Quel microcredito targato Torino

Il contatore del suo sito web segna che, da quando è nata, nel 2007, a Torino, fino ad oggi, 20 novembre, sono 17.242 i crediti erogati da PerMicro, per un totale di 120,869 milioni di euro. In particolare, la società subalpina, che proprio in questi giorni festeggia i primi dieci anni di attività, ha finanziato finora 14.587 famiglie e 2.655 micro imprese, tutti soggetti “non bancabili”.
Già, perchè PerMicro, ha come clienti quei soggetti, individui e titolari di mini ditte, che non riescono ad accedere al credito ordinario, a causa di mancanza di garanzie reali oppure “per insufficiente storico creditizio”. Soggetti deboli e a rischio di emarginazione; ma che, in seguito all'ottenimento di microcredito, superano difficoltà e ostacoli, migliorando le loro condizioni e prospettive. Nel caso di PerMicro, hanno addirittura creato quasi 5.000 posti di lavoro.
Intermediario finanziario un po' speciale, PerMicro dispone di 14 filiali, dislocate nelle principali città italiane e ha una sessantina di dipendenti. Nel solo 2016, ha erogato poco meno di 24 milioni, in parte a circa 2.500 famiglie e a 450 microimprese. Ricavandone anche un utile netto: 16.499 euro. Cifra che assume un significato maggiore se si considera che il bilancio 2015 era stato chiuso con una perdita di 76.745 euro, dopo i 398.780 persi nell'esercizio 2014.
Un buon anno, dunque, quello appena passato, anche perchè ha evidenziato un uletriore accelerazione dell'operatività, confermata dai 46,168 milioni di crediti verso clientela emersi al 31 dicembre, oltre 6 milioni in più rispetto alla stessa data del 2015. E il patrimonio netto è salito a 3,266 milioni.
Quindi, doppia soddisfazione - per i risultati economici e sociali - per i soci di PerMicro, fra i quali si trovano Bnl (20,4% del capitale), Fondazione Sviluppo e Crescita Crt (9,7%), Compagnia di San Paolo (7,8%), Finde, la fondazione di Gustavo Denegri (10,8%), Banca Alpi Marittime, la Fondazione Paideia della famiglia Giubergia (10,1%), promotrice di PerMicro insieme con Oltre Venture.
Il presidente Corrado Ferretti ha anticipato che ammonterà a 26 milioni il valore delle erogazioni dell'intero2017, “somma destinata per un terzo a microimprese, start up o esistenti, e per i restanti due terzi a famiglie con bisogni finanziari di inclusione sociale, come quelli per la salute, la formazione, le spese per la casa, l'aiuto ai parenti che vivono nei Paesi d'origine”. Ha aggiunto che l'80% dei crediti a famiglie va a stranieri con regolare residenza in Italia.
Corrado Ferretti, classe 1952, laurea in Economia e commercio a Torino e un Master alla Luiss di Roma, ha una vasta e variegata esperienza professionale: commercialista, consulente, formatore, imprenditore, amministratore di società- Fra l'altro, è stato fondatore e amministratore delegato di GF Italia (credito al consumo), presidente della Banca della Valle d'Aosta e delle Funivie del Monte Bianco. E' al vertice anche della Fondazione Saussurea, onlus che gestisce il più alto giardino botanico d'Europa, a Courmayeur.
Corrado Ferretti, presidente PerMicro

In Piemonte ripresa dell'agricoltura

E' stato un buon anno, quello appena passato, per l'occupazione agricola in Piemonte. Qui c'è stato il maggior incremento percentuale di operai dipendenti di aziende del settore e qui si trova il numero più alto di lavoratori agricoli autonomi. Sono oltre 50.000 (33.132 maschi e 17.079 femmine). Quantità superiore a quella di qualsiasi altra regione italiana. Secondo è il Veneto con 48.391, terza l'Emilia-Romagna con 45.291, quarta la Lombardia con 44.420.
A fornire questi dati, pochi giorni fa, è stato l'Inps, che definisce “lavoratore agricolo autonomo” l'imprenditore che esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo, o alla silvicoltura o, ancora, all'allevamento di animali, piuttosto che alle relative attività connesse.
In tutto il Paese, a fine 2016, i lavoratori agricoli autonomi sono risultati 453.949, dei quali l'11,06% attivi in Piemonte, dove, alla stessa data, sono stati contati 38.317 operai agricoli dipendenti, il 3,9% in più rispetto all'anno precedente. Nessuna altra regione ha fatto registrare un incremento maggiore. In Valle d'Aosta, l'aumento è stato del 3,8% e del 3,7% in Veneto. La media nazionale è stata dello 0,1%, dato che di operai agricoli dipendenti ne sono stati censiti 1.035.654, quindi 1.129 più che nel 2015, ma meno che nel solo Piemonte (1.433).
D'altra parte, a fronte della crescita piemontese si trovano i segni meno di diverse regioni: Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna. Comunque, sono le regioni del Sud che continuano a presentare il maggior numero di operai agricoli dipendenti; in particolare, la Puglia ne conta 185,481, pari al 17,9% degli attivi in Italia, la Sicilia 151.066 (14,6%) e la Calabria 115.516 (11,2%).
All'Inps, risultano 353.774 aziende agricole autonome operanti in Italia (+0,35% rispetto al 2015). Quelle in Piemonte sono 35.150 (+0,6%), delle quali 7.557 hanno operai dipendenti.
Dalle tabelle dell'Istituto sembra emergere che, negli ultimi tre anni, l'imprenditoria agricola piemontese abbia cessato di contrarsi e, anzi, mostri un'inversione di rotta. Tanti giovani hanno riscoperto l'agricoltura, decidendo di dedicarsi chi alla viticoltura, chi all'allevamento, chi alla frutticoltura, chi alle coltivazioni bio; però, sempre con metodi moderni, innovativi, a volte d'avanguardia.
Varie aree, non solo le Langhe e il Monferrato, e diversi comparti, stanno vivendo una nuova fase di sviluppo dell'imprenditoria agricola locale, che comporta benefici economici e anche occupazionali.
Quanto alla Liguria, l'Inps ha rilevato che, nel 2016, le aziende agricole autonome era 7.444, ancora 98 meno che nel 2015, a conferma di un calo progressivo che dura almeno dal 2011, quando ne risultavano attive 8.352. Però, anche in Liguria, l'anno scorso, è aumentato il numero di operai agricoli, ritornati sopra quota 6.000 (6.022 per la precisione), il 2,5% in più rispetto al 2015.
Giorgio Ferrero, assessore all'Agricoltura Regione Piemonte

