Potpourri di Fondazioni piemontesi


CUNEO PROMUOVE L'AGROALIMENTARE 4.0

Agroalimentare 4.0 è il titolo del programma di iniziative strategiche della Fondazione Crc (Cuneo) finalizzate all'accelerazione e alla diffusione dell'innovazione nel settore agroalimentare cuneese. Un'iniziativa rilevante che ha già preso l'avvio con la progettazione preliminare di un primo intervento riguardante la tracciabilità, diventata un fattore determinante. “Intervento per il quale è stato previsto un impegno di un milione di euro – si legge nelle news del sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte (www.fondazionibancariepiemonte.it) - e reso possibile anche in seguito alla scrupolosa ricerca sull'innovazione nel settore agroalimentare coordinata dal Centro Studi della Fondazione Crc e realizzata in collaborazione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria)”.
La Fondazione Crc intende favorire le condizioni perché i prodotti dell'eccellenza agroalimentare del Cuneese, suo territorio di pertinenza, adeguatamente tracciati in modo da garantirne e certificarne la provenienza, possano trovare sbocco e apprezzamenti in nuovi mercati, potenzialmente ricchi di clienti pronti a riconoscere i valori della migliore produzione del territorio.
Dal sito dell'Associazione delle Fob piemontesi, presieduta da Giovanni Quaglia, si apprende inoltre che i primi risultati dello studio di fattibilità, affidato dalla Fondazione Crc all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e ancora in corso, “evidenziano già l'importanza di investire sull'acquisizione di competenze, necessarie per consentire alle imprese cuneesi della filiera agroalimentare di attuare quel processo di digital transformation che incentiva e facilita l'accesso al mercato dell'e-commerce, in rapidissima espansione e particolarmente adatto ai prodotti di alta qualità, sia pure di nicchie più o meno grandi”.

Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc

IL PRIMO BILANCIO SOCIALE DELLA CONSULTA DI TORINO

La Consulta per la valorizzazione dei Beni artisti e culturali di Torino ha appena pubblicato il “Bilancio sociale 2017/ Trent'anni di attività”, corposo volume illustrato che “è' un compendio di cosa e di come i soci Consulta hanno voluto e saputo fare per la Città durante questo, ormai non breve, periodo” ha scritto il past president Luigi Garosci, aggiungendo che l'iniziativa “è anche un modo per ringraziare il luogo in cui, come persone e come aziende, siamo nati, abbiamo lavorato e passato il tempo della nostra vita. Un luogo e una Città che amiamo, nella quale ritroviamo le radici, le tradizioni, le eccellenze”.
Torino ha insegnato molte cose all'Italia e al mondo. Con questa pubblicazione, la Consulta cerca di “farle sapere a chi ancora non le conosce” ha sotolineato Luigi Garosci, convinto che “la bellezza è sempre stata un'ottima ambasciatrice e Torino è anche bellezza”.
La Consulta per la valorizzazione dei Beni artistici e culturali di Torino ha realizzato, finora, più di 90 interventi, che hanno comportato tre milioni di ore di lavoro di storici dell'arte, restaurato e professionisti, oltre che un investimento complessivo superiore ai 30 milioni di euro.
I soci della Consulta sono: 2A, Arriva, Banca del Piemonte, Banca Fideuram, Banca Passadore, Buffetti, Buzzi Unicem, Cln, Compagnia di San Paolo, Costruzioni Generali Gilardi, Deloitte & Touche, Ersel, Fenera Holding, Exor, Ferrero, Fca Fiat Chrysler Automobiles, Fondazione Crt, Garosci, Geodata, Gruppo Ferrero-Sied Energia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, Megadyne, M.Marsiaj & C, Reale Mutua, Reply, Skf, Unione Industriale di Torino, Vittoria Assicurazioni.
Presidente attuale della Consulta è Adriana Acutis, la quale ha precisato che il primo bilancio sociale ha “la finalità di condividere con gli stakeholders il valore generato, mettendo in evidenza le peculiarità proprie dell'associazione e la valenza del metodo adottato”, concludendo la sua introduzione con l''augurio che il modello di Consulta “possa crescere ed essere replicato in altre regioni, a favore dell'inestimabile patrimonio artistico e cultura del Paese”.

Appartamento della Regina alla Palazzina di Stupinigi, un intervento della Consulta 

FOSSANO FINANZIA IL RESTAURO DI PALAZZO BURGOS

Il recupero di uno dei palazzi storici più belli del centro di Fossano – Palazzo Burgos – sarà il risultato dei lavori di restauro finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, insieme con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano e il Comune. La ristrutturazione prenderà il via nella prossima primavera. Il progetto è già stato approvato dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo.
Nel suo complesso, il progetto prevede interventi di ristrutturazione delle facciate esterne, degli infissi e dell'androne, l'insonorizzazione dei locali adibiti ad aule e la realizzazione di nuove aule didattiche (Palazzo Burgos è sede della Fondazione Fossano Musica e della relativa scuola), la costruzione dell'ascensore per l'accesso alle persone con disabilità, la messa in sicurezza dell'impianto elettrico più una serie di interventi minori.
Come si può leggere sul sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, “L'ammontare complessivo dei lavori supera i 600.000 euro, di cui 150.000 a carico del Comune di Fossano, proprietario del Palazzo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano e la locale Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artisti e Culturali si faranno carico della parte restante”.
Gianfranco Mondino, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano ha spiegato che “il sostegno finanziario della Fondazione è importante e convinto, avendo una duplice valenza: il restauro di un importante edificio nel centro di Fossano contribuisce al suo ulteriore abbellimento e la ristrutturazione migliora la funzionalità e l'efficienza didattica della scuola di musica, la cui attività è in continua espansione”.
Gianfranco Mondino ha anche espresso il suo compiacimento per il nuovo intervento della Consulta, di cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano è socio costituente. “In seguito all'impegno per il restauro di Palazzo Burgos, supera i tre milioni di euro il valore degli stanziamenti della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano” ha riferito Gianfranco Mondino, ricordando che “Le principali aziende fossanesi, unitamente alle Fondazioni, danno pertanto un forte impulso al miglioramento del centro storico cittadino che, recentemente, ha ottenuto significativi riconoscimenti a livello piemontese”.
Ancora in merito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, va aggiunto che la stessa ha ricevuto in donazione da Massimo Squarotti l'edificio a tre piani, dove ha abitato l'omonima famiglia, in pieno centro storico. Massimo Squarotti ha deciso di donare l'immobile alla Fondazione in memoria della madre Quirina Gamba e del padre Giovanni, direttore generale della Cassa di Risparmio di Fossano per una quarantina d'anni.

Gianfranco Mondino, presidente Fondazione Cr Fossano

L'IMPEGNO DI SALUZZO PER CASA CAVASSA E L'OSPEDALE

I nuovi restauri di Casa Cavassa, diventata sede del museo civico di Saluzzo, dopo essere stata antica dimora dei Marchesi di Saluzzo, costituiscono una delle attività finanziate, pochi mesi fa, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, ben consapevole del valore storico e artistico di questa struttura che ha avuto il suo massimo splendore tra il XV e il XVI secolo, periodo degli straordinari affreschi a grisaille e della pala della Madonna della Misericordia firmata dal fiammingo Hans Clemer.
Casa Cavassa, così denominata dopo esserne diventata di proprietà dell'omonima famiglia che la ricevette in dono dai Marchesi di Saluzzo, dei quali furono vicari generali Galeazzo Cavassa e suo figlio Francesco, appartiene al Comune di Saluzzo, destinatario del lascito di Emanuele Tapparelli d'Azeglio, diplomatico, filantropo e collezionista d'arte. Emanuele Tapparelli d'Azeglio ha donato l'edificio, che aveva comprato dai Cavassa, proprio perché il Comune lo trasformasse in museo, che è stato aperto al pubblico nel 1890.
Un altro impegno costante della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo è quello a favore dell'ospedale cittadino, che, a causa dei tagli imposti dai piani sanitari regionali, ha subito una progressiva dequalificazione ed è stato depauperato di prestazioni d'eccellenza trasferite altrove. La Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo sta contribuendo al recupero di servizi sanitari, a supporto anche dell'ambito territoriale. In quest'ottica si inquadra lo stanziamento deliberato dalla Fondazione nel 2017 per dotare di attrezzature sanitarie l'ospedale cittadino.
Relativa al settore sanitario è anche l'erogazione di 58.000 euro alla locale Croce Verde da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo per l'acquisto di una nuova ambulanza.

