Di Marina Bosio
Imprenditori, dirigenti di banche d’investimento, consulenza e
Borsa: sottoposti a elevatissimi livelli di stress, forti impatti
emotivi e ritmi decisamente frenetici. La continua lotta contro il
tempo e la pressione di dovere prendere decisioni importanti, rendono
la corsa, il ciclismo, il triathlon e gli sport estremi (arrampicata,
alpinismo e scialpinismo, skyrunning, kitesurfing e parapendio,
immersioni...) la migliore attività fisica per questi profili.
Questi
sport permettono, infatti, di allenarsi all’aperto e di liberare la
mente, incrementare la resistenza fisica e psichica alla fatica e la
forza di volontà. È per questo motivo che non è raro vedere
amministratori delegati di grandi aziende sulla griglia di partenza
di una maratona, che si entusiasmano non solo quando "danno i
numeri" di fatturati ma anche per performance sportive stellari,
meglio se personali.
E sono sempre di più i top manager che ai
pomeriggi sul campo da golf preferiscono levatacce per correre una
ventina di chilometri sognando l'Ironman.
Gli sport estremi sono
la nuova passione dei top manager. Che siano adrenalinici,
specialità dove un cedimento può costare la vita come praticando
parapendio, immersioni, kitesurfing, arrampicata, freeride oppure di
resistenza (in primis, maratone e triathlon) poco importa: quello che
conta è che le attività richiedano impegno e fatica e soprattutto
spingano verso il limite. Del resto "exercise furiously"
(fare sport “furiosamente”) è al secondo posto (dopo lo
scontato “svegliarsi prima che il gallo canti”) tra le «14
attività che la persona di successo fa prima di colazione» secondo
il World Economic Forum.
Perché questi sport, che chiedono il
massimo alla mente ma soprattutto al corpo, hanno fatto breccia nelle
"Board room"? La risposta più ovvia è che competizione
e gusto del rischio portino chi ha posizioni di responsabilità a
mettersi in gioco e sfidarsi anche nel (poco) tempo libero. Ma
secondo gli esperti ci sono fattori più complessi in gioco. Per
Giuseppe Vercelli (psicologo della prestazione, tre Olimpiadi alle
spalle, responsabile area psicologica della Federazione italiana
sport invernali e canoa kayak, nonché consulente Juventus) questo
tipo di attività è spesso un pretesto per allenare meccanismi
comportamentali manageriali, in primis il controllo emotivo e l’uso
delle emozioni.
Nell'alpinismo, per esempio, creatività, calcolo del rischio e
capacità di prendere decisioni ad alta velocità sono fattori
chiave, come nella gestione di un business.
Fra
l'altro, è emerso che solo per il 10% vincere è importante. Per gli
altri, gare e allenamenti sono occasioni per incontrare persone con
cui hanno almeno due cose in comune: lavoro stressante e passione per
lo sport all’aperto.
Chi inizia ad allenarsi dopo i 45 anni,
infatti, è più interessato alla competizione con se stesso e
contro il tempo che con gli altri.
Gli sport estremi sono la
scelta di uno stile di vita: attivo, all’aperto, salutare, elitario
ma autentico. Che si sceglie per sentirsi e essere diversi, ritrovare
un legame con la natura e persone affini: non a caso l’esplosione
di questo fenomeno è avvenuta con i social network.
Infine, le
attività di performance all'aperto insegnano il coraggio e
soprattutto l'umiltà, ovvero la coscienza della propria piccolezza
come esseri umani. Se non è questa una lezione di vita per chi
gestisce patrimoni e destini professionali delle persone, cos’altro
può esserlo?
Una fonte preziosa di questo post è stato il
blog di Laura Traldi Design@Large.