Il
Consorzio interuniversitario AlmaLaurea ha pubblicato il suo primo
Rapporto
2020 “Laurea
e Imprenditorialità”,
che rappresenta il primo studio condotto a livello nazionale sullo
stato dell’arte delle iniziative imprenditoriali degli studenti
universitari e dei laureati. Il report ha analizzato un campione
di 2.891.980
laureati che
hanno conseguito il titolo in un ateneo italiano tra il 2004
e il 2018,
i dati delle 236.362 imprese da
essi fondate e delle 68.852
imprese di cui i laureati possiedono quote di capitale.
Dal rapporto emerge l’importante contributo del Politecnico di Torino alla formazione imprenditoriale dei giovani laureati e alla fondazione di startup innovative: il 6,5% dei laureati dell’Ateneo subalpino (cioè 3.459 su 53.143) è fondatore di impresa, ossia l’1.7% del totale nazionale. Considerando le società di capitale fondate dal 2013 al 2019, poi, il 14,5% di quelle nate da laureati del Politecnico di Torino è una startup innovativa (9 punti percentuali in più del dato nazionale).
Il rapporto traccia anche il profilo dei fondatori di impresa laureati al “Poli”: sono uomini per quasi il 75% - contro una media nazionale del 69,8% - anche in considerazione della più alta percentuale di studenti maschi del Politecnico rispetto alla media italiana; la metà di loro ha un padre imprenditore o libero professionista e una laurea di secondo livello – solo il 23,5% a livello nazionale – e il 29% di loro ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea. Ancora: il 15,4% è un fondatore seriale, in quanto ha creato più di una impresa e quasi il 10% ha coinvolto i propri compagni di studi – tre punti percentuali in più della media nazionale – prevalentemente in società di persone o di capitali. Interessante, infine, la collocazione geografica delle imprese, a conferma dell’impatto che il Politecnico di Torino esercita sul territorio: il 77,6% delle aziende dei laureati del “Poli” sono nate in Piemonte.
Analogo il ritratto del 2,6% di laureati dell’Ateneo che è diventato “Joiner”, ovvero ha acquisito una quota di capitale in impresa, maggiore o uguale al 10%, in un momento successivo alla fondazione della stessa: più del 70% è uomo e figlio di un imprenditore o libero professionista e soltanto il 44% ha conseguito una laurea di II livello, mentre prevalgono i laureati di I livello (56%), anche a livello italiano; considerando anche il più alto numero di laureati dell’Ateneo in discipline ingegneristiche, non stupisce che per circa il 63% i Joiner siano laureati in ingegneria, mentre è interessante notare che il 58,6% ha acquisito una quota di capitale dopo aver conseguito il titolo (4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale); infine, per l’80% i Joiner hanno acquisito quote in un’impresa piemontese.
“I dati ribadiscono l’importanza che il nostro Ateneo – ha dichiarato Giuliana Mattiazzo, vice rettore del Politecnico al Trasferimento tecnologico - già da tempo attribuisce alle azioni improntate alla nascita e consolidamento dell’attitudine imprenditoriale studentesca. Siamo in grado di offrire opportunità molto variegate, dai corsi specifici di imprenditorialità per studenti e dottorandi, alle Challenge@PoliTo con un modello di didattica innovativa supportata da docenti e mentors in cui le competenze degli studenti incontrano le esigenze di innovazione delle imprese, ai team studenteschi che stanno ottenendo risultati straordinari nei rispettivi campi. Il report ci motiva a consolidare il processo sinora messo in campo e adessere ancora più incisivi, in linea con l’obiettivo del Piano Strategico di arrivare a coinvolgere almeno il 25% degli studenti nelle iniziative didattiche innovative e imprenditoriali”.
Alessandra Colombelli, responsabile dell’Entrepreneurship and Innovation Centre (EIC) del Politecnico di Torino, ha aggiunto: “Questo Rapporto mostra il contributo fondamentale della formazione universitaria per l’attività imprenditoriale di laureati e laureate e conferma l’impatto positivo degli investimenti del Politecnico di Torino in formazione e nella creazione di un ecosistema universitario favorevole all’attività imprenditoriale per il sistema socio-economico locale. L’Entrepreneurship and Innovation Centre continuerà a studiare e monitorare i risultati delle azioni intraprese al fine di fornire indicazioni strategiche per la governance dell’Ateneo”.
Dal rapporto emerge l’importante contributo del Politecnico di Torino alla formazione imprenditoriale dei giovani laureati e alla fondazione di startup innovative: il 6,5% dei laureati dell’Ateneo subalpino (cioè 3.459 su 53.143) è fondatore di impresa, ossia l’1.7% del totale nazionale. Considerando le società di capitale fondate dal 2013 al 2019, poi, il 14,5% di quelle nate da laureati del Politecnico di Torino è una startup innovativa (9 punti percentuali in più del dato nazionale).
Il rapporto traccia anche il profilo dei fondatori di impresa laureati al “Poli”: sono uomini per quasi il 75% - contro una media nazionale del 69,8% - anche in considerazione della più alta percentuale di studenti maschi del Politecnico rispetto alla media italiana; la metà di loro ha un padre imprenditore o libero professionista e una laurea di secondo livello – solo il 23,5% a livello nazionale – e il 29% di loro ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea. Ancora: il 15,4% è un fondatore seriale, in quanto ha creato più di una impresa e quasi il 10% ha coinvolto i propri compagni di studi – tre punti percentuali in più della media nazionale – prevalentemente in società di persone o di capitali. Interessante, infine, la collocazione geografica delle imprese, a conferma dell’impatto che il Politecnico di Torino esercita sul territorio: il 77,6% delle aziende dei laureati del “Poli” sono nate in Piemonte.
Analogo il ritratto del 2,6% di laureati dell’Ateneo che è diventato “Joiner”, ovvero ha acquisito una quota di capitale in impresa, maggiore o uguale al 10%, in un momento successivo alla fondazione della stessa: più del 70% è uomo e figlio di un imprenditore o libero professionista e soltanto il 44% ha conseguito una laurea di II livello, mentre prevalgono i laureati di I livello (56%), anche a livello italiano; considerando anche il più alto numero di laureati dell’Ateneo in discipline ingegneristiche, non stupisce che per circa il 63% i Joiner siano laureati in ingegneria, mentre è interessante notare che il 58,6% ha acquisito una quota di capitale dopo aver conseguito il titolo (4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale); infine, per l’80% i Joiner hanno acquisito quote in un’impresa piemontese.
“I dati ribadiscono l’importanza che il nostro Ateneo – ha dichiarato Giuliana Mattiazzo, vice rettore del Politecnico al Trasferimento tecnologico - già da tempo attribuisce alle azioni improntate alla nascita e consolidamento dell’attitudine imprenditoriale studentesca. Siamo in grado di offrire opportunità molto variegate, dai corsi specifici di imprenditorialità per studenti e dottorandi, alle Challenge@PoliTo con un modello di didattica innovativa supportata da docenti e mentors in cui le competenze degli studenti incontrano le esigenze di innovazione delle imprese, ai team studenteschi che stanno ottenendo risultati straordinari nei rispettivi campi. Il report ci motiva a consolidare il processo sinora messo in campo e adessere ancora più incisivi, in linea con l’obiettivo del Piano Strategico di arrivare a coinvolgere almeno il 25% degli studenti nelle iniziative didattiche innovative e imprenditoriali”.
Alessandra Colombelli, responsabile dell’Entrepreneurship and Innovation Centre (EIC) del Politecnico di Torino, ha aggiunto: “Questo Rapporto mostra il contributo fondamentale della formazione universitaria per l’attività imprenditoriale di laureati e laureate e conferma l’impatto positivo degli investimenti del Politecnico di Torino in formazione e nella creazione di un ecosistema universitario favorevole all’attività imprenditoriale per il sistema socio-economico locale. L’Entrepreneurship and Innovation Centre continuerà a studiare e monitorare i risultati delle azioni intraprese al fine di fornire indicazioni strategiche per la governance dell’Ateneo”.