Lavoro per i giovani, Verbania in testa

Sono del Nord Ovest due delle dieci province italiane che, in questo mese, presentano le quote più alte di giovani destinati a essere assunti. Si tratta di Verbania e di Aosta. Lo ha comunicato, oggi, Unioncamere, l'unione nazionale delle Camere di commercio.
Secondo Unioncamere, che si basa sui dati del sistema informativo Excelsior, il 43,3% dei posti di lavoro offerti in ottobre dalle imprese operanti nel Verbano-Cusio-Ossola è previsto per giovani con meno di trent'anni (under 30). In tutto il Paese, soltanto la provincia di Sondrio evidenzia una quota più alta (45%) per gli under 30. Verbania, seconda a livello nazionale, precede anche Lecco (42,4%), Lodi (42,2%) e Belluno (42,2%).
L'altra provincia fra le top ten d'Italia è Aosta. Al sesto posto per le maggiori opportunità di lavoro, in termini percentuali, per i giovani è appunto Aosta con il tasso del 42,1%, più alto, quindi, anche di quelli delle province di Napoli (41,3%), Milano (41,2%), Como (40,9%) e Treviso (40,8%).
Unioncamere ha riferito che delle 338.000 assunzioni programmate per ottobre, in tutta l'Italia, dalle imprese industriali e dei servizi, quasi 124.000, pari al 37%, sono riservate agli under 30. Non è detto, però, che, a consuntivo, si troveranno gli stessi numeri. Fra l'altro, come aggiunto da Unioncamere, il 29% delle entrate programmate per i giovani è complicato dall'insufficienza dei loro profili professionali rispetto alle richieste dalle aziende.

In particolare, le maggiori difficoltà di reperimento di under 30 con i requisiti attesi emergono per gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (64%), per gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta (57%) e per i conduttori di impianti nei settori tessile, abbigliamento e calzature.
Stefano Costa, presidente Provincia Vco

Aeroporti: Torino e Genova su, Cuneo giù

Prende sempre più quota, l'aeroporto di Torino. L'ascesa progressiva dello scalo subalpino è confermata dai dati di Assaeroporti relativi a settembre e appena resi noti. Nel mese passato, infatti, l'aeroporto di Torino ha registrato 4.319 voli (+4,8% rispetto allo stesso mese del 2016) e 371.428 passeggeri (+6,1%). Per lo scalo del capoluogo piemontese, con quello di settembre sono diventati 45 i mesi di crescita consecutiva.
Controllata da 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti), che ne possiede il 75,28%, a fronte del 10% di Fct Holding del Comune di Torino (quota destinata a essere venduta), il 6,76% di Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% della Città Metropolitana di Torino (il resto è costituito da azioni proprie), la Sagat è guidata dall'amministratore delegato Roberto Barbieri, il quale è stato nominato, recentemente, presidente della Sogeaal, che gestisce l'aeroporto di Alghero.
Anche per l'Aeroporto di Genova, settembre si è rivelato positivo: i voli in partenza o in arrivo sono stati 1.995 (+3,4% rispetto al corrispondente mese dell'anno scorso) e i passeggeri 134.342 (+2,5%). L'incremento di settembre assume un valore ancora maggiore considerando che lo scalo genovese in agosto aveva avuto un calo dello 0,8% e dell'1,4% in giugno. Il controllo dell'Aeroporto di Genova fa capo a enti pubblici (il 60% appartiene alla locale Autorità Portuale e il 25% alla Camera di commercio), mentre il 15% appartiene alla Adr-Aeroporti di Roma.
Infine, il terzo aeroporto del Nord Ovest, quello di Cuneo-Levaldigi, gestito dalla Geac. Questo scalo, al contrario degli altri due, ha chiuso settembre nuovamente in rosso. I movimenti, cioè partenze e arrivi, sono stati 426 (-11,8% rispetto a settembre 2016) e i passeggeri 12.351 (-10,6%). Anche nei tre mesi precedenti, l'aeroporto cuneese aveva evidenziato perdite rispetto ai corrispondenti mesi del 2016.

Complessivamente, i 38 aeroporti attivi in Italia, in settembre hanno registrato 150.574 voli (+4,1% sullo stesso mese dell'anno scorso) e 17.570.643 passeggeri (+7,3%).

Borsa: record di Astm, crollo della Bim

Tre notizie di oggi, 25 ottobre, relative ad altrettante società del Nord Ovest quotate in Borsa: Astm- Autostrada Torino Milano, Orsero, Bim-Banca Intermobiliare.

ASTM. Il titolo della società torinese controllata dalla famiglia Gavio e presieduta da Gian Maria Gros-Pietro, presidente anche di Intesa Sanpaolo, ha chiuso le contrattazioni odierne a 23,75 euro (+2,37% rispetto a ieri): è il nuovo record storico, essendo stati superati i 23,40 euro fatti registrare il 16 di questo mese. La capitalizzazione di Astm è salita così a 2,351 miliardi di euro.
Un paio di giorni fa, nel consiglio di amministrazione di Astm, che ha come vice presidenti Daniela Gavio e Marcello Gavio e tra i suoi componenti anche Beniamino Gavio, il numero 1 del Gruppo, Caterina Bima e Marco Weigmann, è stato cooptato Umberto Tosoni, amministratore delegato di diverse società del gruppo piemontese di Tortona, che ha in Borsa anche la Sias, della quale Tosoni è direttore generale.

