Più imprese "rosa" nel 2017 in Liguria diminuite in Piemonte e Valle d'Aosta


L'otto marzo ha portato anche notizie non positive per le donne del Piemonte e della Valle d'Aosta. In queste due regioni, infatti, nel 2017 il numero delle imprese femminili è diminuito rispetto all'anno precedente, mentre nell'Italia intera è aumentato. Al 31 dicembre scorso, le imprese attive che fanno capo a donne sono risultate 95.578 (370 in meno rispetto alla stessa data del 2016) e in Valle d'Aosta 2.907 (-45); in tutto il Paese 1.331.367, quindi 9.505 in più.
Il numero delle imprese femminili censite da Unioncamere, l'Unione nazionale delle Camere di commercio è cresciuto anche in Liguria, dove sono diventate 36.036, con un incremento di 126 rispetto alla fine del 2016.
In tutte le tre regioni del Nord Ovest, comunque, la quota rosa sul totale delle imprese iscritte nei registri delle Camere di commercio al 31 dicembre 2017 è superiore a quella media italiana, pari al 21,86%. Infatti, la Valle d'Aosta presenta un tasso del 22,24%, più alto anche di quelli del Piemonte (22,38%) e della Liguria (22,11%).
In particolare, per quanto riguarda, il Piemonte tutte le sue province presentano quote rosa superiori alla media nazionale, tranne Biella, che evidenzia il 20,6%. Inferiore invece alla media regionale è il 22,1% della provincia di Torino. In Piemonte è la provincia di Alessandria, con il 23,3%, a evidenziare la più alta “femminilizzazione” delle sue imprese.

Riccarda Giordano, presidente Aidda Liguria

Erg e Iren: utile netto aumentato del 32%


Nuove buone notizie da Erg e Iren. Entrambe le società hanno chiuso molto positivamente il bilancio 2017 e anticipano che anche l'esercizio in corso prospetta buoni risultati.
Erg ha comunicato che l'anno scorso ha registrato ricavi per 1,056 miliardi (1,025 nel 2016), ha avuto un margine operativo lordo di 472 milioni (+4%) e un utile netto di gruppo di 142 milioni, il 32% in più rispetto ai 107 milioni dell'esercizio precedente. All'assemblea, pertanto, il consiglio presieduto da Edoardo Garrone proporrà la distribuzione di un dividendo di 1,15 euro per azione (40 centesimi come straordinario), per un totale di circa 170 milioni.
Per il 2018 prevede un ulteriore aumento del mol a 475 milioni, investimenti per un centinaio e un indebitamento netto contenuto su 1,260 miliardi (al 31 dicembre scorso era di 1,233 miliardi, inferiore di 325 milioni rispetto alla stessa data del 2016).
Iren. I ricavi 2017 sono ammontati a 3,697 miliardi (+12,6%), il mol a 820 milioni (+0,7%) e l'utile netto a 237,7 milioni, il 32,2% in più rispetto ai 179,8 milioni dell'esercizio 2016. L'indebitamento netto del gruppo presieduto da Paolo Peveraro e guidato da Massimiliano Bianco è calato di 85 milioni a 2,372 miliardi. In seguito a questi risultati, verrà proposto un dividendo di 0,07 euro, superiore del 12% al precedente.
Il gruppo Iren, che nel 2017 ha fatto 158 assunzioni portando a 6.280 il numero dei suoi dipendenti, è destinato a vedere diminuire un po' la quota dei Comuni di Torino e di Genova, che hanno deciso di vendere parte delle azioni finora in portafoglio alla società paritetica che scomparirà.

Massimiliano Bianco, amministratore delegato Iren

I giochi hanno reso allo Stato 14 miliardi Con il canone Rai incassati 1.921 milioni


