Reale Group cresce, Intesa Sanpaolo sfida

“Reale Group chiude un buon primo semestre 2017, con risultati ampiamente positivi e la conferma di una solida capacità di sviluppo redditizio sia in Spagna sia in Italia, malgrado le difficoltà di crescita del mercato interno. E si consolida ulteriormente con l'acquisizione di Uniqa in Italia e il lancio di Reale Chile Seguras sul mercato sudamericano”: questo il commento di Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua, la compagnia a capo dell'omonimo gruppo torinese che conta oltre 3,8 milioni di assicurati e più di 3.600 dipendenti.
Nei primi sei mesi 2017, l'utile netto di pertinenza del Gruppo Reale è stato di 50,5 milioni, in sostanziale continuità con quello del primo semestre dell'anno scorso, nonostante la svalutazione del Fondo Atlante per ulteriore 18 milioni.
La raccolta premi complessiva è cresciuta del 13,2% rispetto al corrispondente periodo 2016, raggiungendo così i 2,085 miliardi; in particolare, la raccolta Vita è aumentata del 27,1% e del 7,9% quella Danni. Il patrimonio netto è salito a 2,460 miliardi dai 2,363 miliardi del 30 giugno 2016.
Tutti questi risultati tengono conto degli impatti derivati sia dall'acquisto delle imprese italiane del gruppo austriaco Uniqa, completato lo scorso maggio, sia dall'avvio dell'operatività della Reale Chile Seguros.

Nello stesso giorno dell'emissione della semestrale di Reale Group, diversi quotidiani hanno pubblicato che Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, mira a far crescere le attività assicurative del Gruppo anche nel ramo Danni, tanto da diventarne uno degli attori principali, in Italia,entro quattro anni e il primo entro i quattro anni successivi. Primo come lo è già nel ramo Vita. “Diventare leader in Italia nel ramo Danni – ha dichiarato Carlo Messina – non è impossibile, come abbiamo già dimostrato nel Vita e nell'asset management”.
Attualmente, le attività assicurative del Gruppo fanno capo a Intesa Sanpaolo Vita, compagnia con sede legale a Torino, presieduta dal piemontese Luigi Maranzana, ex amministratore delegato del glorioso “Sanpaolo”, e guidata da Nicola Maria Fioravanti, amministratore delegato e responsabile della Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo..

Nel primo semestre di quest'anno Intesa Sanpaolo Vita ha conseguito un utile netto di 375,3 milioni, e ha registrato una produzione netta Vita pari a 3,666 miliardi. Il suo patrimonio netto è ammontato a 5,520 miliardi.

Nicola Maria Fioravanti, responsabile Insurance Isp
Luca Filippone, direttore generale Reale Mutua 
                                              



Due "casi" liguri: Orsero e Carige

Giornata nera, quella odierna, per il titolo Orsero, uno dei quattro liguri (gli altri sono: Erg, Banca Carige e Boero Bartolomeo, che però ha già avviato le procedure per uscire dal listino di Piazza Affari). L'azione Orsero, infatti, ha chiuso a 10,51 euro, il 15,65% in meno rispetto alla quotazione precedente. L'”orso” ha portato Orsero vicino al minimo del 2017, che è stato di 9,36 euro, segnato il 9 gennaio. Nonostante la caduta di oggi, però, l'azione dell'impresa di Albenga, guidata da Raffaella Orsero (vice presidente e amministratore delegato) mostra un valore ancora superiore del 17,7% a un anno fa.
Il tonfo è sopraggiunto il giorno dopo la comunicazione dei risultati conseguiti nel primo semestre 2017. Dati non tutti positivi. Se, infatti, i ricavi netti sono ammontati a 473 milioni (336,6 nel corrispondente periodo precedente), l'utile netto è stato di 20 milioni (11,4 nel gennaio-giugno dell'anno scorso) e il patrimonio netto è salito a 149,2 milioni dai 116,5 di fine 2016; il margine lordo è sceso da 43,8 a 38,1 milioni e l'indebitamento netto è cresciuto dai 49,1 milioni del 31 dicembre 2016 ai 76,8 milioni del 30 giugno, comprensivi però dei 20,4 milioni spesati per le acquisizioni.