Liti con le banche, liguri vice campioni

Al “mugugno”, per il quale sono indiscussi campioni italiani, i liguri hanno deciso di far seguire i fatti. Così, la loro regione è salita al secondo posto nella graduatoria nazionale per ricorsi all'Arbitro Bancario Finanziario (Abf), sistema di risoluzione alternatica delle controversie tra i clienti da una parte, le banche e gli altri intermediari finanziari dall'altra, relative a operazioni e servizi. Ideato e sostenuto dalla Banca d'Italia, l'Abf ha un successo crescente, anche perchè offre un'opportunità di giustizia rapida,molto semplice (si svlolge in forma scritta e non serve l'avvocato) e molto economica, caratteristica particoralmente apprezzata sotto la Lanterna, oltre che nel suo Ponente e nel suo Levante.
Dunque, nel 2016, la Liguria ha fatto registrare 963 ricorsi di consumatori all'Arbitro Bancario Finanziario, 613 per milione di abitanti. Rapporto che risulta inferiore soltanto a quello della Campania, che è risultato di 655 ricorsi per milione di abitanti; mentre è superiore anche a quello della Calabria, terza con 560.
All'elevata densità ligure delle controversie nel 2016 ha contribuito, in modo particolare, proprio il capoluogo, che ha presentato un rapporto di ben 775 ricorsi ogni milione di abitanti, tra i più alti nel Paese. In termini assoluti, i genovesi hanno avanzato 662 ricorsi all'Abf, gli spezzini 113 (rapporto 551), gli imperiesi 94 (rapporto 437), come i 94 dei savonesi, i liguri percentualmente meno litigiosi con le banche (rapporto 335).
Nel Nord Ovest, la provincia che ha evidenziato la più bassa percentuale di controversie tra gli intermediari finanziari, a partire dalle banche, e i loro clienti, l'anno scorso, è stata quella di Cuneo, con il rapporto di 152 ricorsi ogni milione di abitanti (in termini assoluti, le nuove controversie sono state 90). Nel Cuneese, i rapporti tra consumatori e istituti finanziari è risultato migliore anche che nel Verbano-Cusio-Ossola (169 ricorsi per milione di abitanti), nell'Astigiano (170) e in Valle d'Aosta (173), dove i ricorsi sono stati 22.
Dall'intero Piemonte, nel 2016, l'Arbitro Bancario Finanziario ha ricevuto 1.259 ricorsi di consumatori, equivalenti al rapporto di 286 per milione di abitanti. In particolare, dalla provincia di Torino ne sono arrivati 686, pari a 301 per milione di abitanti.
In tutta l'Italia, i ricorsi presentati all'Abf sono stati 21.652, quasi il 60% in più rispetto ai 13.587 del 2015. In media, ogni mese, 1.800 clienti di banche e finanziarie hanno scritto al nuovo giudice, al quale si ricorre con un semplice modulo e pagando solo 20 euro, che vengono restituiti in caso di vittoria. Rispetto all'anno precedente, ci sono state 700 istanze in più al mese.
Ben oltre la metà dei ricorsi, per la precisione 12.896, hanno riguardato le banche (7.547 l'anno prima), 1.070 le Poste italiane. E poco meno di 21.000, cioè il 96%, sono stati avanzati dai consumatori. Principale oggetto del contendere? La cessione del quinto (prestito a favore del dipendente o del pensionato), che ha riguardato il 71% dei ricorsi. Al secondo posto, bancomat e altre carte di debito con il 6%, al terzo i conti correnti con il 5% e al quarto i mutui con il 4%.
Delle istanze presentate l'anno scorso, 6.812 sono state accolte e 3.502 respinte. Quanto alle sentenze, sono state 13.770, per tre quarti favorevoli al cliente, totalmente o parzialmente. Così, i clienti hanno ottenuto 13 milioni di euro.
Dei ricorsi ricevuti nel 2016 dall'Arbitro Bancario Finanziario, 2.866 hanno coinvolto Prestitalia (primato nazionale), 2.667 Barclays, 2.008 Santander Consumer, 1.443 Ibl, 1.266 Unicredit, 1.070 Poste Italiane. Le contestazioni nei confronti di Intesa Sanpaolo sono state 560.
Tutti questi dati si trovano nella relazione dell'Abf, presentata a Roma. Fra l'altro, nello stesso rapporto, si può leggere che sono già stati 10.028 i ricorsi presentati nel primo quadrimestre di quest'anno, ancora il 54% in più rispetto al corrispondente periodo del 2016. Il 10% dei ricorsi del primo quadrimestre di quest'anno sono stati presentati al Collegio torinese dell'Abf, costituito nel dicembre scorso, come quelli di Bologna, Bari e Palermo, che si sono aggiunti ai preesistenti di Milano, Roma e Napoli. Il nuovo Collegio Abf di Torino, presieduto da Emanuele Cesare Lucchini Guastalla, ha la competenza territoriale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Luigi Capra, direttore della sede torinese di Banca d'Italia