Quattordici miliardi. E' la somma entrata nelle casse dello Stato, l'anno scorso, grazie alla tassazione sui giochi. Slot machines, gratta e vinci, lotterie e gli altri strumenti per le scommesse e la sfida alla fortuna continuano a rovinare un sacco di gente, a rendere centinaia di migliaia, addirittura milioni di persone dipendenti da questo vizio, che diventa una vera e propria malattia (ludopatia); ma, nello stesso tempo, continuano ad essere un fiume copioso di denaro per l'erario.
E' vero che nel 2017 il gettito derivante dai giochi si è ridotto di 367 milioni rispetto al 2016 (-2,6%); ma il calo è ben poca cosa rispetto a quanto sarebbe necessario e opportuno e anche rispetto alle numerose promesse di misure finalizzate al contenimento di questa piaga sociale dagli effetti devastanti, come riconosciuto anche dagli amministratori pubblici, centrali e locali.
A fornire l'ultimo dato sugli incassi derivati dai giochi (per la precisione 13,998 miliardi) è stato il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), il quale ha riferito, fra l'altro, che è invece diminuito del 9% a 1,921 miliardi il gettito generato dal canone Rai. La diminuzione di 191 milioni rispetto al 2016, è dovuta alla decisione di abbassare l'importo del canone da 100 a 90 euro.

Monica Maggioni, presidente Rai

Doppio dividendo agli azionisti Diasorin gruppo che si rivela una "miniera d'oro"


Una miniera d'oro. Ecco cos'è Diasorin per i suoi azionisti, a partire dalla famiglia Denegri ( poco meno del 45% del capitale) e da Carlo Rosa (8,5%), che ne è anche l'amministratore delegato. Quest'anno i soci della Diasorin si divideranno, fra tutti, un monte dividendi pari a 146,8 milioni di euro: 47,1 milioni li riceveranno il 21 maggio e 99,7 milioni il 31 dicembre. A maggio avranno 0,85 euro per azione, a fine anno 1,80 euro. Quest'ultimo è un dividendo straordinario, a conferma dell'ottimo andamento del gruppo vercellese di Saluggia, leader mondiale nel mercato della diagnostica in vitro.
La proposta del doppio dividendo che il Consiglio di amministrazione presieduto da Gustavo Denegri porterà all'approvazione dell'assemblea di fine aprile, trova una spiegazione nei risultati 2017 della Diasorin: fatturato di 637,5 milioni (+12% rispetto al 2016), margine operativo lordo di 237,9 milioni (+9,5%) e utile netto di 139,3 milioni (+24,2%), pari al 21,9% del fatturato (una redditività invidiabile).
Non solo: al 31 dicembre scorso, la posizione finanziaria netta di Diasorin è risultata positiva per 149,3 milioni, cifra più che doppia rispetto ai 71,2 milioni di 12 mesi prima e tale da consentire ulteriori acquisizioni e investimenti senza problemi.
Attualmente, è di circa 3,950 miliardi il valore attribuito dalla Borsa a Diasorin, la cui azione oggi, 7 marzo, ha chiuso a 70,60 euro.
Gustavo Denegri, presidente
Carlo Rosa, amministratore delegato





Il Fisco sempre più ricco con le imposte sui redditi dei pensionati e dipendenti


Fisco inesorabile e irrefrenabile nei confronti dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, due categorie che non possono sfuggire alle sue grinfie. Tanto che l'incremento del loro gettito è sempre il maggiore, come confermano costantemente i dati del ministero dell'Economia e delle Finanze.
Nel 2017, infatti, il gettito derivante dall'Irpef è aumentato dell'1,9%, mentre è cresciuto dello 0,2% il totale delle imposte dirette (245,887 miliardi), percentuale inferiore a quella relativa alle tasse su pensioni e buste paga dei dipendenti anche se sale all'1,5% se non si tiene conto della voluntary disclosure, cioè delle entrate conseguenti all'emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute dagli italiani all'estero.
E anche in gennaio la tendenza è rimasta la stessa: le imposte dirette (principalmente Irpef e Ires, la tassa sui redditi delle società) sono aumentate del 2% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, risultando pari a 24,930 miliardi, mentre le indirette (Iva in testa) sono diminuite di 76 milioni a 10,662 miliardi. Comunque, il totale delle entrate tributarie di gennaio è stato di 35,592 miliardi, con un incremento dell'1,2% sul gennaio 2017.
Nell'intero anno passato, le entrate erariali tributarie sono ammontate a 455,717 miliardi, 4,636 miliardi in più rispetto al 2016 (+1%), quando la voluntary disclosure ha portato nelle casse dello
Stato 4,078 miliardi, contro i 956 milioni del 2017. Escludendo questa specifica fonte, le entrate tributarie del 2017 sono cresciute di 7,758 miliardi e dell'1,7% rispetto all'anno precedente.
In particolare, le imposte indirette 2017 sono state pari a 209,830 miliardi, superiori di 4,043 e del 2% al 2016. Risultato dovuto soprattutto all'Iva, il cui gettito è aumentato di 5,259 miliardi e del 4,2% rispetto all'anno precedente.
Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia e delle Finanze