Anche per l'azione ordinaria di Banca Carige le contrattazioni odierne di Borsa si sono chiuse in rosso, dato che l'ultimo prezzo è stato di 0,23 euro (-1,24%). Un risultato che molti hanno ritenuto non negativo in considerazione della notizia, pubblicata con grande evidenza, che la continuità aziendale dell'istituto creditizio genovese potrebbe essere a rischio se il piano di rafforzamento patrimoniale non raggiungerà tutti gli obiettivi.
In risposta alla richiesta di chiarimenti da parte della Consob, infatti, la stessa Banca Carige ha scritto che “qualora anche una sola” delle operazioni di rafforzamento – l'aumento di capitale, la conversione di individuati bond subordinati e vendita di assest - “non si realizzasse in tutto o in parte, i requisiti patrimoniali della Banca potrebbero risultare inferiori a quelli indicati dalla Bce, richiedendo ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale, ovvero determinando altri interventi da parte dell'Autorità di Vigilanza”.
In parole povere, è stato paventato il rischio di una fine come quella di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Ipotesi che, tuttavia, giudica non realistica chi conosce a fondo Vittorio Malacalza, diventato il nuovo azionista di riferimento dopo le dismissioni della Fondazione Carige. Per il suo 17,5% di Banca Carige, fino a qualche anno fa sesto gruppo bancario in Italia, Vittorio Malacalza ha investito oltre 230 milioni, che certamente non intende perdere, come succederebbe in caso di liquidazione.
Malacalza è un imprenditore tosto, come ha dimostrato e continua a dimostrare. Volontà e tenacia sono sue caratteristiche. Ha battezzato “Mai domo” la sua barca a vela, tanto per essere chiaro. E soltanto uno così poteva affrontare la sfida Carige, banca certamente non amata da regolatori e vigilanti e banca che, altrettanto certamente, qualcuno voleva finisse in altre mani. E soltanto uno come Malacalza ha potuto resistere e reagire, finora, a tutti gli attacchi, visibili e non.
A questo punto, Malacalza è anche l'ultima speranza per i piccoli azionisti e i detentori delle obbligazioni meno rischiose. Se perderà lui, avranno perso tutti.

Vittorio Malacalza, azionista di riferimento di Banca Carige

Quanto ci prende il fisco ogni anno

Nel nostro Paese, c'è un soggetto che, mese dopo mese, da innumerevoli anni, continua ad aumentare i suoi “ricavi”: è il Fisco, inteso come cassa pubblica dove finiscono gli introiti derivanti da imposte, tasse, tributi, contributi, addizionali, accise e così via. Le prove della crescita progressiva degli incassi fiscali arrivano, puntualmente, ogni trenta giorni, con i dati diramati dal Mef, il ministero dell'Economia e delle Finanze.
Così, l'ultimo rapporto del Mef riferisce che le entrate tributarie e contributive, nei primi sette mesi 2017, sono aumentate di altri 6 miliardi di euro (+1,6% rispetto all'analogo periodo 2016). In particolare, le entrate tributarie sono ammontate a 259,229 miliardi (+1,5) e a 28,625 miliardi (+2,8%) quelle degli enti territoriali (Regioni, Comuni, Province e altri Enti locali); quanto alle entrate contributive (Inps, Inail e gli altri enti previdenziali privatizzati) sono state pari a 129,650 miliardi (+1,7%).
Il totali degli incassi fiscali nei primi sette mesi è di 415,7 miliardi, tale da da far prevedere facilmente che il 2017 si chiuderà con una somma ben superiore ai 732,1 miliardi introitati dal Fisco nell'intero 2016.
Altrettanto prevedibile, perciò, è che risulterà ancora maggiore l'”apporto” finanziario fornito alle Amministrazioni pubbliche da parte dei contribuenti in regola con il Fisco (non tutti gli italiani lo sono). In proposito, la Cgia, associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre, ha appena pubblicato uno studio su quanto ha versato, in media, ogni abitante delle diverse regioni, come entrate tributarie alle Amministrazioni centrali e territoriali (dati del 2015, ultimi disponibili).
Così, è emerso che se ogni soggetto italiano (media fatta contando sia le persone fisiche, compresi neonati e ultracentenari, sia le imprese, più gli evasori di entrambe le categorie) ha partecipate alle entrate tributarie per 8.800 euro (nel 2015), il lombardo lo ha fatto per 11.898 euro (primato nazionale) e il calabrese per 5.436 euro, meno di tutti gli altri.
Dal soggetto ligure medio sono arrivati 10.121 euro nelle casse delle Amministrazioni centrali e territoriali, cifra superiore ai 9.590 euro del piemontese e valdostano. La Liguria, pertanto, si è piazzata quinta nella classifica redatta sulla base delle entrate tributarie dal residente medio, mentre sono risultati sesti Piemonte e Valle d'Aosta.
Le tre regioni del Nord Ovest sono state precedute, nell'ordine, da Lazio (10.452 euro), Emilia-Romagna (10.810), Trentino-Alto Adige (11.029) e, appunto, Lombardia. A loro volta, si sono trovate davanti anche a Veneto (9.408 euro), Toscana (9.390) e Friuli-Venezia Giulia (9.311), che chiude la top ten.
Nell'anno d'imposta 2015, le persone fisiche che hanno presentato la dichiarazione dei redditi sono state 40,8 milioni (+0,1% sul 2015), per un totale dichiarato di 833 miliardi (media do 20.690 euro pro-capite). Però, l''82% del reddito complessivo dichiarato è rappresentato dai redditi da lavoro dipendente e da pensione; in particolare, quest'ultimo, vale il 30% del reddito complessivo dichiarato.
Un quadro che autorizza a ritenere attendibili le stime sull'evasione fiscale nel nostro Paese. Una nuova indicazione delle somme sottratte all'Erario arrivata da Unimpresa, secondo la quale l'evasione fiscale in Italia è di circa 87 miliardi all'anno.

La stessa Unimpresa ha calcolato che, negli ultimi dieci anni, l'attività di recupero delle imposte fatta dall'amministrazione ha portato nelle casse dello Stato solo 119,8 miliardi a fronte degli 850 dovuti. Comunque, il recupero è in crescita, come confermano i 19 miliardi incassati nel 2016.

