Numeri italiani 2

SPESA SANITARIA - Nel 2016, in Italia, la spesa sanitaria corrente è stata di 149,5 miliardi di euro, l'1% in più rispetto al 2015 (148 miliardi); nel 2014 era stata di 146,1 miliardi e di 143,6 nell'anno precedente. Per il 75%, la spesa sanitaria del 2016, pari all'8,9% del Pil, è stata sostenuta dal settore pubblico; mentre i privati hanno speso per la loro salute 37,3 miliardi, il 2% in più rispetto al 2015 (33,8 miliardi) e per il 90% direttamente come famiglie. Nel 2014 la spesa sanitaria dei privati era stata di 32,3 miliardi e di 31,2 nel 2013.
Questi dati sono dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, il quale ha anche calcolato che mediamente la spesa sanitaria 2016 pro capite è stata di 2.466 euro e che 82 miliardi sono serviti per l'assistenza sanitaria e per cure riabilitative e 31,1 miliardi per prodotti farmaceutici e apparecchi terapeutici. Ulteriore disaggregazione: il 45,5% della spesa totale si deve agli ospedali, principali erogatori di assistenza; mentre il 22,4% ai servizi sanitari ambulatoriali.

USCITE FAMILIARI - Ancora l'Istat ha rilevato che, l'anno scorso, in Italia, la spesa media mensile delle famiglie è stata di 2.524, 38 euro, superiore dell'1% a quella del 2015 e del 2,2% a quella del 2013. Però, è stata ancora inferiore ai 2.639,89 del 2011, a conferma della continuità della crisi economica iniziata a cavallo della fine del 2007. Per i generi alimentari, la famiglia italiana ha speso mensilmente 447,96 euro, a fronte dei 2.076 per beni e servizi non alimentari.
Naturalmente, sono emerse differenze tra regione e regione. In particolare, la spesa mensile familiare è risultata di 2.862,42 euro in Valle d'Aosta, 2.607,58 euro in Piemonte e 2.289,46 euro in Liguria.

SITUAZIONE PATRIMONIALE - Al 31 dicembre scorso, le famiglie residenti in Italia avevano depositi bancari per 1.143,7 miliardi, titoli obbligazionari per 362,3 miliardi, azioni e partecipazioni per 916,8 miliardi e assicurazioni, fondi pensione e tfr per 953 miliardi; per cui, il totale delle loro attività era pari a 4.168 miliardi.
Quanto alle loro passività, erano rappresentate per 54,2 miliardi da debiti a breve termine, di cui 53,1 nei confronti delle banche, e 643,7 miliardi da debiti a medio e lungo termine (571,1 con le banche). Aggiungendo i 230,4 miliardi costituiti da debiti commerciali, fondi di quiescenza e altre partite minori si arriva a passività totali per 928,2 miliardi.
A fine 2016, il saldo patrimoniale delle famiglie italiane è risultato positivo per 3.239,8 miliardi.

PERDE COLPI LA LOTTA ALL'EVASIONE - Nei primi cinque mesi 2017, le entrate derivanti dall'attività di accertamento e controllo, riferite solo ai ruoli dei tributi erariali, sono risultate pari a 3,491 miliardi, inferiori dello 0,9% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso. Difficile che la riduzione sia motivata dalla maggiore onestà, più facile, invece, che si debba a una minore efficacia della lotta all'evasione.
Comunque, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di maggio, le entrate tributarie sono ammontate a 159,4 miliardi, facendo segnare un incremento dell'1,9% e quindi di poco meno di 3 miliardi sull'analogo periodo 2016. In particolare, le imposte dirette sono cresciute dell'1,4% a 80,7 miliardi e le indirette del 2,4% a 78,7 miliardi (l'Iva ha reso da sola quasi 46,8 miliardi, il 4,3% in più).
Pressoché invariate le entrate dai giochi: poco meno di 5,9 miliardi, che confermano l'inarrestabile propensione del Paese a sfidare la fortuna, illudendosi di vincere e con il risultato di arricchire lo Stato e gli operatori del settore.

LA BILANCIA DELLE RIMESSE - Banca d'Italia ha rilevato che nel 2016 le rimesse dall'Italia verso l'estero, cioè le somme di denaro inviate dagli emigrati nel nostro Paese a loro connazionali, tutti o quasi parenti, sono state pari a 5,073 miliardi, la cifra più bassa degli ultimi dieci anni almeno e inferiore di oltre 2,3 miliardi al picco del 2011. Il progressivo calo delle rimesse dall'Italia verso l'estero è causato da diversi fattori, non ultimo l'abbandono del nostro Paese da parte di numerosi immigrati, per le difficoltà economiche.
Al contrario, negli ultimi due anni, sono aumentate le rimesse degli italiani dall'estero verso casa: nel 2016, sono state pari a 645,6 milioni, cifra praticamente uguale a quella del 2015 e superiore a tutte le precedenti, a partire dal 2008, quando era stata di 426,3 milioni.
Se, però, alle rimesse dall'estero verso l'Italia si aggiungono i redditi conseguiti nello stesso anno dai frontalieri italiani, il totale delle risorse trasferite in Italia dai nostri connazionali che lavorano all'estero sale a 7,2 miliardi, mentre erano state di 2,3 miliardi nel 2011.

RAPPORTI DI LAVORO - Nei primi quattro mesi del 2017, nel nostro Paese, il settore privato ha fatto registrare un saldo positivo di 550.000 posti di lavoro tra assunzioni e cessazioni, superiore ai 390.000 dello stesso periodo 2016 e ai 499.000 al primo quadrimestre 2015. Annualizzato, cioè considerando gli ultimi dodici mesi, il saldo risultato a fine aprile 2017 è positivo per 490.000 contratti di lavoro, dei quali 415.000 a tempo determinato, 29.000 a tempo indeterminato e 47.000 di apprendistato.
Sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, le assunzioni dall'inizio di gennaio alla fine di aprile sono state 2.129.000 (+17,5% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso). In particolare, quelle a tempo indeterminato sono aumentate del 30,6%; al contrario, sono diminuite del 4,5% quelle a tempo indeterminato.
Le cessazioni del rapporto di lavoro, nel complesso, sono ammontate a 1.570.000 (+10,5% rispetto al primo quadrimestre 2016): i licenziamenti sono stati 189.000 (-0,6%) e le dimissioni sono aumentate dello 0,4%.

LE CIFRE DELL'UNRAE - L'Unrae, l'associazione delle Case automobilistiche estere operanti in Italia nella distribuzione e commercializzazione di veicoli, a fine 2016 conta 43 aziende iscritte, che insieme fatturano circa 50 miliardi e occupano circa 160.000 persone, impegnate in 3.100 concessionarie, 11.000 officine autorizzate e nelle Case madri presenti nel nostro Paese, dove le Case estere investono circa 10 miliardi per acquisti di componentistica e, attraverso le loro filiali italiane di ricerca, sviluppo e design, 10,5 miliardi per beni e servizi.
Nell'anno passato, le associate Unrae hanno immatricolato in Italia 1.291.369 vetture, pari al 70,7% dell'intero mercato nazionale.