Super Borgosesia in Piazza Affari campione dei rialzi della giornata


Super Borgosesia a Piazza Affari, oggi 6 marzo. L'azione di risparmio della piccola società biellese ha chiuso la seduta borsistica a 1,10 euro, con un incremento del 34,97%, che è stato il più alto in assoluto. E l'azione ordinaria ha avuto come ultimo prezzo 0,76 euro, superiore dell'8,57% al precedente e il quarto maggiore dell'intero listino.
Per Borgosesia è il nuovo record. Esattamente un anno fa, l'azione ordinaria quotava 0,2405 euro e bisogna risalire al marzo di tre anni fa per trovare un valore superiore a quello odierno.
Il boom della Borgosesia, la cui sede legale e direzione generale è tornata a Biella, non a caso arriva dopo che, il 28 febbraio, è diventata efficace la delibera di revoca della liquidazione ed è entrato in carica il nuovo consiglio di amministrazione, presieduto da Mauro Girardi, commercialista nel capoluogo della provincia tessile.
Mauro Girardi è anche il presidente e l'azionista di riferimento del gruppo Cdr Advance Capital, la cui holding è a sua volta quotata alla Borsa di Milano. E al gruppo Cdr Advance Capital fa capo il 52,486% del capitale della Borgosesia, posseduto attraverso la srl Dama.
Fondata nel 1873, la Borgosesia, holding di partecipazioni e in fase di trasformazione, è valutata dal mercato 10,1 milioni di euro.
Mauro Girardi, presidente Borgosesia 

Potpourri


STARTUP: NEL NORD OVEST CRESCITA LENTA
Le startup sono un nuovo indicatore di spirito d'iniziativa imprenditoriale e di innovazione. Per questo la loro anagrafe viene seguita con particolare attenzione. Il monitoraggio è costante. E l'ultima rilevazione, relativa al Nord Ovest, è leggermente positiva per la Liguria e la Valle d'Aosta, negativa per il Piemonte.
Al 5 marzo, infatti, le startup attive sono risultate 471 in Piemonte (una in meno rispetto al 5 febbraio, sempre di quest'anno), 162 in Liguria (tre in più) e 18 in Valle d'Aosta (una in più). Totale del Nord Ovest 651, solo tre in più (+0,46%) mentre la è stata del 2,12% la crescita dell'intera Italia, dove le startup sono diventate 8.711 a fronte delle 8.530 di trenta giorni prima.
La situazione diventa ancora più significativa se si considera che nella graduatoria nazionale per numero di startup al 5 marzo 2018, il Piemonte figura soltanto al sesto posto e la Liguria al quindicesimo.
La Liguria è preceduta anche da Sardegna, Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo; il Piemonte da Campania (639 startup), Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e, naturalmente, Lombardia (2.086).


FONDAZIONI BANCARIE, VIGILIA DI RISTRUTTURAZIONE
Nel mondo delle fondazioni di origine bancaria (Fob) circola la voce che una decina delle 88 Fob attualmente operative non sia più in grado di restare autonoma, non disponendo più le risorse finanziarie necessarie per svolgere adeguatamente la propria attività istituzionale. I problemi sono rappresentati da costi di gestione superiori alle spese per le erogazioni, patrimoni ormai ridotti al lumicino e, per alcune, la continuità di esercizi chiusi in rosso.
Il protocollo Acri-Mef, redatto dall'Associazione delle Fob e il ministero dell'Economia e delle Finanze, prevede la possibilità di collaborazioni molto strette tra gli enti più deboli e quelli forti, nonché fusioni. L'alternativa è la liquidazione. Discussioni sono in corso, anche in Piemonte e in Liguria. Il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), autorità di vigilanza delle Fondazioni di origine bancaria, sta seguendo i casi con molta attenzione, pronto a intervenire se i tempi si rivelassero troppo lunghi.
Dopo quello bancario, il sistema nazionale delle Fondazioni di origine bancaria si appresta a una profonda ristrutturazione.
Giuseppe Guzzetti, presidente Acri