Aeroporti, Torino "vola"

Estate double face per gli aeroporti del Nord Ovest: è stata buona per lo scalo di Torino, così così per quello di Genova, molto fredda per quello cuneese di Levaldigi. 
La Sagat, che gestisce l'aeroporto di Caselle-Torino, ha contato 367.396 passeggeri in agosto (+6,3% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso), 388.502 in luglio (+6,6%) e 363.000 in giugno (+5,5%). Trimestre tutto positivo, perciò, per la Sagat, che nel 2016 ha contato 3.950.908 passeggeri, con un incremento del 7,8%, che ha consentito di far segnare allo scalo torinese il suo record storico, destinato però a essere superato a fine 2017.
Fra l'altro, con quello di agosto sono 44 i mesi consecutivi di crescita dei passeggeri che hanno utilizzato l'aeroporto di Torino, che sta aumentano anche i collegamenti con nuove linee.
La cura di Roberto Barbieri, amministratore delegato, fa molto bene alla Sagat, che ha chiuso l'esercizio passato con un fatturato di 56,7 milioni (+16,6% rispetto al 2015) e un utile netto di circa 6,5 milioni. Sagat, controllata da F2i Aeroporti con il 75,3% del capitale (il 10% fa capo al Comune di Torino, il 5% alla Città Metropolitana e il resto a Tecno Holding), nel 2016 ha fatto investimenti per 4,7 milioni e ha terminato l'anno con una posizione finanziaria netta positiva per 17,5 milioni.
L'aeroporto di Genova, pubblico a larga maggioranza (il 60% appartiene all'Autorità portuale e il 25% alla locale Camera di Commercio, a fronte del 15% di Adr, Aeroporti di Roma), ha registrato 130.282 passeggeri in agosto (-0,8% rispetto al corrispondente mese del 2016), 137.113 in luglio (+0,3%) e 129.705 (-1,4%).
In tutto il 2016, l'aeroporto di Genova, al cui vertice si è appena insediato Paolo Odone, ex presidente della Camera di Commercio, ha registrato 1.269.756 passeggeri (1.363.240 nel 2015), ricavi per 25,260 milioni (23,686) e un utile netto di 795.495 euro (circa 125.000 nell'esercizio precedente). Il risultato dell'anno scorso è stato il più alto conseguito dalla società di gestione dello scalo, tale da far salire il suo roe (indice di redditività) al 12,82% e il patrimonio netto a 6,6 milioni.
Infine, l'aeroporto di Levaldigi (Cuneo), gestito dalla Geac, presieduta da Giuseppe Viriglio. I suoi passeggeri sono stati 15.046 in agosto (-6,1%), 12.706 in luglio (-13,8%) e 10.543 in giugno (-18,2%).
Roberto Barbieri, amministratore delegato Sagat 

Nuovo record di Diasorin

Nuovo record borsistico di Diasorin, società piemontese leader nel mercato della diagnostica in vitro (produce e vende in tutto il mondo kit di reagenti destinati all'analisi clinica di laboratorio). Il prezzo finale della sua azione, alle contrattazioni di oggi 25 settembre, è stato di 75,85 euro, superiore dell'1,68% a quello della seduta precedente e il più alto fatto segnare finora. Negli ultimi cinque anni il valore del titolo Diasorin, a Piazza Affari, è aumentato di 52,6 euro; infatti, in questi stessi giorni del 2012 quotava 26,2 euro. Il primato precedente era stato fatto segnare un paio di mesi fa con il prezzo di 75,15 euro.
Diasorin ha sede a Saluggia (Vercelli), conta oltre 1.700 dipendenti; nel primo semestre di quest'anno ha fatturato 319,3 milioni (+19,9% rispetto allo stesso periodo precedente) e ha conseguito un utile netto di 33,6 milioni (+14,4%). Nell'intero 2016 aveva fatturato poco meno di 570 milioni e ne aveva guadagnati oltre 112. Il suo piano industriale prevede, fra l'altro, ricavi pari a circa 735 milioni nel 2019.
Diasorin, la cui capitalizzazione ha sfiorato i 4,2 miliardi ed ha una posizione finanziaria netta positiva per quasi 90 milioni, è controllata dalla famiglia torinese Denegri, rappresentata al vertice della società da Gustavo Denegri e da suo figlio Michele, rispettivamente presidente e vice. Amministratore delegato è Carlo Rosa.

Gustavo Denegri presidente Diasorin 
Carlo Rosa amministratore delegato Diasorin













KI GROUP ANCORA IN PERDITA
Notizie meno positive, invece, da un'altra quotata piemontese. Infatti, Ki Group, presieduta da Daniela Garnero Santantché, oggi ha approvato il bilancio semestrale al 30 giugno 2017, chiuso con ricavi per 24,67 milioni (29,23 nello stesso periodo 2016) e con una perdita di 0,7 milioni, a fronte dei 0,65 milioni emersi al 30 giugno dell'anno scorso. E' migliorata di circa un milione, invece, la posizione finanziaria netta, comunque ancora negativa per 7,18 milioni.