Crt per l'arte, esempio virtuoso

Ad Artissima 24, la più recente edizione della fiera internazionale dell'arte contemporanea che si svolge a Torino, la Fondazione per l'Arte Moderna e Conteporanea Crt, presieduta da Fulvio Gianaria, ha acquistato nove nuove opere, costate complessivamente oltre 300.000 euro. Opere che arricchiscono la grande collesione dell'ente subalpino creato, nel 2000, dalla Fondazione Crt per sviluppare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Torino e del Piemonte. Tutte le opere comprate dalla Fondazione Crt per l'arte, infatti, sono messe a servizio della Galleria d'Arte Moderna di Torino (Gam) e del Museo d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, ai quali vengono concesse in comodato gratuito.
Da quando ha incominciato a operare a oggi, la Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea Crt, che si è assunta anche l'impegno di promuovere l'arte contemporanea come fattore di innovazione e di sviluppo sociale, ha comprato oltre 800 opere con un investimento superiore ai 38 milioni di euro.
Con la sua specifica attività, l'ente presieduto da Fulvio Gianaria, dimostra che una fondazione non profit può generare importanti benefici socio-economici per la sua comunità di riferimento, senza impoverire il suo patrimonio, anzi incrementandolo. Infatti, come è vero che le opere d'arte acquistate dalla Fondazione arricchiscono l'offerta dei musei ai quali vengono affidate per la loro valorizzazione, contribuendo così al loro sviluppo, alla crescita economica generata dai visitatori e, fra l'altro, alla diffusione della cultura; è altrettanto vero che gli esporsi per gli acquisti non sono spese a fondo perduto, ma investimenti.
Le opere comprate, infatti, restano della Fondazione e il loro valore va conteggiato nel patrimonio della Fondazione. I soldi che escono in un modo rientrano in un altro, spesso con gli interessi, come succede per i buoni investimenti.
Analoga considerazione si può fare per le fondazioni che costruiscono o comprano immobili per destinarli a finalità sociali, quali l'ospitalità temporanea di famiglie in difficoltà, di ragazze madri o di senza tetto, piuttosto che il comodato gratuito ad associazioni non profit per le loro attività benefiche. Quegli immobili, che pure hanno comportato una spesa, fanno parte, però, del patrimonio, che è sinonimo di solidità, di sicurezza e di garanzia per il futuro.
Fulvio Gianaria presiede la Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea Crt dal 2009. Al vertice di questo ente strumentale della Fondazione Crt è stato chiamato anche in funzione delle sue competenze, esperienze e della sua passione per l'arte contemporanea, tanto che, nel 1995, ha cofondato l'associazioen culturale Arte Giovane.

Nato settant'anni fa a Torino, dove si è laureato in Giurisprudenza, Fulvio Gianaria è un illustre penalista, professione che svolge, con successo, dal 1971. Ma è conosciuto anche come scrittore, non sltanto di saggi e di articoli per prestigiosi quotidiani e riviste, ma anche di gialli e di noir, con il collega Alberto Mittone.  
Fulvio Gianaria, presidente Fondazione per l'Arte Crt

