Prometeia fa l'esame ai conti delle banche e spiega perché il 2021 sarà migliore

I primi conti del 2020 mostrano banche più solide rispetto all’inizio della crisi Covid. È migliorata la qualità degli attivi e si sono rafforzati i ratio patrimoniali. L’utile netto degli istituti significativi italiani, però, è stato debole, penalizzato da oneri straordinari e dai maggiori accantonamenti in vista degli attesi impatti della pandemia. Grazie alla buona posizione patrimoniale, le banche dovrebbero essere tuttavia nella condizione di gestire l’aumento degli Npl, atteso da metà 2021 quando scadranno le moratorie
E' quanto scrive Prometeia, autorevole e prestigiosa società di consulenza, sviluppo software e ricerca economica (ha oltre 300 importanti clienti istituzionali in una ventina di Paesi), nel suo ultimo studio dedicato, dove aggiunge che le principali banche europee hanno chiuso il 2020 con utili in netto calo rispetto al 2019. Un andamento prevedibile in un contesto di forte caduta dell’attività economica, che ha reso necessario aumentare le rettifiche su crediti e svalutare gli avviamenti: aggiustamenti, anticipatori degli effetti della crisi sui bilanci, che sono stati contabilizzati anche a seguito delle sollecitazioni delle autorità di vigilanza.
Le svalutazioni degli avviamenti sono state rilevanti: Commerzbank (1,6 miliardi di euro), Société Générale (0.7 miliardi), Crédit Agricole (0.9 miliardi in Italia), Santader (10.1 miliardi) e Bbva (2.1 miliardi riferiti alla branch statunitense). Santander ha chiuso l’anno con la perdita più ampia mai registrata, quasi 9 miliardi di euro, seguita da Commerzbank (-2.9 miliardi ) e Société Générale (-0.2). In Italia hanno chiuso in rosso Unicredit (-2.8 miliardi) e Mps (-1.7), anch’esse condizionate da oneri straordinari (svalutazione degli avviamenti e accontamenti per rischi legali), oltre che la contabilizzazione di rettifiche su crediti per i futuri impatti Covid.
Le svalutazioni degli avviamenti sono state rilevanti: Commerzbank (1,6 miliardi di euro), Société Générale (0.7 miliardi), Crédit Agricole (0.9 miliardi in Italia), Santader (10.1 miliardi) e Bbva (2.1 miliardi riferiti alla branch statunitense). Santander ha chiuso l’anno con la perdita più ampia mai registrata, quasi 9 miliardi di euro, seguita da Commerzbank (-2.9 miliardi ) e Société Générale (-0.2). In Italia hanno chiuso in rosso Unicredit (-2.8 miliardi) e Mps (-1.7), anch’esse condizionate da oneri straordinari (svalutazione degli avviamenti e accontamenti per rischi legali), oltre che la contabilizzazione di rettifiche su crediti per i futuri impatti Covid. I ratio patrimoniali sono tuttavia migliorati per gran parte delle banche, grazie alle misure di vigilanza, tra cui la raccomandazione di non distribuire dividendi.
Restringendo l’attenzione alle sole banche significative italiane, si segnala che nel complesso gli utili nel 2020 sono stati nulli (-100 milioni di euro), in decisa contrazione rispetto ai 9.1 miliardi del 2019. A riprova dell’impatto rilevante degli oneri straordinari, il risultato di gestione al netto delle rettifiche su crediti è stato invece di 8.7 miliardi, circa la metà del 2019. Sono scesi i ricavi (-6,6% sul 2019), ma anche i costi (-2.7%), grazie alla razionalizzazione della struttura operativa, e la fiscalità.
Restringendo l’attenzione alle sole banche significative italiane, si segnala che nel complesso gli utili nel 2020 sono stati nulli (-100 milioni di euro), in decisa contrazione rispetto ai 9.1 miliardi del 2019. A riprova dell’impatto rilevante degli oneri straordinari, il risultato di gestione al netto delle rettifiche su crediti è stato invece di 8.7 miliardi, circa la metà del 2019. Sono scesi i ricavi (-6,6% sul 2019), ma anche i costi (-2.7%), grazie alla razionalizzazione della struttura operativa, e la fiscalità.
L’incremento delle rettifiche ha riguardato tutte le banche del campione, raggiungendo i 12,4 miliardi (dai 7,8 del 2019), di cui poco più del 40% (5,1 miliardi) dovute - secondo le dichiarazioni delle banche stesse – ai futuri impatti della crisi Covid.
La crisi economica – scrive Prometeia - non si è riflessa ancora né sul credito né sulla sua qualità degli attivi: l’Npl ratio si è anzi ridotto di oltre 2 punti percentuali nell’anno. Questo è il risultato delle misure di sostegno al settore (moratorie e garanzie pubbliche), che hanno contribuito a contenere la probabilità di default,e delle cessioni (circa 24 miliardi di euro nell’anno per le banche del campione), con cui gli istituti hanno ottenuto anche benefici fiscali. L’Npl ratio lordo si è così portato al 4.9% per la media del campione, con le banche meno virtuose poco sotto l’8%.
Grazie anche alla ritenzione dei dividendi 2019, il Cet1del campione si attesta al 15%, con un incremento di 190 punti base sul 2019.
Le banche hanno infine annunciato i target per il 2021: mantenimento di solidi ratio di capitale, costo del rischio più contenuto (intorno a 70 punti base quello ordinario) e, in tema ricavi, indicazioni di persistente debolezza del margine di interesse ma di ripresa della componente commissionale, legata soprattutto alla trasformazione dell’elevata liquidità in conto corrente in risparmio gestito. “Il 2021 potrebbe quindi essere un anno migliore – conclude Prometeia - Anche per le banche”.