Ecco cosa si aspettano le famiglie nel 2021 La nuova indagine della Banca d'Italia

Più di un terzo delle famiglie si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia nei prossimi 12 mesi e le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e i disoccupati. E' uno dei dati che emergono dalla terza edizione dell'indagine straordinaria sulle famiglie italiane, appena pubblicata dalla Banca d'Italia. In particolare, oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro sia superiore al 50% e tra i disoccupati, solo poco più del 10%si aspetta che ci sia una probabilità superiore al 75% di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.
Le conseguenze della crisi pandemica sulla situazione economica familiare sono state attenuate dal ricorso alle misure di sostegno al reddito: circa un quarto dei nuclei ha percepito almeno una forma di supporto tra settembre e novembre 2020. Nonostante questo, un terzo delle famiglie ha dichiarato di aver subito l'anno scorso una riduzione del reddito familiare rispetto al 2019. E il 20% dei nuclei si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020. Questa percentuale raddoppia tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione del reddito l'anno scorso; mentre soltanto un quinto di esse ne prefigura una ripresa.
La pandemia ha colpito maggiormente le famiglie dei lavoratori autonomi e dei disoccupati: oltre la metà ha riferito una diminuzione delle entrate nel corso del 2020 e più di un quarto di questi nuclei si attende un’ulteriore riduzione nel 2021.
Dall'indagine, fra l'altro, è emerso che quasi il 40% degli affittuari e oltre il 30% delle famiglie indebitate hanno dichiarato di avere difficoltà nel sostenere il pagamento dell’affitto o delle rate del debito. A partire dall’inizio dell’epidemia, circa il 15% delle famiglie ha richiesto o ha preso in considerazione la possibilità di richiedere un prestito a una banca o a una società finanziaria, indicando come motivazione principale la necessità di disporre di liquidità e di finanziare le spese correnti.
Oltre la metà della popolazione vive in famiglie che dichiarano di non disporre di risorse finanziarie sufficienti a mantenere uno standard minimo di vita per almeno tre mesi in assenza di entrate; più di un quinto degli individui si trova in questa condizione e ha contemporaneamente subito un calo del reddito familiare nel 2020.
Rispetto alla precedente rilevazione di Banca d'Italia, sono rimaste elevate le intenzioni di risparmio: più del 40% dei nuclei ritiene di poter spendere meno del proprio reddito annuo nel 2021. Tali intenzioni sono diffuse sia tra le famiglie che si aspettano un aumento o stabilità del reddito, sia tra quelle che se ne attendono una riduzione. I comportamenti di consumo, pertanto, continuano a risentire fortemente dell’emergenza sanitaria. La spesa effettuata in novembre per abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è inferiore al periodo precedente la pandemia per circa l’80% delle famiglie; quella in servizi di cura della persona per circa due terzi di esse. Poco meno della metà di coloro che hanno ridotto tali spese indica che la contrazione dipenda dalle minori disponibilità economiche.
Poco meno di un terzo delle famiglie italiane pensa di ridurre i consumi per alimentari, abbigliamento e calzature e beni e servizi per la casa nei primi mesi del 2021; tra questi, per circa la metà la contrazione della spesa sarebbe inferiore al 20%, per poco meno di un terzo sarebbe superiore al 30%. Quasi la metà delle famiglie che intendono comprimere tali spese dichiara di voler acquistare beni di qualità inferiore; i tre quarti pensano di modificarne la quantità.