di
GUSTAVO MOLA DI NOMAGLIO
Il
fuoco costituisce, da sempre, uno dei maggiori fattori di rischio per
gli insediamenti umani. L’uomo non è tuttora capace, nonostante le
millenarie esperienze e le tecnologie di cui dispone, di impedire che
esso si scateni né, in molti casi, di limitarne la forza
distruttiva. Ma nei secoli scorsi l’impatto del fuoco era certo più
frequente e devastante. Interi quartieri delle maggiori città
potevano divenire, all’improvviso, preda delle fiamme. Tra gli
incendi più impressionanti della storia dell’umanità possono
essere citati quelli secenteschi di Londra, in occasione di uno dei
quali nell’arco di poche ore la città vide incenerirsi 13.000 case
e 90 chiese.
Quanti
venivano danneggiati dal fuoco si trovavano non di rado in condizioni
di povertà, da cui potevano risollevarsi con l’aiuto dei privati,
ottenendo una licenza di questua, o grazie - come ricorda Giuseppe
Prato, in uno studio sulla nascita delle assicurazioni in Piemonte -
a sussidi erogati dallo Stato e da enti locali. Le catastrofi
londinesi del ‘600 stimolarono la fioritura di numerose
assicurazioni contro gli incendi. La più antica, di cui si
conservino documentate e precise memorie, fu fondata, si può dire
quando le ceneri di Londra erano ancora calde, dall’economista
Nicola Barbon.
Negli
ultimi decenni del ‘600 e sino al 1720 si registrò la nascita,
secondo quanto afferma C. Walford, di quasi duecento compagnie. Nel
corso del ‘700, pur rimanendo l’Inghilterra detentrice del
primato in questo campo e, più in generale, in campo assicurativo,
le assicurazioni si moltiplicarono in tutt’Europa. Anche il
Piemonte, dove sin dai primi anni del secolo XVIII si erano
sviluppati progetti non privi di originalità, seguì la scia.
Pochi
sanno che fu proprio un piemontese, Giovanni Battista Feruffini, il
primo a suggerire, nel 1556-57, normative e regole che portarono a
un disciplinamento e perfezionamento delle formule giuridiche e
tecniche del contratto di assicurazione marittima.
Al
Piemonte spetta anche un altro primato. Nacque qui, nel 1828, la più
antica assicurazione italiana contro gli incendi, tuttora operante in
piena autonomia: la Società Reale Mutua di Assicurazioni. Di tre
anni più vecchie sarebbero una società nata a Napoli, sotto gli
auspici dello Stato e una milanese, la “Compagnia di assicurazioni
di Milano”, approvata dal governo austriaco; ma, la prima ebbe vita
relativamente breve, mentre l’altra non è più autonoma, essendo
da tempo stata acquisita da un grande gruppo assicurativo.
Con
la Reale fu finalmente costituita una compagnia nazionale nel regno
di Sardegna, di cui molti avevano segnalato l’utilità. Grazie a
essa, infatti, si poteva spezzare il monopolio delle compagnie
straniere (rappresentate essenzialmente da tre società parigine - La
Phoenix, la Compagnie d’assurance generale e la Compagnie Royale -
e dalla milanese “Compagnia di Milano”, in quel tempo considerata
austriaca).
L’esistenza
di una compagnia nazionale non poteva che avere effetti benefici per
la bilancia commerciale e con essa si evitava che, in caso di
controversie, i sudditi sabaudi si trovassero sottoposti alla
giurisdizione di Paesi stranieri.
La
scelta di costituire una mutua non fu priva di opposizioni, poiché
vi era chi riteneva che un numero troppo elevato di soci avrebbe
inevitabilmente provocato inerzia e inefficienza. La tenacia dei
progettisti nel difendere il modello mutualistico alla prova dei
fatti si rivelò vincente. La stessa politica commerciale della
compagnia, che pose costantemente l’accento sui propri obiettivi
filantropici e su un operare disinteressato, in contrapposizione alla
fame di guadagno degli speculatori, agevolò una crescita rapida. Pur
non essendo mancati periodi difficili, la Reale Mutua ha continuato a
crescere e a consolidarsi in modo costante, mantenendosi tra le prime
compagnie italiane e diventando un gruppo articolato che opera anche
in Spagna e in Cile.