Novità da Roma

LA RAI BRINDA: DAL CANONE
1,610 MILIARDI DI EURO (+8,6%)

En plein, o quasi, per la Rai. Al 31 ottobre, il gettito del canone Tv è risultato pari a 1,610 miliardi di euro, l'8,6% in più rispetto alla stessa data dell'anno scorso, nonostante la riduzione di questa imposta, tra le più odiate dagli italiani, a 90 euro dai 100 precedenti. L'aumento del gettito del canone Tv è una conferma “degli effetti positivi della nuova modalità di pagamento attraverso la bolletta elettrica” commenta il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef).
Lo stesso Mef ha comunicato che, nei primi dieci mesi 2017, le imposte indirette sono ammontate a 161,727 miliardi (+1,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato), 96,237 dei quali dovuti all'Iva (+2,4%); mentre le imposte dirette sono cresciute dello 0,1% a 187,541 miliardi. In particolare, l'Irpef ha portato all'erario 146,798 miliardi, con un incremento dell'1,5% sui primi dieci mesi 2016, “per effetto principalmente dell'andamento positivo delle ritenute da lavoro dipendente e da pensione, che mostrano un aumento di 2,171 miliardi (+1,8%%), in linea con la crescita tendenziale dell'occupazione”.
Totale delle entrate tributarie erariali nei primi dieci mesi di quest'anno: 349,268 miliardi, 2,3 miliardi in più rispetto al corrispondente periodo del 2016.


PASSI AVANTI DEL FISCO
SUL FRONTE ANTI EVASIONE

Migliorano i risultati della lotta del Fisco contro gli evasori. Dall'inizio di gennaio alla fine di ottobre, le entrate derivanti dall'attività di accertamento e controllo, riferite solo ai ruoli dei tributi erariali, sono ammontate a 9,381 miliardi, facendo segnare così un aumento del 32,1%, equivalente a 2,278 miliardi, nei confronti dei primi dieci mesi 2016.
Il progresso del Fisco nella battaglia contro l'evasione, che resta comunque altissima e molto diffusa, è stato rilevato dal Mef, dal quale è giunta anche la notizia che i giochi d'azzardo (dalle slot machines ai gratta e vinci, dalle lotterie alle scommesse legalizzate) hanno portato nelle casse dello stato, sempre nei primi dieci mesi di quest'anno, 11,727 miliardi, perciò 317 milioni meno che nello stesso periodo dell'anno scorso.


SOLO IL 32% DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
NEI PORTAFOGLI DEGLI INVESTITORI ESTERI

Nell'euro zona, l'Italia è il Paese che ha la più bassa quota di debito pubblico detenuta da non residenti, cioè da soggetti stranieri; ma, fuori dall'area dove la moneta ufficiale è quella regolata dalla Bce di Francoforte, diversi Stati presentano una percentuale più bassa della nostra.
La quota del debito pubblico italiano (circa 2.300 miliardi di euro) posseduto da soggetti stranieri è del 32%, a fronte del 73,4% dell'Austria, il 69,2% della Finlandia, il 60% del Belgio, il 59,6% dell'Irlanda, il 58% del Portogallo, il 56,4% della Francia, il 52,2% della Germania, il 48,3% dell'Olanda e il 45,3% della Spagna.
E' una chiara dimostrazione che gli investitori esteri hanno nei confronti dello Stato italiano una fiducia minore che di tutti gli altri Paesi dell'euro zona con maggiori quote di debito pubblico detenute da non residenti. Gli investitori internazionali preferiscono sottoscrivere titoli pubblici di Stati ritenuti più affidabili, che danno maggiori certezze di pagare i creditori.

Comunque, ad avere tassi di debito pubblico posseduto da non residenti sono, fra gli altri, gli Usa (30%), il Canada (22,7%) e, sopra tutti, il Giappone (9,8%), Paese, quest'ultimo, che ha un debito pubblico pari al 240% del suo Prodotti interno lordo.

Imperia, provincia con le paghe più basse

Povera Imperia. E' la provincia del Nord Ovest che presenta la retribuzione media lorda più bassa di tutte: 26.794 euro all'anno, inferiore anche alla media nazionale (29.230 euro), oltre a quella dell'Italia settentrionale, pari a 30.567 euro. Non solo: nella graduatoria per province è finita al posto numero 66, perdendo altre sette posizioni rispetto all'anno scorso. La retribuzione annua lorda della provincia di Imperia è risultata minore del 10,1% rispetto alla media della Liguria, che è di 29.789 euro. Confronti che denunciano un indubbio declino dell'Estremo Ponente, confermato anche da tanti altri indicatori.
E non può consolare gli estremi ponentini che la provincia di Savona sia scesa dal quarantunesimo posto del 2016 al cinquantesimo del 2017, perché, comunque, qui la retribuzione annua lorda in media è stata superiore di circa 1.000 euro a quella di Imperia; mentre la differenza con La Spezia (27.548 euro) e di 754 euro. La Spezia, però, ha guadagnato tre posizioni nella classifica nazionale, diventando cinquantaquattresima.
Decisamente migliore la situazione della provincia di Genova, dove la retribuzione media lorda nel 2017 è stata di 31.792 euro, che valgono il podio del Bel Paese. Infatti, è preceduta soltanto dalle province Monza-Brianza (32.088 euro) e, naturalmente, Milano (34.330 euro). Genova, che era quarta nel 2016, ha battuto persino Bolzano, Parma, Bologna, Reggio Emilia e Verona, tutte nella sua scia.
Quanto alle altre province del Nord Ovest, ecco le loro retribuzioni medie lorde 2017 e il rispettivo posto nella graduatoria nazionale: Torino 30.084 euro (13), Vercelli 29.485 (23), Novara 29.451 (24), Alessandria 29.203 (29), Cuneo 29.035 (31), Aosta 28.708 (37), Biella 28.116 (46), Asti 28.043 (47), Verbania 27.334 (58). Rispetto al 2016, Verbania ha recuperato 4 posizioni, Asti 2, Biella 8, come Vercelli, Cuneo 4, Torino 6 e Novara 9; al contrario, Alessandria ne ha perse 6 e Aosta addirittura 23.
La retribuzione lorda media 2017 in Piemonte è stata di 29.778 euro.
Tutti questi dati sono dell'Osservatorio Job Pricing, definito come il più qualificato e aggiornato data base sul mercato delle retribuzioni in Italia. Osservatorio curato da JobValue, società di consulenza manageriale specializzata La retribuzione media lorda è calcolata tenendo conto delle buste paga dei dirigenti, quadri, impiegati e operai.
Fabio Natta, presidente Provincia di Imperia

Aziende alla ribalta

Vigilia di Natale, tempo di doni, oltre che di premi e riconoscimenti anche per le imprese.
L'Odisseo 2017, riconoscimento del Club Dirigenti Vendite e Marketing dell'Unione Industriale di Torino, destinato alle aziende piemontesi che si siano distinte per qualità e quantità di impegno nelle esportazioni e alle multinazionali più attive in regione, è stato assegnato alla Pattern di Collegno (prototipi di linee di abbigliamento per prestigiosi marchi della moda) alla torinese Quercetti (prodotti educativi dell'infanzia e non solo) e alla vercellese Tenuta Colombara (Riso Acquerello) per la prima categoria; mentre, per la seconda, sono state insignite la Agilent di Leinì (pompe ioniche) e la Mtm Westport di Cherasco (impianti Gpl e gas metano per autoveicoli).
Su segnalazione della giuria dell'Odisseo, presieduta da Gianluigi Montresor, due premi speciali sono stati consegnati alla torinese Reynaldi (prodotti cosmetici per conto terzi) e alla Torino Design, unica azienda di design e carrozzeria di proprietà privata e italiana. Inoltre, hanno ricevuto diplomi di eccellenza e partecipazione Copat, Facem, Miro Nimbus, Opac, Canei, Delphi e Trilix.
Il premio “Chiave a Stella”, ideato nel 2009 dall'Api di Torino con la Fondazione Magnetto e con la collaborazione della locale Camera di commercio, di Unicredit e dei due atenei subalpini, è stato vinto, quest'anno, dalla Mgm Robotics (automazione industriale) e dalla Bisiach&Carrù (robotica). Da quando è stato istituito questo premio all'eccellenza è stato ambito da oltre 500 imprese, che hanno presentato la loro candidatura.
Restando in Piemonte, sono tre le aziende della regione vincitrici della dodicesima edizione dei China Awards. Si tratta della Pininfarina, della Blue Engineering e della Giacomini. Alla manifestazione, svoltasi a Milano, è stato protagonista Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina.
A proposito di Cina e di Piemonte, va ricordato che Torino ospita, dal 2006, il Centro stile europeo della Changan, colosso automobilistico cinese, che dà lavoro a oltre 150 persone, tra designer, ingegneri e modellisti. La filiale italiana della Changan ha già realizzato sedici modelli attualmente in produzione più dieci concept car.
Cinese è invece diventata Geodata, fondata a Torino nel 1984 e attiva in 25 Paesi, dove realizza oltre il 90% del suo fatturato, pari a una quarantina di milioni di euro. L'80% di Geodata, infatti, è stato acquisito da Powerchina Nordwest, società dell'omonimo gruppo cinese che conta circa 200.000 dipendenti e ha un giro d'affari di 48 miliardi di dollari.
Presieduta da Piergiorgio Grasso, la Geodata, 420 occupati, è specializzata nell'ingegneria di opere in sotterranea: può vantare la progettazione di oltre 4.000 chilometri di tunnel e opere come la metropolitana di San Pietroburgo e di Lima, la linea E della Rer di Parigi e la linea 1 della metro di Torino, oltre che progetti complessi in diverse aree urbane.
E cinese è appena diventata anche Esaote, fondata nel 1982 da Carlo Castellano, a Genova, dove da divisione dell'Ansaldo quale era alle origini, si è sviluppata fino a diventare un attore primario, a livello internazionale, nel settore biomedicale e, in particolare, nel comparto delle apparecchiature per la diagnostica medica. L'intero capitale della Esaote, il cui quartiere generale è stato da poco trasferito sulla collina degli Erzelli, è stato rilevato da un gruppo di investitori cinesi già attivi nel settore a livello mondiale. Tra i venditori Esaote figurano lo stesso Castellano e Banca Carige.
Tornando ai riconoscimenti, tali si possono considerare anche gli ingressi nella piattaforma Elite, propedeutica quasi sempre alla quotazione in Borsa. Del nuovo gruppo di 34 aziende entrate, all'inizio di novembre, nel percorso creato per supportarne la realizzazione dei loro progetti di crescita, cinque si trovano nel Piemonte e una in Liguria.
Le nuove piemontesi appartenenti a Elite sono la biellese Fratelli Piacenza (moda), la novarese Cef Publishing (media) e le torinesi Ennova Group (software e servizi informatici), Sila (componentistica automotive) e Vergero (servizi di supporto). E' invece genovese la Aspera (edilizia e materiali). E ligure, di Albenga, è la Noberasco, leader del mercato della frutta secca (fatturato 2106 di 121,9 milioni), collocata tra le pmi che crescono di più in Italia.