ORSERO. Oggi, l'impresa ligure di Albenga, fondata oltre 50 anni fa ed entrata nel listino di Piazza Affari nel febbraio di quest'anno (segmento Aim) ha comunicato che Praude Asset Management Ltd, attraverso due suo fondi, ha superato la quota del 5%, arrivando al 5,272% del capitale, che vale il terzo posto nella graduatoria dei maggiori azionisti (al primo si trova la Fif Holding con il 31.6% e al secondo, da poco, il gruppo spagnolo Fernandez, con il 5,65%; sopra il 5%, seppure di pochissimo, è Wilmington Capital, quarto).
Leader nell'Europa mediterranea per l'importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli – ogni anno commercializza oltre 500.000 tonnellate di frutta – il gruppo Orsero nel 2016 ha avuto un fatturato consolidato di 685 milioni di euro. Conta oltre mille dipendenti.Vice presidente e amministratore delegato è Raffaella Orsero.

BIM-BANCA INTERMOBILIARE. Il titolo della banca private torinese, controllata da Veneto Banca ora in liquidazione coatta amministrativa, è crollato a 0,571 euro, il 41,5% in meno rispetto a ieri. Mai era sceso così in basso. A farlo precipitare è stato non tanto l'annuncio della cessione a Trinity, società di investimento di diritto irlandese e gestita da Attestor Capital, come era previsto; quanto, piuttosto, il prezzo della vendita da parte dei commissari di Veneto Banca. Il 71,4% della Bim, infatti, passerà di mano al prezzo iniziale di 0,224 euro per azione. Ed è stato detto che tale sarà anche il prezzo dell'Opa che Attestor Capital sarà costretta a lanciare per rilevare le azioni restanti.

Inevitabile il tonfo, dopo varie sospensioni del titolo che non riusciva a fare il prezzo. Secondo maggiore azionista della Bim risulta Pietro D'Aguì, che per anni ha condiviso il controllo della Banca Intermobiliare e il comando della stessa. A D'Aguì è attribuita la quota del 9%, con la precisazione che è “in pegno a favore di Veneto Banca Lca”, cioè in liquidazione coatta amministrativa.   

Un poker d'assi femminile

MICHELA MALERBA
Avvocato da primati storici. Michela Malerba è appena stata eletta, all'unanimità, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Torino (circa 6.200 iscritti). E' la prima donna a presiedere l'Ordine subalpino e la prima al vertice anche di un grande Ordine a livello nazionale. Non solo: è la presidente più giovane che l'Ordine torinese abbia mai avuto, battendo così il record del suo immediato predecessore, Mario Napoli, che è stato il suo più convinto e fervente sostenitore. Mario Napoli, infatti, ha una grandissima stima di Michela Malerba, la quale, prima di diventare presidente, è stata la validissima segretaria dell'Ordine.
Nata a San Maurizio Canavese, 55 anni fa, Michela Malerba è un'apprezzata penalista. Alle elezioni per il nuovo Consiglio dell'Ordine, che poi le ha affidato il massimo incarico, ha ottenuto ben 1055 delle preferenze espresse da parte dei 2.964 votanti. Nessun altro candidato ha raccolto più consensi di lei, che era a capo del gruppo “L'avvocato al centro”, al quale sono spettati 15 nuovi consiglieri su 25.
L'elezione di Michela Malerba ha fatto ricordare la storia di Lidia Poet, originaria del Pinerolese, la prima donna in Italia a essere iscritta a un Ordine degli Avvocati, naturalmente quello di Torino. Era il 1883. Il suo ingresso fu accolto a maggioranza, ma suscitò non poche polemiche. Il procuratore generale fece denuncia alla Corte d'Appello di Torino, sostenendo il divieto dell'iscrizione di una donna all'Ordine. La Corte d'Appello diede ragione al procuratore generale e la Corte di Cassazione confermò la decisione, rigettando il ricorso della Poet. La quale, comunque, collaborò con il fratello avvocato, soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Sostenne la causa del suffragio femminile. Non si sposò e non ebbe figli.
Nel 1920, però, in seguito alla legge Sacchi, Lidia Poet poté finalmente iscriversi all'Ordine degli Avvocati e, a 65 anni, indossare la toga ed esercitare la professione ambita fin da ragazza.
Michela Malerba

