Auto, crollo vendite in Piemonte e Liguria boom di nuove immatricolazioni ad Aosta


Febbraio gelido per le concessionarie automobilistiche attive in Piemonte e Liguria. Nel mese scorso, le vendite di vetture nuove sono crollate. In Piemonte le nuove immatricolazioni sono state 16.954 (-9,4% rispetto al febbraio 2017) e in Liguria 2.894 (-10,4%). Le diminuzioni assumono un significato ancora maggiore se si considera che l'intero mercato italiano si è contratto solo dell'1,4%, chiudendo il mese con 181.734 immatricolazioni contro le 184.350 del febbraio 2017.
A denunciare meno acquisti di auto nuove sono state tutte le province di entrambe le regioni: Alessandria 1.026 (1.169 nel febbraio dell'anno scorso), Asti 458 (481), Biella 455 (520), Cuneo 1.487 (1.591), Novara 962 (1.050), Torino 11.815 (13.086), Verbania 372 (397) e Vercelli 379 (427); Genova 1.470 (1.651), Imperia 328 (370), La Spezia 529 (562), Savona 567 (640).
Di segno completamente opposto invece il risultato di Aosta. Il Pra della regione alpina, infatti, ha registrato 7.953 nuove immatricolazioni nel mese appena passato, il 19,1% in più rispetto al febbraio 2017. Il motivo della nuova impennata del Pra di Aosta è nella minore Ipt, imposta provinciale di trascrizione.
Ad Aosta per immatricolare una vettura nuova si paga un'Ipt pari a 3,51 euro di KW di potenza del motore, il minimo prevista dalla legge. Questa agevolazione fiscale oltre che ad Aosta si trova soltanto nelle province autonome di Trento e di Bolzano. In tutto il resto d'Italia si paga di più. Da qui la decisione di molte società di immatricolare le loro flotte in una di queste tre province, che, infatti, ogni mese evidenziano i numeri più alti (in febbario, Bolzano ha dichiarato 22.783 nuove iscrizioni al Pra e Trento 16.329).
La nuova Jeep Compass, fuoristrada più venduto in febbraio

La Juventus ha perso in Borsa il 7,7% Borgosesia al primo posto per i rialzi


Tre quotate del Nord Ovest tra le prime dieci che, venerdì, hanno denunciato i maggiori ribassi delle rispettive azioni in Borsa. Il titolo della Juventus ha perso il 7,70% rispetto al giorno prima, quello della Centrale del Latte d'Italia il 7,27% e quello della Exor il 6,08%. La perdita del valore dell'azione Juventus è risultata la seconda più elevata di tutto il listino di Piazza Affari, mentre il calo della Centrale del Latte d'Italia è stato il quarto maggiore e quello di Exor il nono.
L'azione Exor (holding del gruppo Agnelli-Elkann-Nasi) ha chiuso a 55,04 euro, Centrale del Latte d'Italia a 3,06 e Juventus a 0,635.
Consolerà almeno i soci della Borgosesia il fatto che la loro società ha terminato l'ultima seduta borsistica della settimana con il maggiore rialzo di Piazza Affari. Il prezzo della sua azione nella compravendita finale, infatti, è stato di 0,69 euro, il 17,95% in più rispetto al precedente.
La Borgosesia è una holding con partecipazioni in diversi settori (dall'immobiliare all'energia) che fa capo al gruppo guidato dal commercialista biellese Mauro Girardi, principale azionista sia della Cdr Advance Capital (nel listino Aim della Borsa di Milano) sia della Borgosesia attraverso Dama srl controllata di Cdr Replay. Dama, infatti, possiede il 52,48% del capitale della Borgosesia, valutata dal mercato 8,3 milioni di euro.
Giuseppe Marotta, amministratore delegato Juventus

Prima Industrie: d'oro l'esercizio 2017 dividendo ai soci aumentato del 33 %


Un titolo ad alto rendimento. E' così che si rivela l'azione Prima Industrie. L'ultima conferma è arrivata con il comunicato che riporta i dati principali del bilancio 2017 e che annuncia la proposta del consiglio di amministrazione di distribuire ai soci un dividendo di 0,40 euro per azione, il 33% in più rispetto a quello dell'anno scorso. Complessivamente, ammonta a 4,193 milioni la somma che si divideranno gli azionisti della società torinese presieduta da Gianfranco Carbonato.
La decisione degli amministratori è conseguente all'utile netto di 18,5 milioni conseguito dalla capogruppo e all'utile netto consolidato, che è stato di 18,7 milioni (+83.3% rispetto ai 10,2 milioni del 2016).
Nell'esercizio appena passato, il gruppo Prima Industrie ha registrato un fatturato di 449,5 milioni (+14,1%) e un margine operativo lordo di 45,1 milioni (+24,7%), pari al 10% dei ricavi. Il portafoglio ordini al 31 dicembre scorso sfiorava i 170 milioni (+18,5%) ed è ancora salito a 185,6 milioni al 31 gennaio 2018.
Nel 2017 è migliorata anche la posizione finanziaria: l'indebitamento netto è sceso a 69,6 milioni dagli 84,2 milioni del 31 dicembre 2016. I dipendenti sono risultati 1.781, quindi 117 in più rispetto all'anno precedente.
L'alto rendimento dell'azione Prima Industrie è provato anche dalla performance borsistica: l'ultimo prezzo in Piazza Affari è stato di 34,65 euro, a fronte dei 19,40 euro del 2 marzo 2017. In dodici mesi esatti la rivalutazione è stata di 15,25 euro e del 78,6%. La capitalizzazione della società è perciò salita a 363,245 milioni.
Gianfranco Carbonato, presidente Prima Industrie