In Borsa, invece, c'è già, da tempo e con successo, Prima Industrie, della quale sono appena stati celebrati, all'Unione Industriale di Torino, i primi 40 anni di attività. Nell'occasione, Gianfranco Carbonato, fondatore e presidente di Prima Industrie (1.800 dipendenti, leader nella robotica) ha presentato “Scintille”, il libro dello storico Giuseppe Berta che ripercorre la vita dell'impresa dalle origini ai giorni nostri. Alla manifestazione erano presenti anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo e Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica e di Fondaco, la Sgr torinese che gestisce i patrimoni di diverse Fondazioni di origine bancaria, a partire da quello della stessa Compagnia, che l'ha costituita e ne è il principale azionista.
Maria Grazia Reynaldi, fondatrice dell'azienda omonima

Un poker d'assi piemontesi

ROCCHIETTI “ARRUOLA” JOHN ELKANN
NEL CLUB DEGLI INVESTITORI HI-TECH

Alla vigilia del compimento dei primi dieci anni di attività, il Club degli Investitori, fondato nel 2008 a Torino dal presidente Giancarlo Rocchietti, insieme con una mezza dozzina di amici, si presenta con un nuovo socio d'eccellenza: John Elkann, presidente di Fca-Fiat Chrysler Automobiles e della controllante Exor, la holding della grande famiglia subalpina. L'ingresso di John Elkann nel Club degli Investitori, il maggiore network regionale di business angels in Italia, è stato ufficializzato al termine dell'assemblea dei soci, pochi giorni fa, nella sede ospitata dal Talent Garden della Fondazione Agnelli.
Il Club degli Investitori conta oltre cento soci, fra imprenditori, top manager e professionisti. Ha in portafoglio una ventina di società, start up e piccole aziende innovative con elevato potenziale di sviluppo. Non è una finanziaria né un fondo, ma un pool di persone che investono nelle singole iniziative con risorse proprie. Gli investimenti più recenti sono stati quelli su AppQuality, Genenta Science e DentalPro.
Giancarlo Rocchietti, nato sotto la Mole nel 1955, laureato in Ingegneria elettronica, è diventato un business angel a 50 anni. Prima ha gestito la Euphon, facendola crescere e portandola in Borsa prima di cederla. Vice presidenti del Club sono Bernardo Bertoldi e Mauro Ferrari. Del comitato direttivo fanno parte, fra gli altri, Vincenzo Ilotte, Massimiliano Marsiaj, Gabriele Magnetto e Filippo Sertorio.
Giancarlo Rocchietti, presidente Club degli Investitori

SILVIA MERLO IMPRENDITRICE CUNEESE
AI VERTICI ANCHE DI GRANDI QUOTATE

Rispettando la tradizione sabauda, la cuneese Silvia Merlo non si mette mai in mostra; ma certamente è una delle imprenditrici più attive e stimate. Lo confermano i rilevanti e prestigiosi incarichi che ricopre, anche al di fuori del gruppo di famiglia. Fra l'altro, infatti, è consigliere di amministrazione e membro di comitati interni sia del colosso industriale Leonardo, ex Finmeccanica (siede a fianco del presidente Alessandro Profumo, dell'illustre avvocato Guido Alpa, di Paolo Cantarella e anche di Dario Frigerio), sia della genovese Erg, sia della Gedi Gruppo Editoriale (L'Espresso, Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX e numerose altre testate). Precedentemente, Silvia Merlo è stata anche consigliere di amministrazione della Banca Nazionale del Lavoro, fino a due anni fa, e della Cassa di Risparmio di Savigliano, come Gabriele Galateri di Genola, attuale presidente delle Generali.
Nata a Cuneo nel 1968, sposata, due figli, Silvia Merlo, dopo la laurea in Economia aziendale all'Università Liuc di Castellanza, ha partecipato al “Bnp Paribas women entrepreneur program” della Stanford graduate school of business (California). E' amministratore delegato della Merlo, gruppo industriale che produce sollevatori e trattori telescopici, piattaforme aeree, betoniere autocaricanti, macchina da cantiere e agricole, che esporta un po' in tutto il mondo. All'estero, al quale deve il 90% dei ricavi, dispone di una mezza dozzina di filiali.
Fondato nel 1964 da Amilcare e Natalina Merlo, il gruppo di Cervasca (Cuneo) conta oltre 1.200 dipendenti e ha un fatturato di 450 milioni di euro. Figlia di Amilcare Merlo, Silvia condivide il comando del gruppo con i fratelli Paolo e Marco, anche loro amministratori delegati.
In particolare, Paolo Merlo, 50 anni, laurea in Economia e commercio, oltre ad avere, come i fratelli, responsabilità operative in altre società del gruppo, è presidente di Egea New Energy e di Edis, componente della Giunta sia della Federazione nazionale dei costruttori di macchine per l'agricoltura sia di Confindustria Cuneo ed è consigliere di amministrazione della Fondazione Crc – Cassa di Risparmio di Cuneo, una delle maggiori d'Italia.
Silvia Merlo, amministratore delegato Merlo

NEL PORTAFOGLIO DI MARCO GAY
IL 4,4% DELLA DIGITAL MAGICS

In seguito all'aumento di capitale registrato il 4 dicembre, risulta del 4,39% la quota della Digital Magics, posseduta dal torinese Marco Gay, il quale figura così tra i principali azionisti, oltre che esserne vice presidente esecutivo, del business incubator di progetti digitali quotato sul mercato Aim della Borsa Italiana.
Digital Magics fornisce servizi di consulenza e accelerazione a start up e imprese, per facilitare lo sviluppo di nuovi business tecnologici, offrendo supporti per la creazione di progetti, dall'ideazione fino all'Ipo, cioè alla quotazione in Borsa. Complementari ai servizi, sono le attività di investimento, che hanno prodotto negli anni un portafoglio di oltre 70 partecipazioni in start up e spin off digitali. Principale socio della Digital Magics, con il 23,04% delle azioni, è la StarTip della Tamburi Investment Partners.
Nato nel capoluogo piemontese nel 1976, sposato, tre figli, Marco Gay ha iniziato la sua carriera imprenditoriale nella Proma, azienda del settore vetro-ceramica, poi venduta alla Saint-Gobain. Cofondatore di start up innovative, di alcune delle quali è anche presidente, è anche uno dei 48 nuovi consiglieri del Cnel e fa parte del Consiglio di amministrazione della Luiss di Roma. Fino a pochi mesi fa è stato presidente nazionale del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria, dopo avere ricoperto incarichi di vertice all'Unione Industriale di Torino e in Confindustria Piemonte.
Marco Gay, vice presidente Digital Magics

