Carige cede ad Amco crediti deteriorati (contratti di leasing da 70 milioni di euro)

 Banca Carige ha ceduto ad Amco un portafoglio di crediti deteriorati derivanti da contratti di leasing inclusi nel perimetro di cessione definito fra le parti nel dicembre 2019. La cessione riguarda un portafoglio con un valore lordo di bilancio di circa 70 milioni di euro ed è composto da crediti in sofferenza e Utp derivanti da contratti di leasing prevalentemente di natura immobiliare. 
L’operazione rappresenta per Amco la prima acquisizione di crediti in leasing e per Banca Carige il sostanziale completamento della strategia di radicale derisking impostata nel 2019. Per Banca Carige la cessione determina un ulteriore miglioramento della qualità degli attivi, riflesso in indicatori di rischio già ai migliori livelli di sistema. Le parti hanno concordato di negoziare il trasferimento di un’ulteriore tranche di posizioni deteriorate relative all’attività di leasing, da finalizzare eventualmente entro la fine del corrente anno.
Amco–Asset Management Company con 34 miliardi di euro di Npe a fine 2020 relativi a 45 mila imprese italiane e una storia ventennale (come Sga), è leader nella gestione dei crediti deteriorati, punto di riferimento nel mercato degli Npe in Italia. Partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, è una full-service credit management company che opera sul mercato.

Meno del 32% delle imprese del Piemonte intende utilizzare finanziamenti europei

In Italia, il 36,2% delle imprese ha intenzione di utilizzare i finanziamenti europei e i fondi comunitari. In particolare, la quota delle aziende che si propone di farlo è del 35,6% in Liguria, ma solo del 32,6% in Valle d'Aosta e del 31,8% in Piemonte. Comunque, per avvalersi di queste risorse chiede soprattutto una netta semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica, oltre che assistenza tecnica. A mostrarlo è l’indagine effettuata da SiCamera e InfoCamere su oltre 32mila imprese. Dunque, la pandemia e la discussione intorno alle nuove risorse europee potrebbe essere all’origine della rinnovata attenzione delle imprese italiane all’utilizzo dei finanziamenti della Ue.
Ma per affrontare la scrittura e la presentazione delle domande, una impresa su due lamenta la difficoltà di adempiere alle richieste, oltre un quarto sottolinea l’eccessiva distanza di tempo tra richieste e assistenza e la modesta rispondenza degli strumenti alle esigenze delle imprese. Quote minori di imprese indicano tra le criticità soprattutto il fatto che i settori dei bandi non sono attinenti alle attività dell’impresa (17,8%), la contenuta assistenza da parte delle amministrazioni responsabili dei bandi (14%), le dimensioni imprenditoriali troppo limitate (13,6%), la scarsa chiarezza degli istituti di credito (13,2%) e le difficoltà legate all’obbligo di presentare garanzie e/o fidejussioni (10,9%).
Per ovviare a queste problematiche, per oltre la metà delle imprese intervistate sarebbe indispensabile una semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica (33,9%), l’assistenza tecnica per l’accesso ai bandi e in itinere (19,9%), una documentazione amministrativa standard (13,6%), una comunicazione maggiormente mirata a target specifici (13%), un’informazione più approfondita sulla tempistica di avvio dei bandi (12,6%) e tempi certi per la pubblicazione degli avvisi, la valutazione del progetto e i pagamenti (8,5%).
La salute e il benessere sono considerati dalle imprese, a prescindere dalla crisi epidemiologica, i settori fondamentali sui quali concentrare le risorse comunitarie (li indicano il 43,8% degli intervistati), in quanto precondizioni essenziali dello sviluppo. Tra gli altri ambiti di intervento segnalati dagli imprenditori figurano le politiche del lavoro (32,3%), l’istruzione di qualità (31,2%), le azioni dirette alla riduzione della povertà (24,4%), il maggior utilizzo delle fonti rinnovabili (13,9%), la dotazione infrastrutturale del territorio (13,6%), la ricerca e l’innovazione tecnologica (10,4%), la giustizia (riduzione dei tempi: 10,2%), una maggiore sicurezza e legalità (9,9%) e il tema della mobilità e dei trasporti (8,7%).
Alla sfida del nuovo settennato di programmazione comunitaria, comunque, le imprese italiane si presentano relativamente preparate. L’indagine effettuata nell’ambito di Sisprint mostra, infatti, che il 24,6% delle imprese è a conoscenza della politica di coesione territoriale dell’Unione europea, con la Basilicata tra le regioni più informate (35,4%). Il 22,1% delle imprese manifatturiere conosce invece il Piano nazionale Transizione 4.0. Nel dettaglio, il 21,9% delle imprese manifatturiere ha già adottato tecnologie 4.0, puntando soprattutto sul digital marketing (5,7%), sulle tecnologie per la simulazione tra macchine interconnesse finalizzata all’ottimizzazione dei processi (5,2%), sui robot collaborativi interconnessi (5%), sulle stampanti 3D (3,9%) e sul big data analitics (3,7%). Per quanto concerne la Smart Specialisation Strategy (S3 o RIS3), infine, le imprese che ne sono a conoscenza si attestano al 5,4%.