Assi piemontesi, tris femminile


ALBINA MALERBA TURBO DEL CENTRO STUDI PIEMONTESI
Numeri impressionanti quelli relativi all'attività istituzionale 2017 del Centro Studi Piemontesi, presieduto da Beppe Pichetto (vice è Gustavo Mola di Nomaglio) e diretto magistralmente da Albina Malerba. L'anno scorso, il Centro Studi Piemontesi ha pubblicato 14 volumi (interamente concepiti e seguiti all'interno) e 2 nuove edizioni della sua rivista semestrale; ha coinvolto 369 tra autori, collaboratori, relatori e conferenzieri (tutti a titolo gratuito), 115 i libri recensiti e 113 i segnalati, 134 le promozioni di iniziative riguardanti il Piemonte e gli Stati Sabaudi, 56 tra conferenze, presentazioni e lezioni organizzate, 65 associazioni ed enti coinvolti, almeno 9.000 le persone partecipanti agli eventi del Centro, tutti ad ingresso libero.
Come riconosciuto dai vertici, per l'attività del Centro Studi Piemonte sono stati fondamentali il sostegno della Compagnia di San Paolo e i contributi di Fondazione Crt, Reale Mutua Assicurazioni, ministero dei Beni e delle attività culturali, Regione Piemonte, Fondazione Guglielmo De Levy e di diverse persone fisiche.
Fondamentale, però, è stata anche l'operosità di Gustavo Mola di Nomaglio e di Albina Malerba, infaticabili e costantemente propositivi. Due turbo.
Di Moncalieri, dove è nata nel 1953, laurea in Lettere, Albina Malerba oltre a dirigere la prestigiosa istituzione culturale torinese è responsabile della rivista “Studi Piemontesi”, presente in tutte le più importanti biblioteche del mondo. Docente del master dell'Università di Torino in Cultura e patrimonio storico-linguistico per la formazione degli insegnanti in Argentina, ha diverse collaborazioni editoriali e, fra l'altro, può vantare incarichi nelle Fondazioni Filippo Burzio, Bottari Lattes e Museo della Ceramica di Mondovì. Ha anche ricevuto i premi San Giovanni dalla Città di Torino e Bojanen di Torino Incontra.
Albina Malerba

ANNA SAPINO PRIMA IN ITALIA CON IL PREMIO TOTOVIC
Anna Sapino, direttore scientifico dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro (Ircc) di Candiolo, è stata insignita del Premio Vladimir Totovic, il prestigioso riconoscimento che la divisione tedesca del'International Academy of Pathology assegna ogni anno a un anatomo patologo che si sia distinto per la sua attività scientifica. Prima di Anna Sapino, nessun italiano lo aveva ricevuto. E' stata premiata per i suoi studi nel campo dei tumori alla mammella.
Oltre a essere direttore scientifico dell'Istituto di Candiolo, Anna Sapino è professore ordinario di Anatomia patologica all'Università di Torino e membro del Consiglio superiore di Sanità. E' nata a Moretta (Cuneo) 60 anni fa. Ha due figli. Si è laureata in Medicina, nel capoluogo piemontese, nel 1982 e si è poi specializzata in Anatomia patologica all'Università di Milano. Ha studiato anche negli Usa. E' autrice di numerose pubblicazioni scientifiche.
Anna Sapino

ELENA MOTTA DAL CALL CENTER ALLA DIREZIONE GENERALE
In occasione della sua nomina a direttore generale di Directa Sim, società torinese attiva nel trading on line dal 1966, Elena Motta ha avuto l'onore di una pagina quasi intera dedicatale da La Stampa. La decisione del quotidiano torinese si trova nella carriera di Elena Motta, la quale ha incominciato a lavorare in Directa Sim, come assistente ai clienti, nella sala dei telefoni (call center), vent'anni fa, quand'era studente alla Facoltà di Economia. “Facevo 10-15 ore alla settimana” ha raccontato al bravo Giuseppe Bottero, aggiungendogli che è cresciuta “poco per volta”.
Senza mai smettere di lavorare, Elena Motta, 44 anni, si è laureata nel 1999, quando è anche diventata responsabile del servizio clienti, prima di diventarlo del marketing. Poi le è stata affidata la direzione commerciale, ultima tappa antecedente la direzione generale. Con l'apprezzamento e la fiducia di Massimo Segre, fondatore, presidente e azionista di controllo di Directa Sim, che ha accordi con oltre 170 intermediari in Italia.
Nel 2017, Directa Sim ha avuto oltre 19.000 clienti operativi, che hanno fatto registrare 1,82 milioni di eseguiti e hanno intermediato sul mercato italiano un controvalore di 26,3 miliardi di euro. La società è partecipata, con quote significative, da Mario Fabbri, amministratore delegato, e da Andrea Grinza, direttore amministrativo.
Elena Motta

