Quest'anno, la crescita del Pil
(prodotto interno lordo) di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta sarà
inferiore alla media italiana. Lo ha previsto l'Ufficio studi della
Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di
Mestre. A fronte dell'1,3% nazionale, le aspettative di crescita sono
dell'1,2% per il Piemonte e la Valle d'Aosta e dello 0,9% per la
Liguria, alla quale è stato attribuito un tasso superiore soltanto a
quelli della Puglia (0,8%), della Calabria e del Molise(0,7%).
Sul podio nazionale della crescita nel
2018 si troveranno, invece, il Veneto (+1,6%), l'Emilia-Romagna e la
Lombardia (+1,5%).
L'Ufficio studi della Cgia ha anche
calcolato il gap da recuperare rispetto al 2007, quando il Pil
italiano ha sfiorato i 1.700 miliardi, dopo che nel quadriennio
precedente l'economia nazionale viaggiava sui livelli del 2013 e
prima che iniziasse la grande crisi, appunto non ancora superata.
Al livello di Pil 2007, secondo la
Cgia, l'Italia ci tornerà nel 2022-2023, mentre le famiglie
riprenderanno a consumare quanto allora un po' prima, nel 2019-2020.
Invece, per recuperare il gap di quasi il 25% sugli investimenti,
l'attesa arriva fino al 2030.
Relativamente al solo Pil, lo studio
evidenzia che se è pari al 5,4% il gap da recuperare come media
nazionale, le singole regioni presentano prospettive diverse. Così,
mentre il Trentino-Alto Adige e la Lombardia hanno addirittura già
recuperato tutto, la Liguria ha da colmare un gap dell'11,4%, la
Valle d'Aosta il 9,8% e il Piemonte l'8,7%.
***
LOTTA ALL'EVASIONE: INCASSI
AUMENTATI DEL 30%
Carniere ricco per il Fisco a caccia di
evasori. Nei primi undici mesi 2017, le entrate tributarie derivanti
dall'attività di accertamento e controllo sono aumentate del 30,3%
rispetto allo stesso periodo del 2016, salendo così a 10,226
miliardi di euro, 2,375 miliardi in più. Questa fonte di gettito
fiscale è risultata di poco inferiore a quella dei giochi, il cui
introito per l'erario è stato di 12,950 miliardi, 316 milioni meno
che nel gennaio-novembre 2016.
***
PRODOTTE 700.000 AUTO NEI PRIMI
UNDICI MESI
Dall'inizio di gennaio alla fine di
ottobre dell'anno scorso, il valore delle esportazioni italiane di
autoveicoli ha sfiorato i 20 miliardi di euro, pari al 5,4% delle
vendite nazionale all'estero. L'incremento delle esportazioni di
autoveicoli fabbricati nel nostro Paese è stato del 13,6% rispetto
ai primi dieci mesi 2016, mentre è aumentato del 10,7% l'importo di
autoveicoli, comunque pari a 27,3 miliardi di euro.
I dati sono stati comunicati
dall'Anfia, l'associazione dei costruttori della filiera nazionale
dell'automotive, con l'aggiunta che le esportazioni di autoveicoli
nei primi dieci mesi 2017 sono cresciute del 5,3% nei Paesi Ue e del
25% in quelli extra Ue; in particolare, l'aumento è stato del 15,3%
negli Usa, principale mercato di sbocco della produzione italiana
(23%), seguito dalla Francia, che assorbe il 13% e dalla Germania
(11%). Nel periodo, le esportazioni in Russia sono salite del 53,9%.
L'Anfia ha anche riferito che nei primi
undici mesi 2017, dagli stabilimenti italiani sono uscite 700.000
auto nuove, il 5% più che nel gennaio-novembre 2016. Inoltre, ha
ricordato che mentre le Case italiane hanno meno del 30% del mercato
nazionale, in Germania i costruttori tedeschi hanno il 69% del
mercato interno e i francesi il 54,5% del loro.
Aurelio Nervo, presidente Anfia |