PLATERO DAL SOLE ALLA STAMPA
Ritorno alle origini. Il giornalista Mario Platero, “storico” corrispondente del Sole 24 Ore da New York – lo è stato per 29 anni – dal primo giorno di marzo ha ripreso a collaborare con La Stampa, il quotidiano con il quale aveva incominciato le sue corrispondenze dall'America nel 1978, l'anno prima di passare al giornale milanese della Confindustria.
Per Mario Platero, classe 1954, tre figli, autore anche di interviste a presidenti degli Stati Uniti, è un po' un ritorno a casa. Annunciando il suo ritorno alla Stampa, infatti, Mario Platero ha ricordato di essere cresciuto a Torino, lasciata poi per la grande Mela.
Mario Platero

A TORINO UNA SEDE DELLA DIGITAL MAGICS
“Abbiamo intenzione di aprire nuove sedi in altre città d'Italia, tra cui Torino; anche perchè abbiamo capito che stare sui territori vuol dire intercettare l'innovazione dove nasce”. L'anticipazione è del torinese Marco Gay, azionista (con il 4,4%) e amministratore delegato di Digital Magics, incubatore e acceleratore di startup. Digital Magics, che opera dal 2008 ed è quotata in Borsa nel segmento Aim dal 2013, in Italia ha già sedi a Milano, Napoli, Palermo, Roma, Padova e Bari.
Nei programmi 2018 Digital Magics prevede nuovi investimenti per 3,5 milioni di euro (+35% rispetto al 2017), finalizzati all'acquisizione di partecipazioni in altre 10-15 startup. Attualmente, la società, che ha come maggiori azionisti il proprio team con il 30% del capitale e la Tip del finanziere Tamburi si presenta con un portafoglio di una settantina fra startup e piccole imprese innovative.
Marco Gay, amministratore delegato Digital Magics

ZAMPINI HA RIPRESO IL TIMONE DI ANSALDO ENERGIA
A volte ritornano (meno male), anche quelli che non sono mai andati via. E' il caso di Giuseppe Zampini, richiamato alla guida operativa di Ansaldo Energia, il colosso genovese delle super turbine, leader mondiale nel settore e dotato di 4.400 dipendenti. Dall'ultimo giorno di febbraio Giuseppe Zampini è di nuovo amministratore delegato di Ansaldo Energia, incarico già svolto per oltre sedici anni e lasciato, un anno fa, per assumere quello di presidente.
Cassa Depositi e Prestiti, azionista di maggioranza di Ansaldo Energia, ci ha ripensato. Ha ridato il timone a Giuseppe Zampini, bellunese di nascita (1946), ma genovese a tutti gli effetti, laureato in Ingegneria nucleare all'Università di Pisa; mentre ha affidato la presidenza a Guido Rivolta, amministratore delegato di Cdp Equity, che possiede il 60% di Ansaldo Energia.
Giuseppe Zampini, n.1 Ansaldo Energia

LA DOPPIETTA DI PALENZONA
Fabrizio Palenzona, piemontese di Novi Ligure, dove è nato il primo giorno di settembre del 1953, ha fatto una doppietta: nell'arco di pochi giorni, è diventato presidente sia della Conftrasporto (confederazione delle associazioni delle imprese di trasporti e logistica di Confcommercio) sia della milanese Prelios, l'ex Pirelli Real Estate. Prelios, quotata in Borsa, dalla quale è però destinata a uscire in seguito all'Opa lanciata dalla Lavaredo, già in possesso dell'86,3% delle azioni, è uno dei principali gruppi europei nell'alternative asset management.
Laurea in Giurisprudenza all'Università di Pavia, una lunga e intensa attività nel sistema economico-finanziario italiano (fra l'altro è stato vice presidente di Unicredit fino all'anno scorso, presidente di Adr-Aeroporti di Roma, Gemina, Aviva, Impregilo, consigliere di amministrazione di Mediobanca) Fabrizio Palenzona aggiunge i nuovi incarichi a quelli di presidente di Aiscat, Assaeroporti, consigliere di amministrazione dell'Università del Piemonte Orientale. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 2004 dal presidente Azeglio Ciampi, dal 1985 al 1995 è stato sindaco di Tortona e dal 1995 al 2004 presidente della Provincia di Alessandria.
Fabrizio Palenzona

Piazza Affari: Cairo Communication e Gedi fanno segnare il minimo degli ultimi anni