Noberasco e la torinese OwensCorp accompagnate verso la Borsa da Ubi


Tra le 21 aziende che Ubi Banca e Confindustria hanno selezionato per accompagnarle in un percorso di sviluppo destinato a sfociare in Piazza Affari, nell'ambito del programma Elite di Borsa Italiana, ne spiccano due del Nord Ovest: sono la Noberasco di Albenga e la OwensCorp di Torino. Sono state preferite per il loro business, “solido e ad alto potenziale di crescita”.
Nobersasco e OwensCorp avranno la possibilità di intraprendere un percorso dedicato che prevede strumenti di finanziamento, relazioni con operatori del mercato dei capitali, grazie anche all'interlocuzione con una platea di potenziali investitori italiani ed esteri, formazione specifica per guidare i cambiamenti organizzativi e di governance necessari ad affrontare i mercati internazionali.
Insieme, le 21 azione scelte da Ubi Banca e Confindustria hanno un fatturato aggregato di circa tre miliardi di euro e un totale di 11.000 dipendenti.
OwensCorp confeziona articoli di abbigliamento. Noberasco è leader in Italia nel settore della frutta secca.
La Noberasco compie centodieci anni. Da quando è stata fondata, nel 1908, ad Albenga, è sempre stata guidata e controllata dall'omonima famiglia, ora alla quarta generazione. Negli ultimi cinque anni ha aumentato il fatturato da 65 a 135 milioni di euro e i dipendenti da 75 a 150. Il suo nuovo stabilimento, a Carcare, sempre nel Savonese, ha comportato un investimento di 50 milioni.
La Noberasco, che ha una gamma di offerta molto vasta e continuamente rinnovata, opera anche attraverso le sue prime tre boutique, aperte rispettivamente ad Albenga, Milano e Torino. Negozi estremamente affascinanti.
Ubi Banca, 1.838 filiali in Italia (160 in Piemonte), 21.400 dipendenti, ha come maggiore azionista la Fondazione Crc di Cuneo, che ne possiede il 5,91% del capitale, mentre il 5,123 fa capo a Silchester International Investors e il 4,959% alla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Del Consiglio di Sorveglianza fanno parte anche i piemontesi Ferruccio Dardanello e Alessandra Del Boca. Presidente del Consiglio di Gestione è Letizia Moratti.
Terza e quarta generazione Noberasco

Aeroporti: Genova ha ripreso quota


Ha ripreso quota, in gennaio, l'aeroporto di Genova. Il “Cristoforo Colombo”, infatti, nel primo mese di quest'anno ha fatto registrare un incremento del 15,5% dei voli (1.253) rispetto al gennaio 2017 e dell'1,7% dei passeggeri, risultati 73.781. L'aumento dei passeggeri è inferiore al 5,7% medio dei 38 scali nazionali, dove sono transitate 11.406.716 persone; mentre il tasso di crescita dei voli dell'aeroporto genovese è stat0 superiore al 4,2% medio italiano (105.393 movimenti).
Nell'intero anno appena passato, l'aeroporto di Genova ha avuto 1.249.374 passeggeri, lo 0,7% dei 175.413.402 registrati dai 38 scali italiani censiti da Assaeroporti, la loro associazione. Il dato 2017 era ancora inferiore dell'1,6% a quello del 2016 e, comunque, tale da porre il Cristoforo Colombo al posto numero 23 nella graduatoria 2017 degli scali italiani, dietro persino a quelli di Trapani, Alghero, Brindisi e Lamezia Terme.
L'Aeroporto di Genova ha come azionista di maggioranza assoluta l'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale con il 60% del capitale, mentre la Camera di commercio di Genova ne possiede il 25% e la Aeroporti di Roma il 15% restante. Presidente della società, dal luglio scorso, è Paolo Odone, classe 1942, da parecchi anni al vertice anche della locale Camera di commercio.
Al contrario dello scalo genovese, quello di Torino-Caselle in gennaio ha evidenziato cali rispetto allo stesso mese 2017. Infatti, ha registrato 3.695 movimenti (arrivi e partenze), l'1,8% in meno e 318.941 passeggeri, il 2,6% in meno. E' andata un po' meglio, invece, al terzo aeroporto del Nord Ovest, quello di Cuneo-Levaldigi: i movimenti sono diminuiti del 9,4%, risultando così 309; ma i passeggeri sono aumentati del 20,6%, ammontando a 9.118.
L'aeroporto di Torino-Caselle, nell'intero 2017 ha avuto 4.176.556 passeggeri, nuovo record storico, grazie all'incremento del 5,8% rispetto al 2016. Però, la sua crescita è risultata inferiore alla media nazionale del 6,4% (sono stati 175.413.402 i passeggeri utilizzatori degli aeroporti italiani censiti dalla loro associazione).
Nella graduatoria 2017 basata sui clienti degli scali del Bel Paese, il “Sandro Pertini” è stato preceduto anche dagli aeroporti di Bari (4.686.016 passeggeri), Pisa (5.233.831) e Palermo (5.775.274). I passeggeri che hanno utilizzato l'aeroporto di Caselle in gennaio rappresentano il 2,8% delle persone transitate in tutti gli scali dell'Italia.
Il “Sandro Pertini” è gestito, dal 1956, dalla Sagat, società che ne ha la concessione almeno fino al 2035 e che da cinque anni esatti ha come azionista di maggioranza assoluta, con il 75,28% del capitale, 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti). Il 10% fa capo alla Fct Holding, finanziaria del Comune di Torino, il 6,76% a Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% alla Città Metropolitana. Presidente è Giuseppe Donato e amministratore delegato Roberto Barbieri.
Paolo Odone, presidente Aeroporto di Genova

