Banca di Asti verso il listino

Anche le azioni della Banca di Asti saranno negoziabili fuori dal borsino interno, cioè su una piattaforma digitale regolamentata e gestita da un ente terzo. Il progetto di ammissione alla trattazione dei titoli della Banca di Asti su un sistema multilaterale (Mtf) è stato approvato dall'ultima assemblea dei soci, che potranno vendere o comprare direttamente, senza affidarsi alla banca stessa. Un bel passo avanti sulla strada della trasparenza e per la liquidità degli strumenti finanziari, come auspicato dalla Consob, che ha formalizzato l'invito alle Popolari e alle Casse di Risparmio non quotate a lasciare che siano domanda e offerta del mercato a determinare il prezzo delle azioni.
Tutti vogliono che non si ripetano casi come quelli della Popolare di Vicenza, i cui azionisti hanno poi scoperto che i loro titoli, tenuti artatamente alti dagli amministratori e non negoziabili, non valevano più nulla e sono diventati praticamente carta straccia.
Banca Sella è stata tra le prime a quotarsi sul borsino Hi-Mtf e il suo esempio è stato seguito, all'inizio del maggio di quest'anno, subito dalla Cassa di Risparmio di Ravenna, di cui possiede una partecipazione pure la Banca del Piemonte, interamente posseduta dalla famiglia Venesio. A breve, seguiranno altri istituti creditizi: i potenziali interessati sono un centinaio, con circa mezzo milione di azionisti.
La Banca di Asti conta circa 23mila soci, che, quest'anno, hanno incassato un dividendo di 17 centesimi per azione, per un totale di 10,2 milioni di euro, distribuiti in seguito all'utile netto di 19,5 milioni, che diventano 28 senza gli esborsi di contributi e oneri per il sostegno del settore.
Banca d'Asti, presieduta da Aldo Pia e guidata da Carlo Mario Demartini, è ormai un gruppo, che, fra l'altro, controlla Biver Banca e Pitagora. Dispone di 113 punti operativi e dà lavoro a quasi 1.900 persone. I suoi impieghi economici (crediti a imprese e famiglie) hanno superato i 6,9 miliardi di euro e la raccolta totale da clientela al 31 dicembre scorso è risultata pari a 13,6 miliardi.
Sportelli della banca astigiana, che conta quasi mezzo milione di clienti, si trovano in tutte le province piemontesi, oltre che in quelle di Milano, Monza-Brianza, Pavia, Aosta e Genova.
Il 37,8% del capitale della Banca d'Asti fa capo alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, il 13,6% alla Popolare di Milano e il 48,4% a tutti gli altri soci. La quota della Fondazione è destinata a calare notevolmente, dato che il suo valore rappresenta più del terzo dell'attivo consentito dal protocollo che impegna le fondazioni di origine bancaria e che è stato articolato dalla loro associazione, l'Acri, insieme con il ministero dell'Economia e delle Finanze, l'Autorità di Vigilanza.