Sono passati poco
più di cinque anni, ma il ricordo è ancora vivo e, ai
risparmiatori, “brucia”. Allora, nell'ottobre del 2012, i Btp
rendevano il 4,77%, i Cct il 3,98, i Bot l'1,30, le obbligazioni il
3,32, i pronti contro termine il 3,14, i depositi bancari vincolati
l'1,27 e la liquidità sul conto corrente lo 0,54. Altri tempi, altri
valori.
Nell'ottobre di
quest'anno, come ha censito la stessa Abi, l'associazione italiana
delle banche, per le famiglie e le società non finanziarie, il
rendimento medio dei depositi bancari vincolati è stato dello 0,38%
e dello 0,06 quello della liquidità sul conto corrente; i pronti
contro termine hanno reso lo 0,97% e le obbligazioni il 2,66.
Quanto ai titoli
di stato, in settembre, il tasso medio più alto l'hanno evidenziato
i Btp con l'1,89% (risultato, però, delle diverse scadenze,
comprese, quindi le più lunghe), a fronte dello 0,34% dei Cct. Segno
meno, invece, per i Ctz e i mitici Bot: - 0,21% per i primi e -0,39%
per i Bot.
Per i
risparmiatori più prudenti è un periodo certamente non favorevole.
Per loro, investire è diventato sempre più difficile. Sul breve
termine non c'è più nulla che renda, le obbligazioni bancarie fanno
ormai paura e quelle delle imprese (“corporate”) sono rarissime e
spesso a tagli minimi non abbordabili. Inoltre, i Btp con un tasso
decente sono soltanto quelli a lunga e lunghissima scadenza, che
però, proprio per questo, comportano un rischio maggiore.
E la parola
rischio evoca immediatamente un'alternativa: la Borsa. Diverse azioni
quotate stanno evidenziando “performance” (guadagni) notevoli,
persino superiori al 100% sua base annua; altre, però, denunciano
perdite molto pesanti. La Borsa non è posto da investitori che non
amano rischiare troppo. Soprattutto Piazza Affari, che dà
l'impressione di essere particolarmente sensibile alle manovre degli
speculatori.
A un risparmiatore
normale resta difficile digerire variazioni di prezzo di un titolo
addirittura del 20-30% e anche più, in pochi giorni,quando non in 24
ore; come restano incomprensibili andamente fortemente altalenanti, a
breve termine, per una società i cui fondamentali sono immutati.
Come si fa a non pensare male? A non sospettare?
E i fondi comuni?
Una risposta sicura è che rendono certamente ai loro gestori, grazie
alle commissioni che comportano; inoltre, non sono molti quelli che
possono vantare rendimenti netti superiori a quelli dei titoli di
Stato a parità di durata dell'investimento.
Insomma,
per il piccolo risparmiatore, oggi, investire è un problema. Forse è
vero che gli italiani erano abituati troppo bene prima con i Bot e
poi con i Btp; mentre, per esempio, i tedeschi da tanto tempo
convivono con titoli di Stato a rendimento intorno allo zero anche
sui decennali; ma, fra l'altro, la Borsa di Francoforte non
assomiglia neppure a quella di Milano.
In Piemonte, al 30 giugno scorso, la
ricchezza finanziaria delle famiglie sfiorava i 170 miliardi di euro,
somma dei 76,3 miliardi costituiti dal valore dei depositi bancari e
poco meno di 93,6 miliardi da titoli di Stato italiani in custodia,
quali Btp, Bot, Cct, obbligazioni bancarie e non solo, azioni e quote
di Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio),
categoria formata, prevalentemente, da quote di fondi comuni.
A metà anno, le famiglie piemontesi
avevano depositati sui conti correnti bancari 49,7 miliardi (+7,4%
rispetto al 30 giugno 2016) e avevano 26,5 miliardi in depositi a
risparmio, cioè vincolati a una durata prestabilita (-3,5%). Il
totale dei risparmi depositati in banca è cresciuto del 3,3%, mentre
in eguale misura è diminuito il valore dei titoli che le famiglie
hanno dato in custodia agli istituti di credito.
In particolare, è diminuito di un
quarto, rispetto al 30 giugno 2016, il valore delle obbligazioni
bancarie affidate dalle famiglie (17,3 miliardi, il 25,3% in meno) e
del 16,6% quello dei titoli di Stato italiani, risultato così pari a
16,7 miliardi. Inoltre, è calato a 8,15 miliardi (-7,2%) il valore
delle altre obbligazioni date dalle famiglie alle banche, in custodia
o in amministrazione.
Al contrario, è salito del 13,1%, a
quasi 8,9 miliardi, il valore delle azioni che le famiglie hanno
presso le banche attive in Piemonte e a oltre 42,3 miliardi (+15,2%)
il valore delle loro quote di Oicr.
Situazione analoga in Liguria, dove la
ricchezza finanziaria delle famiglie al 30 giugno 2017 è risultata
pari a quasi 59 miliardi, 58,883 per la precisione. Dei 27,964
miliardi che costituiscono il totale dei depositi bancari (+1,4%
rispetto alla stessa data dell'anno scorso), 18,45 miliardi si
trovavano sui conti correnti (+5%) e 9,5 miliardi (-4,9%) erano
rappresentati da depositi con durata prestabilita.
Quanto ai titoli a custodia semplice e
amministrata, la somma è di 30,9 miliardi (-2,6% nei confronti del
30 giugno 2016), formata da 5,85 miliardi in titoli di Stato
italiani (-16,4%) , 4,45 miliardi (-26,7%) da obbligazioni bancarie
italiane e 2,4 miliardi (-7,5%) da altre obbligazioni.
Anche in Liguria, però, le famiglie
hanno aumentato i loro investimenti in azioni, il cui valore è
salito del 12,9% a 2,7 miliardi e, soprattutto, in quote di fondi
comuni e altri strumenti finanziari, il cui valore complessivo ha
superato 15,4 miliardi (+13,6%).
In Valle d'Aosta, al 30 giugno scorso,
le famiglie consumatrici avevano, nelle banche attive in regione,
depositi per 2,293 miliardi (+1,4% rispetto a un anno prima) e titoli
in custodia per 1,788 miliardi (-3,2%). In particolare, il valore dei
loro titoli di Stato affidati alle banche ammontava a 261 milioni
(-16,4%), quello delle obbligazioni bancarie a 306 milioni (-26%),
quello delle azioni a 116 milioni (+6,9%) e, infine, quello degli
Oicr a 984 milioni (+11%).