Azioni Juventus e Cairo Communication tra le dieci con i maggiori ribassi in Borsa


Due quotate del Nord Ovest nella lista delle dieci che oggi, 1 marzo, hanno subito i maggiori ribassi dei prezzi delle loro azioni in Piazza Affari. Al quarto posto è finita Cairo Communication, la cui azione è scesa del 5,19% a 3,38 euro e al decimo la Juventus, che ha chiuso con un calo del 4,7% a 0,688 euro, nonostante la conquista della finale di Coppa Italia. Per entrambe, comunque, il prezzo odierno non è il più basso di sempre. 
Il primo giorno di marzo dell'anno scorso, l'azione Juventus valeva 0,3599 euro, quella della Cairo Communication 3,638 euro. 
Se per Urbano Cairo non è stata una buona seduta - anche l'altra sua quotata, Rcs MediaGroup ha avuto come ultimo prezzo 1,09 euro, il 2,68% in meno rispetto a ieri - non lo è stata neppure per le altre società quotate della scuderia Agnelli-Elkann-Nasi: Fca-Fiat Chrysler Automobiles ha chiuso a 17,088 euro per azione (-2,75%), Exor a 58,60 euro (-2,17%), Ferrari a 100,70 euro (-1,70%) e Cnh Industrial a 11,00 euro (-1,30%).
D'altra parte, l'indice Ftse Mib è finito in rosso, a 22.438 punti, lo 0,7% in meno rispetto alle 24 ore precedenti.
In controtendenza, invece, Cofide, la holding dei fratelli De Benedetti. L'ultimo prezzo del titolo Cofide è stato di 0,554 euro, con un incremento del 4,14%, che è risultato il settimo più elevato nella giornata borsistica odierna.


SENZA DIVIDENDO I SOCI CENTRALE DEL LATTE D'ITALIA
Tra le quotate del Nord Ovest che hanno terminato la giornata in rosso, si trova pure la torinese Centrale del Latte d'Italia (Cli). Il prezzo dell'ultima contrattazione è stato di 3,27 euro (-1,21%). Può avere influito anche la comunicazione che quest'anno la società presieduta da Luigi Luzzati e guidata da Riccardo Pozzoli, amministratore delegato, non distribuirà dividendo.
Nel 2017, la capogruppo ha conseguito un utile netto di 204.000 euro, destinato interamente a riserva; ma a livello consolidato è stata registrata una perdita di 261.000 euro, non confrontabile comunque con l'utile di 12 milioni del 2016.
Nel passato esercizio, i ricavi netti del gruppo Cli sono stati pari a 183,4 milioni (117,7 milioni nel 2016) e il margine operativo lordo è ammontato a 7,2 milioni (2,9 milioni). E' aumentato, tuttavia, pure l'indebitamento finanziario netto a 62,3 milioni al 31 dicembre 2017 dai 60,2 milioni della stessa data dell'anno precedente.
Luigi Luzzati, presidente Cli

Hunziker & Bongiorno




Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno riceveranno, il 15 aprile ad Albenga, il Premio Fionda di Legno 2018, per l'attività della Onlus Doppia Difesa, che hanno fondato nel 2017 e che continuano ad animare per il sostegno delle donne vittime di abusi fisici e psicologici. Il Premio è assegnato dall'associazione locale “Fieui di Caruggi”.


IL PRELATO QUOTIDIANO
Dacci oggi il nostro prelato quotidiano... Dicono che nel Nord Ovest ci sia un alto prelato che va in crisi di astinenza se non si vede citato almeno una volta al giorno su un mass media, andandogli bene sia un quotidiano che una tv, non importa se nazionale o locale, ma persino una radio. Lui, comunque, fa di tutto per meritare l'apparizione mediatica: qualsiasi occasione è buona per un intervento o una dichiarazione. Probabilmente pensa che gli torni utile finire, il più possibile, nella rassegna stampa vaticana. Di certo, tanta sua visibilità a molti dà fastidio. Chi è il soggetto in questione?