Premi & riconoscimenti

DANIELE FERRERO (Venchi)
Pochi giorni fa, a Milano, il prestigioso premio EY L'Imprenditore dell'anno, per la sezione Food&Beverage, è stato assegnato a Daniele Ferrero, presidente e amministratore delegato della Venchi, azienda dolciaria fondata a Torino nel lontano 1878. Il riconoscimento a Daniele Ferrero è stato attribuito in considerazione di quanto ha fatto per rilanciare e sviluppare la Venchi, che ora vende i suoi prodotti – cioccolato e gelati luxury – in una settantina di Paesi e che nel 2018, quando celebrerarà i suoi 140 anni di attività, avrà cento negozi monomarca (la metà all'estero) e un fatturato superiore agli 80 milioni.
La Venchi era fallita, dopo che agli inizi degli anni 60, era arrivata ad avere 5.000 dipendenti. Quando, nel 1998, con un gruppo di soci, l'ha rilevata Daniele Ferrero, allora ventottenne, la Venchi era poca cosa. Nel primo esercizio del nuovo corso, aveva fatturato un milione e mezzo e avea tutto da ricostruire. Adesso dispone di uno stabilimento d'avanguardia a Castelletto Stura, nel Cuneese, dove ha sede, conta oltre 700 dipendenti e gestisce già una novantina di negozi monomarca, alcuni dei quali in metropoli come New York, Hong Kong, Dubai.
Daniele Ferrero, nato a Milano nel 1970, si è laureato in Economia, con lode, al Trinity College dell'inglese Cambridge University, poi ha conseguito un Mba alla business school Insead di Fointainebleau. Ha iniziato la sua carriera alla McKinsey nell'ufficio di Londra e l'ha proseguita in quelli di Zurigo e Ginevra. Fino alla decisione di diventare imprenditore e di rilevare la Venchi, diventato un marchio “premium” riconosciuto ovunque.
Daniele Ferrero, numero uno Venchi
CARLA VENESIO (Banca del Piemonte)
Spicca tra le tre finaliste candidate al Private Banking Award, categoria donne, premio di Bluerating che verrà consegnato il 22 prossimo nel capoluogo lombardo. Il soggetto è la giovanissima Carla Venesio, responsabile del Coordinamento delle aree Wealth management e Private banking della Banca del Piemonte, della quale è anche consigliere di amministrazione, come il fratello Matteo, anche lui con un rilevante incarico operativo nell'impresa ultracentenaria guidata dal padre Camillo, amministratore delegato e direttore generale dal 1983.
Torinese, laureata in Economia alla Bocconi, con lode, master in Political economy alla London School of Economics, studi anche alla University British Columbia di Vancouver, Carla Venesio ha fatto esperienze professionali in Pictet&Cie, importante istituto svizzero specializzato nella gestione di patrimoni, nelle sedi di Ginevra, Londra e Milano, prima di accettare l'invito del padre, nipote del fondatore, a entrare a lavorare nella Banca del Piemonte, che appartiene interamente alla famiglia ed ha nella totale indipendenza, uno dei suoi principali valori, alla pari della grande solidità, l'efficienza, la propensione all'innovazione e alla costante vicinanza al cliente.
Carla Venesio (Banca del Piemonte)
GUGLIELMO GIORDANENGO
Un altro torinese di serie A, l'avvocato Guglielmo Giordanengo, figura tra i nove professionisti finalisti dei Top Legal Awards, primo premio a essere dedicato al comparto legale in Italia e giunto quest'anno all'undicesima edizione, nella categoria “Penale finanziario”. Questo premio sarà attribuito lunedì 20 novembre, proprio il giorno in cui Guglielmo Giordanengo compie 43 anni. Festeggerà comunque, sia per il compleanno, sia per essere stato candidato sia perchè, quest'anno, ha già vinto il premio internazionale “Le Fonti 2017” per la “Boutique di eccellenza dell'anno – Diritto penale tributario”.
Titolare dell'omonimo studio, figlio d'arte, Guglielmo Giordanengo, laureatosi nel 1998 con 110 lode e menzione, dopo la pratica presso l'illustre penalista Cesare Zaccone, ha superato l'esame di abilitazione nel distretto della Corte d'Appello di Torino come primo classificato (300/300 all'orale). Ed è risultato primo anche per il dottorato di ricerca in diritto penale italiano. Specializzato in diritto penale societario e fallimentare, igiene e sicurezza del lavoro, reatri tributari e finanziari, recentemente ha ottenuto l'assoluzione di Andrea Magnoni nel processo Sopaf. Fra l'altro ha difeso l'Exor e la Giovanni Agnelli & C nel clamoroso processo che vedeva imputati Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Virgilio Marrone, tutti assolti. E in Exor, come nella Juventus e nella Cnh Industrial è componente dell'Organismo di vigilanza.
Assistito in studio dalla moglie Carlotta, Guglielmo Giordanengo può vantare numerose docenze, pubblicazioni, collaborazioni con vari organismi professionali anche internazionali. E' anche socio attivo dell'esclusivo Circolo Subalpino, del quale è un'istituzione lo stesso Cesare Zaccone, il quale, pochi giorni fa, ha ottenuto dalla Corte d'Appello di Torino che venissero restituiti 121 milioni di euro, con tante scuse, al suo assistito, il geometra Giovanni Perona, uno degli uomini più ricchi di Torino, oggi ultranovantenne. Non è stato un evasore né un soggetto “a pericolosità sociale”.
Guglielmo Giordanengo
COMMERCIALISTI TORINESI SENIORES
Alle Ogr-Officine Grandi Riparazioni di Torino, nuovo centro polifunzionale e all'avanguardia ricavato da uno storico complesso industriale cittadino riconvertito dalla Fondazione Crt con un investimento di cento milioni, giovedì 23, Luca Asvisio, neo presidente dell'Ordine dei commercialisti e degli Esperti contabili di Torino e provincia, premierà oltre 70 suoi colleghi che hanno tagliato il traguardo dei 60 anni di professione (Margherita Crescimone e Corrado Drammi), dei 50 anni (Adriano Canavera), Giovanni Battista Cavicchioli, Alberto Donnet e Giancarlo Garau) e dei 30 anni (elenco che parte da Antonio Aimasso e finisce con Luigi Vico). L'Ordine subalpino dei Commercialisti e degli Esperti contabili conta più di 3.700 iscritti e ha come direttore Lorella Testa.
Luca Asvisio, nato sotto la Mole nel 1965, tre figli, laurea in Economia e commercio, socio dello studio Dondona dal 1992, è stato eletto presidente nel novembre scorso, con quasi 1.200 voti. Dell'Ordine, al quale è iscritto da oltre 25 anni, è stato anche segretario (dal 1997 al 2012, prima di assumere la presidenza della Fondazione Piero Piccatti, nel 2013. Fra l'altro, fa parte del collegio 
sindacale di diverse società e di enti.
Luca Asvisio, presidente Commercialisti torinesi
STEFANO GIROLA (Poderi Girola)
Nella sua rubrica “In cantina”, pubblicata da La Stampa all'inizio di questo mese, Paolo Massobrio, uno dei principali critici enogastronomici italiani, ha elogiato i vini della Poderi Girola, l'azienda vitinicola del Monferrato astigiano, che il giovanissimo Stefano Girola (22 anni) conduce insieme con i cugini Alberto, Cristiano e Camilla, a Cagliano. Impresa artigiana – produce 10-12.000 bottiglie all'anno, giovane come i suoi gestori, ma già affermata, per la qualità e l'originalità delle sue creazioni. Lo stesso Massobrio ha evidenziato i valori del grignolino “il San Pietro”, della barbera “la Sossala”, dello chardonnay “il Manseco”e del monferrato rosso “il Colonnello”, riserva speciale della Casa.
Stefano Girola è figlio di Paolo, ex caporedattore Rai al Tg3 Piemonte. A sua volta Paolo, è fratello sia di Edoardo, già caporedattore responsabile della redazione piemontese dell'Ansa, sia di Pier Michele, anche lui giornalista che ha avuto incarichi di rilievo in diverse testate, da Famiglia Cristiana a Il Sole 24 Ore del Lunedì. Anche da una famiglia di giornalisti possono nascere degli ottimi vini.
I cugini Stefano (a sinistra) e Alberto Girola