Record storici per tre quotate del Nord Ovest, nella seduta borsistica di oggi, 5 marzo: due società hanno visto le loro azioni toccare il punto più basso, l'altra, invece, la vetta mai raggiunta prima. L'ultimo caso è quello della Erg, il cui titolo ha sfondato quota 17 euro ed è arrivato a 17,04 euro, suo nuovo massimo, grazie all'ulteriore incremento del 2,9% del suo prezzo.
Al contrario, a far registrare i loro nuovi minimi sono state Cairo Communication e Gedi Gruppo Editoriale, società operanti nello stesso settore. L'ultimo prezzo dell'azione Cairo Communication è stato di 3,205 euro, inferiore del 2,73% al precedente e il più basso dal giugno 2013; mentre l'azione Gedi Gruppo Editoriale ha chiuso a 0,55 euro (-3,51% rispetto a venerdì), il minimo degli ultimi cinque anni almeno.
Proprio oggi, il Consiglio di amministrazione della Gedi Gruppo Editoriale, presieduta da Marco De Benedetti, ha approvato il bilancio 2017, che evidenzia un aumento del fatturato (633,7 milioni, l'8,2% in più rispetto all'esercizio 2016) e del margine operativo lordo (53,2 milioni a fronte dei 43,7 del 2016); ma una perdita netta di 123,3 milioni mentre l'anno prima era terminato con un utile netto di 10,4 milioni.
Il profondo rosso del 2017, che sarà coperto attingendo alle riserve patrimoniali, è conseguente alla definizione di un contenzioso fiscale che comporta un esborso di 175,3 milioni, 140,2 dei quali versati nel 2017 e 35,1 milioni da saldare entro il 30 giugno prossimo.
Un'ultima notizia riguardante altre due quotate del Nord Ovest. Oggi, l'azione di risparmio della Borgosesia ha chiuso a 0,815 euro, con un incremento dell'8,67% che è risultato il secondo maggiore di Piazza Affari e l'azione della Fidia a 7,74 euro, il 7,5% in più, che vale il quarto posto nella graduatoria delle top ten dei rialzi nella seduta.
Urbano Cairo

Fondazione Crt, bilancio e nuovi obiettivi illustrati dal presidente Giovanni Quaglia


Una nuova prova di quanto siano sempre più importanti le Fondazioni di origine bancaria (Fob) con un patrimonio gestito bene l'ha fornita, oggi a Torino, Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt e dell'Associazione delle Fob del Piemonte.
Nell'incontro del Dumse da Fé, con numerosi e qualificati partecipanti, Giovanni Quaglia ha ricordato che nei 25 anni di attività, la Fondazione Crt ha fatto oltre 37.000 interventi in Piemonte e Valle d'Aosta, erogando oltre 1,5 miliardi di euro, che diventano 1,7 miliardi comprendendo le risorse destinate ai fondi per il Volontariato.
Fra l'altro, ha restaurato 2.500 beni storici, artistici e architettonici e circa 500 luoghi sacri, tra i quali tutte le cattedrali delle due regioni; ha dato 5.000 borse di studio ad altrettanti giovani talenti; ha coinvolto 770.000 studenti in attività formative con il progetto Diderot, ha aiutato 1.800 persone disabili; ha acquistato 482 ambulanze donate poi alle organizzazioni assistenziali; ha comprato attrezzature destinate alla Protezione civile regionale per 19 milioni.
Tutto questo grazie alle risorse generate dal suo patrimonio, salito a 3,2-3,3 miliardi di euro, grazie alla sua prudente e avveduta amministrazione, curata esclusivamente da un ristretto e validissimo team interno (“così non si sborsa un sacco di soldi in commissioni”). Principale asset è la partecipazione in Atlantia, “che continua a dare grandi soddisfazioni”. Fondazione Crt ha una quota superiore al 5% di Atlantia, che ne fa il secondo maggior azionista dopo il gruppo Benetton. E' invece calata intorno all'1,6% la partecipazione in Unicredit.
Nel portafoglio della Fondazione Crt, adeguatamente diversificato per ridurre i rischi, spiccano anche i pacchetti azionari delle Assicurazioni Generali e di Cassa Depositi e Prestiti e di Mediobanca.
Nella sua relazione al Dumse da Fé, club torinese coordinato da Piero Gola e riconosciuto come luogo di libero confronto, di ascolto di competenze e visioni, di partecipazione alla vita della Polis, Giovanni Quaglia ha anche sottolineato le principali funzioni delle Fondazioni di origine bancaria (promuovere, incentivare e sostenere lo sviluppo economico territoriale, la cultura, l'educazione e la formazione, il welfare). Inoltre, ha detto che ritiene fondamentale che le Fondazioni diventino sempre di più “il legame tra la società civile e le istituzioni”, che devono essere affiancate e magari sollecitate, ma mai delegittimate e sostituite nei loro ruoli e compiti. Le Fob, infatti, sono soggetti sussidiari, non sostitutivi.
Giovanni Quaglia si è soffermato su un altro paio di punti, che gli stanno particolarmente a cuore: l'opportunità, per non dire la necessità, sia dell'ascolto, della condivisione, della riscoperta del valore della reciprocità, del coinvolgimento e della solidarietà; sia che Torino “faccia squadra con il resto del Piemonte, che è forte e ricco di grandi risorse, e si dia una visione internazionale”, evitando di continuare a guardare soltanto Milano.
Nato a Genola nel 1947, torinese d'adozione, Giovanni Quaglia, laureato in Lettere moderne sotto la Mole, insegnante, poi preside, revisore dei conti, giornalista pubblicista, Cavaliere di Gran Croce e medaglia d'oro di prima classe per meriti particolari nel settore della cultura, dell'arte e dell'istruzione concessa dal ministro della Pubblica istruzione, da tempo è professore di Economia e direzione delle imprese al Dipartimento di management dell'Università di Torino (segue annualmente circa 400 studenti).
Oltre che presidente della Fondazione Crt e dell'Associazione delle Fob del Piemonte e componente del comitato esecutivo dell'Acri, è presidente di Ream Sgr e di Ogr-Crt, consigliere di amministrazione di Sias (gruppo Gavio), dell'Università di Scienze Gastronomici di Pollenzo e della Fondazione.
Nella sua lunga e intensa attività, non mancano le esperienze politiche: è stato sindaco (allora il più giovane d'Italia), presidente della Provincia di Cuneo per quattro mandati (un record) e consigliere regionale. Fortemente legato al Piemonte, ha sempre resistito alle lusinghe politiche romane.