ELISA GIORDANO PORTA BB CASHMERE
ANCHE NELLE BOUTIQUES DI MILANO

BB Cashmere. Un marchio torinese eccellente nella maglieria fashion di qualità e che è destinato a una rapida diffusione. A breve, capi firmati BB Cashmere saranno in vendita anche in diverse boutique milanesi, che si aggiungono alla rete di negozi già riforniti dalla mini impresa di Elisa Giordano in Piemonte, Liguria, Toscana e Sardegna (ma temporary store sono stati e vengono organizzati in varie parti d'Italia, oltre che in città estere, a partire da Parigi).
Elisa Giordano ha incominciato a creare maglie per i suoi due figli piccoli, una mezza dozzina di anni fa. Non trovava nulla che la soddisfacesse appieno. Così si è messa a disegnare lei i capi che desiderava per loro e li ha fatti produrre. Sono piaciuti moltissimo alle sue amiche, le quali le hanno chiesto di farne anche per loro. Poi, è partito il passa parola. Ed ecco, quindi, la prima linea di maglieria BB Cashmere per bimbi da 0 a 6 anni. Un successo. 
Alle vendite dirette si sono affiancate quelle ai negozi e alla linea per i bambini si è poi aggiunta quella per l'uomo, sempre disegnata da Elisa Giordano. La quale, quest'anno, ha completato la gamma con la linea per donna. Un'offerta che ha subito fatto balzare la domanda e la produzione (oltre mille capi), delegata a ditte attive a Perugia e in Nepal. 
Naturalmente, è aumentato anche il numero dei collaboratori di Elisa Giordano, la quale ha vissuto anche a Los Angeles e a Parigi, dove ha lavorato per Yves Saint Laurent, Casa della quale resta una collaboratrice esterna.
Le ultime novità della BB Cashmere si troveranno, dal 12 al 16 di questo mese, nel temporary store di Elisa Giordano, a Torino, in via Avogadro 10.
Elisa Giordano (BB Cashemere)

Borsa: Gavio allo stelle e impennata Fidia

Quotate del Nord Ovest: Gavio alle stelle, nuovo record di Erg, straordinaria impennata della Fidia, due società dei De Benedetti ai minimi. Ecco, in estrema sintesi, il 5 novembre di Piazza Affari. Astm-Autostrada Torino-Milano e Sias, entrambe controllate dalla famiglia piemontese Gavio, oggi hanno fatto segnare i loro nuovi record storici: l'azione Astm ha chiuso a 24,69 euro (+2,88% rispetto alla seduta precedente) e Sias a 15,08 euro (+2,38%). I primati precedenti erano di 24,08 euro per Astm, registrato il 7 novembre e di 14,84 euro per Sias (30 del mese appena passato).
Il boom delle due società del gruppo Gavio diventa ancora più significativo se si considera che il 10 gennaio l'azione Astm valeva un po' meno di dieci euro (9,995) e quella della Sias aveva toccato i 7,345 euro l'8 di febbraio. Rispetto al rispettivo minimo annuale, il titolo Astm ha guadagnato il 149% e quello Sias il 105,3%.
A contribuire al nuovo balzo di Astm e Sias è stata la notizia della maxi commessa che Itinera, società del gruppo Gavio specializzata in grandi lavori edili, ha ricevuto da Abu Dhabi (Ermirati Arabi).
Un effetto ancora maggiore l'ha avuto l'azione Fidia, salita del 30,35% a 7 euro, in seguito al comunicato che l'impresa di San Mauro Torinese, tra i leader a livello mondiale nel settore della progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi di fresatura integrati ad alte prestazioni, ha acquisito tre importanti commesse dal gruppo Volkswagen.
Fidia fornirà due grandi macchine altamente automatizzate alla Skoda per un suo stabilimento ceco e una terza alla Seat, per la produzione di modelli in grandezza naturale nel Centro stile di Barcellona (le consegne sono previste entro la fine del 2018). In seguito alla vittoria della gara Volkswagen, il portafoglio ordini della Fidia al 30 novembre risulta di 44,4 milioni, a fronte dei 23,4 milioni alla stessa data 2016.
Fondata e pilotata da Giuseppe Morfino, presidente e amministratore delegeto, la Fidia è attiva da oltre 40 anni e conta 337 dipendenti. Nei primi nove mesi ha avuto ricavi netti per 28,8 milioni (37,1 nello stesso periodo dell'anno scorso), ha investito 1,3 milioni e ha subito una perdita di 3,2 milioni (contro l'utile netto di circa 800.000 euro nei primi nove mesi 2016), risultati che spiegano le limitate quotazioni borsistiche della Fidia negli ultimi tempi.
Molto positiva è stata anche la giornata della Erg, che ha ancora migliorato il suo record , portandolo a 15,80 euro, grazie alla crescita odierna dell'1,8%. Altro motivo di brindisi per la famiglia Garrone-Mondini, che controlla il gruppo energetico genovese, e per tutti gli altri soci.
Al contrario, hanno segnato i loro minimi due quotate dei De Benedetti: una è la Gedi, a capo del gruppo editoriale che comprende L'Espresso, la Repubblica, la Stampa e il Secolo XIX. L'azione Gedi, infatti, ha chiuso a 0,671 euro. L'altra è la M&C, controllata personalmente da Carlo De Benedetti. Il prezzo dell'ultimo contratto M&C è stato di 0,1146 euro, inferiore ancora del 4,66% a quello di ieri.
Giuseppe Morfino, presidente e ad Fidia

Come vanno le nostre finanze

Nel nuovo, corposo, Rapporto sulla stabilità finanziaria, appena pubblicato dalla Banca d'Italia, si possono trovare diverse notizie interessanti, che sono altrettanti spunti di riflessione. Fra l'altro, infatti, si può leggere che “La ricchezza finanziaria lorda delle famiglie è lievemente aumentata (quasi l'1%) nel primo semestre del 2017, per effetto della rivalutazione delle attività”. Cioè, perché è cresciuto il valore di mercato dei beni posseduti, come le azioni e i titoli di Stato.
Però, la stessa Banca d'Italia aggiunge subito che, comunque, la ricchezza finanziaria delle famiglie “in termini reali e pro capite, rimane più bassa del 12% rispetto a quella del 2007”, quando è incominciata la grande crisi, che non è ancora finita. E la botta presa fa ancora male, tanto che “i nuovi investimenti finanziari sono diminuiti e si sono concentrati in strumenti del risparmio gestito, principalmente quote di fondi comuni, la cui espansione è stata favorita dall'avvio dei piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir)”.
Ulteriore precisazione: “Sono proseguiti i forti disinvestimenti di obbligazioni bancarie”. Quelle detenute dalle famiglie sono scese a 118 miliardi. A settembre il calo è risultato addirittura del 30% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, dopo che già a marzo il calo annuo era del 24,2% e del 22,6% a settembre del 2016. D'altra parte, appare assolutamente logico e inevitabile dopo quanto è successo con le banche che hanno fatto perdere tutto, o quasi tutto, ai loro investitori.
Anche così si spiega la progressiva crescita dei depositi delle famiglie in banca: 1.034 miliardi alla fine di settembre 2017, ancora il 3,4% in più rispetto a dodici mesi prima.
Quanto ai debiti delle famiglie, “in rapporto al reddito disponibile, sono stabili, su livello molto contenuti nel confronto internazionale”. In effetti, come specificato dalla Banca d'Italia nel suo Rapporto, i debiti finanziari delle famiglie sono pari al 41,4% del Pil nazionale, il livello più basso di tutti i Paesi dell'area euro e non solo. Persino il secondo Paese con le famiglie meno indebitate, che è l'Irlanda, presenta un tasso del 49,9%, mentre il terzo, l'Austria, evidenzia il 50,5% e la mitica Germanica il 53,1%.
In Francia, le famiglie hanno debiti finanziari pari al 58,2%, in Spagna al 63,1% e l'Olanda, che vuole sempre fare la maestrina, al 106,8%. La media dell'area euro è del 58,15% . Il rapporto del Regno Unito è dell'86,5%, a fronte del 78,2% degli Usa, il 54,8% del Giappone e il 99,7% del Canada.
Ben diversa, invece, è la situazione del debito pubblico, in merito al quale l'Italia viene continuamente bacchettata un po' da tutti, dal Fondo Monetario Internazionale, alla Ue, alla Bce, alle agenzie di rating e così via. L'Italia, infatti, denuncia un debito pubblico pari al 132,1% del suo Pil, quota inferiore soltanto a quelle del Giappone (240,3%) e della Grecia (179,6%). Fanno meglio di noi anche il Portogallo (126,4%), il Belgio (103,8%) e gli Usa (108,1%).