Corsera torinese, fatta la squadra

E' quasi del tutto definita la squadra che costituirà la redazione torinese del Corriere della Sera per l'edizione locale, che avrà 14 giornalisti più una schiera di collaboratori. Anche la sede è già stata scelta: secondo piano di Galleria San Federico, che in passato ha ospitato La Stampa, quotidiano che avrà la forte concorrenza del Corsera torinese, come la Repubblica.
Umberto La Rocca, chiamato alla guida della redazione torinese del Corriere della Sera dal direttore dello stesso, Luciano Fontana, e dal suo editore, Urbano Cairo, nuovo azionista di controllo di Rcs Group, avrà come vice il torinese Enrico Caiano, 53 anni, capo redattore al quotidiano milanese di via Solferino, dove è approdato, oltre vent'anni fa, per farvi una brillante carriera. Dal Corsera arriveranno altri sei giornalisti.
L'edizione subalpina del Corriere della Sera, il cui esordio è previsto entro la prima metà di novembre, avrà una fogliazione quotidiana di 16-24 pagine, tutte interne al giornale.
Nel capoluogo piemontese e non solo c'è molta attesa per questa nuova iniziativa editoriale, fra l'altro in controtendenza.

Urbano Cairo, editore del Corriere della Sera

Ersel punta alla banca Albertini Syz

Una banca privata milanese, specializzata nel private banking e nell'asset allocation (gestione di patrimoni facoltosi) è nel mirino di un prestigioso e forte gruppo finanziario torinese, il cui capitale appartiene interamente alla famiglia del fondatore.
La banca milanese è la Albertini Syz, che fa capo al gruppo bancario svizzero Syz, che la controlla dal 2002 con il 64,3% (il restante 35,7% è di Alberto Albertini, amministratore delegato e figlio di Isidoro, che l'ha costituita nel 1952). La banca Albertini Syz ha in gestione attivi per 2,8 miliardi, 5 uffici in Italia e 66 dipendenti).
Ad aspirare all'acquisizione del controllo della Albertini Syz, rilevandolo dal gruppo svizzero, è l'Ersel, gruppo subalpino che da oltre ottant'anni gestisce patrimoni: al 31 marzo scorso, aveva asset netti della clientela pari a 14,8 miliardi, un patrimonio netto consolidato di 623 milioni e 215 dipendenti, impegnati nelle diverse società che lo formano: Ersel Investimenti, Ersel Sim, Ersel Asset Management, Ersel Gestion International Sa, Fidersel Fiduciaria, Simon Fiduciaria e Norman Fiduciaria, queste ultime due comprate nel 2015.
Per la Albertini Syz, l'Ersel è in gara con Credit Suisse, Banca Profilo e Cassa Lombarda.
Al vertice del gruppo Ersel, nato nel capoluogo piemontese nel 1936 anni fa, per iniziativa di Giuseppe Giubergia, si trova Ersel Investimenti, il cui presidente è Bruno Argentero e vice Antonio Scalvini. Amministratore delegato è Guido Giubergia, numero uno dell'intero Gruppo, fondato da suo nonno e sviluppato dal padre Renzo, insieme con il cognato Bruno Argentero.
Del consiglio di amministrazione di Ersel Investimenti fanno parte anche Paola e Francesca Giubergia, rispettivamente sorella e figlia di Guido, oltre che Daniela Argentero, Ferruccio Luppi e Mario Mauro.

Guido Giubergia, numero 1 del Gruppo Ersel


Alla ribalta

SERGIO MARCHIONNE E FCA

Venerdì 22 settembre, l'azione Fca ha chiuso in Borsa a 15,05 euro, prezzo mai raggiunto prima e tale da far superare i 22,2 miliardi di euro il valore attribuito dal mercato all'impresa pilotata, magistralmente, da Sergio Marchionne. La nuova impennata del titolo è stata motivata dalle voci di una possibile alleanza tra Fiat Chrysler Automobiles e la coreana Hyundai, che controlla anche la Kia. Se l'ipotesi diventasse realtà, il nuovo gruppo si piazzerebbe ai primi posti a livello mondiale.
E pensare che, ancora un anno fa, l'azione Fca era scambiata a 5,7 euro, oltre il 160% in meno rispetto all'ultima quotazione. Non solo: quasi non passa mese, per non dire settimana, che non si parli di interessi di diversi soggetti verso il Gruppo nella sua completezza o di sue parti, dalla Jeep all'Alfa Romeo, alla Magneti Marelli. Intanto, Sergio Marchionne firma nuovi accordi con Costruttori del calibro di Bmw, vara progetti, realizza investimenti, annuncia risultati sempre migliori e, persino, il prossimo azzeramento dell'indebitamento netto.
Inevitabile che Marchionne abbia riconquistato il primo posto nella classifica dei manager più ammirati e con la più diffusa reputazione.
Sergio Marchionne al banchetto Da Massimo, mercato torinese della Crocetta