CRISTINA DI BARI
Tra i nuovi quattro consiglieri d'indirizzo della Fondazione Crt spicca Cristina di Bari, designata dalla Camera di commercio di Torino (gli altri tre sono Francesco Galietti, analista indipendente, classe 1982; Riccardo Piaggio, aostano, giornalista, autore e produttore di film, curatore; e Giampiero Leo, nota personalità politica piemontese).
Cristina di Bari, torinese, classe 1963, è amministratore unico della Trasma, azienda leader nel mercato nazionale ed europeo per produzione industriale di fili di rame trafilati per conduttori elettrici, della quale è socia fondatrice. E' anche vice presidente vicario e tesoriere di Api Torino, associazione delle piccole e medie imprese, consigliere di Unionchimica Torino e di Adip Imprenditorialità Donna. Inoltre, fa parte del consiglio di amministrazione di Corep, consorzio per la formazione specialistica di alto livello.
Fra l'altro, Cristina di Bari è vice presidente della Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino, che opera nei settori dell'educazione e formazione, ricerca scientifica e innovazione, solidarietà sociale, anche sostenendo finanziariamente giovani scienziati e start up impegnate nel trasferimento tecncologico. Presidente e fondatore della Fondazione è Giovanni Cottino, 90 anni, industriale che ha costituito diverse imprese arrivando ad avere1.200 dipendenti e un fatturato annuo di 250 milioni di euro, prima della cessione alla multinazionale Emerson. Poi, nel 1994, con la nipote Cristina di Bari, Cottino ha fondato la Trasma, della quale resta azionista e presidente onorario.
In passato, Cristina di Bari, è stata membro di Giunta della Camera di commercio e del suo Comitato per l'imprenditorialità femminile, oltre che del Comitato Torino Finanza. In più, dal 1987 al 1998, è stata amministratore unico e socia dell'azienda paterna, attiva nel settore del commercio e della distribuzione di vini e liquori. Prima di prendere la guida dell'impresa del padre, ha lavorato nell'amministrazione del Gruppo Trasporti Torinese, che l'aveva assunta quando aveva 24 anni, appena terminati gli studi.
Cristina di Bari
GABRIELLA FANTOLINO
Un'altra imprenditrice impegnata nel sociale è Gabriella Fantolino, che, fra l'altro, ha recentemente collaborato con la Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, presieduta da Allegra Agnelli, favorendone la raccolta di donazione con un'iniziativa originale.
Gabriella Fantolino è titolare dell'omonima azienda agricola di Fiano Torinese, che produce e commercializza circa 200.000 uova al giorno, tutte di galline allevate esclusivamente a terra, all'aperto e da agricoltura biologica; perché “le uova più buone sono quelle delle galline serene, gioiose, libere di muoversi e trattate al meglio”. Tra la sessantina di collaboratori, Gabriella Fantolino, ha persino un esperto che – come dicono nell'azienda fondata dal padre nel 1970 - “sussurra alle galline”. Il suo marchio è leader riconosciuto non solo nel Nord Ovest, tanto che, quest'estate, la Fantolino ha avviato una selezione di uova firmate dallo chef milanese Davide Oldani, entrando a far parte dei prodotti Foo'd.
Due figlie (Anna e Gaia), il marito Dario Bellezza, direttore dello stabilimento della Fast-Ovo, Gabriella Fantolino ha la laurea in Economia e commercio conseguita a Torino e può vantare la partecipazione alla Board Academy Deloitte. Fa parte del Comitato Agribusiness di Intesa Sanpaolo e di quello della Camera di Commerio di Torino per l'imprenditoria femminile; è consigliere di Confagricoltura Torino, vice presidente di “Made in rete, del Consorzio avicolo piemontese e della sezione regionale Allevamenti avicoli di Confagricoltura. Ha ricevuto i premi Bojanen e De@Terra.

Gabriella Fantolino
CARLOTTA SCOZZARI
Dopo l'approvazione della conversione obbligatoria di sue obbligazioni subordinate in obbligazioni senior, per 510 milioni di euro, il vertice operativo di Banca Carige ha avviato un road show europeo per illustrare il prossimo aumento di capitale, la situazione dell'istituto genovese e le sue prospettive. Contemporaneamente, in diverse parti d'Italia, la giornalista ligure Carlotta Scozzari (è nata a Finale Ligure, nel 1979) presenta il suo fresco libro “Banche in sofferenza. La vera storia della Carige di Genova”, che sta avendo un notevole successo.
Laureata con lode in Economia politica alla Bocconi di Milano, Carlotta Scozzari da qualche tempo fa parte della redazione di Business Insider Italia, versione nazionale del sito americano di riferimento per le notizie di finanza, mercati, tecnologia e management. Diverse sono le testate per le quali ha lavorato precedentemente: Finanza&Mercati e Borsa&Mercati, Repubblica, Dagospia, Il Fatto Quotidiano, il Secolo XIX, il Messaggero.
Molto attiva, preparata, scrupolosa, sempre a caccia di scoop, Carlotta Scozzari è una fonte inesauribile di notizie, spesso esclusive. Fra l'altro, ha un suo blog - Economica-mente – ed è orgogliosa di essere una juventina sfegatata.
Carlotta Scozzari