Casa Cavassa a Saluzzo


Altre notizie sull'attività delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria si possono leggere sul sito della loro Associazione: www.fondazionibancariepiemonte.it

Borsa: Prima Industrie e Buzzi Unicem nelle prime dieci più aggredite dall'Orso

Sono piemontesi due delle dieci società che hanno fatto registrare i maggiori ribassi percentuali dei prezzi delle loro azioni nella seduta di Borsa di oggi, 8 febbraio, dominata dall'Orso, cioè dalle vendite: si tratta di Prima Industrie e di Buzzi Unicem. Il titolo dell'impresa torinese presieduta da Gianfranco Carbonato ha chiuso a 34,85 euro (-6,32%) e quello del gruppo cementiero di Casale Monferrato a 20,77 euro (-6,19%). Il tasso di deprezzamento di Prima Industrie è risultato l'ottavo più elevato della seduta, quello di Buzzi Unicem il nono.
Il valore di Buzzi Unicem si è avvicinato al minimo del 29 agosto dell'anno scorso, quando fu di 19,31 euro; mentre il prezzo finale di Prima Industrie è rimasto ben lontano dagli 8,75 euro di due anni fa, il più basso degli ultimi quattro anni.
Proprio oggi, Buzzi Unicem, che fa capo all'omonima famiglia, ha anticipato che nel 2017 il gruppo ha avuto ricavi netti per 2,806 miliardi, con un incremento del 5,1% sui 2,669 miliardi del 2016. Ha venduto 26,8 milioni di tonnellate di cemento (+4,4%) e 12,3 milioni di metri cubi di calcestruzzo (+3,1%). In particolare, è risultato di 428 milioni il fatturato in Italia (+14%).
Positiva anche la riduzione dell'indebitamento netto, calato a 863 milioni al 31 dicembre scorso, dai 962 milioni alla stessa data 2016.
Enrico Buzzi, presidente Buzzi Unicem

Gianfranco Carbonato, presidente Prima Industrie













L'Orso di Piazza Affari (-2,26%) ha graffiato duramente anche Carige, il cui titolo ordinario è sceso del 5% a 0,0076 euro, minimo storico.  

Nel 2017 persi altri 25.000 abitanti

Altri 25.000 in meno. Nel 2017, le tre regioni del Nord Ovest hanno subito un ulteriore calo della popolazione. Il primo giorno di gennaio, i residenti sono risultati 6.059.700, lo 0,41 per mille in meno rispetto a dodici mesi prima, quando erano 6.084.700. Dati dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, che, all'inizio di quest'anno, ha censito 4.375.600 residenti in Piemonte, 1.557.800 in Liguria e 126.300 in Valle d'Aosta.
Proporzionalmente, a perdere più popolazione è stata la Liguria, “dimagrita” dello 0,48 per mille, tasso equivalente a 7.500 residenti. Inferiore di pochissimo è risultato il calo percentuale della Valle d'Aosta, che ha censito 600 abitanti in meno (-0,47 per mille) Invece, la popolazione del Piemonte è diminuita dello 0,38 per mille, corrispondente a 16.900 residenti.
Il calo del Nord Ovest, comunque, è risultato relativamente minore della media nazionale che è stata dell'1,6 per mille, pari a quasi 95.000 residenti, diventati così 60.494.800.
Non tutte le regioni, però, hanno perso popolazione: la Lombardia l'ha aumentata del 2,1 per mille (al primo giorno di gennaio2018 contava 10.039.900 residenti), l'Emilia-Romagna dello 0,8 per mille (4.452.200) e il Lazio dello 0,4 per mille (5.900.800); la provincia autonoma di Bolzano addirittura del 7 per mille (528.000).
Invece, altre regioni hanno evidenziato cali ben superiori alla media nazionale: fra queste, il Molise (6,6 per mille), la Campania (2,1 per mille) il Veneto (0,8 per mille) e la Toscana (0,5 per mille).
Il Piemonte si trova al settimo posto nella graduatoria delle regioni più popolose, la Liguria al dodicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo. In testa, dopo la Lombardia, figurano il Lazio e la Campania (5.826.700 residenti). Completano la top ten la Sicilia (5.027.700), il Veneto (4.903.500), l'Emilia-Romagna, la Puglia (4.049.300) e la Calabria (1.957.100).
L'anno scorso, in Italia, si sono registrate 464.000 nascite (-2% rispetto al 2016 e nuovo minimo storico) e 647.000 decessi, 31.000 in più.
Gli stranieri residenti nel nostro Paese sono risultati 5.065.000, pari all'8,4% della popolazione. Circa 224.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana nell'anno passato, quando gli immigrati sono stati 337.000 (+12% rispetto al 2016), mentre gli emigrati sono stati 153.000 (-2,6%). Delle persone che hanno lasciato la Penisola 40.000 erano di origine straniera e 112.000 cittadini italiani.

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria


Quattro torinesi in accelerazione


SKF ITALIA DA' SODDISFAZIONI AGLI SVEDESI

Per gli svedesi, l'Italia resta un Bel Paese. La Skf italiana, infatti, ha dato nuove soddisfazioni alla capogruppo svedese: nel 2017 ha fatturato 1,137 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2016) e ha conseguito un utile operativo di 110 milioni, il 9,5% in più rispetto ai 91 dell'esercizio precedente. Inoltre, ha fatto investimenti per 30,5 milioni (16,7 milioni nel2016). Il tutto con poco meno di 3.550 dipendenti (a livello mondiale, il gruppo Skf, leader nel mercato globale dei cuscinetti, attivo anche nel settore delle guarnizioni e della meccatronica, ha circa 45.000 occupati).
Amministratore delegato della Skf Italia, dal maggio del 2015, è Ezio Miglietta, torinese, 55 anni, laurea in Ingegneria meccanica nel 1988 al Politecnico di Torino, poi studi alla London Business School e alla Stantford University. Ha fatto tutta la carriera in Skf, dove è entrato nel 1989 e ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità in Italia e all'estero.

Ezio Miglietta, ad Skf Italia

ALPITOUR RAFFORZA LA SUA LEADERSHIP

Quello appena chiuso si è rivelato un ottimo esercizio anche per il gruppo Alpitour, che ha registrato un fatturato di 1,224 miliardi (1,141 miliardi nel bilancio precedente) un margine operativo lordo di 46 milioni (+25%) e un utile netto di 20,5 milioni. Agli aumenti ha contribuito in modo rilevante la divisione Tour Operating, che ha avuto ricavi per 747 milioni, oltre 62 in più. E anche il nuovo esercizio è incominciato in modo molto promettente, dato che i ricavi del gruppo sono cresciuti del 18% rispetto al corrispondente periodo precedente.
Nata 71 anni fa a Cuneo, come piccola agenzia di viaggi, Alpitour, da tempo con sede e direzione a Torino, circa 2.000 dipendenti, è il principale operatore italiano del settore. E' pilotata da Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato dal 21012, quando con altri manager e due fondi di private equity l'ha rilevata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che a sua volta l'aveva comprata dalla famiglia Isoardi di Cuneo.
Di Alpitour, che conta di raddoppiare il fatturato nei entro i prossimi quattro anni e ha in programma la quotazione in Borsa, è diventata socia la Tip del finanziere Giovanni Tamburi, acquisendone il 33% del capitale con un investimento di 120 milioni.

