Quando le quotate di Agnelli-Elkann-Nasi hanno sentito la mancanza di Marchionne

Qui sotto il mio articolo pubblicato oggi, domenica 22, dal Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera diretta da Umberto La Rocca. L'articolo è incentrato sull'andamento delle quotate che fanno capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi dopo le prime voci sulle condizioni di Sergio Marchionne.

Sergio Marchionne
Ore 17,30 di venerdì, l'altro ieri. L'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali quotate alla Borsa di Milano, chiude a 21.974,6 punti (-0,41% rispetto al giorno prima); ma ben tre società controllate dalla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi spiccano tra le prime cinque che hanno subito i maggiori ribassi della seduta: Ferrari ha chiuso a 119,8 euro (-2,4%), Fca-Fiat Chrysler Automobiles a 16,416 (-2,31%) ed Exor, la holding, a 56,60 euro (-1,97%).
Anche per Cnh Industrial, in calo da oltre tre settimane, l'ultimo prezzo – 8,822 euro - è più basso di quello precedente (-0,25%).
Delle cinque quotate della Famiglia torinese, soltanto una presenta un confronto positivo, la Juventus (+1,14%), per la continuità dell'effetto Ronaldo.
Guarda caso, la Juventus è l'unica quotata del Gruppo che non ha Sergio Marchionne in Consiglio di amministrazione (fino a ieri, Marchionne era presidente e amministratore delegato della Ferrari, amministratore delegato di Fca, presidente di Cnh Industrial e vice presidente non esecutivo di Exor, la controllante guidata da John Elkann, che ne è presidente e amministratore delegato).
Altro che la ripresa della guerra dei dazi, altro che lo stallo per le grandi nomine da parte del governo giallo-verde e le sue forti divisioni interne, altro che le crescenti preoccupazioni per la finanza pubblica italiana; le azioni delle società facenti capo agli eredi del fondatore della Fiat risentivano già, venerdì, di quello che stava capitando nel Gruppo, delle incertezze conseguenti alla malattia di Sergio Marchionne e alle scelte che ne sarebbero derivate.
Alla Borsa – si sa – le incertezze proprio non piacciono: alla loro diffusione reagisce con i ribassi. Ecco perché i titoli della galassia Exor hanno incominciato a perdere valore da quando Sergio Marchionne è uscito dalla scena pubblica e la sua assenza ha incominciato a prolungarsi. E le cadute delle quotazioni si sono intensificate con l'accelerazione delle voci sul suo stato di salute.
Il 15 giugno, un paio di settimane dopo la presentazione del nuovo piano industriale di Fca, quando ancora non tutti credevano che Sergio Marchionne avrebbe realmente abbandonato la guida del Gruppo nel 2019 e neppure si immagina che potesse avere problemi di salute, Ferrari quotava 127,65 euro e faceva segnare il suo nuovo record storico; Fca 17,894 euro, Exor 61,30 euro e Cnh Industrial 9,836 euro. Valori che da allora hanno continuato a scendere.
Un fenomeno destinato a coinvolgere anche le quotate della componentistica automotive che fanno riferimento al Piemonte; infatti, da quello stesso 15 giugno, hanno perso valore pure le azioni della Sogefi dei figli di Carlo De Benedetti (da 3,02 euro ai 2,714 di venerdì scorso) e della torinese Fidia (da 6,82 euro a 6,36), mentre Prima Industrie è riuscita a tenere botta, almeno finora, pur avendo terminato l'ultima seduta con un ribasso dello 0,14%, a 36,76 euro.
Naturalmente, quale sarà l'evoluzione dei prezzi delle quattro grandi quotate del gruppo Agnelli-Elkann-Nasi si potrà incominciare a ipotizzare domani, quando Piazza Affari esprimerà i suoi primi giudizi sulle scelte fatte ieri da John Elkann e dagli altri consiglieri di amministrazione. Ricordando i prezzi massimi del poker della Famiglia torinese, raggiunti tutti nel 2018: 19,844 euro Fca (29 gennaio), 65,42 euro Exor (15 maggio), 12,39 euro Cnh Industrial (12 gennaio) e, appunto, 127,65 euro Ferrari (15 giugno).