Oltre 71 miliardi di euro (per la
precisione, 71,252 al 31 ottobre appena passato): è il valore
attribuito dalla Borsa italiana alle imprese del gruppo
Agnelli-Elkann-Nasi quotate a Pizza Affari, Una somma che pone la
famiglia torinese nettamente in testa alla classifica basata sulla
capitalizzazione delle società facenti capo, in qualche modo, a
soggetti del Nord Ovest. Le quotate controllate dalla famiglia che fa
riferimento a John Elkann sono Fca-Fiat Chrysler Automobiles
(22,826 miliardi la sua capitalizzazione alla fine del mese scorso),
Ferrari (19,794 miliardi), Cnh Industrial
(14,712 miliardi), Exor (13,177) e Juventus (745,5
milioni).
In questa particolare graduatoria, al
secondo posto si trova Intesa Sanpaolo, il colosso bancario
che ha come maggiore azionista la Compagnia di San Paolo, presieduta dal savonese-torinese Francesco Profumo, con poco
più del 9% del capitale, quota destinata a calare notevolmente a
causa del protocollo d'intesa sottoscritto dal Mef e dalle fondazioni
di origine bancaria, tutte tranne un paio (una è la Fondazione Cassa
di Risparmio di Fossano). Al 31 ottobre, il mercato valutava Intesa
Sanpaolo circa 48,277 miliardi.
Sul podio del Nord Ovest c'è poi la
famiglia Gavio di Tortona, con la capitalizzazione di 5,666 miliardi,
derivanti dai 3,317 miliardi della Sias e dai 2,349 miliardi
della Astm-Autostrada Torino Milano. Gavio è il quarto
maggior operatore autostradale al mondo.
Al quarto posto si trova Buzzi
Unicem, il gruppo cementiero di Casale Monferrato, attivo anche
negli Usa, in Messico e in Russia. Buzzi Unicem, controllato e
gestito saldamente dalla famiglia Buzzi, è valutato, da Piazza
Affari, 4,449 miliardi, quindi 128 milioni in più della Diasorin,
impresa di Saluggia (Vercelli) leader mondiale nel mercato della
diagnostica in vitro e con il torinese Gustavo Denegri principale
azionista. Diasorin, guidata da Carlo Rosa, amministratore delegato e
secondo maggior socio, a fine ottobre capitalizzava 4,371 miliardi.
In sesta posizione figura Italgas
con 5,064 miliardi. La società nata 180 anni fa nel capoluogo
subalpino, prima in Italia per la distribuzione di gas e tornata in
Borsa, con successo, dopo 13 anni di assenza, è controllata dalla
Cdp-Cassa Depositi e Prestiti, ma resta torinese a tutti gli effetti
e, fra l'altro, è torinese il suo amministratore delegato, Paolo
Gallo.
E può essere considerata torinese,
almeno in parte e non secondaria, Iren, la multiutility
presieduta dal piemontese Paolo Peveraro. Iren, al cui controllo
partecipa il Comune con la Mole, è stata valutata da Piazza Affari
poco meno di 2,829 miliardi, cifra che comporta il settimo posto
nella classifica di fine ottobre.
A questo punto, cioè all'ottavo posto,
si è piazzata la famiglia De Benedetti, che controlla ben sei
società nella Borsa di Milano, le quali hanno, complessivamente, una
capitalizzazione che sfiora i 2,416 miliardi: Cir (1
miliardo), Sogefi (506 milioni), Cofide (439 milioni),
Gedi (un po' più di 391 milioni), M&C (poco più di
79 milioni). Quest'ultima è controllata personalmente da Carlo De
Benedetti.
A ruota della famiglia De Benedetti,
distanziata di 252 milioni, è risultata la famiglia genovese
Garrone-Mondini, la cui Erg, a fine ottobre, capitalizzava
2,164 miliardi, tanti da precedere la Replay della famiglia
subalpina Rizzante, decima con poco meno di 1,729 miliardi.
Ad aprire la seconda parte della
graduatoria, quella della seconda decina, è Urbano Cairo, patron del
Toro, oltre che numero 1, come azionista e come amministratore, della
Cairo Communication (capitalizzazione superiore ai 582
milioni) e della Rcs-Rizzoli Corriere della Sera (667
milioni). Totale delle due sue quotate: quasi 1,250 miliardi e
undicesima posizione nella classifica del Nord Ovest, dove Cairo
precede, nell'ordine, la Vittoria Assicurazioni della famiglia
subalpina Acutis (capitalizzazione di 806,3 milioni al 31 ottobre),
dodicesima; Prima Industrie, presieduta da Gianfranco
Carbonato (poco meno di 438 milioni) tredicesima e Dea Capital
(405 milioni) della famiglia novarese Boroli-Drago, a capo del gruppo
De Agostini, il quale possiede, fra l'altro, la maggioranza assoluta
di Igt, impresa che ha registrato ricavi per 4,675 miliardi di euro
nel 2016 ed è quotata alla Borsa di New York. Negli asset di Igt
spicca Lottomatica, a capo del consorzio che gestisce il gioco del
Lotto nel nostro Paese.
In quindicesima posizione, con la
capitalizzazione di 257,4 milioni ecco Tecnoinvestimenti, la
società con Enrico Salza presidente e Pier Andrea Chevallard
amministratore delegato (ne primi nove mesi 2017 ha registrato ricavi
per 127,1 milioni e un utile netto di 14,3, superiore del 108,4% a
quello del corrispondente periodo precedente).
Tecnoinvestimenti è seguita dalla
Basicnet di Marco Boglione (marchi Robe di Kappa, Jesus Jeans,
Kappa, Superga, Ki-Way, Sebago) valutata dalla Borsa circa 214
milioni, che la rendono sedicesima, davanti alla Orsero di
Albenga, la cui capitalizzazione a fine ottobre è risultata pari a
185,1 milioni. A quella data, Orsero, leader per l'importazione e la
distribuzione di prodotti ortofrutticoli, per Piazza Affari, valeva
37,2 milioni di Banca Carige (176,7 milioni), lo storico
istituto genovese in gravi difficoltà, dopo essere stato il sesto
maggiore in Italia.
Sopra i cento milioni erano valutate,
allora, anche la Pininfarina (capitalizzazione di 119,3
milioni) e la Bim-Banca Intermobiliare (105,6 milioni), che
chiude l'elenco delle prime 20 società del Nord Ovest più
capitalizzate.
Il terzo gruppo, si apre con Casa
Damiani (oreficeria-gioielleria), quotata controllata
dall'omonima famiglia alessandrina di Valenza Po. Ammonta a 93,5
milioni il valore attribuito alla Damiani dal mercato, che, al 31
ottobre, valutava 85,1 milioni la Boero Bartolomeo, storica
impresa genovese di vernici, appartenente all'omonima famiglia che ha
già comunicato la volontà di uscire dal listino.
Dopo la Boero, nella graduatoria di
fine ottobre, si trovano la Centrale del Latte d'Italia
(capitalizzazione di 52,1 milioni), la Cover 50 (pantaloni
PT) con 50,3 milioni, la biellese Cdr Advance, che ha
acquisito la Borgosesia (36,6 milioni fra tutte e due), la
Fidia (macchine utensili) con 31,7 milioni; l'Italia Independent
di Lapo Elkann, con 27 milioni.
All'ultimo posto si trova la cuneese
Daniela Garnero Santanché, numero uno sia di Ki Group
(capitalizzazione di 15,1 milioni) sia di Visibilia (5,2
milioni).
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John Elkann (71,2 miliardi) |
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Francesco Profumo (48,3 miliardi) |