Reply alla tappa dei 6.500 dipendenti

Stupefacente lo sviluppo di Reply, l'impresa torinese specializzata in consulenza, system integration e digital services, attiva nell'ideazione, progettazione e implementazione di soluzioni basate sui novi canali di comunicazione e i media digitali. Progressivamente, aumenta fatturato, redditività, liquidità e organico. Al 30 settembre, i dipendenti del gruppo Reply, costituito da oltre 100 società in rete fra loro, sono risultati 6.438, di cui 338 dirigenti; mentre, alla stessa data del 2016 erano 5.928. In 12 mesi sono diventati 318 in più.
D'altra parte, nei primi nove mesi di quest'anno, il fatturato consolidato è stato di 651,3 milioni (+14% rispetto al corrispondente periodo precedente) e di 89,8 milioni (+19,3%) il margine lordo. L'utile ante imposte è ammontato a 78,7 milioni (+14,2%) e la posizione finanziaria netta è risultata positiva per 66 milioni, a fronte dei 28,7 milioni emersi al 31 dicembre scorso.
Logico, perciò, il commento di Mario Rizzante, che di Reply è fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico, quest'ultimo, che condivide con la figlia Tatiana, laurea in Ingegneria informatica al Politecnico di Torino, bravissima e definita "la Signora del software".
“In questi primi nove mesi – ha dichiarato Mario Rizzante – Reply ha conseguito risultati estremamente positivi, sia in termini di fatturato che di presenza sul mercato. Il 2017 ha rappresentato l'anno del definitivo affermarsi della rivoluzione digitale e Reply, mettendo a frutto gli investimenti fatti negli anni precedenti, ha lavorato bene, posizionandosi, rapidamente, tra gli attori principali di questa trasformazione, con un'offerta completa e allineata alle nuove esigenze delle aziende, sempre più impegnate nella digitalizzazione di ogni servizio o bene fisico”.
Inoltre, dato che l'innovazione digitale comporta sempre di più la fusione fra business e tecnologia non inquadrabile nei modelli tradizionali, “il nostro obiettivo – ha aggiunto Mario Rizzante – è portare Reply a essere un punto di riferimento, tecnologico e consulenziale, per le aziende che considerano innovazione e nuovi modelli di business leve strategiche per competere sui mercati”.
Reply, costituita nel 1996, nel suo primo esercizio aveva fatturato meno di 6 milioni. L'anno scorso è arrivata a 780 milioni. Controllata dalla famiglia, che ne possiede oltre il 50% del capitale, Reply attualmente ha un valore borsistico di 1,755 miliardi. Del Consiglio di amministrazione fa parte anche Filippo Rizzante. Il fratello di Tatiana è anche Chief Technology Officer dell'impresa di famiglia, che è un motivo d'orgoglio subalpino e nazionale.
Mario Rizzante, presidente e ad Reply

Risale il debito anche di Comuni e Regioni

E' durata un mese l'illusione che il debito pubblico italiano avesse incominciato a calare, dopo tanto tempo di crescita quasi ininterrotta. L'illusione l'aveva data agosto, quando il debito era risultato di 2.279,2 miliardi, 21,3 miliardi meno che in luglio. Ma, settembre ha fatto segnare un nuovo aumento, l'ennesimo. Infatti, la Banca d'Italia ha comunicato che il debito pubblico è risalito a 2.283,667 miliardi, 70 in più rispetto a un anno fa e oltre 32 in più dall'inizio del 2017.
E poi c'è chi si lamenta se dall'estero chiedono al governo italiano di prendere provvedimenti e di cambiare rotta. Perché è probabilmente vero che il nostro debito resta sostenibile, come ripete Pier Carlo Padona, il ministro dell'Economia e delle Finanze, e come confermano i sottoscrittori dei titoli di Stato (basta vedere la raccolta dell'ultimo Btp Italia); ma non può non preoccupare l'inarrestabilità della crescita di un debito che, fra l'altro, è tra i più elevati al mondo.
Comunque, se può consolare, continua invece a calare il debito delle Amministrazioni locali, cioè Regioni e Province autonome, Province ordinarie e città metropolitane, Comuni e altri enti pubblici territoriali come le Comunità montane. Banca d'Italia, ha rilevato che le Amministrazioni locali presentavano un debito di 88,229 miliardi a settembre, inferiore a quello di agosto (88,286) e dei mesi precedenti: nel settembre del 2016 ammontava ancora a 91,670 miliardi e a 96,254 miliardi a ottobre del 2015.