Fondazione Cr Alessandria ora in campo per sostenere la campagna vaccinale

 In seguito all'emergenza Covid, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha disposto un plafond di 245.000 euro a favore di Croce Rossa, Croce Verde e Castellazzo Soccorso della provincia di Alessandria (convenzionati con il 118), per contrastare l’emergenza nelle Rsa/Raf e dell’As e Aso, per l’acquisto di dispositivi medici e di sicurezza.
Altri interventi importanti sono stati destinati all’Associazione Giustizia e Carità per il progetto “Neonati”, rivolto alla prima infanzia, al Cissaca per contrastare l’esclusione sociale, all’Associazione Lab121 per una piattaforma di aiuto psicologico, di ascolto e di supporto, alla Comunità San Benedetto al Porto, per uno sportello espressamente dedicato all’accesso agli aiuti. E ancora, unitamente a tutte le Fondazioni Bancarie del Piemonte, un contributo a favore di alcune iniziative promosse dalla Regione Piemonte nell’ottica di ridurre o almeno contenere la povertà e il disagio sociale collegati alla situazione epidemiologica in atto, per un totale di due milioni di euro.
Insieme a Fondazione Solidal Onlus, la Fondazione Cr Alessandria ha promosso una raccolta fondi che ha superato il miline di euro. Il ricavato è stato utilizzato dall’Azienda Ospedaliera di Alessandria e dall’Asl AL per l’acquisto di materiale utile alla cura dei pazienti e ai dispositivi di protezione per gli operatori sanitari: sei letti di rianimazione, un tavolo operatorio e cento caschi Cpap per i pazienti ricoverati, oltre a sedicimila mascherine FFP3, un milione di guanti monouso in nitrile, diecimila camici di protezione, mille visiere protettive e settantamila mascherine chirurgiche.
Ora, la Fondazione alessandrina prosegue nell’impegno a favore della comunità, con l’intenzione di intervenire per contrastare il perdurare dell’emergenza sanitaria con un progetto proprio, destinato al sostegno della campagna vaccinale sul territorio alessandrino, che si articolerà in una serie di azioni indirizzate a questa finalità. Un primo intervento previsto sarà dotare la Protezione Civile di sei gazebo idonei a costituire le postazioni per le vaccinazioni, con sale di attesa e di osservazione e un altro a favore della Croce Rossa consentirà l’acquisto di cinque defibrillatori, utili sia per le postazioni vaccinali, sia per integrare gli equipaggiamenti delle ambulanze che effettueranno vaccinazioni a domicilio di anziani e persone allettate.

John Elkann si è tagliato gli stipendi 2020 minore remunerazione da Fca e Ferrari

John Elkann, nel 2020, si è tagliato gli “stipendi”, nonostante l'indubbio aumento degli impegni, a partire da quello finalizzato alla fusione tra Fca e Psa-Peugeot, che ha portato alla nascita di Stellantis. L'anno scorso, il numero uno della capogruppo Exor e della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi per il suo incarico di presidente esecutivo della controllata Fca è stato remunerato con 2.391.177 euro, quasi un milione e mezzo in meno rispetto al 2019, quando aveva ricevuto 3.849.946 euro. E una riduzione ancora maggiore, almeno percentualmente, l'ha avuta da un'altra sua controllata, la Ferrari, che nel 2020 l'ha compensato con 77.790 euro, a fronte dei 223.586 dell'anno prima, sebbene abbia aggiunto all'incarico di presidente e consigliere esecutivo anche quello di amministratore delegato, in seguito alle dimissioni dell' ad Luis Camilleri, che ha lasciato la Casa di Maranello con 375.846 euro (la sua remunerazione 2019 era stata di 887.735 euro).
Del consiglio di amministrazione della Ferrari ha fatto parte, dall'aprile 2020 fino al 13 febbraio scorso, il genovese d'azione Roberto Cingolani, che si è dimesso appena è stato nominato ministro della Transizione ecologica nel governo di Mario Draghi. Per i mesi passati come amministratore della Ferrari, Cingolani non ha ricevuto alcuna remunerazione.
Tornando al vertice di Fca, la relazione sulle remunerazioni 2020 dei consiglieri di amministrazione mostra che anche Mike Manley, allora Ceo e oggi responsabile delle attività di Stellantis nel Nord America, si è visto ridurre il compenso: a 11.729.558 euro dai 13.280.913 dell'anno precedente. Ma meno che nel 2019 hanno ricevuto da Fca anche i due consiglieri di amministrazione piemontesi: Andrea Agnelli, la cui remunerazione è scesa a 45.888 euro dai 180.157 del 2019 ed Ermenegildo Zegna, fra l'altro presidente dello storico gruppo biellese di famiglia. Ermenegildo Zegna è stato remunerato da Fca con 68.037 euro, mentre ne aveva ricevuti 205.626 nel 2019.

Il Covid frena le liti tra fisco e contribuenti 4.355 i nuovi ricorsi alle nostre Ctp (-29%)

La pandemia ha frenato anche la “guerra” tra fisco e contribuenti, nel Nord Ovest come nel resto d'Italia. L'anno scorso, infatti, le Commissioni tributarie provinciali (Ctp) delle nostre tre regioni hanno ricevuto 4.355 nuovi ricorsi, il 28,8% in meno rispetto al 2019, quando erano stati 6.119. Le Ctp, primo grado di giudizio, ne hanno registrati 2.497 in Piemonte (3.671 l'anno prima), 1.800 in Liguria (2.352) e 58 in Valle d'Aosta (96). In tutto il Paese sono stati contate 108.634 nuove controversie nel 2020, a fronte delle 142.158 del 2019 e le 153.345 del 2018.
Venendo ai nuovi ricorsi pervenuti alle singole Commissioni tributarie provinciali del Nord Ovest nel 2020, il Mef-ministero dell'economia e delle finanze ne ha censiti 1.006 a Genova, 234 a Imperia, 274 a La Spezia, 286 a Savona, 370 ad Alessandria, 94 ad Asti, 109 a Biella, 220 a Cuneo, 243 a Novara, 1.292 a Torino, 92 a Verbania e 77 Vercelli.
In particolare, nell'ultimo trimestre dell'anno scorso, fortemente condizionato dal Covid, le Commissioni tributarie provinciali, tra tutte, hanno ricevuto 541 nuovi ricorsi in Piemonte (per un valore complessivo delle controversie di 62,529 milioni di euro), 318 in Liguria (per 42,700 milioni) e 17 in Valle d'Aosta (per 1,174 milioni). A livello nazionale, le nuove controversie presentate in primo grado presso le Commissioni tributarie provinciali sono state pari a 18.345, in diminuzione del 43,68% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2019.
Inevitabilmente, a causa del Coronavirus, alla data del 31 dicembre 2020 le controversie tributarie pendenti davanti alle Ctp dell'intero Paese erano 204.962, a fronte delle 197.880 di fine 2019, mentre sono risultate 101.552 quelle definite, 68.600 in meno rispetto al 2019. Sempre a livello nazional, nelle Ctp la quota di giudizi completamente favorevoli all’Ente impositore si è attestata al 50%, per un valore complessivo di 1,661 miliardi di euro, mentre quella dei giudizi completamente favorevoli al contribuente è stata di circa il 28%, per un valore di 461 milioni di euro. La percentuale delle controversie concluse con giudizi intermedi è stata del 10%, per un valore complessivo di 312 milioni di euro.
Poco diversa la situazione nelle Commissioni tributarie regionali, grado di appello: la quota di giudizi completamente favorevoli all’ente impositore è stata del 48%, per un valore complessivo di 1.220 miliardi di euro, quella dei giudizi completamente positivi nei confronti del contribuente è stata di circa il 31%, per un valore complessivo di 542 milioni e le controversie concluse con giudizi intermedi rcirca l’8%, per un valore complessivo di 172 milioni di euro.

