Eataly e il suo fondatore, Oscar
Farinetti, tornano a far discutere sulle pagine finanziarie. Sì, di
nuovo per i tempi dello sbarco in Borsa, ma ora, soprattutto, per il
valore attribuito alla società in funzione della quotazione. E'
stato riportato che Oscar Farinetti pensa di riuscire a ottenere un
miliardo di euro dal collocamento del 33% delle azioni di Eataly, la
cui valutazione complessiva, perciò, ammonterebbe a tre miliardi di
euro.
Cifre che hanno cominciato a far
storcere qualche naso. Secondo alcuni, la stima è eccessiva. E' vero
che Eataly è una grande impresa, fra l'altro nota in buona parte dei
mercati più ricchi d'Italia e del mondo; però – obiettano – il
prezzo di vendita ipotizzato non sembra correlato alle capacità
reddituali attuali e prospettiche e agli altri rapporti normalmente usati per
questo tipo di transazioni”.
Comunque, è probabile che Farinetti
insista nella sua convinzione, nonostante le prime reazioni dubbiose
di analisti e operatori finanziari. Certamente, non è il tipo che si
ferma alla vista di qualche ostacolo. Per di più, ha precedenti
incoraggianti (ha venduto Unieuro per 530 milioni di euro) e ha la
consapevolezza di avere creato con Eataly un unicum ammirato ovunque
e non soltanto nel vasto settore in cui opera.
Inoltre, si può credere che Farinetti,
geniale, abbia pensato ai tre miliardi anche in funzione della
valutazione che la Borsa è arrivata a dare alla Ferrari: oltre 18
miliardi di euro, più o meno quanto Fca-Fiat Chrysler Automobiles,
gruppo che vende 4,5 milioni di veicoli all'anno, a fronte delle
8.000 “rosse di Maranello”.
Fra l'altro, un artefice dell'ingresso
della Ferrari in Borsa è quello stesso Gianni Tamburi, che ha
rilevato, qualche tempo fa, poco meno del 20% del capitale di Eataly,
diventandone così il secondo maggior azionista. Primo, naturalmente,
è Oscar Farinetti con la sua famiglia, con una quota vicina al 58%.
Gianni Tamburi, esperto e validissimo finanziere, ha partecipato
attivamente anche alla quotazione di Moncler, altra operazione di
successo.
Secondo il progetto, tornato alla
ribalta, la quotazione del 33% di Eataly avverrà con la modalità
dell'opv (offerta pubblica di vendita); in parole semplici, saranno
gli attuali azionisti a cedere, pro quota, parte delle loro azioni,
mettendole a disposizione del mercato. Non ci sarà aumento di
capitale. A incassare, perciò, saranno gli azionisti attuali, non la
società.
Quanto ai tempi, si parla della prima
metà del 2018. L'avvio dell'iter della quotazione, secondo
indiscrezioni, è previsto che sarà stabilito dal consiglio di
amministrazione che sarebbe in programma entro la fine del mese
prossimo.
Eataly ha aperto, finora, 38 suoi
centri, dove si può comprare e mangiare il meglio della produzione
alimentare italiana: 18 sono in città estere, da New York, Boston e
Chicago, a Istanbul, da Monaco di Baviera a Seul, da Copenaghen a
Dubai. Eataly è presente anche in Brasile, in Giappone e si appresta
a esserlo pure in metropoli quali Mosca, Londra, Parigi, Toronto,
Stoccolma e Los Angeles.
Dieci anni di vita, Eataly conta circa
5.500 dipendenti, fattura circa 500 milioni, cifra che conta di
raddoppiare tra cinque anni. Presidente esecutivo è Andrea Guerra
(ex numero uno operativo di Luxottica), mentre uno degli
amministratori delegati è Francesco Farinetti, primogenito di Oscar
e fratello di Nicola e Andrea.
Oscar Farinetti, inventore e patron di Eataly