Responsabilità, civismo, tanta solidarietà motivi per avere fiducia nonostante tutto

Coronavirus. Un nome destinato a restare sicuramente nella nostra memoria e, senza esagerare, nella storia. Non con una data, né, probabilmente, con cifre precise. Perché non è un fatto, ma un fenomeno, difficilmente misurabile. Non lo è oggi – le cifre, i provvedimenti, le prospettive, cambiano di giorno in giorno – non lo sarà neppure domani e neppure tra un anno o più. Come le epoche, i cui limiti restano indefinibili.
Il coronavirus Covid-19 si rivelerà, comunque, uno spartiacque. Tra un prima e un dopo. Nel profondo. La vita non è già più la stessa, in ogni suo aspetto. Si stanno modificando i rapporti personali, sociali, nel mondo del lavoro, dell'economia, persino fra Stati. E' una rivoluzione di abitudini, di tradizioni, di valutazioni, di valori. Impensabile fino all'esplosione dell'epidemia.
Chiuse scuole e università, chiusi negozi, bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre. Zone rosse, quarantene, ospedali al collasso. Limitazioni alla circolazione personale, stabilimenti sbarrati, incontri di lavoro via web, eventi culturali e spettacoli rimandati a data da destinarsi, gare sportive annullate, palestre e piscine vietate, controlli a tappeto, ingressi contingentati negli esercizi commerciali ancora aperti e nelle banche. Messe sospese, funerali senza partecipazioni. Smart working. Rinviato tutto quanto è rinviabile. Mascherine, nuove precauzioni. Maxi rinforzi del sistema sanitario. Mobilitazione estrema della Protezioni civile e del volontariato. E si potrebbe continuare a lungo.
D'altra parte, la salute prima di tutto. Un diritto inderogabile, tassativo, il cui rispetto e la cui tutela giustificano le misure draconiane delle istituzioni pubbliche e degli operatori privati. Pur con la consapevolezza dei loro costi, individuali e, fra l'altro, economici.
L'entità delle perdite umane è incalcolabile, dato il valore assoluto della vita. E sarebbe assurdo anche solo stimarlo. Mentre diversi soggetti hanno incominciato a prevedere i costi economici del coronavirus Covid-19 - decine di miliardi di euro – in conseguenza della mancata produzione di beni e servizi, della cassa integrazione e degli altri ammortizzatori sociali, dei risarcimenti, degli aiuti alle famiglie, alle piccole imprese, alle partite Iva, degli incentivi per una ripresa. Senza contare i danni provocati dalla cessazione di tante attività e dalle opportunità svanite.
C'è chi ha paventato uno tsunami più che una recessione. E questo risulterà anche a livello sociale e, forse, culturale.
Fra l'altro, infatti, stanno emergendo anche positività neppure immaginabili finora. Qualche esempio? Il senso di responsabilità, il civismo, la solidarietà. Chi avrebbe scommesso un euro sul nuovo comportamento virtuoso degli italiani, sul loro rispetto, sul loro adeguamento alle nuove esigenze, sulle loro risposte agli appelli delle autorità, da quelli del Presidente della Repubblica e dei rispettivi sindaci a quelli del medico di famiglia e del parroco?
Gli italiani si stanno rivelando migliori di quanto si pensasse. Questa tragedia lo dimostra chiaramente. Un motivo in più per avere fiducia, nonostante tutto.