I tre aeroporti del Nord Ovest, a febbraio soltanto 1.451 voli e 30.518 passeggeri

A bassissima quota anche il mese scorso. Gli aeroporti restano quasi deserti. Lo confermano i nuovi dati di Assaeroporti, l'associazione nazionale che rappresenta gli scali italiani. A febbraio, in tutto il Paese sono stati registrati 28.947 movimenti (decolli e atterraggi), il 72,7% in meno rispetto allo stesso mese dell'anno scorso e i relativi passeggeri sono risultati 1.393.120 (-87,4%). In particolare, al “Sandro Pertini” di Torino-Caselle è andata ancora peggio: i movimenti sono stati 787 (-77,4%) e i passeggeri 21.989 (-93%). E poco meglio ha fatto il “Cristoforo Colombo” di Genova, con 446 voli (-58,3%) e 6.156 passeggeri (-90,9%).
A contenere maggiormente le perdite è stato il piccolo aeroporto di Cuneo Levaldigi, che, il mese scorso, ha registrato 218 movimenti (-25,1% rispetto a (febbraio 2020) e 2.373 passeggeri (-76,6%). Quanto ai cargo, Assaeroporti ha rilevato la movimentazione aerea di 66 tonnellate di merci nello scalo di Genova (-65,1%) e di 29,9 tonnellate in quello di Torino-Caselle (-88,8%).
Complessivamente i tre scali del Nord Ovest hanno contato 1.451 voli, neppure 52 al giorno e 30.518 passeggeri, cioè 9.314 al giorno.

Turismo, Italia sorpassata dalla Germania

La pandemia ha sconvolto la mappa del turismo in Europa, con la Germania che sorpassa addirittura l’Italia e si classifica come la principale destinazione turistica del Vecchio Continente. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Eurostat dai quali si evidenzia che l’Italia nel 2020 è scesa ad appena 203 milioni di pernottamenti per effetto del crollo del 53%, contro i 261 milioni della Germania (-40%) mentre la Spagna si posiziona al terzo posto con quasi 144 milioni (-69%). A pesare sul drammatico crollo delle presenze in Italia – sottolinea la Coldiretti – è stata soprattutto la mancanza di turisti stranieri con un calo del 70% dei pernottamenti dei non residenti mentre la diminuzione del turismo domestico è stata del 36%.
L’assenza di stranieri in Italia grava sull’ospitalità turistica nelle mete più gettonate che risentono notevolmente della loro mancanza anche perché i visitatori dall’estero hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa. A essere penalizzate sono state soprattutto le città d’arte, come Firenze e Venezia, Roma, Napoli, Torin), ma anche gli oltre 24mila agriturismi nazionali dove gli stranieri in alcune regioni rappresentano tradizionalmente più della metà degli ospiti.
Alla luce delle difficoltà per la ripresa dei contagi a Pasqua, l’accelerazione nella campagna di vaccinazione e il green pass che consente gli spostamenti tra Paesi dell’Unione Europea potrebbe salvare l’estate degli stranieri in vacanza in Italia.
La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per le mancate spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Non è un caso che nel 2020 a far registrare il risultato più negativo nei consumi sono stati gli alberghi e i ristoranti con un calo del 40,2%, seguiti dai trasporti che si riducono del 26,5% e dalle spese per ricreazione e cultura che scendono del 22,8%. E’ importante che con l’avanzare della campagna di vaccinazione e l’apertura delle frontiere si proceda anche alla ripartenza delle attività di ristorazione a pranzo e cena, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. Il cibo, infatti, è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti.

Per le prime 20 quotate del Nord Ovest capitalizzazione +6,5% nel mese scorso

Nel mese scorso, il valore borsistico delle prime 20 quotate del Nord Ovest per capitalizzazione è aumentato complessivamente di 11,248 miliardi e del 6,5%. Alla fine di febbraio, infatti, insieme capitalizzavano 184,096 miliardi, a fronte dei 172,848 miliardi dell'ultima seduta di gennaio. Soltanto cinque delle “big” del Nord Ovest hanno chiuso febbraio con una quotazione inferiore al mese precedente. E' successo a Diasorin (la capitalizzazione è scesa sa 10,065 a 9,093 miliardi), alla Erg (da 3,802 a 5,600 miliardi), alla Ferrari (da 33,257 a 31,291 miliardi), all'Italgas (da 4,025 a 3,977 miliardi) e a Reply (da 3,759 a 3,591 miliardi).