Gabriele Burgio, presidente e ad Alpitour

MEGADYNE FA IL POKER DI ACQUISIZIONI

Megadyne, società torinese che vanta la leadership mondiale nel settore delle cinghie di trasmissione potenza e dei nastri trasportatori, controllata dal fondo Astorg Partners e dalla famiglia Tadolini, ha comprato il il gruppo spagnolo Ave, produttore di nastri modulari in materiale plastiuco e acciaio. La nuova acquisizione, avvenuta nel dicembre scorso, fa seguito ad altre tre del 2017, quelle di Sacif, Megabelt e Cimexa, per un valore complessivo superiore ai 40 milioni.
Come ha spiegato Giorgio Tadolini, amministratore delegato di Megadyne, le acquisizioni sono contemplate nel piano strategico volto all'ampliamento della gamma prodotti, all'ingresso in altri mercati, al raggiungimento di un fatturato consolidato di 700 milioni entro il 2020 e, quindi, all'ottenimento delle migliori condizioni per la quotazione in Borsa.
Megadyne, che ha sede a Mathi, è stata fondata nel 1957 da Corrado Tadolini.

Giorgio Tadolini, amministratore delegato Megadyne

SKINLABO: 10.000 CLIENTI NEGLI OBIETTIVI 2018

Diecimila clienti, 30.000 “pezzi” venduti e un fatturato di 100.000 euro al mese sono gli obiettivi 2018 della start up SkinLabo, prima marca digitale italiana della cosmetica. Fondata sul finire del 2016 da un gruppo di imprenditori e venture capitalist provenienti dal mondo dell'e-commerce, dell'industria e della finanza, SkinLabo ha già raccolto dagli investitori 600.000 euro, 200.000 dei qualio provenienti dall'aumento di capitale varato nel dicembre scorso.

SkinLabo punta a un mercato in forte crescita, trainata soprattutto da donne giovani. Amministratore delegato è cofondatore è Angelo Muratore, marketing manager di Fca dal 2003 al 2009, business angel che ha al suo attivo più di dieci investimenti in aziende e start up, non solo italiane. Cofondatore è anche Carlo Tafuri, proprietario della piattaforma on line Brandsdistribution.com, protagonista europea nella distribuzione di abbigliamento e accessori per rivenditori. 

Carlo Tafuri, cofondatore SkinLabo

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri. Nell'estate scorsa, si diceva che Cedacri avrebbe ancora aumentato la sua partecipazione in Tecnoinvestimenti, allora al 4,9%, e in effetti ha poi l'ha incrementata di circa un punto; ma, oggi, 8 febbario, è stato comunicato ufficialmente che Cedacri ha venduto a un gruppo di investitori istituzionali quasi 2 milioni di azioni di Tecnoinvestimenti, pari al 4,25% del capitale della società che ha al vertice Enrico Salza (presidente) e Piera Andrea Chevallard (amministratore delegato).
La cessione, avvenuta al prezzo di 6,70 euro per azione, indica chiaramente che le strade si separano. Non è divorzio, però, almeno per ora; perché Cedacri manterrà l'1,4% del capitale di Tecnoinvestimenti per i prossimi sei mesi (lock-up).
La Borsa, comunque, non l'ha presa bene: a fine mattinata, l'azione Tencoinvestimenti quotava 7 euro, il 5,15% meno di ieri, quando, invece, aveva chiuso a 7,38 euro, suo massimo storico.
Cedacri è il principale operatore italiano nel settore dei servizi di outsourcing per banche e istituzioni finanziarie (fatturato di circa 330 milioni nel 2017). Sede a Colecchio, in provincia di Parma, Cedacri ha come maggiore azionista, dalla fine del dicembre scorso, un fondo gestito da Fsi Sgr, che ne ha rilevato il 27% del capitale per 99 milioni di euro. Tra i soci di Cedacri si trovano il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti (11,1%), Banca del Piemonte (4,2%) e Reale Mutua Assicurazioni (1,3%).

Tecnoinvestimenti, che ha il quartiere generale a Torino, nel 2017 ha fatturato 181 milioni (+22,9% rispetto al 2016) e prevede di avere ricavi superiori ai 215 milioni nel 2018, inizio di un triennio durante il quale investirà circa 29 milioni e farà nuove acquisizioni.

Enrico Salza, presidente Tecnoinvestimenti

Intesa Sanpaolo, scambi per 677 milioni Nel '17 Corcos più performante di Molesini

Diverse novità interessanti si possono trovare nel comunicato stampa diramato ieri, 6 febbraio, da Intesa Sanpaolo, la cui azione ordinaria ha fatto segnare, oggi, il nuovo record storico, così come la risparmio. Infatti, l'azione ordinaria ha chiuso a 3,21 euro (+3,41% rispetto alla seduta borsistica precedente) e l'azione di risparmio a 3,31 euro (+3,37%).
Fra l'altro, Intesa Sanpaolo è risultata al primo posto nella graduatoria basata sul controvalore delle azioni più scambiate nella giornata, dato che Piazza Affari, oggi, ha registrato compravendite di ordinarie della principale banca italiana per 677 milioni di euro, a fronte dei 399 milioni di euro di Fca-Fiat Chrysler Automobiles, la cui azione è stata quotata 18,856 euro, con un incremento del 6,77%, il più elevato nel paniere Mib, quello delle 40 maggiori quotate.
La nuova impennata di Intesa Sanpaolo è stata favorita dalla generale ripresa borsistica odierna, ma certamente è conseguente anche alle riconsiderazioni degli investitori sui dati presentati ieri dalla società che è presieduta da Gian Maria Gros-Pietro, guidata da Carlo Messina e con maggiore azionista la Compagnia di San Paolo.
“Nel 2018 – riporta la nota di Intesa Sanpaolo - è atteso un aumento del risultato netto rispetto al 2017”, che è stato di 3,8 miliardi, esclusi i 3,5 miliardi di contributo pubblico conseguente all'acquisizione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza; inoltre, “la politica di dividendi per l'esercizio 2018 prevede un impegno alla distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un pay out ratio pari all'85% del risultato netto”.
E le promesse di Carlo Messina finora sono state mantenute, come confermano le cifre del consuntivo del Piano di Impresa 2014-2017: dividendi cash per 10 miliardi, come previsto; circa 200 miliardi di nuovo credito di medio-lungo periodo all'economia reale, cioè a famiglie imprese (30 miliardi in più rispetto al Piano), spese del personale contenute nei 21 miliardi, acquisti e investimenti per 11 miliardi (uno in più), imposte dirette e indirette per circa 10 miliardi.
Ritornando ai risultati del solo 2017, il comunicato di ieri specifica i rispettivi contributi delle sei aree di business del Gruppo, che, alla fine dell'anno scorso, disponeva di 5.843 sportelli bancari (4.694 in Italia e 1.149 all'estero) e contava 96.892 dipendenti.
La Divisione Banca dei Territori, guidata da Stefano Barrese, ha avuto proventi operativi netti per 8,884 miliardi (+3% rispetto al 2016), pari al 52% dei proventi netti consolidati del Gruppo; il suo risultato lordo è stato di 2,328 miliardi (-10%) e di 1,371 miliardi l'utile netto (-24,3%)
Divisione Corporate e Investment Banking (responsabile Mauro Micillo): proventi netti per 3,341 miliardi (-1,3%), pari al 19% dei proventi netti consolidati; il risultato lordo è stato di 2,287 miliardi (+8%) e di 1,615 quello netto (+11,5%).
Terza maggiore Divisione è quella denominata International Subsidiary Banks (responsabile Ignacio Jaquotot) che ha avuto proventi operativi netti per 1,948 miliardi (-2,7%), un risultato lordo di 1,006 miliardi (+10,2%) e un utile netto di 827 milioni (+17,6%).
La Divisione Private Banking (clientela di fascia alta), guidata da Paolo Molesini, ha avuto proventi netti per 1,879 miliardi (+8%), un risultato lordo di 1,308 miliardi (+12%) e un utile netto di 879 milioni (+23,8%).
La Divisione Insurance (Intesa Sanpaolo Vita e Fideuram Vita), che fa capo a Nicola Maria Fioravanti) ha registrato proventi operativi netti per 1,067 miliardi, un risultato lordo di 887 milioni (-12%) e un utile netto di 613 milioni (-8,4%).
Infine, la Divisione Asset Management (Eurizon Capital), guidata Tommaso Corcos: proventi netti per 785 milioni, risultato lordo di 628 e utile netto di 439 milioni (+38,1%).