Meno 27.000 posti fissi in otto mesi

Mercato del lavoro double face, nel Nord Ovest. Nei primi otto mesi di quest'anno, sono aumentate, considerevolmente, le assunzioni a termine, in apprendistato e quelle stagionali; ma sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato, tranne che in Valle d'Aosta. Nella regione alpina, infatti, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di agosto, l'Inps ha censito 1.381 nuove assunzioni a tempo indeterminato, il 3,1% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Invece, in Piemonte le assunzioni a tempo indeterminato sono state 42.894 (-1,9%) e in Liguria 15.162 (-10%). Il calo percentuale della Liguria è il secondo più alto in Italia: maggiore è stato soltanto il 10,7% del Lazio.
Complessivamente, nel Nord Ovest, le assunzioni a tempo indeterminato sono risultate 59.427, a fronte, però, di 86.366 cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Pertanto, i nuovi assunti a tempo indeterminato sono stati quasi 27.000 meno dei dipendenti che hanno lasciato il posto fisso nei primi otto mesi 2017, prevalentemente per pensionamento ma 16.433 perché il loro rapporto a tempo indeterminato è diventato a termine.
Queste trasformazioni di contratto sono state 12.123 in Piemonte, 4.050 in Liguria e 260 in Valle d'Aosta. Qui, nel periodo gennaio-agosto, sono cessati 1.885 rapporti di lavoro a tempo indeterminato, in Piemonte 62.579 e in Liguria 21.902.
Al contrario, le nuove assunzioni a termine, in apprendistato o stagionali, nel Nord Ovest, sono state 102.933 più delle cessazioni di contratti di queste categorie. In particolare, nei primi otto mesi 2017, in Piemonte sono state registrate 212.188 assunzioni con contratti a tempo non indeterminato (a fronte di 152.316 cessazioni), in Liguria 116.059 (73.936 le cessazioni dei contratti a termine, o in apprendistato o stagionali) e in Valle d'Aosta 7.976 (7.038).
Considerando tutte le forme contrattuali, sono risultate 430.235 le assunzioni fatte nel Nord Ovest dall'inizio di gennaio alla fine di agosto, oltre 80.000 in più rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso. In Piemonte sono state 284.460 (+24,6% nei confronti dei primi otto mesi 2016), in Liguria 131.221 (+20%) e in Valle d'Aosta 14.554 (+23%).
Il totale delle cessazioni dei vari rapporti di lavoro, poi, sono state 343.472, delle quali 232.600 in Piemonte (+19,3%), 95.838 in Liguria (+16,7%) e 15.034 in Valle d'Aosta (+19,7%).
Infine, per l'intera Italia, l'Inps ha rilevato che le assunzioni a tempo indeterminato sono state 792.769 nei primi otto mesi 2017, evidenziando così una diminuzione del 3,5% rispetto allo stesso periodo 2016, mentre è aumentato del 19,2% il complesso delle assunzioni, comprese quindi quelle a termine, in apprendistato e stagionali.
Quanto alle cessazioni, dal censimento Inps ne sono emerse 1.094.562 a tempo indeterminato, lo 0,3% in più rispetto ai primi 8 mesi 2016, mentre è cresciuto del 15,9% il complesso delle assunzioni costituito da tutte le forme contrattuali. 
Giovanni Berrino, assessore Lavoro Liguria
Giovanna Pentenero, assessore Lavoro Piemonte


Focus sulle partecipate pubbliche

Si trova nel Nord Ovest un po' più dell'11% delle imprese partecipate dal settore pubblico. Lo ha appena rivelato l'Istat, l'istituto nazionale di statistiche, che ha fatto un censimento specifico al 31 dicembre 2015. A quella data, il Piemonte ne contava 448 (6,5% del totale nazionale) la Liguria 243 (3,5%) e la Valle d'Aosta 77 (1,1%). In tutto, quindi, 768 (11,1%). Allora, i loro addetti erano 56.846 in Piemonte (6,7%), 16.641 in Liguria (2%) e 3.379 in Valle d'Aosta (0,4%). Complessivamente, 76.866 (9,1%).
Il Piemonte è la regione che ha il terzo maggior numero di occupati da imprese partecipate da enti pubblici. Ne hanno di più soltanto il Lazio (406.658) e la Lombardia (87.838). La regione subalpina, comunque, precede anche la Toscana (54.738), il Veneto (38.920), la Campania (27.660) e la Sicilia (25.560).
Dalla rilevazione dell'Istat è emerso, fra l'altro, che le imprese in attività a controllo pubblico nel nostro Paese, cioè con uno o più enti pubblici al comando, a fine 2015, erano 4.249, avevano 621.926 addetti e generavano valore aggiunto per quasi 54 miliardi di euro, al netto delle attività finanziarie e assicurative.
Sorprende, forse non poco, un altro dato: il 76,5% delle controllate pubbliche ha chiuso l'esercizio 2015 con un utile, a fronte del 23,5% che ha denunciato una perdita (quota, quest'ultima, diminuita rispetto al 27,4% dell'anno precedente). Il totale degli utili dichiarati nel bilancio 2015 dalle imprese a controllo pubblico è stato di 10,6 miliardi (-107 milioni rispetto al 2014), mentre la somma delle perdite è stata di 3,8 miliardi (-738 milioni nei confronti dell'esercizio precedente).
Il bilancio “consolidato” 2015 delle imprese a controllo pubblico, perciò, si è chiuso con un saldo positivo per circa 6,8 miliardi.
Nella foto, Giuseppina De Santis, assessore della Regione Piemonte alle Attività produttive, Energia, Innovazione, Ricerca e, fra l'altro, Rapporti con le società partecipate dall'Ente.
Giuseppina De Santis, assessore Regione Piemonte



