Nel 2020, l’emergenza sanitaria e le
misure introdotte per contenerla hanno portato alla sospensione delle
attività di interi settori produttivi generando, anche in Piemonte,
uno shock senza precedenti sia sulla produzione di beni e servizi
sia, di conseguenza, sul mercato del lavoro. Il blocco dei
licenziamenti e la cassa integrazione hanno, tuttavia, evitato che le
ricadute su occupazione ed economia assumessero toni drammatici.
Il numero medio di occupati in
Piemonte, l'anno scorso, si è attestato a 1,778 milioni, il 2,8% in
meno rispetto alla media 2019. Il 55,6% è rappresentato da soggetti
di genere maschile contro il 44,4% di genere femminile. Il calo degli
occupati di 52mila unità è riconducibile a una marcata flessione
registrata dal comparto agricolo (-5,3%) e dal commercio e turismo
(-4,4%), seguita da una contrazione consistente nelle altre attività
di servizi (-3,6%). Una flessione in linea con la media complessiva
ha caratterizzato, invece, l’industria in senso stretto (-2,8%).
Unico comparto in crescita risulta quello delle costruzioni (+10,9%)
spinto dal Decreto Rilancio 2020, che ha aperto nuove interessanti
prospettive per il settore.
Nel 2020 l’occupazione dipendente è
calata dell’1,6%, mentre per quella indipendente la contrazione ha
assunto un’intensità maggiore (-6,6%). La riduzione ha interessato
in particolare gli occupati a tempo parziale (-8,8%), mentre quelli a
tempo pieno hanno evidenziato un calo inferiore alla media (-1,4%). Nel 2020 sono stati i titoli di studio
meno qualificati a segnare la flessione più elevata. Sono apparsi,
invece, stabili gli occupati con laurea e post-laurea.
Analizzando il tasso di occupazione appare evidente la diminuzione registrata sia dal Piemonte, che passa dal 59,0% del 2019 al 58,1% del 2020, sia dell’Italia che perde circa un punto e mezzo, attestandosi al 64,6%. Permane anche 2020 il noto divario di genere, circa 13,6 punti separano il tasso di occupazione maschile (71,4%) da quello femminile (57,8%).
Sul fronte dei
disoccupati nel 2020 si rileva un calo di 7mila unità rispetto al
2019, parallelamente è aumentato il numero di inattivi (coloro che
non hanno un lavoro, ma non lo cercano nemmeno). Il contenitore “a
fisarmonica” delle non forze di lavoro è cresciuto, infatti, di
41mila unità rispetto al 2019 (+5,4%).
La regione, nel 2020, ha conseguito un
tasso di disoccupazione del 7,5%, stabile rispetto al 2019. L’Italia
ha segnato un lieve calo, passando dal 10,0% al 9,2% del 2020. Anche
per quanto concerne il tasso di disoccupazione esiste in Piemonte un
evidente scarto di genere: quello maschile nel 2020 si attesta al
6,5% e quello femminile all’8,8%. Sul fronte della disoccupazione
giovanile (15-24 anni) il dato piemontese (24,6%) continua a essere
marcatamente maggiore alla media europea (15,2%), ma inferiore
rispetto al risultato nazionale (29,4%).
“La situazione emergenziale che
continuiamo a vivere, a causa della pandemia da Covid-19, ha avuto un
impatto determinante sulla crescita e lo sviluppo economico della
nostra regione – commenta il presidente di Unioncamere Piemonte,
Gian Paolo Coscia -.La sospensione e il rallentamento di alcune
categorie produttive hanno determinato conseguenze senza precedenti
sulla produzione delle nostre merci e sull’erogazione di servizi e,
di conseguenza, anche sulla occupazione. Gli ammortizzatori sociali e
le strategie adottate, a più livelli, per evitare contraccolpi
ancora più seri sui livelli occupazionali italiani stanno svolgendo
un ruolo di paracadute, purtroppo non del tutto sufficiente. Il clima
generale di sfiducia e incertezza hanno colpito tutti i settori, a
eccezione delle costruzioni e, soprattutto ,le donne e i giovani.
Accelerare la campagna vaccinale continua a essere l’unica strada
davvero efficace per ritornare a crescere e a investire nel capitale
umano”.