MESSINA-BARRESE E INTESA SANPAOLO

Forse pochi hanno notato che un altro gruppo del Nord Ovest, Intesa Sanpaolo, ha fatto segnare, venerdì, un suo record borsistico. L'azione del leader bancario italiano (oltre 4.600 sportelli e 12,3 milioni di clienti) ha chiuso le contrattazioni a 2,972 euro, dopo essere arrivata, nella giornata, fino a 2,998 euro. Il livello raggiunto è il più alto dall'inizio dell'anno e ha portato la capitalizzazione di Intesa Sanpaolo a 47,135 miliardi.
Quanta strada abbia fatto, a Piazza Affari, il gruppo presieduto dal torinese Gian Maria Gros.Pietro (Carlo Messina è l'amministratore delegato e Stefano Barrese il responsabile della Banca dei Territori) emerge anche dalla constatazione che alla fine di giugno 2016 l'azione Intesa Sanpaolo quotava 1,6 euro, meno della metà del prezzo registrato nell'estate precedente: 3,6 euro, massimo storico.
Intesa Sanpaolo, il cui maggior azionista è la Compagnia di San Paolo con il 9,198% del capitale – Blackrock ha il 5%, Fondazione Cariplo il 4,836% e Fondazione Cariparo solo più il 2,989% essendo scesa dal precedente 4,38% - ha da poco acquisito buona parte di Banca Veneto e della Popolare di Vicenza, finite in liquidazione; inoltre, ha accelerato i suoi prestiti a famiglie imprese, alle quali ha erogato 25 miliardi nei primi sei mesi, il 6,5% in più rispetto allo stesso periodo 2016.

Carlo Messina amministratore delegato Intesa San Paolo
Stefano Barrese responsabile Banca dei Territori


MAURIZIO E FEDERICO SELLA

Banca Patrimoni Sella & C., istituto torinese specializzato nel private banking, controllato da Banca Sella Holding e guidato da Federico Sella con il padre Maurizio – amministratore delegato e direttore generale il primo, presidente il secondo – ha rilevato le attività italiane di wealth management da Schroders, la quale, in cambio, diventa socia di Banca Patrimoni. L'accordo, trattato per mesi, è stato ufficializzato, con la notizia che il gruppo biellese è stato assistito, nell'operazione, dallo studio legale Pedersoli.
Banca Patrimoni Sella & C. ha chiuso il bilancio 2016 con una raccolta globale di 11,4 miliardi, un utile netto di 7,2 milioni (in calo rispetto ai due esercizi precedenti) e un patrimonio netto di 75,5 milioni. Al 31 dicembre il suo Cet1, indicatore di solidità, è risultato del 16,57%, superiore al 15,80% del 31 dicembre 2015. Vice presidenti sono Massimo Coppa, esponente della famiglia che è anche azionista, e Mario Deaglio.
Maurizio Sella, grande capo dell'omonimo e storico gruppo biellese, saldamente controllato dalla numerosa famiglia del fondatore (al vertice si trova la sapa Maurizio, società in accomandita per azioni) è un protagonista del sistema finanziario nazionale ed è stato, fra l'altro, presidente dell'Abi.

Maurizio Sella, numero uno dell'omonimo Gruppo
Federico Sella ad-dg Banca Patrimoni Sella

                                                                                                         

GIOVANNA VITELLI E MASSIMO PEROTTI

A Cannes, all'ultimo Festival della nautica, Azimut-Benetti e la Sanlorenzo hanno fatto man bassa di premi e hanno raccolto diversi ordini importanti. Un ulteriore riconoscimento dell'eccellenza e della competitività internazionale dei due Cantieri del Nord Ovest, leader a livello mondiale e protagonisti, naturalmente, anche al Salone nautico di Genova, dove hanno prova quotidiana del loro valore con nuovi contratti e manifestazioni di ammirazione.
Azimut-Benetti (presidente è il fondatore Paolo Vitelli, vice presidente operativo la figlia Giovanni), ha un valore di produzione di oltre 700 milioni a livello di gruppo e un portafoglio ordini di 415 milioni, superiore del 34% all'esercizio precedente. Dati confermati dalla stessa Giovanna Vitelli, con la notizia che nei prossimi tre anni saranno investiti 35 milioni.
Torinese, come l'Azimut-Benetti, dove ha lavorato a lungo ed è stato direttore generale, è anche Massimo Perotti, titolare e presidente della Sanlorenzo, che ha cantieri nello Spezzino e a Viareggio. La Sanlorenzo ha un fatturato di 314 milioni, un portafoglio ordini di 360 milioni e 400 dipendenti diretti, in crescita. Il suo piano industriale 2017-2020 prevede investimenti per 100 milioni: 42 per nuovi modelli, 52 in strutture e 6 in ricerca.

Giovanna Vitelli vice presidente operativo Azimut-Benetti
Massimo Perotti titolare Sanlorenzo









