegati nel settore agricolo locale torna a lavorare in Piemonte a distanza di quattro anni).
Inoltre: differenti qualifiche richieste (la quasi totalità delle mansioni dei lavoratori immigrati del distretto di Saluzzo sono a bassa qualifica, mentre il distretto di Alba richiede circa un terzo di mansioni di media-alta qualifica); specializzazione (la permanenza della forza lavoro straniera in un distretto lavorativo, ad esempio, degli albanesi) ha coinciso nel tempo con un cambio di mansioni (da raccoglitori a magazzinieri; da potatori a manutentori).
A partire da queste evidenze, il Quaderno si chiude con alcune proposte per una gestione virtuosa del fenomeno. Tra queste, la possibilità di progettare soluzioni di accoglienza abitativa per i lavoratori stagionali diffuse sul territorio e sostenere le soluzioni ricettive interne/adiacenti alle aziende, promuovendo azioni congiunte di contrasto alle discriminazioni nel mercato immobiliare e di sostegno ai contratti privati di locazione per gli stagionali. Il miglioramento degli strumenti dedicati a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con la previsione di un sistema centralizzato che eviti la competizione tra piattaforme e sistemi paralleli. Infine, la promozione di marchi etici e di qualità che rendano chiaramente riconoscibile al consumatore tutta la filiera, dalla produzione fino alla distribuzione.
“Questo lavoro si inserisce in un percorso di iniziative promosse dalla Fondazione Crc sul settore agroalimentare, a partire dall’approfondimento proposto nel 2018 con il Quaderno 35 Coltivare innovazione. La ricerca sul lavoro migrante in agricoltura analizza un aspetto che ha da tempo un impatto significativo sul benessere e sulla coesione sociale delle nostre comunità ed è alla base di molti prodotti di eccellenza della nostra provincia” ha commentato Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Crc.