LA SGR “ETICA”
Una Sgr (società di gestione del risparmio) che si vanta di essere etica come forse nessun'altra, non solo in Piemonte dove è nata, da quando non è più presieduta da un uomo molto rigoroso, giusto e competente, agisce, all'interno e all'esterno, in modi decisamente ben diversi da quelli ai quali dice di ispirarsi. Capo e sottocapo si comportano come boss di bassa lega. La nuova situazione sta emergendo e fa chiedere fino a quando non interverrà qualcuno a rimettere a posto cose e persone. Un premio, naturalmente morale, ai risolutori dell'indovinello.

SUL PONTE DELLA STAMPA
A Torino circola la voce che alla Stampa, il quotidiano passato sotto il controllo dei figli di Carlo De Benedetti, dovrebbe arrivare presto un nuovo vice direttore, in sostituzione di uno degli attuali che andrebbe a dirigere un quotidiano locale del Gruppo. Si dice che a condividere il ponte di comando, comunque alle dipendenze del direttore Molinari, sarà un giornalista molto bravo, stimatissimo dal grande Giulio Anselmi, in passato già in posizioni apicali alla Stampa e, più recentemente, diventato anche un volto noto. Le sue iniziali sono A.M. Basta?

UN PRESIDENTE IN BILICO
Si sussurra che nei palazzi attorno a piazza De Ferrari, a Genova, alcuni stiano scommettendo su quanto tempo il presidente di una fondazione ligure, scelto e sostenuto strenuamente dal Pd, riuscirà a restare ancora attaccato alla poltrona. Diversi esponenti del Centro Destra puntano sull'uscita dopo l'approvazione del bilancio 2017 dell'ente, che dovrebbe essere disastroso come gli altri firmati dal discusso presidente. Nessuno, però, rischia neppure un euro sulle dimissioni spontanee. La spinta arriverà da Roma o sarà locale?

Indiscrezioni & indovinelli


IL PRELATO QUOTIDIANO
Dacci oggi il nostro prelato quotidiano... Dicono che nel Nord Ovest ci sia un alto prelato che va in crisi di astinenza se non si vede citato almeno una volta al giorno su un mass media, andandogli bene sia un quotidiano che una tv, non importa se nazionale o locale, ma persino una radio. Lui, comunque, fa di tutto per meritare l'apparizione mediatica: qualsiasi occasione è buona per un intervento o una dichiarazione. Probabilmente pensa che gli torni utile finire, il più possibile, nella rassegna stampa vaticana. Di certo, tanta sua visibilità a molti dà fastidio. Chi è il soggetto in questione?

LA SGR “ETICA”
Una Sgr (società di gestione del risparmio) che si vanta di essere etica come forse nessun'altra, non solo in Piemonte dove è nata, da quando non è più presieduta da un uomo molto rigoroso, giusto e competente, agisce, all'interno e all'esterno, in modi decisamente ben diversi da quelli ai quali dice di ispirarsi. Capo e sottocapo si comportano come boss di bassa lega. La nuova situazione sta emergendo e fa chiedere fino a quando non interverrà qualcuno a rimettere a posto cose e persone. Un premio, naturalmente morale, ai risolutori dell'indovinello.

SUL PONTE DELLA STAMPA
A Torino circola la voce che alla Stampa, il quotidiano passato sotto il controllo dei figli di Carlo De Benedetti, dovrebbe arrivare presto un nuovo vice direttore, in sostituzione di uno degli attuali che andrebbe a dirigere un quotidiano locale del Gruppo. Si dice che a condividere il ponte di comando, comunque alle dipendenze del direttore Molinari, sarà un giornalista molto bravo, stimatissimo dal grande Giulio Anselmi, in passato già in posizioni apicali alla Stampa e, più recentemente, diventato anche un volto noto. Le sue iniziali sono A.M. Basta?

UN PRESIDENTE IN BILICO
Si sussurra che nei palazzi attorno a piazza De Ferrari, a Genova, alcuni stiano scommettendo su quanto tempo il presidente di una fondazione ligure, scelto e sostenuto strenuamente dal Pd, riuscirà a restare ancora attaccato alla poltrona. Diversi esponenti del Centro Destra puntano sull'uscita dopo l'approvazione del bilancio 2017 dell'ente, che dovrebbe essere disastroso come gli altri firmati dal discusso presidente. Nessuno, però, rischia neppure un euro sulle dimissioni spontanee. La spinta arriverà da Roma o sarà locale?

Nuda proprietà, prime Genova e Torino


Genova primatista per la nuda proprietà. In seguito a una sua analisi, Immobiliare.it ha rilevato tra le maggiori città italiane è Genova che ha fatto registrare l'aumento più alto degli annunci di offerta di alloggi in nuda proprietà (6,7%), nonostante un calo medio del 29% dei prezzi delle case vendute con questa formula, “che mette in luce gli effetti della crisi economica sui cittadini” ha commentato Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it, specificando che un numero sempre maggiore di nonni “rinunciano alla proprietà della loro abitazione, non solo nelle grandi città, pur di aiutare figli e nipoti nell'immediato”.
Una conferma del fenomeno arriva anche da Torino, dove l'offerta di case in nuda proprietà è cresciuta del 5,6% rispetto al 2013, pur in presenza di una diminuzione del 27% del prezzo medio richiesto. Proprio Torino, fra l'altro, è l'unica delle città campione della ricerca ad avere evidenziato un aumento della domanda di alloggi in nuda proprietà. Rispetto al 2013, l'incremento è stato del 5,3%.