Nuovo record dell'azione Italgas

Per 12 centesimi, oggi, l'azione Italgas ha fatto segnare il suo nuovo record borsistico. L'ultimo prezzo della società torinese, infatti, è stato di 4,934 euro, il 2,15% in più rispetto alla chiusura di venerdì e a fronte dei 4,922 euro dell'1 giugno, che rappresentava il primato precedente. Al termine della seduta odierna, il valore attribuito all'Italgas dal mercato (capitalizzazione) ha sfiorato i quattro miliardi di euro (per la precisione, è risultato di 3,992 miliardi). La performance del titolo è stata del 21% negli ultimi sei mesi.
A far rialzare l'azione Italgas ha contribuito la diffusione dei dati relativi ai primi nove mesi di quest'anno: a livello consolidato, i ricavi netti sono ammontati a 835 milioni(+7,2%), l'utile operativo è salito a 306,7 milioni (+14,7%) e quello netto a 213,3 milioni (+27,8%). Gli investimenti tecnici sono cresciuti del 39,8% a 346,5 milioni, per cui al 31 dicembre il loro totale supererà il mezzo miliardo.

L'Italgas, tornata in Borsa il 7 novembre scorso, dopo 13 anni di assenza, ha come principale azionista la Cdp Reti, società Cassa Depositi e Prestiti, con il 26,05%, mentre la Snam, della quale è stata uno spin off, possiede il 13,5% del capitale dell'impresa guidata dall'amministratore delegato Paolo Gallo. Terzo maggior socio è Minozzi con il 5%. Gli investitoti istituzionali hanno, insieme, una quota del 47,4%. Nella compagine azionaria si trova anche la Banca d'Italia, con lo 0,46%.

Quelle scommesse straniere contro l'Italia

Sono passate sotto silenzio due notizie, pubblicate pochi giorni fa, entrambe da Il Sole 24 Ore, a distanza di 48 ore l'una dall'altra, relative agli attacchi di due grandi hedge fund (fondi d'investimento speculativi), che hanno scommesso cifre rilevanti sul ribasso delle quotazioni borsistiche di diverse società italiane, operanti in campi diversi.
Sono state prese di mira, fra le altre, Enel, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Generali, Saipem, Luxottica e anche l'Eni. Il solo fondo Bridgewater, il più ricco al mondo (gestisce 160 miliardi di dollari), ha puntato poco meno di 1,2 miliardi di euro sulla perdita di valore di alcune delle principali azioni di Piazza Affari, a breve termine. Una bella somma, comunque inferiore agli oltre 2,2 miliardi puntati al ribasso da parte di Aqr Capital Management, altro hedge fund statunitense.
Sono non pochi, però, i fondi avvoltoi che si sono ributtati recentemente su società italiane, tanto che è stato stimato in 8,5 miliardi di euro il valore delle loro scommesse ribassiste sulla nostra Borsa. E considerando che, normalmente, questi speculatori vincono, grazie anche alla grandi capacità di manovra, che hanno in funzione delle somme di cui dispongono e delle loro relazioni, il nuovo assalto non può non preoccupare.
Fra l'altro, la Borsa italiana è piccola, neppure lontanamente paragonabile alle maggiori d'Europa e del resto del mondo. In quanto tale, Piazza Affari e le sue azioni sono molto più influenzabili dalle manovre degli speculatori, che, perciò vi sguazzano.
Una situazione che spiega, da una parte, la giustificata diffidenza di tanti nei confronti della Borsa e, dall'altra, le forti variazioni del prezzo di un'azione, persino nell'arco di una sola seduta, senza una motivazione valida, cioè a parità di condizioni. L'impresa è sempre la stessa, come sono invariati i suoi fondamentali; eppure, il titolo crolla. E' un effetto di speculatori, quasi sempre i fondi avvoltoi.
Uno degli strumenti più utilizzati dagli edge fund è, appunto, la vendita allo scoperto, detta anche posizione corta (short selling). In parole povere: il fondo vende, a un intermediario finanziario (banca, broker ...) azioni che non possiede, impegnandosi a consegnarle all'intermediario entro una data prestabilita (normalmente tre mesi o sei), nella convinzione che il prezzo dell'azione nel giorno della consegna delle azioni sarà inferiore al prezzo del giorno della vendita a suo tempo effettuata allo scoperto.
Un esempio. Un giorno, si vende all'intermediario un'azione che non si possiede e che allora è trattata a dieci euro, concordando, con la controparte, che la consegna dell'azione avverrà a tre mesi data (il contratto ha un costo, ma marginale). Per cui, se, come prevede il ribassista, entro il termine stabilito, il valore del titolo in Borsa scende un giorno sotto i dieci euro, supponiamo a otto euro, lo compra agli otto euro di quel giorno e lo consegna alla controparte, guadagnandone così due, cioè il 20 per cento (meno la commissione dovuta alla controparte) e rispettando l'impegno a suo tempo assunto.
Naturalmente, le cifre in ballo sono di ben altra entità. A volte, gli hedge fund guadagnano milioni e milioni su un'unica operazione. A scapito delle società prese di mira e dei loro azionisti.
A questo punto, però, per la verità, va anche aggiunto che sono moltissimi i fondi d'investimento "normali" che comprano azioni di società italiane con la convinzione che il loro valore aumenterà. Tant'è vero che supera i 278 miliardi di euro il valore dei titoli quotati alla Borsa di Milano nei portafogli degli investitori istituzionali stranieri, cifra pari al 45% della capitalizzazione di Piazza Affari e maggiore di 94 miliardi a quella di un anno fa.

