Tino Cornaglia (al centro), presidente di Banca d'Alba |
Quanto ai dati finanziari, il bilancio,
approvato da un'assemblea che ha fatto registrare la presenza record
di 15.472 soci, evidenzia che la massa fiduciaria, cioè le attività
gestite per conto della clientela hanno superato i 6 miliardi di
euro, ammontando, per la precisione, a 6,097 miliardi, il 6,9% in più
rispetto alla fine dell'esercizio precedente, In particolare, la
raccolta diretta è salita del 6,4% a 3,841 miliardi e a 2,094
miliardi l'indiretta (+7,7%).
I prestiti alla clientela hanno
raggiunto il valore complessivo di 2,868 miliardi (+5,15%), mentre è
diminuito al 3,4% il rapporto delle sofferenze nette sugli impieghi
economici. Sono scesi anche i costi operativi a 61,550 milioni
(-10,8%) e le spese amministrative a 68,820 milioni (-6,4%).
A crescere è stato anche il patrimonio
netto, diventato di 331,108 milioni (+4,7%), con conseguente
beneficio sul Cet1 (indice di solidità), passato dal 13,5% al 14,4%.
L'unico dato non positivo, rispetto al
bilancio 2016, è quello dell'utile netto, calato da 13.041 milioni a
10,224 milioni. La flessione del 21,6% è conseguente anche agli
oneri derivanti dall'incorporazione della Bcc di Rivarolo
Canavese-Riva Banca, avvenuta nell'anno passato. Naturalmente, ne è
derivato un calo della redditività: il roe, che misura il ritorno
economico dei mezzi propri, è sceso di un punto, al 3,1% dal 4,1%
del 2016.
La Banca d'Alba, le cui origini
risalgono al 1895, è presieduta da Tino Ernesto Cornaglia, che ha
come vice Pierpaolo Strà, il quale ricopre anche l'incarico di
presidente del comitato esecutivo. Direttore generale del grande
istituto albese di credito cooperativo è Riccardo Corino, vice Mario
Musso.