Banche private: nell'esercizio 2017 aumentati profitti, attività e solidità


A Roma, Francoforte e non solo, c'è chi vorrebbe che in Italia le banche minori (“Lsi - less significant institution” nel gergo del settore) sparissero e prova a fare il possibile perché questo avvenga; anche se persino negli Usa, dove tutto è grande, sono alcune migliaia, generalmente in salute e svolgono una funzione strategica per l'economia, come riconosciuto dalla stessa Banca Federale.
Nell'area euro, a fine 2016, le Lsi erano 3.267, il 53% delle quali in Germania, il 16% in Austria e il 15% nel nostro Paese, quota destinata a ridursi drasticamente in seguito al consolidamento del sistema del credito cooperativo che accorperà centinaia di Bcc in tre gruppi, così che scenderà considerevolmente il numero delle banche attive in Italia (538 al 31 dicembre scorso).
Le Bcc costituiscono la parte preponderante del sistema italiane delle Lsi, che comprende, però, diverse banche private, alcune delle quali con sede nel Nord Ovest. Banche che stanno bene, nonostante che nelle capitali della finanza, dei regolatori e dell'advisory, molti pensino che la competitività, la redditività e lo sviluppo dipendano dalle dimensioni e, perciò, propugnano aggregazioni, fusioni e incorporazioni. Dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che a contare sono le capacità e le qualità dei gestori, da sempre e in ogni attività. 
Le prove di questa situazione non mancano, neppure, appunto, nel sistema creditizio e finanziario, italiano e del Nord Ovest in particolare. Lo confermano, fra l'altro, i risultati 2017 che emergono da qualche giorno, dopo le approvazioni dei bilanci. Gli esempi più recenti sono quelli del Gruppo Sella, di Banca Passadore e di Banca del Piemonte, tutti soggetti privati, solidi, forti, concorrenziali, profittevoli e in crescita.
Il gruppo Sella ha dichiarato un utile netto consolidato di oltre 52 milioni e di oltre 14 la sola Banca Sella, che presenta un Cet1 del 15,1%, indice elevato di solidità.
Ancora più alto è il Cet1 della Banca del Piemonte: 16,3%, valore tra i maggiori a livello europeo. La Banca del Piemonte, guidata dal 1983 da CamilloVenesio, erede del fondatore, ha chiuso l'esercizio passato con un utile netto di 7,2 milioni (+30% rispetto al 2016), attività finanziarie della clientela per 3,8 miliardi (+5%) e crediti alla clientela per 1,1 miliardi (+4,5%), riducendo i deteriorati al 4,5%.
Interamente posseduta dalla famiglia Venesio, attiva direttamente con esponenti della terza e quarta generazione, la Banca del Piemonte dispone di 50 filiali, tutte in Piemonte tranne quella di Milano, e conta 438 dipendenti.
Un utile netto ancora superiore l'ha evidenziato la Banca Passadore, controllata dall'omonima famiglia genovese e partecipata anche da soggetti piemontesi, compresi i torinesi Acutis e i cuneesi Azzoaglio, azionisti di maggioranza dell'omonima banca di Ceva. L'utile netto della Passadore è stato di 16,4 milioni, superiore dell'8,2% al precedente e il più alto conseguito dall'inizio dell'attività (nel 2018 ricorre il centotrentesimo anniversario della fondazione).
Al 31 dicembre scorso, la Banca, che ha al vertice Augusto e Francesco Passadore, rispettivamente presidente e amministratore delegato (direttore generale è Edoardo Fantino), aveva una raccolta diretta pari a 2,57 miliardi (+5,4% rispetto alla stessa data 2016), prestiti alla clientela pari a 1,694 miliardi (+4,1%) con sofferenze nette pari allo 0,82% dei crediti netti, senza avere mai fatto cessioni di deteriorati, e un Cet 1 del 13,38%.
La Banca Passadore ha anche annunciato l'apertura di uno sportello a Portofino, che porta il totale a 24, distribuiti in 17 città di sette regioni: Genova, Imperia, Chiavari, Albenga, Bordighera, La Spezia, Torino, Alba, Novi Ligure, Alessandria, Aosta, Milano, Roma, Firenze, Parma, Brescia.
Quanto al Banco Azzoaglio, in capo all'omonima famiglia da quando è nato (1879) e partecipato dalla Banca Passadore, in attesa della comunicazione dei dati dell'intero 2017, si possono ricordare quelli relativi al primo semestre: raccolta globale da clientela pari a 1,570 miliardi, impieghi economici per circa 509 milioni con sofferenze nette pari al 2,53%, Cet1 del 12,44% e un utile di 1,361 milioni, superiore del 10,6% rispetto al primo semestre 2016.

Camillo Venesio, ad e dg Banca del Piemonte
Francesco Passadore