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COMBINATA ROI-BUCCI - Dicono che nei palazzi genovesi del potere sia serpeggiata preoccupazione, dopo che Maurizio Roi, sovrintendente del Teatro Carlo Felice nominato nel 2014 dall'allora primo cittadino Marco Doria, ha dichiarato che metteva a disposizione il suo mandato, in seguito all'elezione di Marco Bucci a nuovo sindaco di Genova. Roi ha dichiarato che la sua decisione era motivata dal "rispetto istituzionale". Gesto encomiabile e degno di una personalità di rilievo, molto apprezzato anche dal nuovo sindaco, fra l'altro espressione del centro destra e quindi in netta discontinuità rispetto agli ultimi decenni di governo del centro sinistra.
Però, l'atto di Roi è risultato indigesto agli occupanti di diverse poltrone e poltronissime, che dipendono dall'Amministrazione cittadina. Qualcuno ha incominciato a tremare, anche perché, da buon manager, Bucci ha anticipato che valuterà l'operato di ogni designato dal Comune per poi confermarlo nell'incarico o meno. Proposito giudicato molto favorevolmente da chi non vede l'ora non tanto di cambiamenti per motivi politici, quanto della fine di un sistema finalizzato a premiare l'appartenenza o meriti partitici a scapito della meritocrazia. Sotto la Lanterna, le prime mosse di Bucci piacciono e alimentano un po' di speranza.

CAMERE DI COMMERCIO - A proposito di premi, ancora a Genova, si sente dire che alcuni consiglieri della Camera di Commercio presieduta da Paolo Cesare Odone hanno mugugnato, sommessamente e in luoghi ben sicuri per la loro discrezione, quando hanno saputo che Maurizio Caviglia, il potentissimo e temuto segretario generale, in carica dal 2007, considerato il Mazarino della Superba, nel 2016 ha avuto un emolumento ancora maggiore di quello dell'anno precedente: 218.322 euro (lordi), 38.031 dei quali come retribuzione di risultato, voce superiore di circa 5.300 euro a quella del 2015.
I critici di Caviglia, forse anche perché un po' invidiosi o comunque indispettiti dalle sue azioni, hanno fatto notare che i conti della Camera di Commercio e la sua gestione economica non sono così brillanti: l'ente ha chiuso il bilancio 2016 con una perdita di 1,3 milioni, che segue quella di 1,1 milioni denunciata per il 2015. Per di più, mentre l'ammontare degli interventi economici, cioè delle azioni a favore del sistema produttivo locale, sono calati a 2,3 milioni dai 3,2 milioni dell'esercizio precedente.
E a chi faceva notare che il segretario della Camera di Commercio di Torino, Guido Bolatto, in carica dal 2001, ha guadagnato di più (240.000 euro gli emolumenti complessivi percepiti nel 2016, come nel 2015, a carico della finanza pubblica), è stato risposto che la Camera torinese, validamente presieduta dall'imprenditore Vincenzo Ilotte, nel 2016 ha avuto un avanzo di quasi 1,3 milioni, mentre aveva perso 182.261 euro nel 2015 e 394.597 nel 2014. E i suoi interventi sono stati pari a 4,5 milioni, equivalenti all'11% degli oneri correnti, la stessa quota dell'anno precedente-

ELKANN - AGNELLI - Dicono che l'esteso articolo, pubblicato da Milano Finanza del 24 giugno e intitolato "Un impero con pochi Agnelli", sia stato piuttosto sgradito nella nota e grande famiglia torinese, anche per l'occhiello, che recitava: "John Elkann è il monarca assoluto del clan discendente dal fondatore della Fiat. Ma dietro di lui solo due parenti, Alessandro Nasi e Andrea Agnelli, hanno incarichi realmente operativi. Gli altri? Rentier o con attività fuori dal perimetro". Sotto la Mole, da sempre, si preferisce l'understatement, il profilo basso, la discrezione.
E' indiscutibile, però, che l'impero che fa capo alla ormai olandese Giovanni Agnelli Bv, sia guidato da John Elkann, prescelto dal nonno, l'Avvocato, dopo la prematura scomparsa di Giovanni Alberto, primogenito di Umberto Agnelli, avvenuta vent'anni fa. John Elkann è presidente non soltanto della Giovanni Agnelli Bv, ma anche della sua controllante, l'accomandita Dicembre Eredi di Giovanni Agnelli, inventata da Franzo Grande Stevens (l'Avvocato dell'Avvocato), oltre che della Fca (Fiat Chrysler Automobiles) e della Exor, holding alla quale fanno capo, fra l'altro, le partecipazioni in Cnh (26,9%), Ferrari (22,9%), Partner Re (100%), Banca Leonardo (16,5%) e Juventus (63,7%).
Comunque, anche gli altrettanto giovani Alessandro Nasi e Andrea Agnelli, hanno diversi incarichi rilevanti nel Gruppo, a partire dalla Giovanni Agnelli Bv, della quale sono consiglieri di amministrazione, come Tiberto Brandolini d'Adda, Luca Ferrero Ventimiglia ed Eduardo Teodorani-Fabbri, pure loro esponenti della famiglia.

DE AGOSTINI - La Fondazione De Agostini, costituita per volontà delle famiglie novaresi Boroli e Drago, azioniste dell'omonimo gruppo nato per la pubblicazione delle carte geografiche, quest'anno compie i suoi primi dieci anni di attività. Da allora ha sostenuto oltre 100 progetti e ha erogato circa 12 milioni di euro, a beneficio di un'ottantina di enti non profit impegnati nella solidarietà, in particolare nei confronti delle popolazioni colpite dalle calamità naturali e dei soggetti svantaggiati. Presidente della Fondazione De Agostini è Roberto Drago, il quale - dicono - è orgoglioso soprattutto del progetto "Sartoria Emmaus", realizzato insieme con la Fondazione comunitaria del Novarese (sostenuta anche dalla Fondazione Cariplo) e dalla Fondazione Banca Popolare di Novara.
Il progetto Sartoria Emmaus, avviato nel 2014, ha la finalità della formazione imprenditoriale per donne che vivono situazioni di disagio. "Il successo è stato tale - ha raccontato Roberto Drago - che la sartoria ha iniziato a lavorare anche per grandi firme della moda italiana e l'attività si espansa così tanto da richiedere l'ampliamento della struttura che la ospita".

UN SALOTTO TORINESE - Dicono che abbiano ricevuto un dividendo complessivo di 925.000 euro i soci di Fenera Holding, finanziaria subalpina guidata da Lucio Zanon di Valgiurata, che ne è anche uno degli azionisti, come le famiglie Lavazza, Marsiaj, Garosci e le emiliane Maramotti e Seragnoli. Nell'esercizio passato, Fenera Holdin ha aumentato gli investimenti in portafoglio a 63,7 milioni dai 51,2 milioni precedenti. Le attività consolidate sono salite a 67,2 milioni e il patrimonio netto è risultato di 45,9 milioni.
Fra l'altro, Fenera possiede lo 0,8% di Credemholdin, di cui Lucio Zanon di Valgiurata è vice presidente, il 18% di Tosetti Value Sim, il 12% di Alkims Sgr e lo 0,6% del gruppo dolciario Elah-Dufour-Novi, guidato brillantemente da Flavio Repetto (presidente) con il figlio Guido (amministratore delegato).