Poco sotto il 100% sono la Francia e la Spagna. La media dell'area euro è dell'89,3%. Campioni dell'euro zona per il più basso tasso di debito pubblico rispetto al Pil sono quegli stessi Paesi Bassi, che, al contrario, hanno il tasso più alto d'indebitamento delle famiglie.
Antonio Patuelli, presidente Abi 

Mercato auto, Torino perde il primato

Ha scalato marcia, in novembre, il mercato automobilistico del Nord Ovest. Rispetto a ottobre, sono state vendute 3.631 vetture nuove in meno rispetto al mese precedente. Calo ben superiore a quello nazionale. A livello italiano, infatti, le nuove immatricolazioni sono state 156.332 in novembre, mentre erano state 157.900 in ottobre. Nel Nord Ovest, invece, gli acquisti sono risultati 21.758 nel mese appena passato, a fronte dei 25.389 di ottobre.
In particolare, le nuove immatricolazioni sono calate da 16.718 a 14.104 in Piemonte e da 5.699 a 4.659 in Valle d'Aosta, mentre sono salite, sia pure di poco, da 2.972 a 2.996 in Liguria.
Nella regione rivierasca le vendite di vetture nuove sono cresciute, rispetto a ottobre, nella provincia di Genova (1.632 da 1.587 ) e in quella di Savona (601 da 554); ma sono diminuite nello Spezzino (462 da 505) e nell'Imperiese (301 da 326). La provincia di Imperia resta la cenerentola del mercato automobilistico del Nord Ovest.
Penultimo, invece, risulta il Verbano-Cusio-Ossola, con 324 nuove immatricolazioni in novembre (380 nel mese precedente) e terzultima la provincia di Vercelli, nonostante abbia fatto registrare 355 targhe nuove, due in più rispetto a ottobre.
La perdita maggiore, comunque, è stata quella della provincia di Torino: 9.050 le nuove immatricolazioni contro le 11.541 di ottobre. Così, fra l'altro, il capoluogo piemontese ha perso il primato italiano delle nuove immatricolazioni, conquistato, il mese scorso, dalla provincia di Trento (10.307), che beneficia di una tassazione minore.

Ed ecco le vendite di auto nuove nelle altre province piemontesi: 967 nell'Alessandrino (1.030 in ottobre), 485 nell'Astigiano (492), 458 nel Biellese (480), 1.488 nel Cuneese (1.430), 977 nel Novarese (1.012).  
Sergio Marchionne, amministratore delegato Fca

Mutui casa, record Valle d'Aosta

Record nazionale della Valle d'Aosta per i mutui casa. La regione alpina ha evidenziato, a giugno (dato più recente), un incremento annuo del 6% dei prestiti bancari finalizzati all'acquisto dell'abitazione. Dato che assume un valore ancora maggiore se si considera che l'aumento medio dell'Italia è risultato del 2,5% e che i tassi di crescita della Liguria (2,4%) e del Piemonte (2%) sono stati minori della media del Paese.
La Valle d'Aosta ha sottratto il primato nazionale al Trentino-Alto Adige, il cui incremento dei mutui bancari per la casa è stato del 5,8% al giugno di quest'anno, mentre era stato del 6,2% dodici mesi prima, quando l'aumento della Valle d'Aosta era rimasto limitato al 3,1%.
A giugno 2016, la Liguria aveva evidenziato una crescita annua dell'1,9% dei prestititi bancari per l'acquisto dell'abitazione e dell'1,2% il Piemonte, che, dodici mesi prima, denunciava addirittura un calo annuo dello 0,5%, pari a quello delle marche e inferiore soltanto allo 0,7% della Calabria (le altre regioni a presentare confronti negativi, comunque inferiori, allora erano l'Emila-Romagna, l'Abruzzo e la Sardegna).
A presentare questi dati è l'Abi, l'associazione delle banche italiane, la quale ha aggiunto che nel nostro Paese, lo stock dei mutui bancari per l'acquisto di abitazioni al 30 settembre è risultato superiore del 3,3% rispetto alla stessa data dell'anno scorso; mentre evidenziava un calo annuo dell'1,3% ancora alla fine di marzo 2014.
L'Abi, inoltre, ha precisato che i mutui ipotecari hanno continuato a coprire circa l'80% delle compravendite e che è rimasto su valori superiori al 70% il rapporto tra il prestito bancario e il valore dell'immobile acquistato.
A proposito di compravendite di abitazioni, nel secondo trimestre di quest'anno sono salite dell'1,7%, proseguendo una tendenza in atto dall'inizio del 2014, ma che non ha ancora consentito di raggiungere i livelli precedenti alla grande crisi economica e finanziaria patita dall'Italia.

Infine, l'Abi ha comunicato che il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni in ottobre è stato del 2,02%, minimo storico (dieci anni fa era del 5,72%).   

La settimana delle quotate

Nella settimana borsistica finita con il primo giorno di dicembre, sono state ben più le quotate del Nord Ovest che hanno visto calare il valore del loro titolo in Piazza Affari rispetto a quelle che, al contrario, ne hanno registrato un aumento.
In particolare, cali vistosi sono emersi nella “scuderia” della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. A partire proprio dalla holding Exor, che ha chiuso la settimana a 49,88 euro contro i 52,55 del venerdì precedente. Ma confronti negativi presentano anche Fca-Fiat Chrsyler Automobiles, scesa a 14,13 dai 14,74 di sette giorni prima; Cnh Industrial (da 11,02 a 10,68 euro), Juventus (da 0,718 a 0,70 euro) e, più di tutte, Ferrari, la cui azione è scesa di 6 euro, calando a 89,15 (il 2 ottobre scorse aveva raggiunto i105,3 euro, massimo storico).
Non è andata molto meglio alla compagine dei De Benedetti. Cofide, la finanziaria a capo del gruppo, ha visto scendere la sua azione da 0,573 a 0,574 euro e la Cir da 1,155 a 1,135 euro. Il titolo Gedi (L'Espresso-Repubblica, La Stampa, il Secolo XIX) è calato da 0,715 a 6,676, sfiorando il suo minimo (0,675), toccato il 17 novembre, così come ha fatto la M&C, finanziaria controllata personalmente da Carlo De Benedetti. M&C, infatti, ha chiuso a 0,132 euro, quindi vicino al valore più basso in assoluto (0,130 euro), a metà novembre.
Però, il gruppo De Benedetti, che ha in corso l'acquisto di azioni proprie, si può consolare con la controllata Sogefi, alla quale il mercato ha riconosciuto il valore di 4,232 euro per azione, a fronte dei 3,96 euro del venerdì precedente.
Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto per Urbano Cairo e i suoi soci, tutti di minoranza. La Cairo Comunication ha chiuso a 3,94 euro per azione, contro i 3,98 di sette giorni prima; ma la principale controllata, Rcs MediaGroup, è salita a 1,265 euro da 1,130 euro dell'ultimo venerdì di novembre.
Tutto positivo, invece, il bilancio per gli azionisti delle due quotate controllate dalla famiglia Gavio. L'ultimo contratto borsistico relativo al titolo dell'Astm-Autostrada Torino-Milano è stato trattato a 23,55 euro (23,24 il venerdì prima) e quello della Sias a 14,50 euro (14,31), non lontano dal record storico di 14,67 euro fatto segnare il 17 di ottobre.
Con segno più, hanno chiuso la settimana anche le azioni Basicnet di Marco Boglione (3,65 euro, 10 centesimi in più), Cover50 (10,99 euro contro 10,80), Iren, il cui titolo è salito da 2,522 a 2,566 euro, un soffio meno del livello massimo raggiunto finora (2,568 euro), Italgas (da 5,13 a 5,19 euro), Tecnoinvestimenti (da 6,10 a 6,245 euro).
In termini assoluti, comunque, il maggior incremento settimanale è stato della straordinaria Diasorin dei Denegri e di Carlo Rosa (azionista e amministratore delegato) rimbalzata sopra quota 78 euro dai 74,5 dell'ultimo venerdì del mese scorso. L'azione della società biomedicale di Saluggia ha chiuso a 78,05 euro, un paio di euro in meno rispetto al primato storico di 80,55 euro conquistato il 12 ottobre.
Tornando alle chiusure in rosso, tali sono state anche quelle delle azioni della Buzzi Unicem (21,73 euro, circa un euro in meno rispetto a sette giorni prima), Centrale del Latte d'Italia (a 3,444 euro da 3,462), Dea Capital del gruppo De Agostini, che fa capo alla famiglia novarese Boroli-Drago (a 1,29 euro da 1,301), Erg (a 15,36 euro da 15,60), Fidia (a 5,38 euro, nuovo minimo, da 5,70), Intesa Sanpaolo (a 2,768 euro da 2,818, nonostante il riconoscimento di Banca dell'anno), Orsero (da 10,10 euro a 10,03), Prima Industrie (da 34,13 euro a 33,02), Vittoria Assicurazioni (da 12,15 euro a 12,09) e le due società presiedute dalla cuneese Daniela Garnero Santanchè: Ki Group (a 2,45 euro da 2,524) e Visibilia (da 0,21 a 0,193).
Casi a sé sono quelli delle due banche minori del Nord Ovest quotate a Piazza Affari, entrambe con i rispettivi titoli crollati al minimo storico: 0,0101 Carige e 0,466 Bim-Banca Intermobiliare (il venerdì precedente avevano chiuso a 0,0106 Carige e a 0,490 la Bim).
Sostanzialmente invariate, infine, le quotazioni delle azioni Pininfarina (1,91 euro), Reply (48 euro) e Biancamano dei liguri Pizzimbone (0,340). Infine, venerdì scorso, non sono state trattate le azioni della biellese Cdr Advance, della valenzana Damiani (gioielli) e della torinese Italian Independent di Lapo Elkann, mentre il prezzo della Boero Bartolomeo (19,03) non è confrontabile con quello della settimana precedente, chiusa senza scambi.
Carlo Rosa, ad Diasorin

