Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio
studi della Cgia, scrive: “In un momento di emergenza nazionale non
è il caso di fare polemiche. Tuttavia, è necessario consentire alle
Pmi di accedere con più facilità al credito, mettendo le banche
nelle condizioni di farlo. A parità di costi, o quasi, ma con
fatturati in caduta libera, se nelle prossime settimane le aziende
non avranno a disposizione la liquidità per far fronte alle esigenze
di ogni giorno, nel giro di qualche mese molte di queste rischiano di
chiudere definitivamente i battenti”.
Nel prossimo decreto anticrisi ci
saranno novità; ma, alla sua vigilia, dalle indiscrezioni pare di
capire che solo in parte il Governo riuscirà a dare una risposta
esaustiva alla necessità delle pmi di risolvere questo problema.
“Staremo a vedere, anche se va salutato positivamente l’accordo
sottoscritto nei giorni scorsi tra le banche e il mondo delle imprese
sulla moratoria sui debiti”.
Ma la situazione, secondo la Cgia, va
affrontata anche su scala europea. Sottolinea il segretario Renato
Mason: “E’ importante promuovere un intervento concertato con
gli altri Stati e presso le istituzioni europee affinché la Bce
eroghi speciali finanziamenti alle banche con un vincolo di
destinazione a favore delle piccole e medie imprese, facendo in modo
che entro una certa soglia, ad esempio sotto i 250 mila euro, le
procedure di erogazione del prestito avvengano in tempi rapidissimi.
E’ necessario, altresì, attivare strumenti di finanziamento
alternativi al credito bancario, perseguendo uno sviluppo economico
meno banco-centrico, anche attraverso l’attuazione di politiche
pubbliche di sostegno alle imprese”.
Giovedì scorso, la decisione della Bce
di rifinanziare il Quantitative easing, portando gli interventi a 35
miliardi di euro al mese, è sicuramente una buona notizia, anche se
rimangono molto lontani i tempi in cui il volume degli acquisti aveva
toccato, tra aprile 2016 e il marzo 2017, gli 80 miliardi di euro al
mese. In un momento in cui la congiuntura economica sta velocemente
scivolando verso la crisi economica più pesante degli ultimi 75
anni, tutti si aspettavano una scelta più coraggiosa. Visto che
l’Unione Europea sembra intenzionata a “superare” i vincoli
imposti da Maastricht, per la Cgia è arrivato il momento che la
Pubblica amministrazione italiana paghi i suoi debiti nei confronti
dei fornitori. Secondo stime molto prudenziali, lo stock di debito
ammonterebbe a 53 miliardi di euro, metà del quale riconducibile ai
ritardi nei pagamenti. Un’anomalia tutta italiana che va sanata,
onorando finalmente gli impegni presi in sede contrattuale.