Frenata del debito pubblico nel
novembre scorso. Banca d'Italia ha comunicato che il debito delle
amministrazioni pubbliche alla fine dei primi undici mesi del 2017 è
risultato pari a 2.275 miliardi di euro, 14,650 miliardi in meno
rispetto al 31 ottobre dello stesso anno, ma ancora 44,124 miliardi
in più rispetto al 30 novembre del 2016.
Positivo è anche che il calo di
novembre è arrivato dopo che nel trimestre precedente il debito
aveva ripreso a crescere. Però, bisognerà attendere i prossimi dati
prima di parlare di una inversione di tendenza. Attualmente appare
prematuro, anche perché negli ultimi due anni si sono riscontrate
diminuzioni del debito in singoli mesi, tuttavia subito seguite da
rialzi.
Comunque, nella capacità dell'Italia
nell'onorare i propri debiti continuano a credere anche all'estero,
tant'è vero che oltre il 32% del debito pubblico del nostro Paese,
tasso corrispondente a 736,5 miliardi, è detenuto da investitori
esteri.
La quota del debito pubblico italiano
nei portafogli dei soggetti “non residenti”, come la Banca
d'Italia definisce i detentori stranieri di Btp, Bot, Cct e gli altri
titoli di debito delle Amministrazioni pubbliche, è la più alta. Al
31 ottobre, infatti, la stessa Banca d'Italia aveva titoli pubblici
per 353,8 miliardi, le altre istituzioni finanziarie monetarie
residenti per 624 miliardi, le restanti Ifm per 455 miliardi e gli
altri residente per poco più di 120 miliardi.
A fine novembre 2017, risultavano in
essere Btp per 1.367,9 miliardi di euro, Btp indicizzati per 200,4,
Cct per 132,6, Ctz per 42,5, Bot per 113,4, titoli internazionali per
35 miliardi e titoli di debito delle Amministrazioni locali per 18,5
miliardi. Amministrazioni locali che, comunque, alla stessa data
denunciavano un debito pari a 88,3 miliardi, 40,3 dei quali relativi
ai Comuni, 7,3 alle Province e Città metropolitane e 30,8 alle
Regioni e alle Province autonome.
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia |