John Elkann, neo presidente Ferrari |
Con la Ferrari, presieduta da John Elkann dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, hanno perso valore altre
tre delle cinque quotate che fanno capo alla famiglia
Agnelli-Elkann-Nasi: Fca-Fiat Chrysler Automobiles è calata a 14,212
euro (-2,64%), la holding Exor a 56,06 (-0,39%) e la Juventus a
0,8735 (-0,06%); mentre è ancora risalita dello 0,80% Cnh Industrial
a 10.115 euro.
Il crollo borsistico della Ferrari e la
caduta di Intesa Sanpaolo sono stati concomitanti con l'annuncio dei
rispettivi risultati semestrali, più che positivi per entrambe le
società. Dall'inizio di gennaio al 30 giugno, la Ferrari ha
consegnato 4.591 suoi gioielli a quattro ruote (+5,6% rispetto allo
stesso periodo dell'anno scorso), conseguendo ricavi netti per 1,737
miliardi di euro (4 milioni in meno), un margine operativo lordo di
563 milioni (+10%) e un utile netto di 309 milioni (+19%). E
l'indebitamento industriale netto è risultato di 472 milioni, cifra
sostanzialmente uguale a quella del 31 dicembre, nonostante
l'acquisto di azioni proprie per 30 milioni e la distribuzione di un
dividendo di 136 milioni.
Così che è stata confermata
l'aspettativa di terminare il 2018 con un indebitamento industriale
netto inferiore ai 400 milioni, oltre che un margine operativo lordo
superiore a 1,1 miliardi e ricavi di oltre 3,4 miliardi dopo la
consegna di più di 9.000 bolidi costruiti a Maranello.
Carlo Messina,amministratore delegato Intesa Sanpaolo |
Quanto a Intesa Sanpaolo, il primo
semestre è risultato d'oro: fra l'altro, l'utile netto è stato di
2,179 miliardi, non soltanto superiore del 25% a quello del
corrispondente periodo del 2017 ma anche il migliore dal 2008. E si
arriva a 2,6 miliardi se si include la plusvalenza conseguente
all'accordo con Intrum, “pertanto siamo nelle condizioni di poter
affermare che l'utile netto del 2018 supererà i 3,8 miliardi del
2017” ha detto Carlo Messina, l'amministratore delegato del colosso
finanziario.
Altri dati più che positivi: il
risultato della gestione operativa è migliorato del 17%, con i
proventi operativi netti aumentati del 6,1% (record storico) e i
costi operativi calati del 3,4% (il cost/income è sceso al 49%,
rapporto tra i migliori in Europa). Inoltre, lo stock dei crediti
deteriorati lordi è diminuito del 24,2% rispetto al 31 dicembre e
l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti è scesa
al 9,3% al lordo delle rettifiche e al 4,6% netto. Il portafoglio dei
crediti deteriorati è stato ridotto di 25 miliardi. E il Cet1,
indicatore della solidità patrimoniale è salito al 13,6%.
Dal quartiere generale è poi stato
fatto notare che Intesa Sanpaolo è un acceleratore della crescita
dell'economia reale in Italia: nel primo semestre, è stato fornito a
famiglie e imprese del Paese nuovo credito per circa 25,5 miliardi,
sono state riportate in bonis circa 8.000 aziende (81.000 dal 2014),
preservando circa 40.000 posti di lavoro (400.000 dal 2014).
Ed è stata evidenziata anche la
responsabilità sociale e culturale del Gruppo, con iniziative per la
riduzione della povertà infantile, partnership a supporto delle
persone bisognose per fornire 8.200 pasti al giorno, 3.000 posti
letto al mese e 3.000 medicinali al mese.