Armando Spataro, Procuratore della Repubblica |
Oltre a sfatare diversi luoghi comuni
sul sistema giudiziario, sul “caso” Aldo Moro e sul terrorismo
anche internazionale, Armando Spataro ha raccontato alcuni aneddoti e
ha elogiato i valori costituzionali che caratterizzano la Giustizia
del nostro Paese, l'assoluta indipendenza del Pubblico Ministero (una
rarità persino in Europa), le grandi capacità delle nostre forze di
Polizia e delle Agenzie di informazione, più conosciute come i
Servizi.
Settant'anni il prossimo 16 dicembre,
in magistratura dal 1975, Armando Spataro, nato a Taranto, ha
iniziato la carriera prima occupandosi di sequestri di persona, poi
di terrorismo, criminalità organizzata, traffico interazionale di
stupefacenti, ha fatto parte della Direzione distrettuale Antimafia e
del pool di “Mani Pulite”.
E' stato anche componente del Consiglio
Superiore della Magistratura, protagonista della vicenda che ha avuto
come vittima l'imam egiziano Abu Omar; autore del libro “Ne valeva
la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di
giustizia offesa” (premio Capalbio 2010). Nel 2014 gli è stato
conferito il premio Art.3 “per il suo coraggioso, quotidiano
impegno a custodia dei valori civili e morali che la nostra Carta
costituzionale detta”.
Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Torino dalla fine di giugno 2014, dopo tanti anni di
attività a Milano e alcuni a Roma, Armando Spataro al “Dumse da
Fé” ha sottolineato le particolarità assolutatamente positive del
Pm italiano, “totalmente indipendente da qualsiasi potere”,
obbligato all'azione penale (“a garanzia dell'uguaglianza di fronte
alla Legge” e con la esclusiva disponibilità della Polizia
giudiziaria, formata da componenti specializzati dei Carabinieri,
della Pubblica Sicurezza, della Guardia di Finanza.
Il buon Pubblico Ministero – ha
aggiunto Armando Spataro - “ragiona sempre come un giudice, a
tutela dell'indagato, rinviando a giudizio solo quando ritiene che
esistano le prove per una sua condanna”; perciò, non agisce come
un accusatore tout court.
Fra l'altro, Armando Spataro ha
evidenziato che in Italia non sono mai state fatte leggi di emergenza
lesive dei diritti della persona, neppure durante gli “anni di
piombo” e ha ricordato che nel nostro Paese il terrorismo “è
stato sconfitto nelle aule di Giustizia e non negli stadi”, come
diceva il presidente Sandro Pertini. Non solo: le modalità operative
dei magistrati e della Polizia giudiziaria
sono state prese a esempio, per la loro
efficacia nel rispetto delle leggi e di ogni individuo, anche da
parte di diversi Paesi avanzati.
Proprio le buone pratiche adottate
contro il terrorismo nazionale sono poi servite moltissimo nella
lotta contro le mafie e servono ora contro il terrorismo
internazionale, sulla cui fine Armando Spataro si è dichiarato
“ottimista”.
A proposito ancora di terrorismo, ha
raccontato come si organizzarono i magistrati che indagavano,
dapprima in totale segretezza, incontrandonsi in luoghi non
istituzionali e pagando di tasca propria le trasferte, ancora non
riconosciute come non era riconosciuto il coordinamento degli
inquirenti, poi completato con forze speciali dei Carabinieri, della
Polizia e della Guardia di Finanza.
Infine, ha anche ribadito che del “Caso
Moro” si sa tutto, non c'è più nulla di segreto. Dietro il
rapimento e poi la tragica fine di Aldo Moro non c'era la Cia o il
Kgb, il Mossad, la mafia, la massoneria; non c'erano i Servizi
segreti: “tutte sciocchezze assolute”. La verità è quella
emersa e pienamente riscontrata.