Tre avvocati speciali

Avvocato da settant'anni. Un traguardo da medaglia, per il torinese Bruno Segre, che, in effetti, l'ha appena ricevuta dal presidente dell'Ordine subalpino, Mario Napoli, durante l'apposita cerimonia. Nato nel settembre del 1918, Bruno Segre, figura poliedrica e ben nota, non soltanto nella città della Mole, ultimo allievo di Luigi Einaudi, si è laureato in legge il 15 giugno del 1940. Di famiglia ebrea, non ha però potuto esercitare subito la professione di avvocato e ha incominciato a guadagnarsi da vivere dando lezioni private e scrivendo tesi di laurea.
Arrestato per disfattismo politico nel 1942, fa due mesi di carcere, poi entra in clandestinità. Nel settembre del '44, il portasigarette di metallo, che teneva nella giacca, lo salva da un proiettile sparatogli dalla Guardia nazionale repubblica; ma viene nuovamente arrestato e finisce dietro le sbarre, alle Nuove di Torino. Riesce a uscire e si arruola nella Resistenza armata. Dopo la Liberazione, si dedica all'attività giornalistica e alla politica (fra l'altro, è stato capogruppo del Psi nel consiglio comunale di Torino dal 1975 al 1980), comunque continuando sempre a fare l'avvocato.
Una professione che tempra, come confermano i casi di almeno altri due illustri avvocati torinesi: Paolo Emilio Ferreri e Franzo Grande Stevens. Chiamato confidenzialmente "Pef", Paolo Emilio Ferreri, 94 anni il prossimo 5 dicembre, lo stesso giorno in cui compirà i 70 anni di iscrizione all'Albo (n.583). Numerosissimi e rilevanti gli incarichi, in enti e società, ricoperti contestualmente all'impegno forense. Fra l'altro, Paolo Emilio Ferreri è stato, per 27 anni, membro del Consiglio superiore della Banca d'Italia, della quale è stato anche decano e presidente del Consiglio di Reggenza della sede di Torino.
Un po' più giovane è Franzo Grande Stevens, l'Avvocato dell'Avvocato (Agnelli): compirà 89 anni il 13 settembre. E' iscritto all'Albo dal 1954, ha già ricevuto la medaglia dei 60 anni di attività e continua a lavorare intensamente, tutti i giorni, nel grande studio che ha le sue radici in quello di Manlio Brosio e poi di Dante Livio Bianco, Paolo Greco e Carlo Galante Garrone. Studio nel quale Franzo Grande Stevens è entrato nel 1953 e che, da tempo, porta giustamente il suo nome, perché l'Avvocato l'ha rifondato, sviluppato e fatto diventare uno dei più prestigiosi non soltanto a livello nazionale .
Avvocato di fiducia di grandi famiglie italiane, ma anche di stranieri come l'Aga Khan, Franzo Grande Stevens è stato, fra l'altro, presidente del Consiglio nazionale forense e al vertice di centinaia di società, compresa la Juventus, oltre che di istituzioni come la Compagnia di San Paolo e il Museo del Risorgimento. Uomo straordinario, si è raccontato personalmente in "Una vita d'avvocato", libro che è stato da poco ristampato.