Banche: dall'emorragia dei posti di lavoro si salva unicamente la provincia di Torino

“Un cero a San Matteo, patrono dei bancari e dei banchieri. Sotto la Mole, devono averlo acceso molti, l'anno scorso. Comunque, un mezzo miracolo c'è stato. La provincia di Torino, infatti, è tra le pochissime, in Italia, ad avere registrato un aumento di dipendenti del settore in termini assoluti e, fra l'altro, è stata quella con il maggior incremento percentuale”. Lo ha scritto Andrea Rinaldi sul Corriere Torino, precisando che “Al 31 dicembre scorso, i dipendenti delle banche e delle istituzioni finanziarie attive nella provincia di Torino sono risultati 21.964, mentre erano 18.894 alla stessa data del 2016. In un anno, quindi, sono aumentati di 3.070 e del 16,2%, in netta controtendenza rispetto all'Italia intera”. Complessivamente, infatti, nel nostro Paese, i dipendenti delle banche e delle istituzioni finanziarie operanti nella Penisola sono scesi nel 2017 da 299.699 a 286.220, confermano una tendenza in atto da anni. Erano ancora più di 330.000 nel 2009, quando si contavano oltre 34.000 sportelli e 788 banche. Alla fine dell'anno appena passato, invece, la Banca d'Italia ha censito 27.358 sportelli aperti e 538 istituti di credito, numeri destinati a diminuire ulteriormente nel breve-medio termine. Tanto che, secondo Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, l'associazione nazionale delle banche, resteranno poco più di cento gli istituti creditizi indipendenti. A fine 2017 le banche con sede in provincia di Torino sono risultate dieci, una in meno rispetto a dodici mesi prima (la Bcc di Rivarolo Canavese è stata assorbita dalla Banca d'Alba). Gli sportelli sono scesi a 903 dai 957 del 31 dicembre 2016, facendo calare a 40 la loro densità ogni 100.000 abitanti e a 161 il numero dei Comuni serviti da almeno una banca. Grazie al “miracolo” torinese,comunque, ha chiuso con il segno più anche il bilancio occupazionale piemontese dell'industria bancaria e finanziaria: 32.559 i posti di lavoro al 31 dicembre 2017 a fonte dei 30.153 di un anno prima. Nonostante la perdita di una banca (28 contro 29) e di oltre cento sportelli, diminuiti da 2.364 a 2.251. Restando al Piemonte, la disaggregazione dei dati di Banca d'Italia mostra i seguenti numeri di dipendenti per provincia: Biella 2.454 (2.639 a fine 2016), Cuneo 3.129 (3.172), Alessandria 1.494), Asti 1.140 (1.171), Vercelli 584 (629), Novara 1.260 (1.301), Verbania 535 (752). In Valle d'Aosta i bancari e i dipendenti delle altre istituzioni finanziarie sono calati a 468 dai 494 del 31 dicembre 2016. Quanto alla Liguria, il totale è passato da 7.379 a 7.072. Ed ecco i dati delle quattro province: Genova 4.692 (4.931 a fine 2016), Imperia 634 (685), Savona 952 (955) e La Spezia 795 (808). Il progressivo dimagrimento del sistema bancario è un fenomeno non solo italiano e si deve a diversi fattori, dei quali soltanto pochi sono esclusivamente del nostro Paese. L'intero settore è cambiato e sta cambiando radicalmente, in seguito ai cambiamenti dei comportamenti della clientela (i giovani non entrano più in banca), all'eccezionale evoluzione tecnologica, alla concorrenza di soggetti appartenenti ad altri settori, alla necessità di essere più efficienti e più redditizi e, fra l'altro, ai crescenti vincoli normativi dei regolatori, i quali spingono verso aggregazioni degli istituti con fusioni e incorporazioni.