Nel Nord Ovest oltre 290.000 i lavoratori che sfuggono a Inps, Inail e pure al fisco

Luigi Di Maio, ministro del Lavoro
Oltre 290.000: tanti i lavoratori “invisibili” o in nero, nelle tre regioni del Nord Ovest, secondo l'ufficio studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre, che ha basato le sue stime sui dati Istat 2015, gli ultimi disponibili. La Cgia ne ha attribuiti 203.900 al Piemonte, 80.600 alla Liguria, 6.800 alla Valle d'Aosta e 3.305.200 all'intera Italia.
“Pur essendo sconosciuti all'Inps, all'Inail e al fisco, i lavoratori che, ogni giorno, si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani, per prestare la propria attività, producono effetti economici importanti e pesantissimi”.
“Questo esercito di irregolari, infatti, genera un fatturato annuo di 77,3 miliardi in nero, sottraendo al fisco un gettito di 42,6 miliardi” ha scritto la Cgia, aggiungendo che “a rimetterci sono non solo le casse dell'erario, ma anche le attività produttive e dei servizi, le imprese artigianali e commerciali che, spesso, subiscono la concorrenza sleale dei lavoratori in nero, i quali, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, assicurativi e fiscali, consentono alle imprese dove prestano servizio o a loro stessi, se operano come falsi autonomi, di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore”.
La Cgia ha calcolato che il valore aggiunto sommerso prodotto dal lavoro irregolare ammontava a 4,949 miliardi in Piemonte, a 2,029 miliardi in Liguria e a 198 milioni in Valle d'Aosta, con conseguente evasione stimata in 2,727 miliardi per il Piemonte, 1,118 miliardi per la Liguria e 109 milioni per la Valle d'Aosta.
Per la Cgia, l'esercito degli “invisibili” è formato da “lavoratori dipendenti che fanno il secondo o terzo lavoro, da cassintegrati o pensionati che arrotondano le magre entrate o da disoccupati che, in attesa di rientrare nel mercato del lavoro, sopravvivono grazie ai proventi riconducibili a un'attività irregolare”, oltre che da tanti individui che non hanno o non vogliono avere un'occupazione ufficiale, a norma. Una situazione, per la quale l'associazione mestrina auspica un ritorno dei voucher,
Dalla ricerca della Cgia emergono anche i tassi di valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare rispetto al valore aggiunto regionale ufficiale: 9,9% in Calabria, 8,8% in Campania, 8,1% in Sicilia, 7,6% in Puglia, 7% in Molise e Sardegna, 6,4% in Abruzzo, 6% in Basilicata, 5,8% in Umbria, 5,4% nel Lazio, 5% in Valle d'Aosta, 48% in Toscana, 4,7% in Liguria e nella Marche, 4,5% nel Trentino, 4,4% in Alto Adige, 4,3% in Piemonte, 4,2% nel Friuli-Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, 3,9% in Lombardia e 3,8% in Veneto. Media nazionale: 5,2%.