Personaggi alla ribalta


CATIA BASTIOLI E LICIA MATTIOLI
Si devono al Piemonte due dei quattro Cavalieri del Lavoro donne, che, ieri, hanno ricevuto la prestigiosa onorificenza dal Presidente del Repubblica, Sergio Mattarella.
Ben nota è Licia Mattioli, torinesissima, anche se nata a Napoli, amministratore delegato dell'omonima impresa di gioielli, vice presidente di Confindustria, dopo essere stata al vertice dell'Unione Industriale di Torino. E', fra l'altro, vice presidente della Compagnia di San Paolo e consigliere di amministrazione di alcune società, fra le quali le quotate Pininfarina e Sias (gruppo Gavio). Sposata, due figli, iscritta all'Ordine degli avvocati, numerosi premi e riconoscimenti, Licia Mattioli è definita la regina del gioiello italiano.
Catia Bastioli, novarese ad honorem, è l'amministratore delegato di Novamont, leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di bioplastiche e biochemicals (600 dipendenti, fatturato annuo di 170 milioni, portafoglio di un migliaio di brevetti, alcuni stabilimenti in Italia e sedi anche in varie parti del mondo). Ma, dal 2014, è anche presidente di Terna, uno dei maggiori gestori europei di reti per la trasmissione dell'energia elettrica.
Primo inventore di circa 80 famiglie di brevetto nel settore dei biopolimeri edei processi di trasformazione di materie prime rinnovabili, Bastioli può vantare anche premi quali l'European Inventor of the year 2007 ricevuto dall'European Patent Office (Epo), l'Eureka per l'innovazione tecnologica, il Premio Energia Sostenibile, il Giulio Natta per la chimica e persino il Panda d'Oro assegnatole dal Wwf nel 2016.
Laureata in Chimica pura , ha poi frequentato la Scuola di business administration “Alti Potenziali Montedison” della Bocconi. Inseguito, l'Università di Genova le ha conferito la laurea honoris causa in chimica industriale e quella di Palermo in Ingegneria dei materiali.
Catia Bastioli
Licia Mattioli 

GLI ALTRI CAVALIERI DEL NORD OVEST
A ricevere l'ambita croce di Cavaliere del Lavoro 2017 sono stati anche Urbano Cairo, Massimo Perotti e Giuseppe Recchi.
Di Urbano Cairo, fra l'altro patron del Torino Calcio, si sa molto. E' a capo di un gruppo che conta oltre 4.500 dipendenti e che comprende, oltre alla Cairo Comunication, la Rcs MediaGroup: società entrambe quotate a Piazza Affari, controllate, presiedute e guidate personalmente.
Urbano Cairo
Massimo Perotti, nato nel 1960 a Torino, dove si è laureato in Economia e commercio, è presidente e amministratore delegato, oltre che azionista di controllo, della Sanlorenzo, azienda leader, a livello internazionale, nella cantieristica da diporto. Ha cantieri ad Ameglia, Viareggio e La Spezia. Conta oltre 300 dipendenti diretti e più di mille indiretti. Nel 2016 ha fatturato 314 milioni di euro.
Massimo Perotti
Giuseppe Recchi, laurea in Ingegneria civile al Politecnico di Torino, ha iniziato la sua attività nell'impresa subalpina di famiglia, operante nel settore delle grandi opere edili. Dal settembre scorso è vice presidente operativo della Telecom Italia (66.000 dipendenti, fatturato di 19 miliardi di euro nel 2016) dopo esserne stato presidente dal 2014. Prima, dal 2011, è stato presidente dell'Eni. Al vertice del colosso petrolifero era giunto dalla General Electric, nel quale era entrato nel 1999.
Giuseppe Recchi

 A QUAGLIA UN DOPPIO RICONOSCIMENTO
Cavaliere di Gran Croce all'Ordine di San Gregorio Magno: ad assegnare questo titolo a Giovanni Quaglia è stato Papa Francesco, che ha poi delegato il cardinale emerito Severino Poletto alla consegna. L'onorificenza vaticana, massima per un laico, precede di poco quella di cittadino onorario del Comune di Cherasco, che gli riconosce la grande attenzione e il sostegno dedicati alla comunità locale. La nuova cittadinanza onoraria si aggiunge a quelle che Giovanni Quaglia ha ricevuto da altri tre Comuni cuneesi: Fossano, Bene Vagienna e Novello.
Nato settant'anni fa a Genola, di cui è stato sindaco a lungo, a partire da quando aveva 23 anni, Giovanni Quaglia è stato anche presidente della Provincia di Cuneo, consigliere regionale e dirigente scolastico, prima di incominciare ad avere una lunga serie di incarichi in società, enti, associazioni. Fra l'altro, è stato consigliere di amministrazione di Unicredit e presidente dell'Autostrada Torino-Savona (gruppo Gavio). E' presidente della Fondazione Crt, della Ream Sgr, delle Ogr e dell'Associazione delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria. Laureato in Lettere moderne a Torino, revisore ufficiale dei conti, Giovanni Quaglia è anche Commendatore e Grande Ufficiale della Repubblica, medaglia d'oro ministeriale per meriti nel settore della cultura, dell'arte e della istruzione.
Giovanni Quaglia

MARIO CIABATTINI (FONDAZIONE CR BIELLA)
In occasione della celebrazione dei primi 25 anni di attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, il presidente dell'Ente, Franco Ferraris (amministratore delegato e direttore generale della Ermenegildo Zegna) ha premiato, con medaglia d'oro, Mario Ciabattini, Segretario generale della fondazione biellese da 18 anni. Laureato in Legge, 68 anni, sposato, una figlia, Mario Ciabattini, dopo un anno di praticantato, ha rinunciato alla carriera forense, preferendo quella bancaria, avendo vinto il concorso per l'assunzione nella Cassa di Risparmio di Biella, della quale è diventato poi responsabile degli Affari generali e dell'Ufficio legale. Con questo incarico, ha seguito l'iter che ha portato alla nascita della Fondazione Cr Biella, seguita quindi dalle sue origini e in tutto il suo sviluppo.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella figura tra le medio-grandi italiane. A fine 2016 aveva un patrimonio di quasi 224 milioni di euro. Nel suo quarto di secolo ha erogato contributi per oltre 130 milioni. Tra i suoi soggetti locali più sostenuti spiccano il centro formativo Città Studi, il nuovo Ospedale e il complesso di Oropa.
Mario Ciabattini

RAMOJNO VICE PRESIDENTE TRIBUTARISTI
Pochi giorni fa, al 35° congresso, il commercialista torinese Ernesto Ramojno è stato eletto vice presidente dell'Associazione Nazionale dei Tributaristi Italiani (Anti). Incarico che si aggiunge a quello di presidente della sezione piemontese e valdostana dell'Anti.
Laureato in Economia e commercio, sposato, titolare delle studio che condivide con Massimo Germonio e Luca Barbera, dove lavora anche la figlia Margherita, commercialista come lui, Ernesto Ramojno, 68 anni, fra l'altro è presidente del collegio sindacale della capogruppo italiana della Ferrero e de La Scialuppa Crt-Fondazione anti usura. In passato ha svolto l'incarico di commissario al Casinò di Saint Vincent e del Gruppo Fornara, nonché consigliere di amministrazione e poi presidente del Collegio sindacale della Fondazione Crt.
Ernesto Ramojno

GROS-PIETRO TORINESE DELL'ANNO
La Camera di commercio di Torino, presieduta da Vincenzo Ilotte, ha nominato “Torinese dell'anno” Gian Maria Gros-Pietro “per avere contribuito a formare buona parte della classe dirigente della Città non solo attraverso l'insegnamento universitario, ma anche attraverso l'esempio dato nel portare avanti tutti gli incarichi ricevuti. La sua torinesità è stata e sarà modello per molti di noi, anche ora che guida la prima banca d'Italia”.
Gian Maria Gros-Pietro è presidente di Intesa Sanpaolo, ma anche dell'Autostrada Torino-Milano, società del gruppo Gavio quotata alla Borsa di Milano, come la gemella Sias. Nato sotto la Mole nel 1942, si è laureato in Economia e commercio, Facoltà della quale è poi diventato professore ordinario di Economia dell'Impresa. Ha insegnato anche alla Luiss di Roma, della quale ha diretto il dipartimento di Scienze economiche e aziendale.
Gian Maria Gros-Pietro ha già avuto responsabilità rilevanti: è stato anche presidente dell'Eni e di Atlantia (principale operatore privato italiano nelle infrastrutture), componente del Cnel e, per oltre vent'anni, ha diretto il Ceris, istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo, maggior organo del Cnr in campo economico. Delle sue competenze si sono avvalsi vari enti e industrie, quali Fiat e Finmeccanica (ora Leonardo), società assicurative e finanziarie.
Gian Maria Gros-Pietro