Giovanni Quaglia con Papa Francesco

Alla famiglia Agnelli-Elkann e ai suoi soci elezioni e Trump costati oltre 10 miliardi


Oltre dieci miliardi di euro. E' il prezzo pagato, in trenta giorni, dalla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi e dai suoi soci nelle quotate del Gruppo a Piazza Affari, alla vigilia elettorale e alla novità dei dazi decisi da Donald Trump, il presidente degli Usa.
Il calcolo della perdita di valore attribuito dalla Borsa, tra il 2 febbraio e il 2 marzo, alle quotate facenti capo alla nota Famiglia torinese guidata da John Elkann è stato pubblicato, oggi 4 marzo, dal Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera diretta da Umberto La Rocca.
Il Corriere Torino ha precisato che la capitalizzazione di Fca-Fiat Chrysler Automobiles è scesa dai 28,889 del 2 febbraio ai 24,766 miliardi del 2 marzo (l'azione singola da 18,792 a 16,11 euro), Cnh Industrial è passata da 21,447 a 18,761 miliardi (l'azione da 12,180 a 10,485 euro), Ferrari da 20,129 a 18,807 miliardi (l'azione da 103,800 a 96,98 euro), Exor da 15,149 a 13,265 miliardi (l'azione da 62,860 a 55,04 euro) e la Juventus da 821,3 a 639,9 milioni (l'azione da 0,815 a 0,635 euro). Totale della perdita: 10,196 miliardi.
Nel mese considerato, hanno perso meno, in termini assoluti, gli altri maggiori gruppi “piemontesi”. In particolare, il valore riconosciuto da Piazza Affari alle cinque quotate controllate dai De Benedetti è diminuito di 217,1 milioni negli ultimi trenta giorni: per Cir è calato da 927,7 a 838,7 milioni (l'azione da 1,168 a 1,056), per Sogefi da 464 a 372 milioni (l'azione da 3,864 a 3,10 euro), per Cofide da 404,9 a 398,4 milioni (l'azione da 0,563 a 0,554 euro), per Gedi Gruppo Editoriale da 318,4 a 290 milioni (l'azione da 0,626 a 0,57 euro) e per M&C da 56,2 a 54,8 milioni (l'azione da 0,1185 a 0,1155 euro).
Maggiore di quella delle società controllate dai De Benedetti, comunque, è stata la diminuzione della capitalizzazione sia delle due controllate dalla famiglia Gavio (396 milioni) - Sias è scesa da 3,413 a 3,195 miliardi (l'azione da 15 a 14,04 euro) e Astm da 2,089 a 1,911 miliardi (l'azione da 21,10 a 19,30 euro) – sia della coppia borsistica di Urbano Cairo: da 516,2 a 442,9 milioni la Cairo Communication (da 3,840 a 3,295 l'azione) e da 602,2 a 568,8 milioni Rcs MediaGroup (da 1,154 a 1,09 euro l'azione).
Cali dei prezzi delle rispettive azioni e quindi delle relative capitalizzazioni, cali più o meno consistenti, sono stati rilevati per tutte le società quotate che fanno riferimento al Nord Ovest, con l'unica eccezione della Erg, il cui titolo è salito a 16,56 euro dai 16,39 euro del 2 febbraio.
