Sergio Marchionne |
Ore 17,30 di venerdì, l'altro ieri.
L'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali quotate alla
Borsa di Milano, chiude a 21.974,6 punti (-0,41% rispetto al giorno
prima); ma ben tre società controllate dalla famiglia
Agnelli-Elkann-Nasi spiccano tra le prime cinque che hanno subito i
maggiori ribassi della seduta: Ferrari ha chiuso a 119,8 euro
(-2,4%), Fca-Fiat Chrysler Automobiles a 16,416 (-2,31%) ed Exor, la
holding, a 56,60 euro (-1,97%).
Anche per Cnh Industrial, in calo da
oltre tre settimane, l'ultimo prezzo – 8,822 euro - è più basso
di quello precedente (-0,25%).
Delle cinque quotate della Famiglia
torinese, soltanto una presenta un confronto positivo, la Juventus
(+1,14%), per la continuità dell'effetto Ronaldo.
Guarda caso, la Juventus è l'unica
quotata del Gruppo che non ha Sergio Marchionne in Consiglio di
amministrazione (fino a ieri, Marchionne era presidente e
amministratore delegato della Ferrari, amministratore delegato di
Fca, presidente di Cnh Industrial e vice presidente non esecutivo di
Exor, la controllante guidata da John Elkann, che ne è presidente e
amministratore delegato).
Altro che la ripresa della guerra dei
dazi, altro che lo stallo per le grandi nomine da parte del governo
giallo-verde e le sue forti divisioni interne, altro che le crescenti
preoccupazioni per la finanza pubblica italiana; le azioni delle
società facenti capo agli eredi del fondatore della Fiat risentivano
già, venerdì, di quello che stava capitando nel Gruppo, delle
incertezze conseguenti alla malattia di Sergio Marchionne e alle
scelte che ne sarebbero derivate.
Alla Borsa – si sa – le incertezze
proprio non piacciono: alla loro diffusione reagisce con i ribassi.
Ecco perché i titoli della galassia Exor hanno incominciato a
perdere valore da quando Sergio Marchionne è uscito dalla scena
pubblica e la sua assenza ha incominciato a prolungarsi. E le cadute
delle quotazioni si sono intensificate con l'accelerazione delle voci
sul suo stato di salute.
Il 15 giugno, un paio di settimane dopo
la presentazione del nuovo piano industriale di Fca, quando ancora
non tutti credevano che Sergio Marchionne avrebbe realmente
abbandonato la guida del Gruppo nel 2019 e neppure si immagina che
potesse avere problemi di salute, Ferrari quotava 127,65 euro e
faceva segnare il suo nuovo record storico; Fca 17,894 euro, Exor
61,30 euro e Cnh Industrial 9,836 euro. Valori che da allora hanno
continuato a scendere.
Un fenomeno destinato a coinvolgere
anche le quotate della componentistica automotive che fanno
riferimento al Piemonte; infatti, da quello stesso 15 giugno, hanno
perso valore pure le azioni della Sogefi dei figli di Carlo De
Benedetti (da 3,02 euro ai 2,714 di venerdì scorso) e della torinese
Fidia (da 6,82 euro a 6,36), mentre Prima Industrie è riuscita a
tenere botta, almeno finora, pur avendo terminato l'ultima seduta con
un ribasso dello 0,14%, a 36,76 euro.
Naturalmente, quale sarà l'evoluzione
dei prezzi delle quattro grandi quotate del gruppo
Agnelli-Elkann-Nasi si potrà incominciare a ipotizzare domani,
quando Piazza Affari esprimerà i suoi primi giudizi sulle scelte
fatte ieri da John Elkann e dagli altri consiglieri di
amministrazione. Ricordando i prezzi massimi del poker della Famiglia
torinese, raggiunti tutti nel 2018: 19,844 euro Fca (29 gennaio),
65,42 euro Exor (15 maggio), 12,39 euro Cnh Industrial (12 gennaio)
e, appunto, 127,65 euro Ferrari (15 giugno).