Compagnia in cura dimagrante

All'assemblea di Intesa Sanpaolo (Isp), alla fine dell'aprile scorso, la Compagnia di San Paolo si è confermata maggiore azionista con il 9,198% del capitale ordinario (seconda è risultata la Fondazione Cariplo con il 4,836% e quarta la Fondazione Cariparo-Padova e Rovigo con il 3,242%, preceduta dalle Generali con il 3,4%, che però hanno poi preannunciato il proposito di vendere). Un anno prima, la Compagnia di San Paolo - presidente Francesco Profumo e segretario generale, dal 2001, Piero Gastaldo, classe 1954 - aveva il 9,34% delle azioni Isp.
Il peso della gloriosa fondazione torinese di corso Vittorio Emanuele è, dunque, un po' calato. Ma la quota resta molto superiore a quella che la Compagnia si è impegnata a detenere entro il 22 aprile del 2018, in rispetto del protocollo Acri-Mef. Infatti, l'intesa firmata un paio d'anni fa, impegna la Compagnia a far scendere il valore della sua partecipazione in Intesa Sanpaolo tanto da non rappresentare più del 33% del valore del suo attivo totale.
A fine 2016, il valore delle attività finanziarie della Compagnia di San Paolo ammontava a circa 6,8 miliardi di euro, per il 52,9% costituito dalla partecipazione in Intesa Sanpaolo (59,7% al 31 dicembre 2015). La differenza è ancora di una ventina di punti, corrispondenti a circa il 4% del capitale della banca presieduta da Gian Maria Gros-Pietro e guidata da Carlo Messina.
Se effettivamente la Compagnia scenderà al 5% o poco più di Intesa Sanpaolo, si troverà, sostanzialmente, nella stessa posizione della Fondazione Cariplo, che ha come indiscusso numero uno, fin dalle origini, Giuseppe Guzzetti, il quale è anche lo storico e indiscusso presidente dell'Acri, l'associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria. Compagnia e Cariplo, allora, si troverebbero più o meno alla pari, in Isp, sempre che la fondazione milanese non acquisti altre azioni Intesa Sanpaolo, come sarebbe possibile dato che il valore della partecipazione nella Banca è pari al 23,4% del totale dell'attivo al 31 dicembre 2016 (per la verità, però,potrebbe anche vendere, pur non avendo mai manifestato una simile intenzione, in considerazione, fra l'altro, dei ricchi dividendi già incassati e promessi).
Evitando di evidenziare i potenziali effetti della posizione paritetica delle due fondazioni nell'azionariato della Banca, va invece ricordato che la vendita delle azioni Isp farà incassare una montagna di soldi alla Compagnia di San Paolo, che a fine aprile 2017 aveva in portafoglio 1,4 miliardi di azioni della Banca. Al 5 maggio 2017 l'azione ordinaria Intesa Sanpaolo quotava poco meno di 3 euro, una cifra non lontana dai massimi degli ultimi cinque anni, raggiunti nell'estate del 2015, quando il titolo si aggirava sui 3,5 euro.
Anche la plusvalenza si preannuncia ricca: nel bilancio 2015, la Compagnia indicava in 2,27 euro il valore di carico dell'azione della sua banca conferitaria.