Dal confronto emerge che proprio la Divisione Asset Managent è quella che ha fatto registrare le migliori performances operative e reddituali, avendo la meglio anche sulla Divisione Private Banking
Tommaso Corcos (Asset Management)


Paolo Molesini (Private Banking)




Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa

Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa, oggi 6 febbraio. L'azione ordinaria ha chiuso a 3,104 euro, lo 0,66% in più rispetto a ieri. Un incremento che assume un valore ben maggiore se si considera che l'indice Mib, rappresentativo delle 40 principali quotate a Piazza Affari, è risultato negativo per il 2,08% (il calo di Exor è stato del 4,21% e del 3,99% quello dell'Italgas).
L'aumento di Intesa Sanpaolo, il secondo più elevato nel paniere Mib, comunque non è bastato a far superare il record storico dei 3,155 euro segnato il 30 gennaio appena passato.
Invece, l'azione di risparmio di Intesa Sanpaolo è quella che ha terminato la seduta in testa alla graduatoria dei dieci titoli più performanti della giornata: il suo prezzo finale è stato di 3,202 euro (+7,34% rispetto ai ieri). Ha beneficiato della notizia che Carlo Messina, l'amministratore delegato della prima banca italiana, porterà alla prossima assemblea dei soci la proposta della conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, alle condizioni che gli investitori hanno giudicato favorevoli.
Altrettanto positivi sono stati ritenuti i risultati 2017 del Gruppo guidato da Carlo Messina, il suo nuovo piano quadriennale e la decisione di distribuire, quest'anno, un dividendo complessivo di 3,4 miliardi di euro, cash. D'altra parte, il bilancio 2017 riporterà un utile netto 7,316 miliardi (compresi i 3,5 miliardi costituenti il contributo pubblico ottenuto come compensazione per avere rilevato Veneto Banca e Popolare di Vicenza, poste in liquidazione). Riporterà, inoltre, un Cet1 del 14%, indice di grande solidità patrimoniale.
A proposito di patrimonio, però, continua a far discutere la scelta di distribuire una così rilevante quota del profitto netto ai soci, invece di rafforzare ulteriormente i mezzi propri. I soci con più azioni di Intesa Sanpaolo sono la Compagnia di San Paolo (8,252% del capitale), il fondo BlackRock (5,010%) e la Fondazione Cariplo (4,836%).

Carlo Messina, ad Intesa Sanpaolo


COVER 50: VALTER CANTINO NUOVO CONSIGLIERE

Ancora una notizia riguardante una quotata torinese. L'assemblea di Cover 50, controllata e guidata dalla famiglia Fassino, ha eletto consigliere di amministratore Valter Cantino, che subentra a Aldo Milanese, mancato l'8 gennaio scorso. Valter Cantino, nato sotto la Mole nel 1961, laureato in Economia e Commercio all'Università di Torino, dove ora è professore ordinario di Economia aziendale e direttore del Dipartimento di Management.

Valter Cantino è anche consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Torino, consigliere di amministrazione della Seven e presidente del Collegio sindacale della Fondazione Crt, organo del quale fanno parte anche Piera Braja e Maurizio Delfino.  
Nel Consiglio di amministrazione di Cover 50, l'indipendente Valter Cantino affianca Pierangelo Fassino, fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo condiviso con il figlio Alberto Edoardo. 

Sanremo dedica un museo al suo Festival la Rai "brinda" ai conti dell'edizione 2018

Un affarone per la Rai, il Festival di Sanremo 2018. La nuova edizione della più famosa manifestazione musicale italiana renderà alla società concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale oltre 9 milioni di euro, forse 10. A prevederlo è Firstonline, il giornale web indipendente di economia e finanza che fa capo a Ernesto Auci e Franco Locatelli, direttore.
Come riporta Firstonline, che riporta quanto riferito da Angelo Teodoli, direttore di RaiUno, i costi del Festival di Sanremo ammonteranno, quest'anno, a 16,6 milioni, compreso l'onere previsto dalla convenzione con il Comune della Riviera dei Fiori. Quanto alle entrate, ammontano già a 25 milioni i ricavi derivanti dalla vendita della pubblicità ed è previsto un altro milione dallo stacco dei biglietti d'ingresso.
A proposito dei costi, è stato precisato che quelli relativi ai tre conduttori sono pari a 1,6 milioni, così suddivisi: 600.000 euro per Claudio Baglioni, anche direttore artistico; 400.000 euro per Michelle Hunziker e 300.000 euro per Pier Francesco Favino.

Michelle Hunziker

Altra notizia che riguarda la capitale italiana della musica. Oggi, all'interno del Casinò di Sanremo, sede provvisoria, è stato inaugurato il Museo del Festival, ideato e promosso dal commercialista Marco Canova, il quale, per la sua realizzazione, si impegnato molto e con grande determinazione. Fra gli oggetti in esposizione si trovano il mandolino di Renzo Arbore, il vestito indossato da Nilla Pizzi nell'edizione del 1958, microfoni degli anni cinquanta, un juke box, decine di cimeli, numerosi vinili e strumenti musicali che hanno segnato la storia del Festival, oltre che 14 dei 45 calchi di mano di artisti della canzone italiana.

A presentare il Museo del Festival, il cui allestimento è stato curato dall'architetto Alberto Pulinetti, con Marco Canova e il critico musicale Dario Salvatori, è stato il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, il quale ha detto che “quello di oggi è il nostro primo passo. L'obiettivo è ampliare il progetto e trovare uno spazio definitivo, perché un museo senza dimora fissa non stimola neppure le ricerche di pezzi rari e pregiati per arricchire la collezione”.