RENZO PIANO E GENOVA

Architetto tra i più apprezzati e invocati al mondo, il genovese Renzo Piano, creatore di opere entrate nella storia del design e dell'urbanistica, Senatore a vita, non dimentica mai la sua città, che ama profondamente e alla quale, periodicamente, dona progetti e soluzioni per accrescerne la bellezza, la funzionalità, lo sviluppo.
Il regalo più recente a Genova, Renzo Piano lo ha fatto con il progetto della “Piazza del Vento”, un campo di 57 alberi di barca a vela strallati con fiocchi per interagire con il vento e il sole, dotato anche di un campo sonoro - “Melodie mediterranee” - creato collegando gli alberi tra loro con cavi metallici. La “Piazza del Vento” è stata realizzata con il contributo dall'Ucina-Confindustria nautica; si trova all'ingresso del Salone nautico, dove è stata inaugurata.
Salone tornato, quest'anno, a riscuotere un notevole successo e rievocare la vocazione marinaresca della Superba. Una caratteristica, quella della blue economy, ribadita dai dati relativi alle esportazioni del primo semestre, quando sono state vendute all'estero navi e imbarcazioni per 395 milioni (+5,2%), tanti da far attribuire a questo settore il primato dell'export, davanti ai prodotti siderurgici e ai macchinari.
Ottant'anni compiuti il 14 novembre, figlio di costruttore edile, Renzo Piano già nel 2006 era stato inserito, da Time, fra le cento personalità più influenti al mondo. Oltre che archistar, Renzo Piano è un imprenditore di successo: il suo Renzo Piano Building Workshop, che, fra l'altro, impiega molti giovani, ha un notevole volume d'affari, non soltanto in Italia e in Francia. Ha anche costituito la Fondazione che porta il suo nome.

Renzo Piano


Sanità pubblica, le virtù valdostane

Sanità pubblica: appartiene alla Valle d'Aosta il record nazionale della puntualità (minori ritardi) dei pagamenti ai fornitori dei dispositivi medici. Il primato, confermato nel 2016, è stato riconosciuto alla regione alpina dalla Cgia, attendibile e attentissima associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. 
Sulla base di dati di Assibiomedica, infatti, la Cgia ha constatato che, in Valle d'Aosta, le aziende fornitrici di dispositivi medici a strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn) incassano il dovuto, mediamente, 76 giorni dopo la data di fatturazione, un tempo che è la metà della media italiana (153 giorni).
In Liguria il tempo medio del Ssn per questo genere di forniture è di 94 giorni e di 173 in Piemonte, battuto in lentezza da Sardegna (183 giorni), Sicilia (209), Campania (259), Calabria (443) e Molise (621), maggiore ritardatario. Comunque, rispetto al 2011, i tempi medi di pagamento ai fornitori di dispositivi medici si sono ridotti del 49% a livello nazionale, del 51,9% in Liguria, del 36,7% in Piemonte e del 32,7% in Valle d'Aosta.
Proprio la Valle d'Aosta è anche la regione che, nel 2015 (ultimo dato disponibile), ha presentato il secondo minor debito pro-capite verso il complesso dei fornitori degli enti del Servizio sanitario nazionale: 125 euro, superiore soltanto ai 97 euro medi degli abitanti delle Marche (377 euro la media italiana). Infatti, l'indebitamento totale delle Marche nei confronti dei fornitori del Ssn era di 149,1 milioni di euro, mentre era di 15,9 milioni quello della Valle d'Aosta.
Nel 2015, la Sanità pubblica aveva un indebitamento verso i fornitori pari a 1,831 miliardi in Piemonte (416 euro per ogni residente) e a 463 milioni in Liguria (295 euro a testa). Quanto all'intera Italia, il debito ammontava a 22,9 miliardi, corrispondenti a 377 euro per persona.
Anche per il debito del Ssn pro-capite verso i fornitori, il record negativo è stato fatto segnare dal Molise con 1.735 euro per abitante (541,4 milioni in totale). Nella relativa graduatoria, il Piemonte è finito in settimana posizione e la Liguria in tredicesima.
Ancora la Cgia, con la sua ricerca, ha evidenziato che, nel periodo 2011-2015, quando l'indebitamento del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei suoi fornitori è diminuito di 15 miliardi a livello nazionale, quindi del 39,7% rispetto ai quasi 38 miliardi dell'inizio del periodo considerato. Un tasso di riduzione superiore a quello medio italiano è stato fatto registrare dalla Valle d'Aosta (-41,8%), mentre sono risultati inferiori quelli del Piemonte (-31%) e della Liguria (-31%).
Tra il 2011 e il 2015, comunque, il Piemonte ha ridotto di 824,3 milioni il suo indebitamento sanitario verso i fornitori e di 257,3 milioni la Liguria.
La regione più virtuosa nel tagliare il debito sanitario? Le Marche (69,5%), che hanno fatto meglio anche della Campania (-55,4%) e del Veneto (-51%). Al contrario, a fare peggio sono state Umbria, che ha aumentato il debito del 57,7% e Molise (+39,7%).