Gruppi all'offensiva

FERRERO
Nei suoi primi 69 anni di attività, la Ferrero, fondata ad Alba nel 1946, è sempre cresciuta per linee interne, cioè senza mai fare acquisizioni di altre industrie. Si è sempre sviluppata lanciando nuovi prodotti e nuovi marchi propri, entrando in nuovi mercati, costruendo stabilimenti anche in altri Paesi, modificandosi in casa i macchinari e impianti, senza neppure brevettarli, così che restassero inimitabili da terzi. Una strategia che ha pagato, moltissimo e che, perciò, sembrava destinata a continuare.
Invece, sorprendendo molti, Giovanni Ferrero, l'ultimo figlio dell'indimenticabile Michele, appena preso il comando del colosso dolciario nato ad Alba, ha cambiato rotta. Ha incominciato a comprare altre imprese, ad ampliare la diversificazione della gamma d'offerta e, recentemente, ha persino fatto un accordo con Unilever, multinazionale anglo-olandese, finalizzato alla vendita di gelati con marchio Kinder, a partire dall'anno prossimo.
Fra l'altro, non si è ancora spenta l'eco dell'acquisizione della statunitense Ferrara Candy (caramelle e dolcetti, giro d'affari di un miliardo di dollari all'anno, due stabilimenti nell'Illinois e due in Messico, oltre 3.200 dipendenti), che si è sparsa la voce dell'imminente acquisto di un'altra grande industria dolciaria americana. Indiscrezione neppure commentata dalla Ferrero, il cui numero 1, però, ha ribadito la volontà di crescere ancora negli Usa, finora quinto maggiore mercato della Casa della Nutella, dei Tic Tac, dei Rocher, del Pocket Coffee, dei Mon Chéri ..
Anche nella storia ufficiale, la prima acquisizione viene considerata quella della britannica Thorntons, storia industria dolciaria con circa 3.500 dipendenti e un fatturato annuo di 300 milioni di euro) avvenuta nell'agosto 2015, sei mesi dopo la scomparsa di Michele Ferrero e un anno dopo che era stato rilevata l'azienda turca Oltan, leader nella produzione di nocciole, con ricavi superiori ai 500 milioni di dollari. Dopo la Thorntons è stata la volta dell'olandese Delacre e poi della statunitense Fannie May, produttore di cioccolato “premium”.
Tutte acquisizioni senza problemi, perché il gruppo Ferrero, che nell'ultimo esercizio ha fatturato 10,3 miliardi di euro, ha una notevole liquidità e continua a conseguire utili altrettanto notevoli. Dotato di oltre 30.000 dipendenti, Ferrero vende i suoi prodotti in 170 Paesi. Proprio quest'anno è risultato il primo gruppo al mondo per reputazione nel settore alimentare e primo italiano nella classifica globale.
Giovanni Ferrero, presidente Ferrero
ITALGAS
La campagna acquisti è partita anche per l'Italgas, il più grande distributore di gas naturale in Italia e il terzo a livello europeo. L'impresa fondata 180 anni fa a Torino e ritornata in borsa, dopo alcuni anni di assenza, ha comunicato di avere rilevato il 100% della Enerco Distribuzione, società di Padova che distribuisce gas naturale nella sua provincia e in quella di Vicenza (ha una rete di condotte lunga 800 chilometri e serve 30.000 utenze). Per questa operazione ha stanziato poco più di 50 milioni di euro. E si prevede che ne impegnerà altri 200-250, entro fine 2018, per iniziative analoghe.
D'altra parte, il piano industriale 2017-2013 dell'Italgas, prevede investimenti per cinque miliardi di euro (500 milioni nel primo anno), finalizzati anche ampliamento della sua rete, ad acquisizioni e a portare al 40% la quota del mercato nazionale, con un incremento di alcuni punti. Obiettivo, quest'ultimo, certamente possibile anche perché l'Italia conta ancora un paio di centinaia di operatori del settore (erano 730 nel 2000), che si spartiscono un giro d'affari superiore ai quattro miliardi di euro all'anno.
A guidare la carica della nuova Italgas (la Cdp Reti ne possiede il 26% del capitale, la Snam il 13,5 e Lazard il 5%) è Paolo Gallo, amministratore delegato. Nato a Torino, nel 1961, laurea in Ingegneria aeronautica e poi un master in Business administration, Paolo Gallo ha iniziato la carriera manageriale nel 1988, in Fiat Avio. Fra l'altro, è stato al vertice operativo di Edipower, Acea e, infine, di Grandi Stazioni, di cui ha portato a termine la privatizzazione.
Italgas dovrebbe chiudere il 2017 con un fatturato di 1,1 miliardi e una redditività del 7%. Dispone di una rete di circa 65.000 chilometri, quasi 1.600 concessionari e oltre 3.500 dipendenti.
Paolo Gallo, amministratore delegato Italgas