Marco Canova, ideatore del Museo del Festival

Auto: in gennaio l'Alfa Romeo batte Bmw ma Porsche ha la meglio sulla Maserati

Nel Nord Ovest, l'Alfa Romeo ha avuto la meglio sulla Bmw, nel Gran Premio delle vendite di gennaio; ma la sua vittoria ha un gusto un po' amaro. Soltanto in quattro delle tredici province dell'area formata da Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, infatti, l'Alfa Romeo ha fatto registrare un numero di nuove immatricolazioni superiore a quello della Bmw, la sua rivale tedesca. E' successo ad Aosta (476 gli acquirenti di vetture con il marchio del Biscione in gennaio, contro i 29 della Casa di Monaco di Baviera), nell'Imperiese (7 a 6), nel Savonese (16 a 8) e, logicamente, nella provincia di Torino (719 le vendite Alfa rispetto alle 171 della marca con gli scacchi bianco-azzurri).
Sull'intero mercato del Nord Ovest, comunque, l'Alfa Romeo ha prevalso nettamente: 1.351 le consegne di sue vetture nuove a clienti finali, a fronte delle 436 della Bmw, la quale ha avuto 34 clienti in provincia di Alessandria (18 l'Alfa Romeo), 26 nell'Astigiano (4), 24 nel Biellese (14), 37 nel Cuneese (24), 35 in provincia di Genova (23), 14 nello Spezzino (9), 34 nel Novarese (29), 7 nel Verbano-Cusio-Ossola (5) e 11 nel Vercellese (7).
In tutta l'Italia, l'Alfa Romeo ha venduto 4.520 auto nuove (+28,3% rispetto a gennaio 2017), la Bmw 4.832 (-5,11%). Pertanto, il Nord Ovest ha rappresentato il 29,9% del mercato nazionale della Casa appartenente interamente a Fca-Fiat Chrysler Automobiles, rispetto al 9% dell'Audi. La forte sproporzione evidenzia lo sbilanciamento dell'Alfa sul mercato di casa, mentre è equilibrata la quota del Costruttore tedesco.
Un confronto analogo si può fare tra Maserati e Porsche. Questo altro duello itao-tedesco, però, ha visto, in gennaio, la vittoria netta della Casa di Stoccarda, anche nel Nord Ovest (62 nuove immatricolazioni, 20 più della Maserati), oltre che in tutto il Paese (678 contro le 268 della Casa con il Tridente).
Nel mese scorso, Maserati ha venduto più di Porsche unicamente in provincia di Alessandria (4 a 3) e in Valle d'Aosta (16 a 3). E' finita pari nelle province di Asti (1 a 1), Imperia (0 a 0) e Verbania (0 a 0). In tutto il resto del Nord Ovest Porsche ha avuto più clienti: 2 a Biella (Maserati 0), 10 a Cuneo (9), 5 a Genova (3) come a La Spezia (1) e a Novara (0), 1 a Savona (0), 25 a Torino (8) e 2 a Vercelli (0). Il Nord Ovest ha rappresentato il 9,14% del mercato italiano di Porsche e il 15,67% di quello della Maserati.

Alfa Romeo e Maserati, marchi premium di Fca, hanno un nuovo responsabile a livello globale: Tim Kuniskis, da 26 anni nel Gruppo e da tempo nel Gec, il ristretto team dei principali collaboratori di Sergio Marchionne.

Tim Kuniskis, nuovo capo Alfa Romeo e Maserati

Scialuppa Crt Onlus: 2,6 milioni nel 2017 per aiutare tante famiglie sovraindebitate

Oltre 2,6 milioni di euro: è la somma stanziata, nel 2017, dal Consiglio di amministrazione de La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione antiusura, per garantire nuovi prestiti bancari a 117 soggetti del Piemonte e della Valle d'Aosta che, altrimenti, per il loro sovraindebitamento, potevano finire nella larga e inesorabile rete degli strozzini.
I nuovi finanziamenti della Scialuppa CRT Onlus sono stati deliberati dopo l'istruttoria dei volontari della Fondazione e il parere favorevole della specifica Commissione dell'Ente torinese costituito vent'anni fa, con lungimiranza, dalla Fondazione CRT, la quale continua a sostenerlo generosamente, con la consapevolezza della sua efficacia e del suo valore socio-economico.
I volontari della Scialuppa CRT Onlus, l'anno scorso, hanno assistito 895 soggetti a rischio di usura: singoli individui, famiglie, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, incontrati riservatamente, ascoltati, aiutati anche con consulenze, sempre molto qualificate e totalmente gratuite.
In seguito agli interventi dell'anno scorso, a fine 2017 sono diventati più di 2.000 i finanziamenti deliberati dalla Scialuppa CRT Onlus dall'inizio della sua attività (2.089, per la precisione), per un totale di 36,3 milioni di euro e sono risultate 13.566 le consulenze fornite dai suoi volontari ad altrettanti soggetti che hanno richiesto aiuto.
Tutti gli “sos” raccolti dalla Scialuppa CRT Onlus, che opera in Piemonte e Valle d'Aosta, vengono esaminati dai circa 40 volontari -funzionari e dirigenti di banca in pensione – impegnati a cercare le soluzioni più adeguate e opportune.
I problemi dei sovraindebitati a rischio di usura, ma nelle condizioni di poter essere “salvati”, vengono risolti favorendo la ristrutturazione dei loro debiti e con la concessione della garanzia della Fondazione necessaria per ottenere un nuovo finanziamento bancario, naturalmente quando chi è finito in gravi difficoltà dispone comunque di un reddito familiare sufficiente ad assicurare la restituzione del prestito agevolato.
La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione Antiusura è presieduta da Ernesto Ramojno e ha Luciana Malatesta come consigliere delegato.
La gravità della piaga dell'usura è stata ribadita, ancora pochi giorni fa, da Papa Francesco, il quale ha ricordato, testualmente che “L'usura umilia e uccide. L'usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l'azienda. E si può prevenirla educando a uno stile di vita sobrio, che sappia distinguere ciò che è superfluo e ciò che è necessario e che responsabilizzi a non contrarre debiti per procurarsi cose alle quali si potrebbe rinunciare”.
Papa Francesco ha aggiunto che “Alla base delle crisi economiche e finanziarie c'è sempre una concezione di vita che pone al primo posto il profitto e non la persona. La dignità umana, l'etica, la solidarietà e il bene comune dovrebbero essere sempre al centro delle politiche economiche attuate dalle pubbliche istituzioni. Da esse ci si attende che disincentivino, con misure adeguate, strumenti che, direttamente e indirettamente, sono causa di usura, come a esempio il gioco d'azzardo”.

Questa la conclusione del Pontefice: “L'usura è un peccato grave: uccide la vita, calpesta la dignità delle persone, è veicolo di corruzione e ostacola il bene comune. Essa indebolisce anche le fondamenta sociali ed economiche di un Paese. Infatti, con tanti poveri, tante famiglie indebitate, tante vittime di gravi reati e tante persone corrotte, nessun Paese può programmare una seria ripresa economica né tanto meno sentirsi al sicuro”.

Ernesto Ramojno

Luciana Malatesta

Aeroporti: Genova vola a bassa quota Torino soltanto 13° a livello nazionale

Ha volato basso, nel 2017, l'aeroporto di Genova. Il “Cristoforo Colombo”, infatti, nell'anno appena passato, ha avuto 1.249.374 passeggeri, lo 0,7% dei 175.413.402 registrati dai 38 scali italiani censiti da Assaeroporti, la loro associazione.
Il dato dell'anno scorso, ancora inferiore dell'1,6% a quello del 2016 mentre è stata del 6,4% la crescita media del sistema aeroportuale nazionale, pone il Cristoforo Colombo al posto numero 23 nella graduatoria 2017 degli scali italiani, dietro persino a quelli di Trapani, Alghero, Brindisi e Lamezia Terme.
Questa situazione certamente rappresenta una denuncia dei problemi dell'aeroporto di Genova e della città stessa, ancora in grosse difficoltà come confermano diversi indicatori economici e sociali; ma è anche uno sprone a fare di più, ai fini di un rilancio e di un recupero nei confronti di scali confrontabili, oltre che un motivo di fiducia perché mostra chiaramente quanto siano ampi i margini di crescita e di miglioramento.
L'Aeroporto di Genova ha come azionista di maggioranza assoluta l'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale con il 60% del capitale, mentre la Camera di commercio di Genova ne possiede il 25% e la Aeroporti di Roma il 15% restante. Presidente della società, dal luglio scorso, è Paolo Odone, classe 1942, per tanti anni al vertice della locale Camera di commercio, dove esercita un grande potere Maurizio Caviglia, il Segretario generale che figura tra gli amministratori pubblici con i redditi più alti in Liguria.
Nella classifica nazionale degli aeroporti con più passeggeri nel 2017, naturalmente al primo posto si trova Roma Fiumicino (40.971.881). Il podio è completato da Milano Malpensa (22.169.167) e Bergamo Orio al Serio (12.336.137). Quarto è lo scalo di Venezia (10.371.380), che precede quelli di Milano Linate (9.548.363), Catania (9.120.913), Napoli (8.577.507), Bologna (8.198.156), Roma Ciampino (5.885.812) e Palermo (5.775.274).
Subito dopo i top ten si trovano gli aeroporti di Pisa (5.233.831 passeggeri) Bari (4.686.016) e Torino (4.176.556).
L'incremento dell'aeroporto di Torino è stato del 5,8% rispetto al 2016 e tale da far segnare il nuovo record storico; però, è risultato inferiore alla media nazionale (6,4%) e tale da non consentire di superare il tredicesimo posto nella graduatoria 2017 basata sui clienti degli scali del Bel Paese. E i
dati del “Sandro Pertini”, l'assoluto e quello percentuale, diventano ancora più significativi valutando che i passeggeri che hanno utilizzato l'aeroporto di Caselle rappresentano meno del 2,4% delle persone transitate in tutti gli scali dell'Italia.
Il “Sandro Pertini” è gestito, dal 1956, dalla Sagat, società che ne ha la concessione almeno fino al 2035 e che da cinque anni esatti ha come azionista di maggioranza assoluta, con il 75,28% del capitale, 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti). Il 10% fa capo alla Fct Holding, finanziaria del Comune di Torino, il 6,76% a Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% alla Città Metropolitana. Presidente è Giuseppe Donato e amministratore delegato Roberto Barbieri.