Una buona estate anche per le banche

Estate positiva per le banche, in Italia. A provarlo sono i dati comunicati dall'Abi, l'associazione nazionale degli istituti di credito. I prestiti alla clientela sono cresciuti e, al 31 agosto, sono risultati pari a 1.762,1 miliardi. E' tornata ad aumentare anche la raccolta complessiva da clientela, che è salita a 1.708,4 miliardi (+0,6% rispetto alla stessa data 2016). Inoltre, sono calate le sofferenze nette, mentre è continuato il recupero di redditività.
In particolare, i depositi da clientela (conti correnti, certificati e pronti/termine), al 31 agosto, sono ammontati a 1.401,8 miliardi, 57,5 miliardi in più rispetto a 12 mesi prima (+4,3%); quanto ai prestiti a famiglie e imprese sono risultati pari a 1.362 miliardi, l'1,1% in più rispetto al 31 agosto dell'anno scorso (in totale, cioè comprendendo anche le società finanziarie e la Pubblica amministrazione, gli impieghi in essere a fine agosto erano pari a 1.762,1 miliardi, l'1,4% in più).
Evidente soddisfazione è, poi, emersa dall'Abi, di cui è vice presidente Camillo Venesio (Banca del Piemonte), in seguito alla constatazione che le sofferenze nette sono scese, a fine luglio, a 65,8 miliardi, il valore più basso dal marzo 2013, così che il loro rapporto sugli impieghi totali si è ridotto al 3,82%, mentre era ancora al 4,89% al 31 dicembre scorso.
Le sofferenze – così vengono definiti i i crediti la cui riscossione totale non è certa, perché i soggetti debitori si trovano in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili – sono diminuite di 23 miliardi rispetto agli 88,8 miliardi emersi alla fine di novembre 2015, quando hanno fatto registrare il loro massimo.
Seguono notizie relative a tre banche del Nord Ovest comprese nell'elenco delle Lsi-Less significant institution, come vengono chiamate quelle che, per le loro dimensioni minori, non costituiscono comunque un problema per il sistema.

BANCA REALE – Al 100% di Reale Mutua Assicurazioni, compagnia a capo di Reale Group, sempre più grande e forte, la Banca Reale sta perseguendo il suo sviluppo commerciale anche attraverso i suoi “Spazi Banca”, mini sportelli all'interno di prescelte agenzie assicurative dello storico Gruppo torinese. Nel 2016 ne ha aperto quattro, portando a 10 il totale di fine anno; ma l'ampliamento di questa particolare rete distributiva sta continuando ed è in accelerazione. Per ora, invece, non risultano in programma inaugurazioni di altre filiali tradizionali, dopo quella di Bologna, nel luglio 2016, che si è aggiunta Verona, Parma, Legnano, Milano, Borgosesia e, naturalmente, alle tre del capoluogo piemontese.
Banca Reale, presieduta da Iti Mihalich, straordinario numero uno del Gruppo, alla fine del 2016 presentava una raccolta globale da clientela pari a 10,735 miliardi, superiore del 4,5% a quella dell'esercizio precedente, oltre che impieghi alla clientela per 275,3 milioni(+12%) e un patrimonio netto di 60,2 milioni. Il suo utile netto è stato di 1,8 milioni.
Dotata di circa 140 dipendenti, Banca del Piemonte, che ha come testimonial Gigi Buffon, è guidata da Massimo Luvié, fra l'altro condirettore generale della Reale Mutua, dove affianca Luca Filippone, il quale è consigliere di amministrazione della Banca, come Luigi Lana e, fra gli altri, Marco Weigmann.
Massimo Luvié direttore generale Banca Reale
BANCA PASSADORE – Primo semestre in accelerazione per la Banca Passadore, controllata dall'omonima famiglia genovese, che, fra l'altro, ne esprime il presidente e l'amministratore delegato-direttore generale, rispettivamente Augusto Passadore e il figlio Francesco. Al 30 giugno scorso, infatti, la raccolta è ammontata a 2,439 miliardi (+9,8% rispetto alla stessa data del 2016), gli impieghi sono saliti del 5,7% a 1,660 miliardi, i titoli in deposito a 4,560 miliardi (+8%) e i fondi propri a 177,350 milioni (+3,38%). Il rapporto sofferenze/impieghi è risultato dello 0,8$% e l'utile netto di 8,686 milioni (10,1 nella prima parte dell'esercizio precedente). Cet1 al 12,6%.
La Banca Passadore, che conta 390 dipendenti e 23 sportelli, dislocati in sette regioni (l'apertura più recente è stata ad Alba) ha come vice presidente il torinese Carlo Acutis, la cui famiglia controlla la Vittoria Assicurazioni. Acutis è azionista della Banca Passadore, così come questa lo è della Yarpa di Acutis e di Vittoria Capital. Nel portafoglio della Passadore si trova anche il 9,7% del Banco di Azzoaglio, a suo volta socio della Banca genovese, che vede nel suo Consiglio di amministrazione, fra gli altri, Alessandro Garrone (Erg) e il subalpino Alberto Brignone.

BANCO AZZOAGLIO – Come l'alleata Banca Passadore di Genova ha aperto, da poco, la sua prima filiale nella provincia di Cuneo, ad Alba, così il Banco Azzoaglio di Ceva, socio della Passadore, come questa lo è della Banca ligure, si appresta a diventare operativo, direttamente, per la prima volta, fuori dalla provincia di Cuneo e dal Ponente Ligure, suoi territori di riferimento. Il Banco Azzoaglio, controllato dall'omonima famiglia fin dalla sua fondazione, nel 1879, ha in programma, infatti, di aprire a Torino una sede di rappresentanza, che potrebbe poi diventare una filiale, ripetendo così l'esperienza della Passadore ad Alba.
Pilotato da Francesco Azzoaglio, amministratore delegato e direttore generale (presidente è Mauro Rebutto, assistito da Simone ed Erica Azzoaglio, direttori centrali oltre che consiglieri di amministrazione), il Banco Azzoaglio ha chiuso il 2016 con una raccolta globale da clientela pari a 1,558 miliardi (+5,65% rispetto al 2015); in particolare, la raccolta diretta è ammontata a 660 milioni, mentre gli impieghi alla clientela sono risultati di 505 milioni (+9,9%), per il 51% sotto forma di mutui. Le sofferenze nette sono risultate pari al 2,6% degli impieghi. Praticamente invariati l'utile netto (un milione) e il patrimonio netto (60,5 milioni). Il Cet1 è risultato del 11,68%.
A fine 2016, il Banco Azzoaglio contava 135 dipendenti e 19 sportelli, 5 dei quali nella Liguria di ponente.