Erg al suo massimo storico: 16,99 euro


Erg sempre più energica. Oggi, 28 febbraio, l'azione del gruppo genovese produttore di energia energia esclusivamente da fonti pulite, rinnovabili e sostenibili (vento, acqua, sole e gas naturale) ha chiuso in Borsa a 16,99 euro. E' il nuovo massimo storico. Grazie all'incremento odierno dell'1,55% ha abbattuto il record precedente (16,93) segnato il 23 gennaio scorso.
Il valore riconosciuto da Piazza Affari alla quotata controllata dalla famiglia Garrone-Mondini ha superato i 2,5 miliardi di euro, arrivando a 2,554 miliardi, 903 milioni in più rispetto al 28 febbraio dell'anno scorso. Negli ultimi dodici mesi, il valore del titolo Erg è aumentato di 6 euro e del 54,7%.
Il gruppo Erg vanta la leadership in Italia e una posizione di primo piano in Europa nell'energia eolica, è tra i principali produttori nazionali di energia elettrica da fonte idrica, è entrato in gennaio nel fotovoltaico rilevando il 100% di ForVei, nono maggior operatore nel comparto ed è attivo anche nella produzione termoelettrica ad alta efficienza e basso impatto ambientale attraverso un impianto altamente tecnologico.
Erg, che ha quasi 80 anni, opera in sette Paesi , conta 715 dipendenti e nei primi nove mesi 2017 ha fatturato oltre 765 milioni di euro. Presidente è Edoardo Garrone (vice presidenti sono il fratello Alessandro e Giovanni Mondini), amministratore delegato Luca Bettonte. Nel Consiglio di amministrazione si trova anche la cuneese Silvia Merlo, amministratore delegato dell'omonima impresa metalmeccanica che dà lavoro a circa 1.200 persone e fattura circa 450 milioni).
Edoardo Garrone, presidente esecutivo Erg

Altre due notizie borsistiche riguardanti società del Nord Ovest. Oggi, l'azione di risparmio Borgosesia ha fatto registrare il maggior rialzo in Piazza Affari, dato che l'ultimo contratto di compravendita ha avuto come prezzo 0,51 euro, il 50% in più rispetto al precedente.
Orsero, che ha chiuso a 9 euro esatti (+0,78%) approverà il bilancio 2017 il 19 marzo; ma, intanto, ha anticipato i risultati preliminari consolidati pro-forma: ricavi netti pari a circa 935 milioni di euro ed Ebitda a circa 31 milioni. Per il titolo dell'impresa di Albenga, Imi ha recentemente indicato un target price di 12,3 euro.

Il debito degli Enti locali del Nord Ovest diminuito di 5 miliardi negli ultimi 5 anni


Un buon passo avanti; ma il passato pesa ancora molto. Così, il debito consolidato delle amministrazioni locali del Piemonte risulta il secondo più alto in Italia, inferiore soltanto a quello del Lazio (14,7 miliardi alla fine dell'anno appena passato) e maggiore persino di quello della Lombardia (10,6 miliardi).
Al 31 dicembre 2017, infatti, ammonta a 11,789 miliardi il debito consolidato delle amministrazioni locali del Piemonte (Regione, Comuni, Province e Città metropolitana, altri enti pubblici). Rispetto alla stessa data del 2016, il debito è stato ridotto di 841 milioni. La diminuzione è del 6,66%, esattamente il doppio rispetto al calo del 3,3% del debito consolidato di tutte le amministrazioni locali dell'Italia, ammontante a 86,877 miliardi (89,885 miliardi a fine 2016).
Più virtuose di quelle piemontesi sono state le amministrazioni locali della Valle d'Aosta, che, nel 2017, hanno tagliato il debito complessivo del 15%, portandolo a 227 milioni dai 267 milioni del 31 dicembre 2016.
Non altrettanto virtuose sono risultate le amministrazioni locali della Liguria, il cui debito è diminuito del 4,64%, quindi più della media nazionale ma meno delle altre due regioni del Nord Ovest. Al 31 dicembre 2017, l'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali liguri è di 2,322 miliardi, 113 milioni in meno rispetto a dodici mesi prima.
Il debito consolidato delle amministrazioni locali del Nord Ovest, dunque, a fine 2017 ammonta a 14,338 miliardi, pari al 16,5% degli 86,877 miliardi dell'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali dell'intero Paese. Nell'ultimo anno è stato ridotto di tre miliardi, confermando la tendenza positiva in atto dal 2012. Allora, infatti, il debito consolidato era di 113,791 miliardi.
Di questa specifica componente dell'indebitamento pubblico italiano, le 20 Regioni insieme sono responsabili per 31,036 miliardi, le Province e le Città metropolitane per 7,320 miliardi, i Comuni per 38,440 miliardi e gli altri enti locali per 9,081 miliardi.
Tornando al Nord Ovest, i dati freschissimi della Banca d'Italia rivelano che alla fine del 2012 le amministrazioni locali del Piemonte presentavano un indebitamento consolidato di 15,636 miliardi, a fronte dei 3,295 miliardi della Liguria e i 423 milioni della Valle d'Aosta. Perciò, negli ultimi cinque esercizi, il debito consolidato delle amministrazioni locali è diminuito di 3,847 miliardi in Piemonte, 973 milioni in Liguria, 196 milioni in Valle d'Aosta e di 5,016 miliardi nell'intero Nord Ovest.