Roberto Barbieri, ad Sagat 
Paolo Odone, presidente Aeroporto di Genova

Borsa: scesa al minimo storico la Gedi Gruppo editoriale dei De Benedetti

Zampata dell'Orso, oggi, 5 febbraio, su Gedi Gruppo Editoriale. L'azione dell'impresa, controllata dalla Fratelli De Benedetti attraverso la Cir con il 43,4% e partecipata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che ne possiede il 6,98%, ha chiuso la seduta di Borsa a 0,621 euro, lo 0,80% rispetto a venerdì scorso. Il nuovo prezzo rappresenta il nuovo minimo storico della Gedi Gruppo Editoriale. Il precedente primato negativo risaliva al 5 dicembre 2016, quando il titolo era sceso a 0,622 euro.
Il gruppo che fa capo alla Gedi opera in quattro aree: stampa, radio e tv, digitale, raccolta pubblicitaria. Nei primi nove mesi 2017 ha fatturato 440 milioni (+3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima) con un risultato operativo di 22,7 milioni, ma registrando una perdita netta di 143,9 milioni a causa di un onere fiscale straordinario di 154,5 milioni conseguente alla definizione di un contenzioso alla Commissione tributaria regionale di Roma.
Presieduto da Marco De Benedetti e guidato da Monica Mondardini, amministratore delegato, il gruppo Gedi, che conta circa 2.500 dipendenti, pubblica numerose testate, da Repubblica a La Stampa e a Il Secolo XIX, ma ha anche Radio Deejai e Radio Capital, alcune reti televisive musicali e la Manzoni.
Nel consiglio di amministrazione della capogruppo si trovano, fra gli altri, Rodolfo De Benedetti, John Elkann e Carlo Perrone.
La capitalizzazione della Gedi Gruppo Editoriale oggi è scesa a 316 milioni.

Marco De Benedetti, presidente Gedi

VISIBILIA E BIM TRA LE TOP TEN DEL GIORNO
Oggi, mentre l'indice Mib, basato sulle 40 principali società della Borsa di Milano, ha segnato un – 1,64%, due quotate del Nord Ovest si sono trovate fra le dieci che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali di prezzo rispetto alla seduta precedente: si tratta delle Visibilia Editore e della Bim-Banca Intermobiliare.
L'azione di Visibilia Editore, società controllata e guidata da Daniela Garnero Santanchè, ha chiuso a 0,13 euro, con un aumento dell'8,33%, il secondo più alto della giornata, mentre il terzo (+6,25%) è stato quello della Bim, il cui ultimo prezzo è stato di 0,68 euro.

Daniela Santanchè (Visibilia Editore)

Carige, "caso" che evoca il mitico Cuccia

Raccontano che Enrico Cuccia, il mitico “imperatore” della Mediobanca dominatrice delle grandi imprese italiane, quando era necessario diceva che “le azioni si pesano, non si contano”. E, naturalmente, la bilancia era lui. Insomma, per il vero potere non basta avere più soldi.
La frase di Cuccia, una delle tante emblematiche dell'eccezionale banchiere, viene in mente quando si pensa al “caso” Carige-Malacalza-Banca d'Italia-Bce (Banca Centrale Europea)
I Malacalza hanno investito sulla Banca Carige forse più di 360 milioni di euro, arrivando a possederne meno del 21%, quota che la Borsa di venerdì 2 febbraio ha valutato circa 97 milioni. Vittorio Malacalza, il capo famiglia e il protagonista dell'operazione, è il vice presidente dell'istituto genovese di via Cassa di Risparmio, che da anni sta vivendo un travaglio interminabile.
Nessuno ha più azioni della Malacalza Investimenti srl (secondo maggiore socio è Gabriele Volpi, con il 9,1%); ma le azioni dei Malacalza “pesano” poco, pochissimo, come frequentemente si può constatare. Per qualsiasi cosa deve chiedere preventivamente l'autorizzazione alle Autorità di Vigilanza, che dicono anche cosa bisogna fare, quando e come.
E' vice presidente, ma non può esercitare le funzioni che gli spettano. E' l'azionista di riferimento, ma non può dire la sua neppure sulle strategie, figuriamoci sul resto. Che non provi a influenzare il “suo” amministratore delegato e i consiglieri, parte dei quali nominati da lui, perché altrimenti gli mandano subito i controllori da Roma o da Bruxelles e magari gli precludono la partecipazione alle riunioni di vertice. Le critiche, legittime, perché abbiano ascolto deve metterle per iscritto e chiedere che vengano inserite nell'ordine del giorno del Consiglio d'amministrazione.
Insomma, il potere, vero, non l'ha Malacalza; ma l'hanno la Bce e la Banca d'Italia. E a chi si chiede come sia possibile che dirigenti della Banca d'Italia e della Bce “pesino” più non solo del vice presidente e maggiore azionista di Carige, ma anche del presidente, dell'amministratore delegato, di consiglieri di grande calibro, preparati ed esperti, una risposta potrebbe essere questa: non fare quello che “suggerisce” la Banca d'Italia o, peggio, mettersi contro, comporta il rischio di multe salatissime, da pagare personalmente, rigorosamente e senza eccezioni (neppure le Assicurazioni possono intervenire). Può comportare, inoltre, forme d'interdizione, perché la Banca d'Italia ha il potere di approvare o meno le nomine degli amministratori.
A questo punto, restano in sospeso alcune domande: Vittorio Malacalza, quando ha deciso di prendere il timone di Carige era consapevole della sfida, non imprenditoriale (sulle sue capacità è difficile dubitare, visti i suoi successi precedenti) ma contro Poteri di cui certamente non conosceva né, forse, immaginava la forza? E' pentito? Continuerà a battagliare, nonostante tutto?

Vittorio Malacalza, vice presidente e primo azionista di Carige
Ps: primo, non ho mai incontrato Vittorio Malacalza né i suoi figli; però “tifo” per lui, a ragione di quello che rappresenta, cioè un imprenditore vero, che rischia soldi suoi e che vuole che le sue azioni vengano contate e non pesate; secondo, non mi mancano i dubbi sull'operato e sui comportamenti di Banca d'Italia, Bce, Consob e affini, naturalmente non soltanto per il clamoroso “caso” genovese.