Potpourri piemontese

INTESA SANPAOLO: 10 MILIARDI
PER LE PMI DEL NORD OVEST

Cristina Balbo, stimatissima e affascinante direttore di Intesa Sanpaolo responsabile per l'area Piemonte-Liguria-Valle d'Aosta, ha anticipato che entro la fine dell'anno ammonterà a tre miliardi di euro il valore dei prestiti erogati dalla Banca a famiglie e imprese del Piemonte, a conferma della vitalità della regione e dell'impegno di Intesa Sanpaolo a sostenerne lo sviluppo.
L'affermazione di Cristina Balbo è stata registrata in occasione della presentazione dell'accordo triennale, con Piccola Industria di Confindustria, battezzato “Progettare il futuro”. A Parella, nella sede della Osai Automation System, Cristina Balbo ha spiegato che la nuova intesa mira “ad aiutare le Pmi a migliorare la propria capitalizzazione, a innovare e a superare il divario digitale, per crescere ancora di più anche sui mercati esteri”. E' previsto un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, 10 dei quali destinati alle tre regioni del Nord Ovest.
Cristiana Balbo ha aggiunto che un “punto di forza della collaborazione con Confindustria Piccola Industria è il modello di rating appena varato da Intesa Sanpaolo, che consente di valorizzare sempre di più gli investimenti negli asset intangibili: è un cambio epocale nella valutazione dell'impresa e nel sostegno del nostro sistema produttivo, nel quadro di un'economia che, per guardare al futuro” deve fare investimenti strategici e qualitativi”.
Cristina Balbo (Intesa Sanpaolo)

BANCA REALE LANCIA
YOUGO! IMPRESA PROTETTA

Un nuovo prodotto-servizio di Banca Reale consente alle imprese sue clienti e a quelle di tutte le società di Reale Group di finanziare, in modo semplice e immediato, le loro polizze assicurative, dilazionandone le spese, evitando così il versamento in un'unica soluzione.
Grazie a un processo innovativo altamente automatizzato, Banca Reale consente alle agenzie di attivare l'indagine sul merito creditizio e di ricevere, entro pochi minuti, l'accettazione o il diniego alla concessione del finanziamento da parte della Banca. E, per avviare il processo per l'apertura della linea di credito, per il massimo di 30.000 euro, è suffiente avere a disposizione la partita Iva dell'azienda da finanziare. Non solo: data la formula della linea di credito a revoca, i clienti hanno a disposizione, a tempo indeterminato, un plafond dedicato, che possono decidere di utilizzare a propria discrezione, con la massima flessibilità e che può essere impiegato anche per finanziare nuove polizze, perchè i pagamenti progressivi ne consentono il ripristino.
“Con YouGo! Impresa Protetta – ha commentato Massimo Luviè, direttore generale di Banca Reale – semplifichiamo la vita delle imprese con una proposta integrale, attraverso una copertura assicurativa immediata e il finanziamento della stessa, erogato direttamente dalla Banca di Reale Group”, la quale conta oltre 45.000 clienti e ha un Tier1 del 25,6%.
Massimo Luvié, direttore generale Banca Reale

BALOCCO SALE RAPIDAMENTE
VERSO LA QUOTA 190 MILIONI

In una recente intervista concessa a Francesco Olivo de La Stampa, Alberto Balocco, presidente e amministratore delegato dell'impresa fondata da suo nonno Francesco Antonio nel 1927 e, da allora, rimasta sempre interamente della famiglia, ha detto che prevede di chiudere l'esercizio corrente con un fatturato di 187 milioni di euro, a fronte dei 170 dell'anno scorso e i 138 del 2012. “Negli ultimi dieci anni – ha aggiunto – siamo cresciuti di un milione al mese”. E la tendenza positiva è destinata a continuare.
Fra l'altro, la Balocco partecipa attivamente al progetto Fico-Fabbrica italiana contadina, il parco agricoalimentare più esteso al mondo (è stato inaugurato un paio di settimane fa a Bologna) avendovi investito due milioni solo per la realizzazione della micro fabbrica di pasticceria, che impiega una ventina di addetti e che segna il lancio del brand “Bottega Balocco-Italian Bakery”. Marchio destinato a incentivate le vendite all'estero, che oggi rappresentano il 15% dei ricavi dell'azienda dolciaria di Fossano, al novantesimo anno di attività.
La Balocco, dal cui stabilimento escono oltre 61.000 tonnellate di prodotti da forno (panettoni, pandoro, colombe, biscotti, torte, wafer e non solo) negli ultimi dieci anni ha investito in tecnologie 63 milioni. Nel dicembre scorso aveva oltre 470 addetti.
Alberto Balocco (foto di Adriano Moraglio)

LA BANCA DEL PIEMONTE SPICCA
TRA I MIGLIORI DATORI DI LAVORO

“Panorama”, noto settimanale nazionale della Mondadori, ha commissionato a Statista un sondaggio per scoprire, in Italia, le società dove si lavora meglio, a prescindere dal settore di attività e dal numero di dipendenti. Quindi, sono state selezionate le 400 imprese che hanno ottenuto i voti più alti, cioè il maggiore gradimento da parte dei rispettivi occupati. E in questa lista si trova anche la Banca del Piemonte, guidata da Camillo Venesio, che ne è l'amministratore delegato e il direttore generale dal 1983.
Banca del Piemonte, tra le più solide a livello italiano e internazionale, si distingiue anche per il patrimonio di welfare aziendale, quell'insieme di misure e servizi che tendono a migliorare le condizioni dei dipendenti, per sempio agevolando la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, come assicura l'iniziativa “Lavoro agile”, innovativa, esemplare e che si è aggiunta a quelle per la diffusione del part-time, della parità di genere, della valorizzazione dei “talenti” e, fra l'altro, dell'ottimizzazione del premio di produttività.
Responsabile della funzione Risorse umane della Banca del Piemonte, che conta circa 500 dipendenti, 240 dei quali nella sede centrale di Torino, è Wilma Borello.
Camillo Venesio, ad-dg Banca del Piemonte

A REAM SGR (FONDAZIONI PIEMONTESI)
IL FONDO J DEL VILLAGGIO JUVENTUS

Ream Sgr, società torinese di gestione del risparmio specializzata nell'istituzione e nell'amministrazione di fondi comuni d'investimento immobiliari, unica in Italia ad avere come azionisti esclusivamente Fondazioni di origine bancaria, ha rilevato da Accademia Sgr la gestione del Fondo immobiliare J Village, costituito per la riqualificazione e la valorizzazione dell'area torinese della Cantinassa-Le Vallette, dove si trova anche l'Allianz Stadium.
L'investimento del Fondo J Village è superiore ai 100 milioni di euro, a regime. Oltre ad assumere la gestione, dal primo giorno di dicembre 2017, Ream Sgr curerà la consegna dei ultimi due immobili in costruzione: il J Hotel (140 camere, di cui 40 destinate alla Juventus e il concept store, dotato di un centro di ristorazione.
Presieduta da Giovanni Quaglia, al vertice anche della Fondazione Crt, che ne possiede il 30,4% del capitale come la Fondazione Cr Asti, la Ream Sgr ha come vice presidenti Michele Maggiora e Pier Angelo Taverna, presidente della Fondazione Cr Alessandria. Del Consiglio di amministrazione fanno parte anche Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo e Antonio Miglio (ex presidente della Fondazione Cr Fossano), con l'incarico dello sviluppo. Direttore generale è Oronzo Perrini.
Socie di Ream Sgr sono anche le Fondazioni di Cuneo, Vercelli e la Compagnia di San Paolo, tutte e tre con il 9,5%; mentre hanno il 5% ciascuna le Fondazioni di Alessandria e di Fossano.
Giovanni Quaglia ha ricordato che “il Fondo J Village rappresenta un progetto unico in Italia e anche all'estero”, riguardando “un villaggio sportivo multifunzionale a carattere internazionale e dall'importante valenza sociale, dato che le strutture sportive e ricreative sono a disposizione anche del territorio, rappresentando un tassello che può contribuire alla riqualificazione di una periferia quale è il quartiere Vallette”.

Il Fondo J Village si aggiunge ai dieci attualmente gestiti da Ream Sgr e che sono di varie tipologie: social housing, trophy asset, uffici, residenziale, commerciale, residenze sanitarie assistire, green economy.
Oronzo Perrini, direttore generale Ream Sgr

