Tanti pensano che certi problemi di
competitività, efficienza, redditività, solidità e persino
sopravvivenza di una persona giuridica, quale un'azienda, un ente, una
banca, possano essere risolti con la formula dell'aggregazione, della
fusione, insomma della crescita dimensionale.
Fra gli altri, la pensano così molti
regolatori pubblici e decisori del sistema bancario e finanziario,
molti top manager e grandi imprenditori, come molti economisti,
analisti, consulenti internazionali.
Insomma è vastissima la platea dei
sostenitori del “grande è bello” e, periodicamente, s'ingrossa.
Favorita anche dal piacere del dirigismo, tentazione sempre
fortissima, in particolare tra politici, alti burocrati, sindacalisti
e rappresentanti di categorie.
Da un paio di decenni, è il sistema
bancario a subire l'attacco, forse più forte, dei propugnatori del
“grande è bello”. Con risultati assolutamente positivi per loro, i propugnatori. E' impressionante il numero delle banche scomparse e il fenomeno
continua.
E, forse, anche sulla base dei
“successi” ottenuti, dai dirigisti, nel sistema bancario, oltre
che per le indubbie difficoltà emerse ed emergenti nel settore, c'è
chi ritiene che la soluzione del “grande è bello o, comunque meglio,meglio” andrebbe
adottata anche per le Fob, le Fondazioni di origine bancaria. Le
premesse sono già state poste con il protocollo d'intesa Acri-Mef,
firmato il 22 aprile del 2015, dall'inossidabile e potente Giuseppe
Guzzetti, presidente dell'Associazione italiana delle Fob e delle
Casse di Risparmio, e da Pier Paolo Padoan, ministro dell'Economia e
delle Finanze (Mef).
Infatti, l'articolo 12, il penultimo
del Protocollo recita, testualmente: “1. Le Fondazioni perseguono
l'efficienza e l'economicità della gestione, valutando il ricorso a
forme di cooperazione e di aggregazione per il perseguimento di
obiettivi comuni. 2. Le Fondazioni che per le loro ridotte dimensioni
patrimoniali non riescono a raggiungere una capacità tecnica,
erogativa e operativa adeguata, attivano forme di collaborazione per
gestire, in comune, attività operative, ovvero procedono a fusioni
tra Enti”.
Cooperazione, aggregazioni,
collaborazione, fusioni. Ecco le parole “magiche” che aprono le
porte alla possibile ristrutturazione del sistema delle Fondazioni di
origine bancaria.
Però, a questo punto, sembra opportuno
almeno ricordare che non sono le dimensioni ad assicurare e garantire
l'efficienza, l'economicità della gestione, la capacità tecnica,
erogativa e operativa adeguata delle Fondazioni di origine bancaria,
come non lo sono per le banche, le imprese, gli enti.
A garantire tutto questo sono le
capacità e le qualità degli amministratori della persona giuridica,
il suo vertice, le persone alla guida. Lo dimostrano tante banche
piccole, tantissime pmi, una marea di ditte artigiane e commerciali,
di studi professionali e anche di enti. Il bravo amministratore risolve i problemi, trovando la soluzione per ognuno, sempre ispirato dai principi del buon padre di famiglia, senza cedere alle mode, alle tentazioni dei consulenti interessati, alla ricerca del consenso facile.
Giuseppe Guzzetti, presidente Acri |