In Piemonte rumeno uno straniero su tre Pragelato con la quota estera più alta: 26%
Al primo giorno di gennaio 2020, in Piemonte risiedevano 411.936 stranieri, 52.588 in più rispetto a dieci anni fa. Il loro aumento (da allora mediamente dell'1,7% all'anno), non è bastato tuttavia a impedire alla regione la perdita di 52.699 abitanti, a causa della forte contrazione della componente autoctona (-105.287 abitanti). E se ci si limita a osservare le tendenze demografiche solo del 2019, emerge che la componente straniera in Piemonte ha perso quasi del tutto la caratteristica anti-declino che l’ha connotata in passato; infatti, è cresciuta di sole 853 unità, mentre gli italiani residenti sono diminuiti di 18.201.
Oltre la metà degli stranieri che popolano il Piemonte (210.973, pari al 51,2% del totale) si concentra nella provincia di Torino, il 15% nella provincia di Cuneo (60.153) e poco più di uno su dieci in quella di Alessandria (45.660 unità, 11.1%). Rispetto al 2011, Alessandria accresce l’effetto di attrazione, caratterizzandosi come la provincia con il più elevato tasso di crescita medio annuo (+2,6%), spinto principalmente dai comuni di maggiori dimensioni con in testa il comune capoluogo (+4,9%). Viceversa, le due province con meno stranieri, Vco-Verbano-Cusio-Ossola (9.860) e Biella (9.796), sono anche quelle che ne vedono ridurre maggiormente la consistenza nell’ultimo anno (rispettivamente -1,7% e -0,8%).
Più in generale, tra il 2011 e il 2019 sono 427 i comuni piemontesi che hanno perso popolazione straniera; il loro peso complessivo è pari al 10% del totale stranieri.
Nel 2019, la componente straniera incide per il 9,6% sulla popolazione totale in Piemonte (1,2 punti in più rispetto al dato nazionale, pari a 8,4%) contro l’8,2% rilevato nel 2011. In ambito provinciale, il peso degli stranieri è relativamente più elevato ad Asti (11,2%), Alessandria (10,9%), Novara e Cuneo (entrambe 10%).
Scendendo nel dettaglio comunale, l’incidenza risulta più elevata in alcuni piccoli comuni fino a 1.000 residenti, come Pragelato (25,6%), San Sebastiano Curone (22,4%) e Fontanile (21,8%). Tra i capoluoghi di provincia, soltanto Verbania e Biella, entrambe con un’incidenza di stranieri pari all’8,5%, presentano un peso inferiore alla media regionale, mentre l’incidenza più elevata si registra nei comuni di Alessandria (15,1%), Novara (14,9%) e Torino (14,4%).
La struttura demografica della popolazione di cittadinanza straniera in Piemonte appare notevolmente diversa rispetto a quella di cittadinanza italiana da diversi punti di vista. In primo luogo, l’età media degli stranieri residenti in Piemonte è inferiore di quasi 14 anni rispetto a quella degli italiani. Il differenziale è maggiore rispetto a quanto rilevato a livello nazionale (quasi 12 anni), soprattutto per effetto dell’età media più bassa degli italiani (46,2 anni).
Nel 2019, oltre la metà (56,4%) degli stranieri residenti in Piemonte proviene dall’Europa, il 25% è originario di un Paese africano, mentre i cittadini di Asia e America rappresentano, rispettivamente, l’11,3% e il 7,2% del totale.
L’incidenza dei vari continenti risulta diversa a seconda della provincia di riferimento. La popolazione africana supera la media regionale nelle province di Vercelli, Biella e Novara, dove circa un terzo della popolazione immigrata proviene dal Continente Nero, a fronte di un quarto a livello regionale. Nella provincia di Asti si rileva la maggiore concentrazione di europei (69,9%), mentre l'incidenza di asiatici è maggiore nell'area nord-occidentale del Piemonte (18% nella provincia di Novara e 17% in quella di Biella).
In Piemonte, le prime dieci nazionalità estere, in ordine di numerosità, aggregano il 74,9% degli stranieri residenti; in Italia, le medesime collettività ne rappresentano il 60,7%. La comunità più numerosa in Piemonte è costituita dai rumeni, che rappresentano il 33,9% degli stranieri residenti nella regione, contro il 22,7% della media nazionale. Seguono i marocchini col 12,9% (l’8,2% in Italia) e gli albanesi con il 9,6% (Italia 8,4%). Il peso delle altre comunità, a partire da quella cinese (4,7%), è decisamente inferiore.