Sergio Chiamparino, presidente Regione Piemonte

Indiscrezioni & anticipazioni


REALE MUTUA: I 50 ANNI DI MIHALICH E I 190 DELLA COMPAGNIA
Il 31 dicembre prossimo la Reale Mutua Assicurazioni, a capo di Reale Group, compirà 190 anni. E' stata fondata, infatti, l'ultimo giorno del 1828, a Torino, allora capitale del Regno di Sardegna. Il 2018, però, sarà eccezionale anche per il presidente del grande gruppo assicurativo e finanziario subalpino: Iti Mihalich sarà festeggiato per i suoi cinquant'anni di attività in Reale Mutua, dove ha incominciato a lavorare nel 1968 e ha progressivamente aumentato le sue responsabilità gestionali, fino a diventare direttore generale (incarico ricoperto per tanti anni) e, infine, numero uno assoluto.
Nato a Fiume nel settembre del 1931, laureato in Matematica, gran nuotatore, sempre in forma e attivissimo, tempra inossidabile, instancabile, costantemente attento e propositivo, Iti Mihalich è presidente non solo della storica Reale Mutua Assicurazioni, ma anche di quasi tutte le società del gruppo: Italiana Assicurazioni, Banca Reale, Reale Immobili, Blue Assistance, più le controllate spagnole e cilene. Inoltre, da meno di un anno, è presidente pure di Credem Assicurazioni, la compagnia partecipata pariteticamente dal Credito Emiliano e da Reale Mutua Assicurazioni (entrambe hanno il 50% del capitale).
Del Consiglio di amministrazione di Credem Assicurazioni fanno parte anche Luca Filippone, Massimo Luviè, Luigi Lana e il torinese Lucio Zanon di Valgiurata, presidente di Fenera Holding, azionista del Credito Emiliano.
Iti Mihalich, presidente Reale Group

AD ALESSANDRO GARRONE E LUCA BETTONTE IL PREMIO ENERGIA
Alessandro Garrone e Luca Bettonte, rispettivamente vice presidente esecutivo e amministratore delegato della Erg, sono i vincitori del Premio Energia 2017. Il riconoscimento è stato attribuito ai due amministratori genovesi dall'Agici Finanza d'Impresa, che ha anche realizzato l'importante Rapporto Utilities 2018.
Alessandro Garrone, vice presidente Erg
Luca Bettonte, ad Erg














INTESA SANPAOLO STUDIA DI VENDERE POLIZZE ANCHE ON LINE
“Puntiamo a premi complessivi per 2,5 miliardi di euro nel 2021. Intendiamo diventare la quarta Compagnia del Paese nel ramo Danni e, in particolare, la prima nel non motor retail”. E' quanto ha anticipato Nicola Maria Fioravanti, responsabile della divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, in un'intervista al Sole 24 Ore, durante la quale ha detto, fra l'altro, che l'impresa da lui guidata (presidente è il piemontese Luigi Maranzana, già amministratore delegato dello storico “San Paolo”) è pronta a guardare anche fuori dal perimetro del Gruppo (22 milioni di clienti, 2 milioni dei quali assicurati dalle proprie Compagnie) e “anche in un'ottica più innovativa, per esempio sviluppando una piattaforma digitale, un canale direttore”.
In altre parole, come ha scritto la giornalista del Sole 24 Ore, Laura Galvagni, la Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, che ha chiuso il 2017 con masse gestite per 150 miliardi, premi lordi per 22,5 miliardi nel Vita e 431 milioni nel ramo Danni, con un utile netto di 639 milioni, “sta considerando la possibilità di vendere polizze anche on line”.
Nicola Fioravanti, responsabile Insurance Intesa Sanpaolo

PERCHE' LA PARTNERSHIP TRA QUI GROUP E IL FONDO PRIVATE KKR
Il Corriere della Sera di oggi, 27 febbraio, nelle pagine di economia, ha riportato con evidenza la notizia dell'accordo di partnership tra il fondo di private equity Kkr e la società genovese Qui Group, fondata, controllata e presieduta da Gregorio Fogliani. Le nuove risorse derivanti dall'investimento di Kkr, di cui Matteo Bozzo è director, sono destinate a favorire il rafforzamento e l'internazionalizzazione di Qui Group, presente anche in Brasile.
Qui Group, società fondata nel 1989, è il maggiore operatore italiano nel settore dei titoli di servizio (principalmente buoni pasto), dei programmi di fidelizzazione e del welfare privato, oltre che attivo nel settore dei pagamenti elettronici per il gruppo, che ha circa mille fra dipendenti e collaboratori. Nel 2017 il fatturato consolidato di Qui Group è stato di 560 milioni e di 19,3 milioni il margine operativo, cresciuto del 15% rispetto all'esercizio precedente. Gregorio Fogliani ha in programma di portare la sua “creatura” in Borsa. Il progetto è in corso.
Gregorio Fogliani, presidente Qui Group