Però, a rivelarsi virtuose anche in settembre sono state soltanto le Province e le Città metropolitane (7,364 miliardi il loro debito) e gli “altri enti” (10,142 miliardi), non le Regioni e le Province autonome (debito di 30,445 miliardi a fronte dei 30,277 di agosto e i 30,165 di luglio), né i Comuni (debito di 40,277 miliardi contro i 40,199 di agosto i 40,254 di luglio).  
Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio

Ecco quanto vale il Nord Ovest in Borsa

Oltre 71 miliardi di euro (per la precisione, 71,252 al 31 ottobre appena passato): è il valore attribuito dalla Borsa italiana alle imprese del gruppo Agnelli-Elkann-Nasi quotate a Pizza Affari, Una somma che pone la famiglia torinese nettamente in testa alla classifica basata sulla capitalizzazione delle società facenti capo, in qualche modo, a soggetti del Nord Ovest. Le quotate controllate dalla famiglia che fa riferimento a John Elkann sono Fca-Fiat Chrysler Automobiles (22,826 miliardi la sua capitalizzazione alla fine del mese scorso), Ferrari (19,794 miliardi), Cnh Industrial (14,712 miliardi), Exor (13,177) e Juventus (745,5 milioni).
In questa particolare graduatoria, al secondo posto si trova Intesa Sanpaolo, il colosso bancario che ha come maggiore azionista la Compagnia di San Paolo, presieduta dal savonese-torinese Francesco Profumo, con poco più del 9% del capitale, quota destinata a calare notevolmente a causa del protocollo d'intesa sottoscritto dal Mef e dalle fondazioni di origine bancaria, tutte tranne un paio (una è la Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano). Al 31 ottobre, il mercato valutava Intesa Sanpaolo circa 48,277 miliardi.
Sul podio del Nord Ovest c'è poi la famiglia Gavio di Tortona, con la capitalizzazione di 5,666 miliardi, derivanti dai 3,317 miliardi della Sias e dai 2,349 miliardi della Astm-Autostrada Torino Milano. Gavio è il quarto maggior operatore autostradale al mondo.
Al quarto posto si trova Buzzi Unicem, il gruppo cementiero di Casale Monferrato, attivo anche negli Usa, in Messico e in Russia. Buzzi Unicem, controllato e gestito saldamente dalla famiglia Buzzi, è valutato, da Piazza Affari, 4,449 miliardi, quindi 128 milioni in più della Diasorin, impresa di Saluggia (Vercelli) leader mondiale nel mercato della diagnostica in vitro e con il torinese Gustavo Denegri principale azionista. Diasorin, guidata da Carlo Rosa, amministratore delegato e secondo maggior socio, a fine ottobre capitalizzava 4,371 miliardi.
In sesta posizione figura Italgas con 5,064 miliardi. La società nata 180 anni fa nel capoluogo subalpino, prima in Italia per la distribuzione di gas e tornata in Borsa, con successo, dopo 13 anni di assenza, è controllata dalla Cdp-Cassa Depositi e Prestiti, ma resta torinese a tutti gli effetti e, fra l'altro, è torinese il suo amministratore delegato, Paolo Gallo.
E può essere considerata torinese, almeno in parte e non secondaria, Iren, la multiutility presieduta dal piemontese Paolo Peveraro. Iren, al cui controllo partecipa il Comune con la Mole, è stata valutata da Piazza Affari poco meno di 2,829 miliardi, cifra che comporta il settimo posto nella classifica di fine ottobre.
A questo punto, cioè all'ottavo posto, si è piazzata la famiglia De Benedetti, che controlla ben sei società nella Borsa di Milano, le quali hanno, complessivamente, una capitalizzazione che sfiora i 2,416 miliardi: Cir (1 miliardo), Sogefi (506 milioni), Cofide (439 milioni), Gedi (un po' più di 391 milioni), M&C (poco più di 79 milioni). Quest'ultima è controllata personalmente da Carlo De Benedetti.
A ruota della famiglia De Benedetti, distanziata di 252 milioni, è risultata la famiglia genovese Garrone-Mondini, la cui Erg, a fine ottobre, capitalizzava 2,164 miliardi, tanti da precedere la Replay della famiglia subalpina Rizzante, decima con poco meno di 1,729 miliardi.
Ad aprire la seconda parte della graduatoria, quella della seconda decina, è Urbano Cairo, patron del Toro, oltre che numero 1, come azionista e come amministratore, della Cairo Communication (capitalizzazione superiore ai 582 milioni) e della Rcs-Rizzoli Corriere della Sera (667 milioni). Totale delle due sue quotate: quasi 1,250 miliardi e undicesima posizione nella classifica del Nord Ovest, dove Cairo precede, nell'ordine, la Vittoria Assicurazioni della famiglia subalpina Acutis (capitalizzazione di 806,3 milioni al 31 ottobre), dodicesima; Prima Industrie, presieduta da Gianfranco Carbonato (poco meno di 438 milioni) tredicesima e Dea Capital (405 milioni) della famiglia novarese Boroli-Drago, a capo del gruppo De Agostini, il quale possiede, fra l'altro, la maggioranza assoluta di Igt, impresa che ha registrato ricavi per 4,675 miliardi di euro nel 2016 ed è quotata alla Borsa di New York. Negli asset di Igt spicca Lottomatica, a capo del consorzio che gestisce il gioco del Lotto nel nostro Paese.
In quindicesima posizione, con la capitalizzazione di 257,4 milioni ecco Tecnoinvestimenti, la società con Enrico Salza presidente e Pier Andrea Chevallard amministratore delegato (ne primi nove mesi 2017 ha registrato ricavi per 127,1 milioni e un utile netto di 14,3, superiore del 108,4% a quello del corrispondente periodo precedente).
Tecnoinvestimenti è seguita dalla Basicnet di Marco Boglione (marchi Robe di Kappa, Jesus Jeans, Kappa, Superga, Ki-Way, Sebago) valutata dalla Borsa circa 214 milioni, che la rendono sedicesima, davanti alla Orsero di Albenga, la cui capitalizzazione a fine ottobre è risultata pari a 185,1 milioni. A quella data, Orsero, leader per l'importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli, per Piazza Affari, valeva 37,2 milioni di Banca Carige (176,7 milioni), lo storico istituto genovese in gravi difficoltà, dopo essere stato il sesto maggiore in Italia.
Sopra i cento milioni erano valutate, allora, anche la Pininfarina (capitalizzazione di 119,3 milioni) e la Bim-Banca Intermobiliare (105,6 milioni), che chiude l'elenco delle prime 20 società del Nord Ovest più capitalizzate.
Il terzo gruppo, si apre con Casa Damiani (oreficeria-gioielleria), quotata controllata dall'omonima famiglia alessandrina di Valenza Po. Ammonta a 93,5 milioni il valore attribuito alla Damiani dal mercato, che, al 31 ottobre, valutava 85,1 milioni la Boero Bartolomeo, storica impresa genovese di vernici, appartenente all'omonima famiglia che ha già comunicato la volontà di uscire dal listino.
Dopo la Boero, nella graduatoria di fine ottobre, si trovano la Centrale del Latte d'Italia (capitalizzazione di 52,1 milioni), la Cover 50 (pantaloni PT) con 50,3 milioni, la biellese Cdr Advance, che ha acquisito la Borgosesia (36,6 milioni fra tutte e due), la Fidia (macchine utensili) con 31,7 milioni; l'Italia Independent di Lapo Elkann, con 27 milioni.

