Circa 450 milioni di euro. Tanto
valevano, potenzialmente e quindi virtualmente, venerdì 1 settembre
2017, alla chiusura di Borsa, le azioni del gruppo
Agnelli-Elkann-Nasi quotate a Piazza Affari e possedute da Sergio
Marchionne. Potenzialmente e virtualmente, perché, per diventare
denaro contante, quelle azioni dovrebbero essere vendute e, per di
più, al prezzo dell'ultimo contratto eseguito venerdì, attraverso
la Borsa.
Comunque, il valore del tesoro di
Marchionne è stato calcolato moltiplicando il numero dei titoli di
proprietà che gli vengono attribuiti per la loro quotazione del 1
settembre. Al totale, quindi, si arriva sommando i 194,7 milioni di
euro relativi al suo pacchetto di Fca-Fiat Chrysler Automobiles (14,6
milioni di azioni per 13,34 euro, prezzo alla chiusura di venerdì e
nuovo massimo storico), più i 142 milioni di euro relativi alla sua
partecipazione in Ferrari (1,46 milioni di azioni, per 97,25 euro) e
i 112,87 milioni di euro relativi alla sua quota di Cnh Industrial
(11,8 milioni di azioni, per 9,56 euro).
Rispetto a dodici mesi fa, Sergio
Marchionne ha pressoché raddoppiato il suo patrimonio costituito
dalle azioni delle tre società controllate da Exor, la holding della
grande Famiglia torinese. Infatti, il titolo Fca ha evidenziato una
performance annuale del 122,3%, di poco inferiore al 125% del
rendimento dell'azione Ferrari; mentre è risultato del 46%
l'incremento di Cnh Industrial (Iveco, New Holland, Case, Steyr sono
i suoi principali marchi).
Anche queste performances, che si sono
riflesse conseguentemente su Exor (azione a 54,3 euro) si devono, in
buona parte, al campione Sergio Marchionne, al quale vanno
riconosciuti straordinari meriti, capacità e qualità. Il suo lavoro
è stato ed è eccezionale. Quanto è riuscito a fare e ottenere è
quasi incredibile. Ha preso la guida della Fiat quando la Casa era in
stato pre-fallimentare, mentre oggi Fca è valutata dal mercato più
di 20 miliardi e, secondo diversi esperti, varrà ancora di più.
Ferrari, che vende 8.000 vetture-gioiello all'anno, il doppio
rispetto a prima, dopo la quotazione, è diventata un asset, cioè un
bene, da 18,5 miliardi.
Un fuoriclasse, Sergio Marchionne, che,
però, non esita a partecipare al funerale di un suo addetto stampa
in pensione né nega un selfie con gestori dei banchetti del mercato
torinese della Crocetta, dove, qualche sabato mattina, lo si può
vedere fare la spesa, con semplicità e modestia, guardato da una
scorta tanto efficiente quanto discreta.