Il valore borsistico è rimasto per la Guala Closures di Spinetta Marengo, quindi a 511 miliardi. Mentre è aumentato per le restanti 14, a partire da Stellantis, che ha mantenuto il primo posto nella classifica relativa alle venti quotate del Nord Ovest con maggiore capitalizzazione con i suoi 41,900 miliardi (39,238 alla fine di gennaio). Stellantis ha preceduto ancora Intesa Sanpaolo, la cui capitalizzazione è risultata di 41,383 miliardi. La società che ha come principale azionista la Fondazione Compagnia di San Paolo il 29 gennaio valeva 35,076 miliardi, il 18% in meno. Sul terzo gradino del podio ha concluso il mese passato la Ferrari, che ha preceduto anche Cnh Industrial, quarta con 16,726 miliardi (14,452 a fine gennaio) e la controllante Exor, nonostante il rialzo da 14,899 a 16,027 miliardi.

Al sesto posto nella nuova graduatoria si trova Diasorin, al settimo Buzzi Unicem (4,036 miliardi a fronte dei 3,904 del 29 gennaio), all'ottavo Italgas, al nono la genovese Erg e al decimo la torinese Reply. Seguono, nell'ordine, Astm (3.572 miliardi, dai 2,572 di fine gennaio), Iren (2,679 miliardi dai 2,653 precedenti), Autogrill (1,364 miliardi dai 1,110), Juventus (1,91 miliardi da 1,025), Tinexta (979 milioni dai 921), Sanlorenzo (738 milioni dai 620), Cir (631 milioni dai 588), Guala Closures, Dea Capital (334 milioni dai 319) e Rcs MediaGroup (316 milioni dai 269).

Ecco il bilancio del vitivinicolo piemontese

E' stato un anno double face, il 2020, per il settore vitivinicolo del Piemonte e del resto d'Italia. Rispetto al 2019, sono aumentate le superfici coltivate a vigneto e la produzione di uva da vino; ma, a causa anche della pandemia, sono diminuiti i prezzi di diverse uve, soprattutto quelle destinate alla produzione dei vini più prestigiosi, a partire dal Barolo. A rilevarlo sono state Unioncamere e Bmti (società del sistema camerale italiano per la regolazione, lo sviluppo e la trasparenza del mercato e per la diffusione dei prezzi e dell’informazione economica), che hanno analizzato l’andamento del mercato delle uve da vino nel 2020.
Con l' ultima vendemmia, in Italia, sono stati raccolti oltre 70 milioni di quintali di uve da vino, il 3% in più rispetto al 2019 e il 2% in più rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. Questo incremento è il risultato di un andamento climatico che, nel complesso, ha favorito la maturazione dell’uva e la sua buona qualità. Come altri comparti dell’agroalimentare, però, anche il mercato vinicolo ha risentito dell’impatto del Covid-19. A fronte del buon andamento nelle quantità, con l’Italia che mantiene la leadership mondiale nella produzione di vino, meno positivo è stato il riscontro nei listini all’ingrosso, a causa della chiusura totale dell’Ho.re.ca. (hotel, ristoranti e caffè) durante il lockdown di marzo e aprile e le successive chiusure parziali nell’ultima parte dell’anno. A subirne maggiormente le conseguenze sono stati proprio i vini di qualità, che sono i più consumati nella ristorazione.
Secondo i dati di Unioncamere e Bmti, i prezzi del vino hanno subito un calo medio dell’1,4% rispetto al 2019. Più accentuata, però, è risultata la flessione in chiusura d’anno, con un calo del 5% a dicembre su base annua. Pur con importanti eccezioni, il 2020 ha segnato ribassi anche per i prezzi delle uve da vino di diverse aree produttive del nostro Paese.
In particolare, in Piemonte, il 2020 ha mostrato un ulteriore aumento dei prezzi delle uve Barbera, a conferma del buon andamento del mercato (e delle vendite) registrato negli ultimi anni. Sulla piazza di Alessandria, i prezzi delle uve atte al Barbera d’Asti sono cresciute del 4,5% rispetto al 2019. E un aumento del 6,4% è stato registrato per le uve Barbera del Monferrato biologico (+6,4%). Una sostanziale stabilità, invece, si è osservata per le uve atte a Dolcetto, sia d’Acqui che d’Ovada. Prezzi in ulteriore calo, al contrario, per le uve atte a Gavi (-8,8%).
Sulla piazza di Asti, i prezzi delle uve destinate alla produzione di Barbera d’Asti Dogc si sono mantenuti invariate rispetto all’annata 2019. Per le uve Nebbiolo, atte alla produzione di Terre Alfieri Doc, il 2020 ha mostrato un’ulteriore crescita, con un rialzo del 2,2% rispetto all’annata precedente (rispetto alla media del quinquennio 2015- 2019 la crescita è del 15%). Quanto
alle uve per il Moscato Dogc scambiate sulla piazza di Asti, i prezzi hanno mostrato il cedimento di poco meno del 5% nel confronto con il 2019, mantenendosi comunque all’interno dell’intervallo di 100-110 euro a quintale, che ha caratterizzato le ultime annate. Anche per i prezzi delle uve destinate alla produzione di Piemonte Moscato Doc si è osservata una contrazione (-6,7%), dopo la sostanziale stabilità che si era rilevata nel triennio precedente.
Infine, la provincia di Cuneo. La riduzione dei prezzi in rapporto all’annata 2019 ha riguardato sia le uve Nebbiolo (-34% per le uve atte a Barolo senza menzione geografica aggiuntiva) che le uve atte a Barbera d’Alba (-22%) e le uve per il Dolcetto d’Alba (-22%).
Fra l'altro, il report di Unioncamere-Bmti riporta che l'anno scorso in Piemonte sono stati raccolti 3.604.540 quintali di uve da vino, lo 0,8% in più rispetto alla vendemmia precedente e il 2,4% in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni. La produzione del Piemonte è risultata pari al 5% del totale nazionale, quota che pone la regione al settimo posto per quantità. Una posizione in più, invece, il Piemonte può vantare per la superficie a vigneto: è sesto con 41.768 ettari, l'1,9% in più rispetto al 2019, ma il 2,3% in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Il vigneto piemontese è pari al 6% di quello italiano (la quota maggiore è della Sicilia, che, con il 17%, tre punti più del Veneto, però primo del Paese per produzione di uve da vino con il 20%).