Il grande esodo dei giovani italiani

Arrivederci Italia. O, forse, addio. L'Istat l'ha appena confermato: sono sempre di più gli italiani che vanno a vivere all'estero. E tra quelli che lasciano il loro Bel Paese, sono sempre di più i laureati. Come ha comunicato l'Istituto nazionale di statistica, nel 2016 sono risultati 157.000 gli italiani che si sono cancellati dall'anagrafe per trasferirsi oltre i confini della Penisola. Rispetto all'anno prima, l'incremento è del 7% e ancora maggiore è l'aumento dei laureati che hanno lasciato l'Italia; infatti, sono stati 25.000, il 9% in più.
I giovani dotati di laurea sono risultati il 31% degli oltre 81.000 italiani con più di 25 anni che sono emigrati, nel 2016. Più di 5.000 sono andati nel Regno Unito (nonostante la Brexit), oltre 3.300 in Germania e poco meno di 2.500 in Svzzera. Le altre mete raggiunte dai laureati sono, in ordine decrescente, la Francia (quasi 2.000), il Brasile (1.539), gli Usa (1.469), la Spagna (1.303), poi il Belgio (564), l'Australia (536) e l'Irlanda (533).
A fronte dei laureati italiani che hanno lasciato il loro Paese, l'Istat ha censito 10.199 laureati stranieri che sono immigrati in Italia. La maggior parte proveniente dal Brasile (1.322), dal Regno Unito (1.208) e dalla Germania (953). I laureati immigrati hanno rappresentato il 37,4% dei 27.274 stranieri con più di 25 che sono venuti a vivere in Italia.
Il saldo 2016 emigrati/immigrati con più di 25 anni è negativo per poco meno di 54.000 unità complessivamente e di circa 15.000 per i laureati in particolare.
Al contrario, anche nel 2016, le iscrizioni alle anagrafi italiane dall'estero, quasi 301.000 (+7% rispetto al 2015) sono state più delle 157.000 cancellazioni dalle anagrafi italiane da parte di persone che sono emigrate (+7%). Pertanto, il saldo migratorio netto dell'Italia con l'estero è risulato positivo per 144.000 unità, oltre 10.000 e l'8% in più rispetto all'anno precedente.
A venire in Italia sono stati, in maggior numero, i romeni (45.000 nuovi iscritti alle anagrafi), i pakistani, 15.000, come i nigeriani e i marocchini, oltre che gli albanesi (13.000) e i cinesi (12.000).
Tra l'altro, l'Istat ha ricordato che al 31 dicembre scorso l'Italia contava 60.589.445 abitanti, dei quali 5.047.028 stranieri. Nell'anno, i nati sono stati 473.438 e i morti 61.261.
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Erg sfiora i 16 euro, nuovo record

Nuovo motivo di brindisi per gli azionisti della Erg, a partire dalla famiglia Garrone-Mondini che ne possiede la maggioranza assoluta e ne esprime il vertice, oltre che per l'amministratore delegato Luca Bettonte: oggi, 28 novembre, il titolo dell'impresa genovese operante nel settore energetico ha sfiorato i 16 euro e ha fatto registrare il record storico, chiudendo a 15,97 euro (+1,72% rispetto a ieri). Cosi, la capitalizzazione ha superato i 2,4 miliardi.
Un altro successo, che allunga la serie e arriva dopo operazioni quali la vendita della joint-venture con Total all'Api dei Brachetti Peretti e – notizia di una dozzina di giorni fa – l'ingresso nel solare grazie all'acquisto del 100% di ForVei, nono operatore fotovoltaico in Italia ( possiede e gestisce 30 impianti, collocato in otto regioni). Un'operazione da 336 milioni di euro, che consente alla Erg anche di acquisire il know-how necessario per partecipare alla crescita oltre confine, in un settore in un comparto in forte espansione.
Erg, maggior produttore di energia eolica nel nostro Paese, attivo anche nella produzione di energia termoelettrica e idroelettrica, nel primo semestre di quest'anno, ha conseguito ricavi netti per 543 milioni e un utile di 87 (+17% rispetto allo stesso periodo 2016).

L'impresa, che il prossimo 2 giugno compirà ottant'anni e contava 715 dipendenti alla fine del 2016, è presieduta da Edoardo Garrone, 56 anni alla fine di dicembre, cinque figli. Vice presidente operativo è il fratello Alessandro (classe 1963, tre figli); l'altro vice presidente è Giovanni Mondini. Socio della Erg, con poco più del 4%, è anche Unicredit.
Luca Bettonte, amministratore delegato Erg

Auto, tesoro del Fisco

Senza scampo. Con la casa, l'automobile resta uno dei beni più bersagliati e spremuti dal Fisco italiano. Lo ha appena confermato l'Anfia, l'associazione nazionale della filiera italiana automobilistica, precisando che il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione del nostro Paese, nel 2016, ha raggiunto i 73 miliardi di euro, il valore più alto di sempre.
L'auto è tassata sempre e in ogni modo: al momento dell'acquisto, quando la si usa e anche quando si lascia ferma (il bollo, o tassa di possesso, si paga comunque e, l'anno scorso, ha portato nelle casse pubbliche 6,61 miliardi, il 9% in più rispetto al 2015); quando si fa rifornimento, quando si fa manutenzione, quando si viaggia in autostrada, quando si parcheggia e, fra l'altro, quando si viola il codice della strada.
Contravvenzioni e parcheggi hanno generato entrate erariali per 5,62 miliardi in soli 12 mesi. E c'è molto da dubitare che la metà delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza della circolazioni, come pure prevede il Codice stradale, indicando che il 25% del ricavato deve essere investito nella manutenzione delle strade, il 12,5% nel loro controllo e il restante 12,5% nella segnaletica.
Inoltre, l'Anfia, presieduta da Aurelio Nervo, ha riferito che la voce d'imposta relativa ai pedaggi autostradali è ammontata a 2,03 miliardi, circa 1,5 miliardi in meno degli introiti derivanti dalle polizze assicurative Rc, furto e incendio (3,88 miliardi), uno dei pochissimi costi che sono diminuiti rispetto al 2015.
E' calato anche il gettito fiscale dato dai combustibili, a 34,82 miliardi, circa un miliardo in meno rispetto all'anno prima; ma solo in seguito ai ribassi dei consumi (-0,4%) e dei prezzi dei carburanti, perchè, invece, è ancora aumentato il peso della componente fiscale sul prezzo finale pagato dagli automobilisti.
Dopo i carburanti, è l'Iva su manutenzione, riparazioni, acquisti di pneumatici, ricambi e accessori che ha reso di più al Fisco: 10,2 miliardi, contro i 9,9 del 2015. Questa voce è risultata superiore anche a quella relativa all'acquisto delle vetture, la cui Iva è stata pari a 7,15 miliardi, compresi i diritti di motorizzazione (la sola Ipt ha fatto introitare l,69 miliardi, l'11,4% in più rispetto al 2015). L'incremento per gli acquisti di auto è risultato del 15,3% ed è dovuto all'aumento delle nuove immatricolazioni (le vendite sono cresciute del 18,5%), dei passaggi di proprietà (+4,1%) e del prezzo medio delle vetture pagato dai compratori (+3,4%).
Tirando le somme, l'Anfia ha calcolato che dei 73 miliardi che l'auto ha generato per il Fisco italiano, cifra pari al 16% delle entrate tributarie nazionali, il 78,8% (57,55 miliardi) deriva dall'uso dei veicoli, il 12,1% (8,84 miliardi) dal loro acquisto e il 9,1% (appunto 6,61 miliardi) dal loro possesso.

Un vero tesoro, un patrimonio dalle rendite altissime: ecco cos'è l'automobile per le Amministrazioni pubbliche.
Aurelio Nervo, presidente Anfia