All'ultimo posto si trova la cuneese Daniela Garnero Santanché, numero uno sia di Ki Group (capitalizzazione di 15,1 milioni) sia di Visibilia (5,2 milioni). 
John Elkann (71,2 miliardi)

Francesco Profumo (48,3 miliardi)

Boom di partite Iva in Val d'Aosta

Boom di aperture di partite Iva, in Valle d'Aosta, nel settembre appena passato. Lo ha riferito il ministero dell'Economia e delle Finanze, precisando che la Valle d'Aosta ha fatto registrare un incremento del 43,3% di nuove partite Iva rispetto allo stesso mese del 2016. In nessuna altra regione si è avuto un aumento così consistente. Gli altri aumenti maggiori sono stati rilevati in Sicilia (+21,1%) e nelle Marche (+11,6%). A livello nazionale, la crescita è risultata dell'1,7%, ammontando a 40.715 le nuove partite Iva aperte in settembre.
Il boom valdostano può essere interpretato in due modi diversi: positivamente o negativamente. La forte crescita di persone che avviano un'attività in proprio (sono, mediamente, tre quarti delle partite Iva), infatti, può essere una conseguenza delle difficoltà a trovare un lavoro subordinato, a ottenere un'assunzione. In questo caso, sarebbe un'ulteriore prova della gravità della crisi economica e occupazionale. Crisi certamente patita anche dalla Valle d'Aosta.
Però, quel forte incremento di lavoratori autonomi, può anche significare che c'è stata un'accelerazione dello spirito d'iniziativa personale, della propensione all'imprenditorialità, intesa in senso ampio, comprendendo, perciò, il piccolo commercio, l'artigianato, la libera professione, l'attività in proprio nell'universo dei servizi, alla persona piuttosto che alle imprese. Sarebbe un fenomeno decisamente positivo, perché comporta valore aggiunto e riduce la disoccupazione.
Comunque, la ripresa della natalità delle partite Iva, emersa in settembre, in Valle d'Aosta e nell'insieme dell'Italia, è in controtendenza. Infatti, come aveva evidenziato la Cgia di Mestre, associazione locale degli artigiani e delle piccole imprese, dal 2008 al 30 giugno scorso, i lavoratori autonomi sono diminuiti di circa 62.000 unità nel Nord Ovest e di 297.500 in tutto il Paese. In particolare, alla fine del primo semestre di quest'anno, ne sono stati censiti 415.800 in Piemonte e Valle d'Aosta insieme (erano poco meno di 460.000 nel 2008) e 152.500 in Liguria (erano 170.300). Nell'intera Italia, le partite Iva correlate agli autonomi sono calate a 5,124 milioni dai 5,421 milioni del 2008.
Tornando ai dati di settembre, il Dipartimento delle Finanze, ha rilevato che il 72,5% delle nuove aperture di partite Iva è avvenuto da parte di persone fisiche, il 22,9% da società di capitali e il 3,9% da società di persone. Quanto al settore produttivo, è il commercio a mostrare il maggior numero di nuove partite Iva (20,8% delle aperture), seguito dalle attività professionali (14,2%) e dall'agricoltura (9,6%).
Ancora un paio di dati: il 46,3% degli avviamenti è attribuibile a giovani fino a 35 anni ed è nato all'estero il 18,1% delle persone che hanno aperto una partita Iva in settembre.
Laurent Viérin, presidente Valle d'Aosta