Borsa: Reply fa segnare il nuovo record nella settimana di tante marce indietro

Marcia indietro di quasi tutte le quotate del Nord Ovest, nella settimana borsistica finita venerdì. L'ultimo prezzo delle loro azioni è stato inferiore a quello del 26 gennaio. “La grande eccezione è Reply, che, invece, ha fatto il nuovo record storico” ha chiosato il Corriere Torino, precisando che “Il titolo Reply ha chiuso a 53,45 euro, ancora un euro e 125 centesimi in più rispetto ai 52,325 euro del 19 settembre 2017, giorno del precedente primato”.
Sull'edizione torinese del Corriere della Sera (gruppo Cairo), datata 4 febbraio, inoltre si legge che “La nuova vetta della torinese Reply, controllata e guidata dalla famiglia Rizzante, assume un significato ancora più rilevante se si considera che,esattamente un anno fa, l'azione Reply valeva 30,75 euro, 22,7 meno di venerdì scorso. Da allora è aumentata del 74%. Così, la capitalizzazione di Reply, cioè il valore riconosciuto da Piazza Affari alla società, ha lambito i 2 miliardi di euro (per la precisione è ammontato a 1,999 miliardi)”.
Reply, a capo di un gruppo di oltre cento aziende iperspecializzate in rete fra loro, attivo nell'ideazione, progettazione e implementazione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e i media digitali, conta circa 6.500 dipendenti e ha fatturato oltre 650 milioni nei primi nove mesi 2017. Al vertice ha Mario Rizzante, fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo condiviso con la figlia Tatiana, “brillantissima ingegnere e manager.” In posizione apicale anche Filippo Rizzante, fratello di Tatiana: fra l'altro, fa parte del Consiglio di amministrazione.
Oltre a Reply, hanno aumentato i rispetti prezzi, rispetto alla settimana precedente, le azioni Bim-Banca Intermobiliare (0,64 euro alla chiusura di venerdì), Biancamano (0,326), Cnh Industrial (12,18), Ferrari, controllata della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi (103,80), Italia Independent di Lapo Elkann (4,96), Ki Group (2,62) e l'Orsero di Albenga (9,15).
Invece, i cali maggiori sono stati delle azioni Astm (da 24,60 euro del 26 gennaio a 21,10), Buzzi Unicem (da 24,4 a 23,01), Diasorin (da 79,3 a 76.55), Exor (da 64,15 a 62,86), Fca -Fiat Chrysler Automobiles (da 19,8 a 18,79), Fidia (da 9,18 a 8,18), Prima Industrie (da 38,6 a 36,84) e Sias (da 16,33 a 15).
“La famiglia Agnelli-Elkann-Nasi e i loro soci nelle quotate possono restare soddisfatti: sono “targate” Torino quattro delle dieci azioni del paniere Mib che più hanno incrementato il loro valore negli ultimi 12 mesi. La graduatoria, infatti, vede al primo posto Fca (+86,65%), Ferrari al secondo (+80,21%), Cnh Industrial al quinto (+49,08%) ed Exor, la holding, al sesto (+47,32%). Nona è un'altra piemontese: l'azione di Intesa Sanpaolo, salita del 41,61% a 3,115 euro” ha concluso il Corriere Torino, guidato dall'esperto Umberto La Rocca, già direttore del Secolo XIX e vice direttore de La Stampa.


Tatiana e Filippo Rizzante
Mario Rizzante, presidente Reply


"Patent box" per Diasorin e Sambonet Quando il fisco riconosce la creatività

Quando il Fisco fa il buono. Diasorin, la multinazionale vercellese di Saluggia leeader globale nel campo della diagnostica in vitro (offre il più ampio menù di test di specialità nel mercato dell'immunodiagnostica e nuovi test di diagnostica molecolare) stima in 16-18 milioni di euro il beneficio fiscale derivante dall'accordo che ha appena siglato con l'Agenzia delle Entrate per l'accesso alla agevolazione concessa dal Patent box.
Il Patent box, introdotto in Italia con la legge di stabilità 2015, prevede la tassazione agevolata per i redditi che derivano dallo sfruttamento di opere di ingegno, brevetti, marchi e altri beni immateriali. Le imprese che aderiscono al Patent box rscludono dalla base imponibile fino al 50% dei ricavi derivanti dallo sfruttamento commerciale dei beni intangibili. Inoltre, è garantita la certezza del trattamento fiscale grazie agli accordi preventivi (ruling) con l'Agenzia delle Entrate.
L'intesa di Diasorin si riferisce al triennio 2015-2017. A capo dell'omonimo gruppo che conta oltre 1.700 dipendenti e ha fatturato quasi 470 milioni nei primi nove mesi 2017 (è previsto che i ricavi ammonteranno a 735 milioni nel 2019), Diasorin in Borsa è stata valutata fino a 4,5 miliardi. Presidente è il torinese Gustavo Denegri e vice il figlio Michele. Denegri possiede poco meno del 45% del capitale della società, della quale il secondo maggior azionista è Carlo Rosa, l'amministratore delegato.
A proposito ancora di Patent box, nei giorni scorsi, il ministero dell'Economia e delle Finanze ha comunicato che finora sono stati 435 gli accordi relativi al Patent box finora conclusi e di questi 431 nel solo 2017.
Tra le imprese piemontesi che hanno sottoscritto la relativa intesa con l'Agenzia delle Entrate figura anche la Sambonet Paderno (articoli di design per la tavola e la cucina), industria novarese di Orfengo. La Sambonet Paderno fa capo interamente alla holding Arcturus Group dei fratelli monferrini Pierluigi e Franco Coppo, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Sambonet Paderno, una delle diverse società che lo compongono e che hanno 13 marchi prestigiosi, compresi Rosenthal ad Arthur Krupp, Raynaud, Ercuis, Arzberg.
Arcturus Group, che vende i suoi prodotti in quasi cento Paesi, conta circa 1.300 dipendenti. Il suo presidente, Pierluigi Coppo, è stato nominato Cavaliere del Lavoro, nel 2016, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Carlo Rosa, ad e azionista Diasorin

I fratelli Pierluigi e Franco Coppo (Sambonet)



Protagonisti piemontesi alla ribalta


GIOVANNI FERRERO PUNTA
A FATTURARE 20 MILIARDI
La graduatoria dei protagonisti piemontesi dell'ultimo mese non può aprirsi che con Giovanni Ferrero, autore dell'acquisizione del business dolciario della Nestlé negli Usa. Un affare da 2,8 miliardi di dollari, che il colosso nato ad Alba ha concordato di pagare cash, confermando di avere grande liquidità e ulteriori possibilità. Con le attività Usa rilevate dalla Nestlé (900 milioni di dollari nel 2016), la Ferrero rafforza la sua terza posizione sul mercato mondiale del cioccolato confezionato, il suo fatturato supera i 14 miliardi di euro e si avvicina alla soglia dei 20 miliardi che Giovanni Ferrero ha posto tra i suoi obiettivi prioritari.


FRANCESCO PROFUMO
E LA PARTITA SANPAOLO
La montagna di soldi che ha programmato di erogare anche nel 2018, per finanziare l'intensa attività istituzionale della Compagnia di San Paolo, seconda maggiore fondazione italiana di origine bancaria; i grandi progetti della stessa per migliorare le condizioni sociali ed economiche del Piemonte e per la sua innovazione, oltre che la conferma della prossima ritirata di Piero Gastaldo, straordinario Segretario generale, hanno calamitato l'attenzione su Francesco Profumo, il presidente dell'Ente torinese di Corso Vittorio; ma hanno lasciato in ombra un tema strategico che riguarda la Compagnia e Torino: il loro ruolo futuro per Intesa Sanpaolo, principale gruppo bancario nazionale. Per lo scellerato protocollo Acri-Mef, voluto da Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, la Compagnia di San Paolo è già scesa all'8% del capitale di Intesa Sanpaolo, fra l'altro generatrice di enormi dividendi. E dovrà scendere ancora, tanto che non ne sarà più il primo azionista singolo e, probabilmente sarà alla pari con la milanese Fondazione Cariplo, sempre che questa non aumenti la sua quota, come può fare secondo il famigerato accordo romano. Con tutte le conseguenze 
immaginabili.


