Dopo
lo
stop imposto nella seduta del 13 marzo e
la perdita
storica registrata il 17 marzo,
la Consob fa una scelta ancora più perentoria e “vieta
ogni forma di operazione speculativa ribassista,
anche effettuata tramite derivati o altri strumenti finanziari”, ma
anche le operazioni
ribassiste intraday.
“La
decisione di applicare misure restrittive sull’intero listino-
spiega la Commissione - è stata adottata con l’obiettivo di
ripristinare
l’integrità del mercato,
anche alla luce delle misure eccezionali sulle vendite allo scoperto
adottate nei giorni scorsi dall’Esma e dalle autorità di vigilanza
di Spagna, Francia e Belgio”.
Anche
l’Amf,
l’Autorità francese dei mercati finanziari, ha annunciato lo stop
delle posizioni corte e
quindi di tutte le vendite allo scoperto sul listino di Parigi, per
un mese, a partire dal 18 marzo. Stessa
decisione e stessa tempistica è stata stabilita dalla Nacional del
Mercado de Valores spagnola.
Tornando
in Italia, la Consob fa sapere che la delibera ha effetto sulle 48
società quotate al mercato telematico azionario di Borsa Italiana,
individuate secondo una griglia di criteri che fa riferimento ad una
capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro e agli assetti
proprietari (sono escluse le società controllate di diritto). La
nuova soglia è fissata all’1% per le società non Pmi e al 3% per
le Pmi.
La
vendita allo scoperto (short selling in inglese) è un'operazione
finanziaria
che
consiste nella vendita
di
titoli
non
direttamente posseduti dal venditore, ma presi in prestito, dietro il
versamento di un corrispettivo, con l'intento di ottenere un profitto
a seguito di un movimento ribassista in Borsa. E' un'operazione di
tipo prettamente speculativo
e orientata
verso un orizzonte temporale di brevissimo periodo. Per tale motivo
non può essere considerata uno strumento d'investimento. Inoltre, a
causa degli effetti ribassisti sulla Borsa, è sottoposta a
particolari regole nella maggior parte dei Paesi