Densità di imprese di stranieri nel 2020: la Liguria spicca al secondo posto in Italia alla provincia di Imperia il primato locale

La Liguria è al secondo posto in Italia per densità di imprese di stranieri. Unicamente la Toscana ha una quota superiore: il 14,5% a fronte del 14% della Liguria, dove le aziende che fanno capo a uno o più stranieri sono 22.519 al 31 dicembre scorso, ancora 778 in più rispetto a un anno prima. Lo hanno censito Infocamere e Unioncamere. Dalla loro rilevazione, fra l'altro, emerge che le imprese straniere a fine 2020 sono 46.373 in Piemonte (1.637 più che al 31 dicembre 2019) e 713 in Valle d'Aosta (+17). La quota piemontese è del 10,9%, mentre è del 5,8% quella valdostana. In totale, nelle tre regioni del Nord Ovest, le imprese straniere sono 69.605 al 31 dicembre appena passato, 1.732 più di dodici mesi prima.
In Italia è straniera una impresa su dieci. Documentandolo, Infocamere e Unioncamere precisa che l’imprenditoria immigrata guida oltre 630mila aziende (+2,9%): tre su quattro sono individuali. In aumento sono, in particolare, gli imprenditori provenienti da Nigeria, Pakistan e Albania, mentre sono in calo più marcato quelli originari della Cina e del Marocco che, comunque, insieme alla Romania restano in termini assoluti la business community straniera più numerosa nel nostro Paese.
Il commercio al dettaglio è l’attività in cui si cimenta un’impresa straniera su quattro. Ma è nei settori della telecomunicazione e della confezione di articoli di abbigliamento che l’impreditoria immigrata raggiunge il peso più elevato sul totale delle imprese dei vari comparti (rispettivamente 32,8 e 32,5%).
Tornando al Nord Ovest, la disaggregazione dei dati mostra che la provincia dell'area con la quota più alta di imprese di stranieri è Imperia, con il 16,9%, corrispondente a 4.435 aziende, 145 più che al 31 dicembre 2019. Al secondo posto per densità è Genova con il 14,4% (12.353 imprese) e al terzo Novara con l'11,6% (3.397). Seguono, nell'ordine: Torino col 12,7% (27.980), La Spezia con l'11,7% (2.429), Savona con l'11,6% (3.402),Asti con il 10,6% (2.453) come Vercelli (1.684), Alessandria col 10,5% (4.403), Verbania con l'8,9% (1.137), Biella col 6,5% (1.122), Cuneo col 6,3% (4.197) e, fanalino di coda, Aosta col 5,8% (713).
Proprio quella di Aosta, però, è la provincia del Nord Ovest che ha fatto registrare il maggior tasso di crescita di imprese straniere nel 2020: 5,7%, corrispondente a 41 aziende in più. Quindi, vengono Torino (+4,8%, pari a 1.288 imprese), Alessandria (+3,8% e 161), Cuneo (+3,7% e 154), Imperia (+3,5% e 145), Savona (+3,3% e 110), Genova (+3,3% e 394), La Spezia (+3,2% e 75), Asti (+2,8% e 68), Verbania (+2,8% e 31), Novara (+2,7% e 90), Vercelli (+1,9% e 32), infine Biella (+1,3% e 14).

Confesercenti: dal Governo una mancetta del tutto insufficiente a salvare le aziende

In media, meno del 5% della perdita subita: questo riceveranno le imprese del commercio e del turismo dal decreto Sostegni approvato ieri dal governo: il dato emerge da una simulazione fatta da Confesercenti sulla base di quanto previsto dal provvedimento. Si sono ipotizzate, infatti, un perdita del 30% e una del 60% e due fatturati per ciascuna fascia di beneficio stabilita dal decreto. Nel caso della prima fascia (100mila euro di fatturato con il 60% di contributo) si va dal 7% di copertura della perdita al 5%. Nella seconda fascia (fatturato dal 100mila a 400mila con il 50% di contributo) il beneficio è del 4,2%. Nelle fasce superiori il beneficio si abbassa ulteriormente. Poiché gran parte delle aziende del commercio e del turismo si trova nelle prime due fasce, ne consegue che per loro il beneficio medio è appunto inferiore al 5%.
In ogni caso, qualsiasi sia il contributo per un anno di perdita, risulta sempre inferiore alla perdita di un mese (salvo in un’unica, isolata ipotesi). Da notare, infine, che i pochissimi casi in cui il beneficio è percentualmente superiore al 5% ciò dipende dal fatto che il decreto prevede l’integrazione a mille euro (duemila per le società) per tutte quelle aziende il cui contributo calcolato con i parametri previsti risultasse inferiore a quella soglia.
Purtroppo - commenta Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Torino- eravamo stati buoni profeti ad anticipare questa situazione: i numeri sono impietosi e configurano l’ennesimo provvedimento incapace di venire incontro alle esigenze di imprese ormai allo stremo. Le poche migliaia di euro che ognuna riceverà basteranno a malapena a pagare una mensilità di affitto o a far fronte a qualche bolletta. Eppure qualche risorsa in più si sarebbe potuta trovare, abolendo provvedimenti come il cashback o la lotteria dello scontrino. E fa male constatare che molti di coloro che potranno aderire al condono fiscale avranno un beneficio superiore a quanti riceveranno il sostegno”.
A questo – continua Banchieri - si aggiunga che l’emergenza non è finita: di per sé insufficiente, il provvedimento lascia fuori il 2021, nonostante le nostre aziende continuino a essere chiuse e non si veda all’orizzonte alcun serio piano per la riapertura. Purtroppo, l’auspicato cambio di passo non c’è stato e si continua con la linea delle ridicole mancette: ma a forza di mancette le aziende muoiono”.