GUALA CLOSURES
Acquisizioni a raffica da parte di Guala Closures, leader mondiale nel mercato delle chiusure in alluminio anti-adulterazione destinate prevalentemente alle industrie di superalcolici, vini, oli, aceti, acque e altre bevande, oltre che a quella farmaceutica (nel 2016 ha venduto 14 miliardi di chiusure, in oltre 100 Paesi, con un fatturato di circa mezzo miliardo di euro; sede a Spinetta Marengo, ha 26 stabilimenti, cinque centri di ricerca e circa 4.000 dipendenti).
Guala Closures, infatti, ha appena annunciato di avere comprato le attività della cilena Icsa relative alle chiusure a vite. E questo dopo aver rilevato, poco prima, la messicana Limat, produttrice di sovratappi in legno. Recentissima, inoltre, è la finalizzazione dell'acquisto del 100% della Axiom Propack, società indiana di chiusure di sicurezza per alcolici. A sua, volta, preceduta, nel giugno appena passato, dall'acquisizione del 70% della francese Capmetal.
Marco Giovannini, presidente e amministratore di Guala Closures, è un instancabile cacciatore di prede, in qualunque parte del mondo si trovino. Il rafforzamento della leadership globale è certo, anche grazie al grande impegno per la ricerca e lo sviluppo, come conferma la prossima apertura di Gcl Technologies, il nuovo centro di ricerche in Lussemburgo.
All'appuntamento con i futuri grandi azionisti, la Guala Closures si presenterà più attiva che mai.
Marco Giovannini, n.1 Guala Closures

EBANO
La novarese Ebano, holding dell'omonimo gruppo fondato nella città piemontese alla fine degli anni ottanta, da Carlo Robiglio, che ne è il presidente, l'amministratore delegato e l'azionista, è entrata a far parte di Elite, il programma internazionale della Borsa italiana dedicato alle aziende ad alto potenziale di crescita, con un solido modello di business e una chiara strategia di sviluppo.
Principali attività del gruppo Ebano, che ha partecipate in altre aree della regione e in Lombardia, sono l'editoria libraria, l'editoria per la formazione professionale innovativa, con corsi in modalità Fad-Formazione a distanza e piattaforme e-learning. Altre società del gruppo operano in ambito comunicazione, direct marketing e in iniziative legate a start up innovative rivolte alla sharing economy con particolare attenzione al digital marketing.
Costantemente impegnato a investire in ricerca e innovazione, oltre che nella formazione continua, il gruppo Ebano conto più di 200 tra dipendenti e collaboratori diretti, il 42% in più rispetto al 2012. Il fatturato supera i 18 milioni di euro.
Classe 1963, laurea in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, Carlo Robiglio, Cavaliere dell'Ordine al Merito, Novarese dell'anno 2013, ha ricoperto e ricopre diverse cariche nell'ambito di Confindustria. Fra l'altro, è vice presidente de Il Sole 24 Ore, direttore de L'Imprenditore, rivista nazionale della Piccola Industria, membro del Consiglio generale di Confindustria e presidente del Comitato regionale della Piccola Industria di Confindustria Piemonte. Nel luglio scorso lo hanno candidato alla presidenza nazionale della Piccola Industria.  
Carlo Robiglio, presidente e ad Ebano