"Croce Rossa" Chiamparino

E' solo un esempio, tra i più recenti, che conferma una delle tante “stranezze” degli amministratori pubblici. Gtt, l'azienda dei trasporti torinesi controllata dal Comune, è in gravi difficoltà. Idem la Fondazione per il Libro. Ed ecco che Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, dice: noi siamo pronti a darvi una mano. Basta chiederla. Pronti ad aprire il portafoglio. Sembra quasi incredibile, dato che gli stessi amministratori piangono continuamente miseria, sostenendo che non hanno soldi e perciò non possono fare interventi, che pure sarebbero necessari, se non indispensabili e improrogabili o, quanto meno, opportuni.
Ed ecco, invece, che i soldi si possono trovare, escono quasi miracolosamente, Com'è? Allora, una domanda diventa lecita: c'è la consapevolezza che le risorse pubbliche sono della comunità, non dei loro gestori pro tempore e vanno gestite con la diligenza del buon padre di famiglia?
Sergio Chiamparino, presidente Regione Piemonte

Pininfarina cambia marcia

Nei primi nove mesi di quest'anno, la Pininfarina ha cambiato marcia rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso: ha aumentato del 20,1% il valore della produzione, salito da 51,7 a 62,1 milioni, ha ripreso ad essere redditizia (il margine operativo loro e il risultato prima delle imposte sono tornati positivi rispettivamente per 4,6 e 2,3 milioni, mentre erano stati negativi nei primi nove mesi 2016 per 0,2 e 2,8 milioni) e ha conseguito un utile netto di mezzo milione. Inoltre, ha migliorato di 31,8 milioni la sua posizione finanziaria netta (da -17,7 milioni del 31 dicembre scorso è passata a +14,1 milioni del 30 settembre) e di 27,3 milioni il suo patrimonio netto, risultato di 57,8 milioni al termine dei primi nove mesi 2017 a fronte dei 30,5 milioni di fine 2016.
La famosa impresa torinese, presieduta da Paolo Pininfarina, ha anche recuperato sul fronte del personale: i dipendenti sono risaliti sopra quota 600.
Paolo Pininfarina, presidente Pininfarina

SIAS ANTICIPA IL DIVIDENDO
Con il vento in poppa, Sias, quarto maggior operatore autostradale al mondo con un rete di 3.320 chilometri in concessione, ha comunicato che il suo consiglio di amministrazione ha deliberato un acconto sui dividendi 2017, pari a 0,15 euro per azione, per un totale di 34,1 milioni. D'altra parte, la società tortonese del gruppo Gavio mostra un andamento sempre più favorevole. Nei primi nove mesi 2017, i ricavi del settore autostradale sono ammontati a 802,4 milioni (+4,2%), mentre l'indebitamento finanziario netto rettificato è stato ridotto di 250 milioni negli ultimi tre mesi, scendendo così a 1,317 miliardi.
Ed ecco i ricavi delle singole tratte autostradali italiane facenti capo a Sias, dal primo giorno di gennaio alla fine di settembre: Torino-Milano 181,7 milioni, Torino-Piacenza 131,5 milioni, Quincinetto-Aosta 53,1 milioni, Savona-Ventimiglia 121,8 milioni, Sestri Levante-Livorno, più Viareggio-Lucca e Fornola-La Spezia 145,3 milioni, La Spezia-Parma 78,1 milioni, Torino-Savona 53,6 milioni e Asti-Cuneo 14 milioni.
Nel corso dell'esercizio la società di gestione della Torino-Savona è stata fusa nell'Autofiori e la Cisa (La Spezia-Parma) nella Salt.

CENTRALE DEL LATTE D'ITALIA IN ROSSO
Tanti segni più per la Centrale del Latte d'Italia, terzo gruppo del settore in Italia, ma non all'ultima riga del conto economico, quella con il risultato finale. La società torinese, infatti, ha chiuso i primi nove mesi con una perdita di 417.000 euro, dopo aver pagato le imposte, mentre aveva dichiarato un utile netto di 12,3 milioni al termine del corrispondente periodo dell'anno scorso. Il risultato, però, non è comparabile perché – come è stato precisato – quello dei primi nove mesi 2016 ha beneficiato straordinariamente dall'operazione di aggregazione con la Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno.
Tornando ai segni più, va rilevato che il valore della produzione è stato di 138,8 milioni (+91,2% rispetto a gennaio-settembre 2016) e il risultato operativo è migliorato di circa il 120% risultando così positivo per 146.000 euro mentre era stato negativo per 747.000 euro. La posizione finanziaria netta, positiva, è salita a 62,8 milioni dai 60,2 milioni del 31 dicembre scorso.