SERGIO MARCHIONNE
MIGLIOR PILOTA FERRARI
E' impegnato su mille fronti, compreso quello del suo futuro, ma Sergio Marchionne certamente non trascura neppure un po' il suo compito di guida della Ferrari, il marchio automobilistico più famoso e prestigioso al mondo, emblema della migliore Italia e suo orgoglio. Ferrari, di cui Marchionne è presidente, amministratore delegato e azionista, ha chiuso il 2017 con risultati molto brillanti: 8.398 bolidi venduti, fatturato di 3,4 miliardi (+10%), utile netto di 537 milioni (+26,4%), indebitamento ancora ridotto. E un budget 2018 favorevole. Tanto che la Borsa ha fatto balzare il titolo al massimo storico e sopra i 20 miliardi il valore riconosciuto dal mercato alla Casa di Maranello. Per i suoi soci, a partire dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, la Ferrari pilotata da Sergio Marchionne si sta rivelando un vero tesoro, come sono veri gioielli a quattro ruote le sue vetture.


REMO MORONE
NOTAIO BITCOIN
Oltre 13.000 visualizzazioni, in un paio di giorni, solo su questo blog,che ne ha dato notizia per primo; riprese in tv, su giornali, sui social, sul web; complimenti e richieste di precisazioni un po' da tutta l'Italia. Ha fatto scalpore il notaio torinese Remo Morone, con il suo sigillo sul primo atto italiano di compravendita immobiliare in bitcoin, la criptovaluta inventata nel 2009 e tanto discussa. Acquirente dell'alloggio una giovane cinese che ha pagato in bitcoin, accettati dal venditore italiano. Appassionato di informatica e nuove tecnologie, Remo Morone, 41 anni, è titolare dell'omonimo studio con il padre Ettore, fondato nel 1910, sotto la Mole, dal nonno di cui porta il nome. Lo studio Morone è punto di riferimento delle principali imprese e famiglie subalpine.


PAOLO PININFARINA
FIRMA L'ELETTRICA MAHINDRA
Per lo sviluppo delle sue nuove auto elettriche e del modello che partecipa alle gare della Formula E, la Formula 1delle vetture con questo tipo di alimentazione, l'indiana Mahindra ha scelto di collaborare con la Pininfarina, della quale fra l'altro è il maggiore azionista con il 76% del capitale. La notissima impresa torinese, presieduta da Paolo Pininfarina (amministratore delegato è Silvio Pietro Angori) curerà, in particolare, il design e l'aerodinamica, specializzazione di cui può vantare decenni di esperienza. Per Paolo Pininfarina, classe 1958, laurea in Ingegneria meccanica al “Poli”, il nuovo accordo con Mahindra è motivo di notevole soddisfazione, come i progressivi miglioramenti dell'azienda, che si sta risollevando dopo la grave crisi del passato.

GIOVANNI QUAGLIA TURBO
DELLA FONDAZIONE CRT
Raffica di iniziative della Fondazione Crt. Quasi non passa giorno che l'Ente torinese di via XX Settembre, di cui è presidente da un anno l'infaticabile e poliedrico Giovanni Quaglia, non annunci nuovi interventi, lanci di bandi, operazioni in campo sociale, artistico, culturale, nella ricerca piuttosto che nell'istruzione-formazione e nel mondo del volontariato. Recentissimi sono i comunicati relativi al progetto Not&Sipari, all'offerta di preparazione e sostegno a giovani talenti che aspirano a diventare professionisti del fundraising (raccolta fondi per enti non profit) o imprenditori innovativi, alla valorizzazione delle imprese culturali giovanili, all'accessibilità, tramite smartphone, a chiese d'arte chiuse; al restauro della facciata dello storico Palazzo Madama e, fra l'altro, all'incontro dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri) con Papa Francesco.


PAOLO CERETTI FA VOLARE
LA DEA DEI BOROLI-DRAGO
Se tutto andrà come previsto, anche Snaidero, storica impresa friulana delle cucine, entrerà a far parte del gruppo novarese De Agostini, attraverso la sua controlla Dea Capital, uno dei principali operatori italiani negli alternative investments, principalmente fondi di private equity e asset management. La proposta di Dea Capital, molto dinamica, è stata preferita a quella dei cinesi. Quotata in Borsa, dove la sua azione ha raggiunto il massimo storico il 26 gennaio scorso, Dea Capital ha come amministratore delegato, da 11 anni, il torinese Paolo Ceretti, manager che gode della massima stima e fiducia da parte della famiglia Boroli-Drago, che possiede il gruppo De Agostini (fatturato di 5,2 miliardi di euro nel 2016). Paolo Ceretti, che ha iniziato la sua grande carriera nel gruppo Agnelli, dove ha ricoperto incarichi apicali, dal 2004 è anche direttore generale della holding De Agostini, alla quale fa capo anche il 50,8% della Igt, società quotata alla Borsa di New York ed è il più grande player mondiale nel mercato delle lotterie, dei giochi e dei relativi servizi (fra l'altro, è sua Lottomatica, a capo del consorzio per il gioco del lotto in Italia). Dea Capital, che gestisce asset del valore di una dozzina di miliardi, ha in portafoglio anche Sinterama, Cartiere Pigna, Acque Lurisia, Tecnica e Targetti.

Auto, mercato ligure in contromano

Avvio d'anno in controtendenza per il mercato automobilistico ligure. Nel mese appena passato, sono state 3.110 le vetture nuove vendute nella regione rivierasca, 98 meno delle 3.208 del gennaio 2017. Il calo è del 3% , mentre è stata del 3,4% la crescita media delle nuove immatricolazioni registrate nell'intera Italia, risultate infatti 177.822.
A provocare l'arretramento del mercato ligure sono state le province di Genova (1.537 acquisti di auto nuove nel gennaio 2018 contro le 1.632 dello stesso mese dell'anno scorso) e di Imperia (348 contro 398). Nello Spezzino le nuove immatricolazioni sono state 558, solo 4 più che nel gennaio 2017. mentre nella provincia di Savona sono aumentate da 624 a 667.
Nella provincia della Lanterna è la Ford ad avere avuto più clienti nel mese passato: 198, mentre Fiat (148) è finita solo terza nella graduatoria delle marche, preceduta anche da Volkswagen (177), la quale è risultata prima invece in provincia di La Spezia (92 consegne), davanti a Fiat (82) e Ford (48).
La marca torinese, però, ha avuto il maggior numero di preferenze nella provincia di Imperia (50 contro le 43 di Renault e le 30 di Ford) e in quella di Savona (94 a fronte delle 91 di Ford e le 64 di Volkswagen). Così, Fiat ha finito il mese come leader del mercato ligure con 374 nuove immatricolazioni, mentre al secondo posto ha concluso Volkswagen con 351 e al terzo Ford con 340. Quarta la Peugeot con 178 e quinta la Renault con 178.
Specificatamente, per quanto riguarda le marche “premium” tedesche Audi ha vinto unicamente nella provincia di Genova con 66 nuove immatricolazioni (48 la Mercedes e 35 la Bmw), mentre Mercedes ha superato tutte le rivali nelle altre tre province liguri:a Imperia con 12 vetture nuove consegnate contro le 6 di Bmw e le 3 di Audi; a La Spezia con 21 rispetto alle 18 di Audi e le 14 di Bmw e a Savona con 25 a fronte delle 19 di Audi e le 8 di Bmw.

Fiat Panda, l'auto più venduta in Italia