Cig: Liguria al top, Aosta quasi indenne

Settembre nerissimo, in Liguria, per il mondo del lavoro. La regione riviera è quella che, nel mese passato, ha fatto registrare il maggior incremento nazionale di ore di cassa integrazione. Come emerge dai freschi tabulati dell'Inps, infatti, in settembre sono state 270.900 le ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale in Liguria, il 124,4% in più rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. L'aumento ligure è superiore anche a quelli della Basilicata (+119,3%) e dell'Abruzzo (+103,9%) e fa ancora più effetto considerando che nell'intera Italia il totale delle ore di cassa integrazione autorizzate in settembre è diminuito del 49,8%: a 20,387 milioni di ore dai 40,614 milioni del settembre 2016.
Le ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale sono diminuite del 75,2% in Piemonte (da 4.858.171 a 1.202.945), mentre sono passate da 14.993 a 15.207 (+1,4%) In Valle d'Aosta, la regione che ne ha utilizzate meno di tutte le altre del nostro Paese, sia in settembre sia dall'inizio dell'anno. Infatti, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di settembre, l'Inps ha erogato 318.921 ore di cassa integrazione (-66,8% rispetto al corrispondente periodo 2016), totale ben inferiore anche a quello del Molise (1.264.022), la seconda regione con meno cassa integrazione.
E' in Lombardia che si è fatto il maggior ricorso alla cassa integrazione nei primi nove mesi di quest'anno: 40.994.627 ore (-53,6%b rispetto al gennaio-settembre 2016). La Lombardia ha preceduto la Puglia, che ne ha fatte registrare 30.696.602 (+30,5%) e il Piemonte, che ne ha contate 26.813.961 (-57,5%). In Liguria, le ore di cig sono state 6.048.932, il 7,6% meno che nei primi nove mesi 2016, un tasso però meno positivo della media nazionale risultata del 42,1%.
Alla Liguria l'Inps ha attribuito un altro primato nazionale negativo: il maggior aumento percentuale di ore di cassa integrazione in deroga autorizzate in settembre. L'incremento ligure, infatti, è stato del 349,6% (20.853 ore a fronte delle 4.638 di settembre 2016). E' andata peggio anche della Calabria, che ha avuto 10.128 ore (+153,2%). E quasi tutte le altre regioni hanno evidenziato cali, tali da far risultare dell'80,9% la diminuzione media nazionale (1.044.450 le ore di cig in deroga, contro i 5.481.830 di settembre 2016). In Piemonte il calo è stato del 96% (da 235.000 a 9.520 ore), mentre nessun ricorso è stato fatto in Valle d'Aosta, dove sono state 3.985 le ore autorizzate dall'inizio dall'inizio dell'anno (-76,5% rispetto ai primi nove mesi 2016).
In Piemonte le ore di cig in deroga autorizzate da gennaio a settembre sono state 425.567 (-74,8% rispetto allo stesso periodo 2016) e 419.037 (+9,3%) in Liguria, ancora in controtendenza, dato che a livello nazionale è emerso un calo del 44,9%.
Ed eccoci alla categoria più significativa e conosciuta, quella della cassa integrazione straordinaria, che viene richiesta per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi d'impresa di particolare rilevanza sociale, oltre che in caso di procedure concorsuali, quali fallimento e liquidazione coatta amministrativa.
In settembre, le ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate in tutta l'Italia sono state 11.938.414 (-53,7% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso); in particolare, in Piemonte 648.819 (- 77,9%), in Liguria 67.250 (+8%) e zero in Valle d'Aosta. Qui, nella regione alpina, sono ammontate a 3.454 nei primi nove mesi (-98,6%); in Piemonte a 16.968.218 (-64,5%) e a 4.432.082 (-6,6%) in Liguria.
Il Piemonte, che era al secondo posto nella graduatoria delle regioni con più ore di cassa integrazione straordinaria nei primi nove mesi del 2016 (47.751.291), subito dopo la Lombardia (52.176.549), ha migliorato la sua posizione scendendo al terzo, avendo davanti ancora la Lombardia (20.081.895 ore nel gennaio-settembre 2017) e la Puglia, che ha fatto registrare 23.168.499 ore, il 36,8% in più rispetto ai primi nove mesi 2016.
Insomma, il quadro che emerge dagli ultimi dati Inps appare chiaro: il mondo del lavoro ligure è in forte sofferenza, mentre in Piemonte le condizioni sono molto migliorate e la Valle d'Aosta resta l'isola con minori difficoltà.

Giornalisti: i nuovi vertici regionali

Con quello della Valle d'Aosta, appena eletto, sono stati completati i vertici degli Ordini dei Giornalisti del Nord Ovest, destinati a restare in carica nel periodo 2017-2020.
Presidente dell'Ordine valdostano è stato confermato Tiziano Trevisan, responsabile della Comunicazione del Dipartimento di emergenza dell'Usl regionale. Il nuovo Consiglio direttivo locale, inoltre, ha eletto Bruno Fracasso vice presidente, Pier Paolo Civelli segretario e Simonetta Paladino tesoriere. Il resto del Consiglio direttivo è formato da Sonia Charles, Denis Falconieri, Fabrizio Perosillo, Thierry Pronesti e Laura Zarfati.
Quanto all'Ordine della Liguria, il Consiglio direttivo ha rieletto presidente Filippo Paganini, vice Lorenza Rapini, segretaria Licia Casali e tesoriere Emanuele Rossi. Completano il direttivo: Nadia Campini, Fabrizio Cerignale, Stefano Picasso, Michela De Leo e Franco Po.

Ordine del Piemonte. Terzo mandato da presidente per l'ottimo Alberto Sinigaglia, che ha come vice nuovamente Ezio Ercole, segretario Andrea Caglieris e nuovo tesoriere Mario Bosonetto, Gli altri componenti del direttivo sono Giorgio Levi (presidente del Centro Pestelli), Franca Giusti, Franco Lenotti, Maria Teresa Martinengo e Chiara Priante.
Tiziano Trevisan, presidente giornalisti valdostani