Borsa, 26 delle 42 quotate del Nord Ovest hanno chiuso la settimana con un rialzo

Cairo Communication e Matica Fintec, singolarmente a pari merito, al secondo posto per rialzo in Borsa, oggi, 19 marzo. Le azioni di entrambe le quotate del Nord Ovest hanno fatto registrare l'incremento del 10,78% rispetto a ieri: il titolo Cairo Communication è salito a 1,686 euro quello della novarese Matica Fintec a 1,398 euro. Fra l'altro, in seguito all'aumento odierno tutte le società fanno parte del gruppo delle 26 del Nord Ovest che hanno terminato la settimana con un prezzo superiore a quello di venerdì 12. Sono state invece 14 quelle che alla fine della seduta odierna hanno presentato un confronto negativo e due con la parità (Conafi e Visibilia Editore).
In ribasso, rispetto alla settimana precedente, sono risultate Autogrill (6,25 euro l'ultimo prezzo), Basicnet (4,21), Borgosesia (0,55), Buzzi Unicem (22,33), Cir (0,4795), Dea Capital (1,372), Erg (23,76), Eviso (2,30), Exor (71,04), Fidia (2,60), Italia Independent (1,67), Pattern (4,84), Pininfarina (1.115) e Stellantis.
Delle otto blue chip del Nord Ovest, pertanto, sono state cinque a chiudere la settimana con un segno positivo rispetto a sette giorni prima: Cnh Industrial (13,235 euro), Diasorin (143,1), Ferrari (166,10), Intesa Sanpaolo (2,314) e Italgas (5,33). Le altre “nostre” big con un rialzo sono risultate Guala Closure (8,25 euro), Iren (2,17), Juventus (0,7938), Rcs MediaGroup (0,725), Reply (105,30), Sanlorenzo (22,20) e Tinexta (21,25).

Nord Ovest: a gennaio 13.400 le richieste di Naspi (indennità di disoccupazione)

Sono quasi 13.400 le richieste di indennità di disoccupazione (Naspi) presentate dalle tre regioni del Nord Ovest nel primo mese di quest'anno. In particolare, come rilevato dall'Inps, ne sono state presentate 9.412 dal Piemonte, 3.559 dalla Liguria e 409 dalla Valle d'Aosta. Nell'intero 2020, le domande di Naspi arrivate dal Nord Ovest sono state 173.885: dal Piemote 115.574, dalla Liguria 50.941 e dalla Valle d'Aosta 7.750. L'anno prima erano ne erano state registrate 178.498 (per la precisione, 116.953 in Piemonte, 54.037 in Liguria e 7.468 in Valle d'Aosta).
Il totale delle richieste di Naspi da parte del Nord Ovest nel primo mese di quest'anno è stato pari al 9,4% delle 141.873 domande dell'intera Italia, dove in tutto il 2020 sono risultate 1.971.456 (8,8% la quota del Nord Ovest, quindi inferiore a quella di gennaio di quest'anno). Il peso del Nord Ovest era stato ancora più basso (8,7%) nel 2019, quando a livello nazionale sono state contate 2.042.907 domande di Naspi.

Astm non dà dividendo ma entro fine anno potrebbe distribuire parte delle sue riserve

 “In considerazione dello scenario di incertezza legato al protrarsi della pandemia da Covid-19 eai conseguenti effetti, in particolare, sulla generazione di cassa nel settore autostradale”, il consiglio di amministrazione di Astm, presieduto da Alberto Rubegni, proporrà all'assemblea degli azionisti di destinare l’intero utile d’esercizio di 92,436 milioni al rafforzamento della struttura patrimoniale, attribuendolo interamente alla riserva “Utili portati a nuovo”. Però, lo stesso Cda “auspica di poter valutare la possibile convocazione di un’assemblea degli azionisti, da tenersi entro la fine dell’esercizio, per proporre un’eventuale distribuzione di riserve alla luce di un miglioramento dello scenario economico ed epidemiologico”.
Si conclude con queste affermazioni il comunicato di Astm, leader mondiale nella gestione di reti autostradali e nella progettazione e realizzazione di grandi opere infrastrutturali, che riporta i risultati 2020 della holding e del suo gruppo.
Il volume d’affari è stato di 2,005 miliardi, con una flessione di circa 71,5 milioni, ascrivibile essenzialmente agli impatti derivanti dalla pandemia sui ricavi del settore autostradale. I ricavi netti da pedaggio sono ammontati a 949 milioni (-15,5% rispetto al 2019). I ricavi del settore opere infratrutturali sono stati pari 951,5 milioni (+17%) grazie alla costante crescita dei volumi di attività all’estero. L'ebitda è stato di 547,8 milioni, 244,6 milioni in meno. L'utile di pertinenza del Gruppo è di 108,8 milioni, in crescita del 42,7% rispetto al precedente esercizio, in quanto la flessione intervenuta nell’ebitda è stata rcontrobilanciata dalle variazioni degli ammortamenti e degli accantonamenti, della gestione finanziaria, nonché dell’ammontare delle imposte
L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2020 risulta pari a 848,5 milioni di euro (1,352 miliardi alla stessa data 2019). Il miglioramento intervenuto nell’indebitamento finanziario netto (pari a 503,8 milioni), è sostanzialmente ascrivibile all’iscrizione dei crediti da subentro maturati sulle concessioni scadute delle controllate Ativa, Satap (tronco A21), Salt. (tronco A12). Questi crediti (pari a 729,7 milioni al 31 dicembre scorso) sono relativi al valore degli investimenti autostradali non ammortizzati alla data di scadenza delle concessioni, nonché dei crediti maturati per gli investimenti realizzati dopo la scadenza delle stesse che dovranno essere liquidati al concessionario uscente dal concessionario subentrante.
L’utile 2020 della capogruppo è pari a 92,4 milioni di euro, che si confronta con i 167,8 milioni di euro dell’anno precedente (-44,9%).
Con oltre 11 mila tra dipendenti e collaboratori (+35%) il gruppo nel 2020 ha migliorato i propri livelli occupazionali. Tenuto conto delle circa 5 mila persone che operano in EcoRodovias, il gruppo conta 16 mila occupati nel mondo (oltre 4 mila dipendenti hanno sede di lavoro in Italia).