Il rebus del risparmio

Sono passati poco più di cinque anni, ma il ricordo è ancora vivo e, ai risparmiatori, “brucia”. Allora, nell'ottobre del 2012, i Btp rendevano il 4,77%, i Cct il 3,98, i Bot l'1,30, le obbligazioni il 3,32, i pronti contro termine il 3,14, i depositi bancari vincolati l'1,27 e la liquidità sul conto corrente lo 0,54. Altri tempi, altri valori.
Nell'ottobre di quest'anno, come ha censito la stessa Abi, l'associazione italiana delle banche, per le famiglie e le società non finanziarie, il rendimento medio dei depositi bancari vincolati è stato dello 0,38% e dello 0,06 quello della liquidità sul conto corrente; i pronti contro termine hanno reso lo 0,97% e le obbligazioni il 2,66.
Quanto ai titoli di stato, in settembre, il tasso medio più alto l'hanno evidenziato i Btp con l'1,89% (risultato, però, delle diverse scadenze, comprese, quindi le più lunghe), a fronte dello 0,34% dei Cct. Segno meno, invece, per i Ctz e i mitici Bot: - 0,21% per i primi e -0,39% per i Bot.
Per i risparmiatori più prudenti è un periodo certamente non favorevole. Per loro, investire è diventato sempre più difficile. Sul breve termine non c'è più nulla che renda, le obbligazioni bancarie fanno ormai paura e quelle delle imprese (“corporate”) sono rarissime e spesso a tagli minimi non abbordabili. Inoltre, i Btp con un tasso decente sono soltanto quelli a lunga e lunghissima scadenza, che però, proprio per questo, comportano un rischio maggiore.
E la parola rischio evoca immediatamente un'alternativa: la Borsa. Diverse azioni quotate stanno evidenziando “performance” (guadagni) notevoli, persino superiori al 100% sua base annua; altre, però, denunciano perdite molto pesanti. La Borsa non è posto da investitori che non amano rischiare troppo. Soprattutto Piazza Affari, che dà l'impressione di essere particolarmente sensibile alle manovre degli speculatori.
A un risparmiatore normale resta difficile digerire variazioni di prezzo di un titolo addirittura del 20-30% e anche più, in pochi giorni,quando non in 24 ore; come restano incomprensibili andamente fortemente altalenanti, a breve termine, per una società i cui fondamentali sono immutati. Come si fa a non pensare male? A non sospettare?
E i fondi comuni? Una risposta sicura è che rendono certamente ai loro gestori, grazie alle commissioni che comportano; inoltre, non sono molti quelli che possono vantare rendimenti netti superiori a quelli dei titoli di Stato a parità di durata dell'investimento.
Insomma, per il piccolo risparmiatore, oggi, investire è un problema. Forse è vero che gli italiani erano abituati troppo bene prima con i Bot e poi con i Btp; mentre, per esempio, i tedeschi da tanto tempo convivono con titoli di Stato a rendimento intorno allo zero anche sui decennali; ma, fra l'altro, la Borsa di Francoforte non assomiglia neppure a quella di Milano.
In Piemonte, al 30 giugno scorso, la ricchezza finanziaria delle famiglie sfiorava i 170 miliardi di euro, somma dei 76,3 miliardi costituiti dal valore dei depositi bancari e poco meno di 93,6 miliardi da titoli di Stato italiani in custodia, quali Btp, Bot, Cct, obbligazioni bancarie e non solo, azioni e quote di Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio), categoria formata, prevalentemente, da quote di fondi comuni.
A metà anno, le famiglie piemontesi avevano depositati sui conti correnti bancari 49,7 miliardi (+7,4% rispetto al 30 giugno 2016) e avevano 26,5 miliardi in depositi a risparmio, cioè vincolati a una durata prestabilita (-3,5%). Il totale dei risparmi depositati in banca è cresciuto del 3,3%, mentre in eguale misura è diminuito il valore dei titoli che le famiglie hanno dato in custodia agli istituti di credito.
In particolare, è diminuito di un quarto, rispetto al 30 giugno 2016, il valore delle obbligazioni bancarie affidate dalle famiglie (17,3 miliardi, il 25,3% in meno) e del 16,6% quello dei titoli di Stato italiani, risultato così pari a 16,7 miliardi. Inoltre, è calato a 8,15 miliardi (-7,2%) il valore delle altre obbligazioni date dalle famiglie alle banche, in custodia o in amministrazione.
Al contrario, è salito del 13,1%, a quasi 8,9 miliardi, il valore delle azioni che le famiglie hanno presso le banche attive in Piemonte e a oltre 42,3 miliardi (+15,2%) il valore delle loro quote di Oicr.
Situazione analoga in Liguria, dove la ricchezza finanziaria delle famiglie al 30 giugno 2017 è risultata pari a quasi 59 miliardi, 58,883 per la precisione. Dei 27,964 miliardi che costituiscono il totale dei depositi bancari (+1,4% rispetto alla stessa data dell'anno scorso), 18,45 miliardi si trovavano sui conti correnti (+5%) e 9,5 miliardi (-4,9%) erano rappresentati da depositi con durata prestabilita.
Quanto ai titoli a custodia semplice e amministrata, la somma è di 30,9 miliardi (-2,6% nei confronti del 30 giugno 2016), formata da 5,85 miliardi in titoli di Stato italiani (-16,4%) , 4,45 miliardi (-26,7%) da obbligazioni bancarie italiane e 2,4 miliardi (-7,5%) da altre obbligazioni.
Anche in Liguria, però, le famiglie hanno aumentato i loro investimenti in azioni, il cui valore è salito del 12,9% a 2,7 miliardi e, soprattutto, in quote di fondi comuni e altri strumenti finanziari, il cui valore complessivo ha superato 15,4 miliardi (+13,6%).

In Valle d'Aosta, al 30 giugno scorso, le famiglie consumatrici avevano, nelle banche attive in regione, depositi per 2,293 miliardi (+1,4% rispetto a un anno prima) e titoli in custodia per 1,788 miliardi (-3,2%). In particolare, il valore dei loro titoli di Stato affidati alle banche ammontava a 261 milioni (-16,4%), quello delle obbligazioni bancarie a 306 milioni (-26%), quello delle azioni a 116 milioni (+6,9%) e, infine, quello degli Oicr a 984 milioni (+11%).

Un miliardo in più per l'auto nuova

Ha tirato bene, il mercato dell'auto del Nord Ovest, nei primi dieci mesi di quest'anno. Molto più che nell'insieme dell'Italia. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, le vendite di vetture nuove nelle tre regioni nord-occidentali sono aumentate di quasi il 25%, a fronte di un incremento nazionale inferiore al 9%.
Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, insieme, hanno fatto registrare 274.371 nuove immatricolazioni dal primo giorno di gennaio all'ultimo di ottobre, il 16,2% del totale nazionale (1.692.432) e 53.359 in più rispetto ai primi dieci mesi del 2016. Nel Nord Ovest, dunque, sono state comprate oltre 900 auto nuove al giorno, 175 in più.
Il valore del mercato a quattro ruote, relativamente ai primi dieci mesi 2017, per l'intero Nord Ovest si piò stimare in oltre 5,5 miliardi, cifra superiore di un miliardo al giro d'affari automobilistico del corrispondente periodo dell'anno scorso.
Dal primo giorno di gennaio al 30 ottobre 2017, in Piemonte sono state immatricolate 193.401 vetture nuove, 43.141 più che nei primi dieci mesi 2016 (incremento del 28,7%); in Liguria 30.164 (+2,3%) e in Valle d'Aosta 50.806 (+20,2%). A proposito delle immatricolazioni in Valle d'Aosta, però, va ricordato che qui, come nelle province autonome di Trento e Bolzano, l'intestatario del veicolo paga un'imposta di trascrizione (Ipt) ridotta, agevolazione sfruttata da molti noleggiatori e che spiega l'elevato volume di targhe nuove nelle due regioni alpine.
Nel solo mese di ottobre, le auto nuove acquistate nel Nord Ovest sono state 28.490, circa 2.000 in più rispetto a settembre.

Salza migliora il record Tecnoinvestimenti

Nuovo “ruggito” di Enrico Salza, il leone torinese con la criniera bianca. Ieri, venerdì 24, la società che presiede, Tecnoinvestimenti, ha fatto segnare il suo nuovo record borsistico. Il titolo ha chiuso le contrattazioni a 6,10 euro, livello mai raggiunto prima. Il nuovo primato è stato conquistato per un centesimo. Il precedente risaliva al primo giorno del giugno scorso.
Da allora, Tecnoinvestimenti ha fatto ancora passi avanti. Fra l'altro, ha comprato, per poco meno di 34 milioni, il 70% di Warrant Group, società leader nella consulenza alle imprese finalizzata alle operazioni di finanza agevolata. Warrant Group, fondata e presieduta da Fiorenzo Bellelli, conta oltre 150 dipendenti e, dopo aver fatturato 21 milioni nel 2016, si appresta a chiudere il 2017 con ricavi superiori ai 30 milioni e un risultato lordo ancora maggiore dei 6,3 milioni conseguiti nell'esercizio passato.
Con l'acquisizione di Warrant Group, la più recente della serie, Tecnoinvestimenti ha ampliato la piattaforma di servizi integrati ad alto valore aggiunto e la base di clienti. Adesso può fare “cross selling” su oltre 12.000 Pmi, grazie anche alla formazione della nuova business unit “Finance & Marketing Services” formata dalle attività di Warrant Group e Co.Mark, comprata nel 2016. Il nuovo pilastro operativo di Tecnoinvestimenti si aggiunge a quelli rappresentati da Digital Trust e Credit Information & Management.
Dopo l'operazione Warrant Group, i dipendenti di Tecnoinvestimenti diventano più di mille e una decina le sedi delle 12 aziende controllate o partecipate. Torino ospita il quartiere generale della capogruppo, della quale Tecno Holding (Camere di Commercio) possiede la maggioranza assoluta (56,5% del capitale), mentre secondo maggior azionista è Quaestio Capital Management Sgr con circa il 10% e terzo Cedacri, salito al 5,6%. Il resto è frazionato sul mercato.
Nei primi nove mesi di quest'anno, Tecnoinvestimenti, il cui amministratore delegato è Pier Andrea Chevallard, ha avuto ricavi consolidati pari a 127,1 milioni (+23,3% rispetto allo stesso periodo del 2016) e un utile netto di 14,3 milioni, il 108,4% in più, grazie anche al provento straordinario di 6,2 milioni in seguito al risarcimento incassato da Ribes, in ottobre.
Al 30 settembre, l'indebitamento netto è sceso a 61,6 milioni dai 71,2 del 31 dicembre 2016.
Dopo la nuova impennata della sua azione, la capitalizzazione di Tecnoinvestimenti ha superato i 284 milioni. Un'altra bella soddisfazione per Chevallard e Salza-
Ottant'anni compiuti nel marzo appena passato, Enrico Salza, sposato con Novella, tre figlie, laurea honoris causa in Ingegneria gestionale attribuitagli dal Politecnico di Torino, è uno dei principali attori del sistema non solo economico del capoluogo piemontese. Ha un lunghissimo cursus honorum: fra l'altro, è stato presidente di Intesa Sanpaolo e, prima della storica fusione, di Sanpaolo Imi. E' stato anche presidente della Camera di Commercio, per tanti anni, oltre che vice presidente e amministratore delegato del Sole 24 Ore, allora in piena salute e con prestigio internazionale. E' stato artefice e primo presidente dei Giovani di Confindustria.
Enrico Salza, presidente Tecnoinvestimenti