In calo le liti con il Fisco

Calano le liti tra i contribuenti e il fisco. E diminuisce anche il numero delle controversie giacenti; in questo caso, però, non dappertutto. In tre province del Piemonte, infatti, le controversie giacenti sono aumentate e in Valle d'Aosta più che in tutto il resto d'Italia. E' la sintesi del rapporto appena pubblicato dal Dipartimento delle Finanze del Mef, che presenta i dati e le analisi del contenzioso tributario al 30 giugno 2017.
In particolare, per quanto riguarda le tre regioni del Nord Ovest, il ministero dell'Economia e delle Finanze ha comunicato che le Commissioni Tributarie Provinciali (Ctp) hanno ricevuto complessivamente, nel secondo trimestre di quest'anno, 1.858 nuovi ricorsi (20,6 come media giornaliera), del valore totale di 200,844 milioni di euro.
Dal primo giorno di aprile all'ultimo di giugno, alle Ctp piemontesi sono pervenute 1.050 nuove controversie (per 197,7 milioni di euro), alle liguri 753 (per 41,8 milioni) e a quella valdostana 55, per 3,1 milioni.
A livello provinciale, nel secondo trimestre 2017, i nuovi ricorsi di persone fisiche e giuridiche contro gli enti impositori di tasse, tributi e contributi (fisco, in termini generali), sono stati 159 ad Alessandria, 41 ad Asti, 56 a Biella, 101 a Cuneo, 103 a Novara, 508 a Torino, 30 a Verbania e 52 a Vercelli; 425 a Genova, 100 a Imperia, 122 a La Spezia e 106 a Savona.
In seguito alle “definizioni”, cioè alle sentenze delle Comissioni tributarie provinciali nel periodo aprile-giugno, le controversie “pendenti”, cioè in attesa di giudizio, alla fine del semestre, sono risultate 1.223 ad Alessandria (+0,91% rispetto al 31 marzo), 125 ad Asti (-17,22%), 508 a Biella (-9,45%), 795 a Cuneo (-0,50%), 426 a Novara (.2,96%), 1.921 a Torino (-1,39%), 101 a Varbania (+32,89%) e 135 a Vercelli (+8,87%).
In Liguria, 1.150 a Genova (-1,46%), 1.518 a Imperia (-1,75%), 718 a La Spezia (-0,83%) e 432 a Savona (-6,7%). Quanto ad Aosta, le controversie pendenti al 30 giugno ammontavano a 96, a fronte del 31 marzo. Perciò, il contenzioso da dirimere da parte della Commissione tributaria provinciale di Aosta, nel secondo trimestre di quest'anno è aumentato del 65,5%, tasso record a livello nazionale.
In tutta l'Italia, dall'inizio di aprile alla fine di giugno 2017, i ricorsi presentati alle Ctp sono 45.133 (-8,9% rispetto al corrispondente periodo 2016) e 54.652 quelli definiti, per cui sono risultati 286.271 i pendenti al termine del primo semestre (-3,2%).
A loro volta, le Commissioni tributarie regionali, secondo grado di giudizio nelle liti tra contribuenti e fisco, hanno registrato 17,424 nuovi appelli (-8,7%) e, al giugno, contavano 154.532 cause pendenti (+0,94%).
Alla Ctr piemontese sono pervenuti, nel secondo trimestre, 418 nuovi appelli, uno in più della Ctr ligure, mentre alla valdostana ne sono giunti 15. Il totale degli appelli pendenti al 30 giugno appena passato, è di 42 alla Ctp valdostana (+23,5% rispetto al 31 marzo), 3.123 a quella piemontese (-5,28%) e 4.780 a quella ligure (-3,98%).
Il valore complessive delle 852 controversie presentate, nel trimestre aprile-giugno, alle Commissioni tributarie regionali del Nord Ovest è di 45,626 milioni di euro, 75,7 dei quali relativi al Piemonte, 45,2 alla Liguria e 361.750 alla Valle d'Aosta.
Dai dati del ministero dell'economia e delle Finanze, fra l'altro, emerge che il Nord Ovest, nel suo insieme, è relativamente meno litigioso con il fisco (rapporto tra popolazione e numero di controversie), rispetto ad altre aree nazionali: il suo tasso di litigiosità fiscale è risultato del 4,1% mentre la sua popolazione è pari al 10% degli abitanti in Italia.
Ancora a livello nazionale, il Mef ha segnalato che nelle Commissioni tributarie provinciali il 45% dei giudizi è stato favorevole all'ente impositore, quindi al fisco , mentre il contribuente ha vinto nel 32% dei casi. E negli appelli, le Commissioni tributarie regionali hanno dato ragione all'ente impositore nel 48% dei casi a fronte del 37% a favore del contribuente.