Nel mondo creditizio, il mese scorso,
ha fatto molto discutere e continua a farlo, un intervento di Camillo
Venesio, amministratore delegato e direttore generale della Banca del
Piemonte, oltre che vice presidente dell'Abi, l'associazione
nazionale delle banche.
In sostanza, rievocando un rapporto del
Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che ribadisce l'importanza
delle banche non grandi (Lsi-Less significant institutions) per il
finanziamento delle piccole e medie imprese e raccomanda un peso
regolamentare meno oneroso per gli istituti di credito di minori
dimensioni, Camillo Venesio ha manifestato l'opportunità che anche
in Europa si passi a norme veramente adeguate alla dimensione e alla
complessità degli intermediari, criticando la posizione della
Vigilanza Ue, che, invece, insiste su una normativa uguale per tutti,
pur riconoscendo che ogni Lsi non pone alcun rischio sistemico e
quindi, in teoria, potrebbe godere di regole più semplici.
La Banca del Piemonte, ultracentenaria
e interamente posseduta dalla famiglia Venesio, i cui componenti ne
sono alla guida (con Camillo Venesio, hanno incarichi direttivi e
operativi la figlia Carla e il figlio Matteo, entrambi anche
consiglieri di amministrazione) ha concluso i primi sei mesi di
quest'anno con una raccolta complessiva di 3,8 miliardi (+10%), un
aumento del 15% del risparmio gestito, un calo del 14% dei crediti
deteriorati, che rappresentano il 4,5% degli impieghi e un Cet1 del
16,50%, indice di solidità tra i più elevati a livello europeo.