Ecco, per ogni quotata non citata prima, il prezzo di riferimento di venerdì scorso e, tra parentesi, quello del 2 febbraio: Banca Carige 0,0083 euro (0,0085), Bim-Banca Intermobiliare 0,58 (0,616), Basicnet 3,535 (3,70), Biancamano 0,298 (0,326), Buzzi Unicem 19,885 (23,01), Centrale del Latte d'Italia 3,06 (3,48), Cover50 9,74 (9,80), Damiani 0,98 (0,99), Dea Capital 1,40 (1,446), Diasorin 66,10 (76,55), Fidia 7,20 (8,18), Intesa Sanpaolo 3,0065 (3,115), Iren 2,374 (2,578), Italgas 4,312 (4,84), Italia Independent 4,70 (4,96), Ki Group 2,40 (2,62), Orsero 8,88 (9,15), Pininfarina 2,05 (2,115), Prima Industrie 34,65 (36,84), Reply 48 (53,45), Tecnoinvestimenti 6,34 (7,08), Ubi Banca 3,845 (4,125), Visibilia 0,108 (0,12), Vittoria Assicurazioni 12,68 (13,02).
Il confronto non è possibile, invece, per Boero Bartolomeo, Borgosesia e Cdr Advance Capital.
John Elkann

Auto, crollo vendite in Piemonte e Liguria boom di nuove immatricolazioni ad Aosta


Febbraio gelido per le concessionarie automobilistiche attive in Piemonte e Liguria. Nel mese scorso, le vendite di vetture nuove sono crollate. In Piemonte le nuove immatricolazioni sono state 16.954 (-9,4% rispetto al febbraio 2017) e in Liguria 2.894 (-10,4%). Le diminuzioni assumono un significato ancora maggiore se si considera che l'intero mercato italiano si è contratto solo dell'1,4%, chiudendo il mese con 181.734 immatricolazioni contro le 184.350 del febbraio 2017.
A denunciare meno acquisti di auto nuove sono state tutte le province di entrambe le regioni: Alessandria 1.026 (1.169 nel febbraio dell'anno scorso), Asti 458 (481), Biella 455 (520), Cuneo 1.487 (1.591), Novara 962 (1.050), Torino 11.815 (13.086), Verbania 372 (397) e Vercelli 379 (427); Genova 1.470 (1.651), Imperia 328 (370), La Spezia 529 (562), Savona 567 (640).
Di segno completamente opposto invece il risultato di Aosta. Il Pra della regione alpina, infatti, ha registrato 7.953 nuove immatricolazioni nel mese appena passato, il 19,1% in più rispetto al febbraio 2017. Il motivo della nuova impennata del Pra di Aosta è nella minore Ipt, imposta provinciale di trascrizione.
Ad Aosta per immatricolare una vettura nuova si paga un'Ipt pari a 3,51 euro di KW di potenza del motore, il minimo prevista dalla legge. Questa agevolazione fiscale oltre che ad Aosta si trova soltanto nelle province autonome di Trento e di Bolzano. In tutto il resto d'Italia si paga di più. Da qui la decisione di molte società di immatricolare le loro flotte in una di queste tre province, che, infatti, ogni mese evidenziano i numeri più alti (in febbario, Bolzano ha dichiarato 22.783 nuove iscrizioni al Pra e Trento 16.329).
La nuova Jeep Compass, fuoristrada più venduto in febbraio