Strage di artigiani e piccoli
commercianti. Negli ultimi otto anni, dal giugno 2009 allo stesso
mese 2017, in Italia, hanno cessato l'attività 145.678 imprese
artigiane e 12.045 commercianti al dettaglio. Le prime sono scese a
1.322.640 da 1.468.318 che erano, mentre i piccoli negozi di vicinato
sono calati da 805.147 a 802.508.
Complessivamente, il nostro Paese ha
perso quasi 158.000 imprese dei due settori, che, secondo l'Ufficio
studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole
imprese di Mestre, davano lavoro a poco meno di 400.000 persone.
In particolare, per quanto riguarda le
imprese artigiane, in Piemonte hanno chiuso i battenti 15.333 (negli
ultimi otto anni, sono diminuite dell'11,3%), in Liguria 2.603
(-5,6%) e in Valle d'Aosta 494 (-11,7%).
La stessa Cgia ha spiegato il fenomeno
con queste parole: “La crisi economica, il calo dei consumi, le
tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e l'impennata del costo
degli affitti sono le principali cause che hanno costretto molti
piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca
della propria bottega. Se, inoltre, teniamo conto che, negli ultimi
15 anni, le politiche commerciali della grande distribuzione si sono
fatte sempre più mirate e aggressive, per molti artigiani e piccoli
negozianti non c'è stata via di scampo. L'unica soluzione è stata
quella di gettare la spugna”.
Tra i mali che pervadono il mondo delle
mini-imprese, dai laboratori artigianali ai piccoli negozi ed
esercizi pubblici, quali i bari e i ristoranti, la Cgia di Mestre non
ne ha ricordato uno, che pure ha evidenziato pochi giorni prima di
diffondere i dati sulla moria delle aziende minori, cioè il forte
aumento delle estorsioni, “tipico reato praticato dalle
organizzazioni criminali di stampo mafioso ai danni degli
imprenditori”.
Nel nostro Paese, infatti, le denunce
per estorsione sono cresciute dalle 5.992 del 2010 alle 9.839 del
2015 (ultimo dato disponibile finora). L'incremento è stato del
64,2%. Così che il giro d'affari collegato a questo reato è stato
stimato tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro all'anno (forbice larga,
perché, come per l'usura, le estorsioni denunciate sono soltanto un
parte di quelle praticate e subite”.
Comunque, sulla base delle denunce
presentate all'Autorità giudiziaria, è risultata la Valle d'Aosta
la regione che ha avuto il maggior incremento percentuale di
estorsioni, a livello nazionale. Infatti, per la Valle d'Aosta,
l'aumento è stato del 466,7% (dalle 3 denunce del 2010 alle 17 del
2015), a fronte del 188% del Trentino-Alto Adige, secondo in questa
graduatoria e del 172,8% dell'Emila-Romagna.
In Liguria, le estorsioni denunciate
sono salite dalle 154 del 2010 alle 290 del 2015 (+88,3%, che vale
l'ottava posizione nella classifica italiana) e in Piemonte dalle 409
alle 667 (+63,1% e quindicesimo posto).
In termini assoluti, nel 2015 è stata
la Lombardia a registrare il maggior numero di denunce per estorsione
(1.336), seguita dalla Campania (1.277) e dal Lazio (916).