Sale il numero di ricorsi dei risparmiatori all'Arbitro per le controversie finanziarie

Nel 2019, l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (Acf) ha ricevuto 1.678 ricorsi, che portano a 5.341 il totale dall’avvio dell’operatività, avvenuto il 9 gennaio 2017. Si tratta di dati pressoché doppi rispetto a quelli stimati in fase di start-up e fortemente influenzati, anzitutto, dalle vicende che hanno interessato la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i cui azionisti si sono fatti promotori di oltre il 40% dei ricorsi pervenuti durante il primo anno di attività dell’Organismo. Hanno concorso in misura apprezzabile, nel triennio, anche i ricorsi presentati da azionisti e obbligazionisti di tre delle quattro banche poste in risoluzione nel novembre 2015, nonché da risparmiatori detentori di titoli, emessi da talune banche popolari, caratterizzati da situazioni di diffusa illiquidità.

Depurato delle componenti legate ai casi di cosiddetto “risparmio tradito” dell’ultimo quinquennio, il flusso dei ricorsi in entrata risulta in crescita di circa il 40% nel 2019 rispetto al precedente biennio. Il petitum medio per ricorso, nel triennio, è risultato di quasi 60mila euro, con un trend al rialzo. I risparmiatori che si sono rivolti all’Acf hanno utilizzato a tutt’ampiezza la forbice prevista, proponendo domande di risarcimento da un euro fino a 500mila euro. Nel complesso, sono state avanzate richieste di ristoro per un controvalore che sfiora i 300 milioni di euro.

Sono 1.125 gli intermediari finanziari aderenti al sistema Acf al 31 dicembre 2019. Di questi, 93 quelli coinvolti in procedimenti nel corso dell’ultimo anno e 163 i destinatari di almeno un ricorso nel triennio, con una netta prevalenza di intermediari bancari. L’ampia platea di operatori professionali sinora coinvolti è un segnale da valutarsi positivamente, se si considera che i sistemi alternativi di risoluzione delle controversie mirano a drenare soprattutto quella fetta di contenzioso che, nella logica dei grandi numeri, fisiologicamente può insorgere nelle dinamiche relazionali tra consumatori e imprese.

Nel 2019 il Collegio dell’Acf ha adottato 854 decisioni: la percentuale di accoglimento dei ricorsi è stata di circa il 55% (381 decisioni), dato in flessione rispetto ai due anni precedenti (61,6% nel 2017 e 77,3% nel 2018; 67% di media nel triennio), quando l’attività decisionale aveva in buona parte condotto ad accertare violazioni massive della normativa in tema di prestazione di servizi d’investimento da parte di quegli intermediari poi sottoposti a procedura di liquidazione, ovvero di risoluzione, con una percentuale di accoglimento dei ricorsi in questi casi di circa il 90%.

La media unitaria dei risarcimenti riconosciuti nel 2019 è stata di 33.586 euro e di oltre 35mila nel triennio. Supera i 55 milioni di euro la somma complessivamente liquidata finora a favore dei risparmiatori, di cui 15,8 milioni nel corso dell’ultimo anno.

L' Acf, l'anno scorso, ha ricevuto 66 ricorsi dal Piemonte, 33 dei quali dalla sola provincia di Torino e 23 dalla Liguria, 16 dei quali dalla provincia di Genova. Da Novara ne sono arrivati 8, da Asti 7, da Alessandria 5, da Biella 4, come da Cuneo, 3 da Savona, come dal Verbano-Cusio-Ossola, 2 sia da Imperia che da Vercelli.

Per quanto riguarda gli intermediari, il 23,8% dei ricorsi 2019 ha riguardato la Popolare di Bari (318), il 13,3% Intesa Sanpaolo (178), l'11,3% il Monte dei Paschi di Siena (85), il 6,4% Poste Italiane (85) e il 4,6% Fineco e Unicredit (61 ricorsi entrambe). I ricorsi contro Fideuram sono stati 15 e 10 contro Carige.