Luigi Di Maio, ministro del Lavoro |
“Pur essendo sconosciuti all'Inps,
all'Inail e al fisco, i lavoratori che, ogni giorno, si recano nei
campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani, per
prestare la propria attività, producono effetti economici importanti
e pesantissimi”.
“Questo esercito di irregolari,
infatti, genera un fatturato annuo di 77,3 miliardi in nero,
sottraendo al fisco un gettito di 42,6 miliardi” ha scritto la
Cgia, aggiungendo che “a rimetterci sono non solo le casse
dell'erario, ma anche le attività produttive e dei servizi, le
imprese artigianali e commerciali che, spesso, subiscono la
concorrenza sleale dei lavoratori in nero, i quali, non essendo
sottoposti ai contributi previdenziali, assicurativi e fiscali,
consentono alle imprese dove prestano servizio o a loro stessi, se
operano come falsi autonomi, di beneficiare di un costo del lavoro
molto inferiore”.
La Cgia ha calcolato che il valore
aggiunto sommerso prodotto dal lavoro irregolare ammontava a 4,949
miliardi in Piemonte, a 2,029 miliardi in Liguria e a 198 milioni in
Valle d'Aosta, con conseguente evasione stimata in 2,727 miliardi per
il Piemonte, 1,118 miliardi per la Liguria e 109 milioni per la Valle
d'Aosta.
Per la Cgia, l'esercito degli
“invisibili” è formato da “lavoratori dipendenti che fanno il
secondo o terzo lavoro, da cassintegrati o pensionati che arrotondano
le magre entrate o da disoccupati che, in attesa di rientrare nel
mercato del lavoro, sopravvivono grazie ai proventi riconducibili a
un'attività irregolare”, oltre che da tanti individui che non
hanno o non vogliono avere un'occupazione ufficiale, a norma. Una
situazione, per la quale l'associazione mestrina auspica un ritorno
dei voucher,
Dalla ricerca della Cgia emergono anche
i tassi di valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare rispetto al
valore aggiunto regionale ufficiale: 9,9% in Calabria, 8,8% in
Campania, 8,1% in Sicilia, 7,6% in Puglia, 7% in Molise e Sardegna,
6,4% in Abruzzo, 6% in Basilicata, 5,8% in Umbria, 5,4% nel Lazio, 5%
in Valle d'Aosta, 48% in Toscana, 4,7% in Liguria e nella Marche,
4,5% nel Trentino, 4,4% in Alto Adige, 4,3% in Piemonte, 4,2% nel
Friuli-Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, 3,9% in Lombardia e 3,8%
in Veneto. Media nazionale: 5,2%.