E' la Liguria la regione del Nord Ovest
con la più alta quota di popolazione a rischio di povertà o di
esclusione sociale. La situazione emerge da uno studio della Cgia di
Mestre, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese
locali, basato sui dati a fine 2016, gli ultimi disponibili. La
Liguria, infatti, presenta il 23,9% di popolazione a rischio di
povertà o di esclusione sociale (la quota era del 20,9% dieci anni
prima), a fronte del 22,9% del Piemonte (17,7% a fine 2006) e il
20,5% della Valle d'Aosta, che però ha avuto l'aumento maggiore
(+9,9%).
Le quote del Nord Ovest sono inferiori
alla media nazionale (30%): però la Liguria risulta all'undicesimo
posto nella graduatoria delle regioni per percentuale di popolazione
a rischio di povertà o di esclusione sociale, il Piemonte al
quattordicesimo e la Valle d'Aosta al quindicesimo. Indici più bassi
delle nostre tre regioni sono evidenziati da Lombardia, Veneto,
Friuli-Venezia Giulia, Toscana ed Emilia-Romagna. In particolare,
poi, è la provincia autonoma di Bolzano ad avere la più bassa quota
di popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale: 9,6%,
tra l'altro ancora inferiore all'11,2% di fine 2006, l'anno
precedente la gravissima e lunghissima crisi economico-sociale
dell'Italia.
Come ricordato dalla Cgia di Mestre,
l'indice relativo alla popolazione a rischio di povertà o di
esclusione sociale è dato dalla somma di persone residenti che si
trovano in almeno una delle tre condizioni seguenti: a) vivono in
famiglie a rischio di povertà, cioè con un reddito inferiore al 60%
del reddito mediano disponibile; b) vivono in famiglie a intensità
lavorativa molto bassa; c) vivono in famiglie in condizioni di grave
deprivazione materiale, che è tale quandosi trovano in almeno
quattro di queste nove situazioni: 1) non riescono a sostenere spese
impreviste, 2) hanno arretrati nei pagamenti; 3) non possono
permettersi in un anno neppure una settimana di ferie lontano da
casa; 4) non hanno un pasto adeguato almeno ogni due giorni; 5)
hanno un riscaldamento insufficiente; 6) non possono permettersi
l'acquisto di una lavatrice, 7) di un televisore a colori, 8) un
telefono, 9) un'automobile.
Dalla stessa Cgia di Mestre è stato
fatto notare che in Italia le persone in difficoltà e deprivazione
sono passate, negli ultimi dieci anni, da 15 a 18,1 milioni. E questo
è successo in seguito non soltanto alla crisi economica, ma anche
allo “smisurato aumento delle tasse, alla fortissima contrazione
degli investimenti pubblici e a un corrispondente taglio del welfare
state”. Fra l'altro, senza benefici sul debito pubblico, che ha
continuato ad aumentare in termini assoluti e rispetto al Pil.