Il genovese Montani al timone della Bper una nuova possibilità per Banca Carige

E' un navigato genovese il futuro amministratore delegato di Bper, che ha come azionista di riferimento Unipol, il cui numero uno, Carlo Cimbri, ha scelto appunto Piero Luigi Montani per guidare la banca forse interessata a rilevare la Carige, dopo la rinuncia di Cassa Centrale Banca. Classe 1954, Piero Montani, subito dopo essersi diplomato in Ragioneria, nel 1974 viene subito assunto dal Credito Italiano a Genova, dove ha esercitato la propria attività in tutti i principali uffici della banca: sportello, titoli, estero merci, segreteria fidi e sviluppo commerciale. Nel 1982 è nominato procuratore di agenzia a Torino. Inizia, quindi, un percorso di carriera che lo vede impegnato, con responsabilità crescenti, nella banca milanese. Nel 1995 diventa dirigente e subito dopo viene nominato amministratore delegato della Credit Consult Sim (Xelion). Nel 1997 entra in Rolo Banca, a Bologna come condirettore generale, tra l'altro occupandosi del coordinamento delle attività d’integrazione tra Rolo Banca e Credito Italiano.
Nel 1999, Montani esce dal gruppo Credito Italiano ed è nominato direttore generale della Banca Popolare di Novara. Nel 2001 è stato incaricato di avviare e definire un progetto di fusione con la Banca Popolare di Verona, positivamente conclusosi a inizio 2002 con la costituzione del Banco Popolare di Verona e Novara, di cui, nello stesso anno, diventa direttore generale. Nel 2003 lascia il Banco Popolare per assumere la carica di amministratore delegato di Banca Antonveneta che, nel 2007, viene acquistita dal Monte dei Paschi di Siena. Lascia alla fine del 2008. Tre anni dopo viene nominato amministratore delegato di MedioCredito Centrale, banca acquistata da Poste per avviare l’attività della Banca del Mezzogiorno.
Nel 2012, Montani è stato nominato consigliere delegato della Banca Popolare di Milano, dove resta anche per qualche divergenza con il presidente Bonomi. Infatti, a fine ottobre 2013 lo si trova al timone di Carige, chiamato da Malacalza anche su suggerimento di Banca d'Italia. Lo stesso Malacalza nel 2016 non lo conferma.
Pochi giorni fa, quando ormai pensava di godersi la pensione, ecco la chiamata di Carlo Cimbri. I due si conoscono e si stimano da lungo tempo. Cimbri gli propone di guidare la banca emiliana, candidata al matrimonio con Bpm ma – dicono – forse interessata anche a Carige. D'altra parte, già in passato, Unipol si era fatta avanti per entrare in Carige, allora ancora pilotata da Berneschi, sensibile al mondo delle cooperative.
Piero Luigi Montani, sposato, un figlio, gran tifoso della Sampdoria, nel 2002 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Vino, l'Italia leader mondiale per l'export

Nonostante le difficoltà della pandemia, nel 2020 l’Italia ha conquistato il primato mondiale per numero di bottiglie vendute all'estero, dove viene consumato circa la metà del vino italiano. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, la quale ha confermato che il vino è il prodotto agroalimentare Made in Italy più esportato nel mondo, dove nonostante il Covid, ha fatturato 6,3 miliardi di euro.
Un risultato che – continua la Coldiretti – consente all’Italia di riprendersi la leadership mondiale di esportazioni in quantità con oltre 20,8 milioni di ettolitri (-2,4%) ai danni della Spagna e Francia. Tuttavia – aggiunge - con la frenata dell’export e dei consumi interni, oltre 200 milioni di litri di vino in più rispetto allo scorso anno giacciono invenduti nelle cantine italiane. Per effetto della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche in Italia e all’estero, che ha fatto crollare i consumi fuori casa con gravi difficoltà per il settore vitivinicolo italiano in particolar modo quello legato ai vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, a maggior valore aggiunto. La conseguenza – precisa la Coldiretti – è la presenza in cantina di 6,6 miliardi di litri di vino a fine febbraio 2021.
Per questo, la Coldiretti sollecita a non bisogna perdere tempo e a intervenire con una distillazione di emergenza rivolta ai vini a Do e Ig con l’obiettivo di togliere dal consumo alimentare almeno 200 milioni di litri di vini e mosti a valori paragonabili a quelli di mercato per garantire la sopravvivenza delle aziende. Una misura che, peraltro, consentirebbe di produrre 25.000 litri di alcol e gel disinfettanti 100% italiani che oggi vengono in larghissima parte approvvigionati sui mercati internazionali.
In gioco – conclude Coldiretti – c’è il futuro del primo settore dell’export agroalimentare Made in Italy, che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle bioenergie, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dall’enoturismo alla cosmetica fino al mercato del benessere.

Ansaldo Energia vende controllate estere

La genovese Ansaldo Energia ha perfezionato il contratto relativo al trasferimento da Ansaldo Energia e dalla sua controllata Ansaldo Energia Switzerland a Hanwha General Chemical della titolarità delle seguenti società: Ansaldo Thomassen, Ansaldo Energia Holding Usa, Power Systems, Power Systems Manufacturing Japan, Ansaldo Energia Korea, Ansaldo Servicos De Energia Brasil, Ansaldo Energia Messico. È prevedibile che il closing possa perfezionarsi entro giugno prossimo.
Il gruppo Ansaldo Energia è un protagonista internazionale nel campo della generazione elettrica, un player in grado di fornire all’industria un modello integrato, dagli impianti chiavi in mano, ai componenti (turbine a gas, turbine a vapore, generatori, microturbine), al service a supporto, fino alle attività nel campo dell’energia nucleare.
Ansaldo Energia è partecipata per il 88% da Cdp Equity (gruppo Cassa Depositi e Prestiti) e per il 12% da Shanghai Electric, leader mondiale nella produzione di macchinari per la generazione e attrezzature meccaniche.

Mutui immobiliari, mercato al galoppo

Il mercato dei mutui immobiliari non teme la pandemia e ha fatto registrare, nell’anno appena concluso, una crescita del 2,8% delle richieste. Un fenomeno spinto da un vero e proprio boom delle surroghe, favorito da tassi di interesse estremamente appetibili che hanno stimolato le famiglie in cerca di soluzioni più sostenibili a rinegoziare anche contratti di stipula recente.
Lo si legge sul sito di Banca del Piemonte (www.bancadelpiemonte.it), con l'aggiunta che, secondo autorevoli previsioni, in assenza di situazioni estremamente critiche, il 2021 dovrebbe evidenziare un progressivo recupero delle richieste di mutui, con una variazione positiva compresa tra l’11% e il 26%, con un picco negativo del 5% in caso di scenario meno favorevole.
Segnali incoraggianti per il comparto arrivano anche dall’andamento dell’importo medio richiesto che, seppur condizionato dall’elevata incidenza dei mutui di sostituzione, che per natura si caratterizzano per importi più contenuti, nel 2020 si è attestato a 133.577 euro, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente, quando si era fermato a 130.976 euro. Nel complesso, l’importo dei mutui richiesti negli ultimi anni è costantemente cresciuto, facendo segnare il picco degli ultimi dieci anni.
Guardando agli importi, quasi i 3/4 delle richieste presenta un importo al di sotto dei 150.000 euro, a conferma della propensione delle famiglie a orientarsi verso soluzioni in grado di pesare il meno possibile sul bilancio familiare. La distribuzione per fasce di importo nel 2020 è rimasta pressoché stabile rispetto all’anno precedente, con una lieve contrazione delle richieste nella classe inferiore ai 75.000 euro (22,6% contro il 24% del 2019), compensata da una equivalente crescita nella classe tra 150.000 e 300.000 euro.
La durata delle richieste di mutuo conferma la propensione delle famiglie a orientarsi verso soluzioni in grado di pesare il meno possibile sul proprio bilancio; nel 2020, infatti, oltre il 76% delle richieste di mutuo si è caratterizzato per una durata superiore ai 15 anni, proprio per spalmare il piano di rimborso su un arco temporale di lungo periodo.
In questo positivo scenario per il mercato dei mutui immobiliari, Banca del Piemonte da sempre molto attenta alle esigenze dei suoi clienti – si legge sul sito dell'istituto guidato da Camillo Venesio - fino al 30 luglio 2021 offre condizioni vantaggiose per i mutui casa a tasso fisso. Invitando a scoprire “Adessopuoi Casa”,la possibilità di realizzare il sogno più grande: una casa a misura delle proprie esigenze”.

Torino, accordo per riqualificare periferie

A Torino è stato siglato un protocollo d’intesa tra la Fondazione per l’architettura/Torino e la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, dai rispettivi presidenti: Alessandra Siviero e Giorgio Marsiaj. La collaborazione nasce da obiettivi comuni quali l’attenzione alle periferie, la promozione del welfare di comunità, l’inclusione sociale, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico artistico e degli spazi contemporanei del vivere e del lavorare.
L’accordo con la Consulta è una nuova sinergia fondamentale per camminare insieme verso l’integrazione del futuro, a partire dal giardino di una scuola di quartiereha detto Alessandra Siviero. E Giorgio Marsiaj ha aggiunto: “la responsabilità Sociale, che da 34 anni anima il mecenatismo etico di Consulta, è sostenuta da una profonda attenzione al territorio, in cui le aziende socie sono radicate e operano. La nuova intesa rinnova il nostro impegno a promuovere iniziative volte a contribuire al Bene Comune, attraverso i linguaggi della creatività”.
L’accordo è finalizzato alla riqualificazione delle periferie, intento che ha guidato anche il festival di architettura di Bottom Up!, per stimolare idee per 11 progetti di rigenerazione urbana. Tra questi il progetto “Cortile Mondo” sul quale Consulta investirà 30.000 euro, in accordo con la Fondazione per l’Architettura che ha ideato e curato Bottom Up! insieme all’Ordine Architetti di Torino. Nel cuore del quartiere Aurora, il progetto intende ampliare le pratiche di didattica innovativa all’esterno della Scuola Marc Chagall, trasformando l’area verde in luogo di integrazione e confronto.
Il progetto prevede un intervento sul verde, azioni di creazione di comunità attraverso laboratori dedicati a tre tematiche: casa, acqua e bosco, attività di animazione. Si procederà con il tracciamento delle aree di intervento, la preparazione del terreno da semina, la messa a dimora degli arbusti e delle alberature, il ridisegno e la risistemazione delle pozzanghere, la realizzazione del tunnel verde e la semina del prato fiorito.

Mestieri del teatro, formazione in carcere grazie a dieci fondazioni bancarie

Il prossimo 26 marzo, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, è in programma l’evento, in diretta streaming, “Rigenerazione. Nuove sperimentazioni teatrali dentro e fuori il carcere”. L’iniziativa rientra nel progetto “Per Aspera ad Astra”, promosso da Acri e sostenuto da dieci Fondazioni di origine bancaria, tra cui la Compagnia di San Paolo, che coinvolge circa 250 detenuti in 12 carceri italiane in percorsi di formazione professionale sui mestieri del teatro. All’incontro sarà presente anche Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e dell'Acri. Concluderà il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Per partecipare all’evento è richiesta la registrazione, entro il 23 marzo, a questo link: https://www.acri.it/peraspera21/