NUOVO MINI BOND DI CAAR CON ADB COME ARRANGER
Caar, società torinese a capo dell'omonimo gruppo attivo specializzato nell'ingegneria di processo e di prodotto nei settori automotive, aerospaziale e a ferroviario, ha appena collocato il suo secondo mini bond, le obbligazioni cosiddette “tascabili” emesse dalle Pmi. Tra i sottoscrittori spiccano Iccrea, Banca d'Alba e la Banca delle Alpi Marittime e di Carrù. Il nuovo finanziamento consentirà a Caar l'ulteriore espansione all'estero e dovrebbe favorire, fra l'altro, l'apertura di una sede operativa in Germania.
Caar è stata la prima in Italia, quasi cinque anni fa, a ricorrere allo strumento finanziario innovativo rappresentato dal mini bond, allora, come questa volta, con la torinese Adb come arranger.
Fondata nel 2009 da Francesco Ellena, che ne è alla guidata, la Caar nel passato esercizio ha fatturato circa 15 milioni (4,5 cinque anni prima) e punta ad arrivare a 25 milioni nel 2020, quando i dipendenti potrebbero essere 170 in più. A fine 2016 i dipendenti erano 215, a fronte dei 24 del  2009.  

L'economia torinese nello Studio Morone per ammirare il restyling d'avanguardia

Se non cinquecento, sono stati pochi meno i partecipanti all'inaugurazione del restyling della sede “storica” dello Studio Notarile Morone, tradizionale punto di riferimento delle principali imprese e famiglie torinesi e non solo torinesi, ieri 26 febbraio. All'appuntamento, nel sontuoso palazzo di via Mercantini 5, pieno centro del capoluogo piemontese, si sono presentati industriali, finanzieri, immobiliaristi, costruttori, titolari di studi professionali di vario genere, top manager; insomma, tutti o quasi i maggiori esponenti del sistema economico locale, oltre che docenti universitari e rappresentanti di istituzioni (non erano stati invitati, invece, politici, amministratori pubblici e giornalisti).
Nella sede che ora si caratterizza per la fusione di locali tipicamente sabaudi e altri modernissimi, con dotazioni tecnologiche d'avanguardia, l'incontro, cordiale, è stato reso ancora più piacevole dalle prelibatezze gastronomiche preparate appositamente da Matteo Baronetto, chef del ristorante del Cambio.
Lo Studio Notarile Morone è stato fondato il 4 dicembre 1910 da Ettore Vincenzo Morone a Condove, vicino a Torino, dove lo Studio è stato trasferito nel 1932, nel centro della città. Nel 1943, la guida dello Studio passa a Remo Morone, il figlio del fondatore, e nel 1960 avviene il trasferimento della sede in via Mercatini 5, progressivamente ampliata fino all'innovativa ristrutturazione, ammirata ieri.
Nello Studio sono attualmente operativi i notai Ettore Morone, 69 anni, nipote del fondatore omonimo, suo figlio Remo, classe 1976, appassionato di informatica e nuove tecnologie (primo in Italia a stipulare un atto con transazione in Bitcoin) e Chiara Agosto (lauree in Economia e in Giurisprudenza, commercialista e avvocato, esercita la professione notarile anche a Moncalieri) associata ai Morone da quest'anno.
I tre notai si avvalgono di oltre venti collaboratori, tra professionisti, segreteria specializzata e giuristi esperti nelle varie materie, raggruppati in settori con una particolare autonomia operativa interna. Dirigenti dello staff sono Claudio Comba (settore societario) e Silvia Comin (settore immobiliare).
Una rilevante innovazione dello Studio Morone è rappresentata dallo stretto rapporto di collaborazione di consulenza professionale con Stefano A. Cerrato, professore di Diritto commerciale al'Università di Torino, per le questioni in materia societaria e commerciale e con il geometra Marco Tarditi per quelle in materia immobiliare e di successioni.
Per favorire la clientela e consolidare i rispettivi rapporti, Marco Tarditi e Stefano A. Cerrato hanno affiancato i loro uffici a quelli dello Studio Morone, condividendone una serie di servizi logistici.

Ettore Morone 
Remo Morone

Sogefi bocciata per il mancato dividendo Carige recupera con l'arrivo di Mincione

Brusca caduta dell'azione Sogefi, controllata Cir (gruppo fratelli De Benedetti) oggi, 26 febbraio, in Piazza Affari. Il titolo ha chiuso a 3,52 euro, il 4,09% in meno del prezzo di riferimento di venerdì scorso. Il suo è risultato il sesto maggior ribasso della seduta (il decimo è stato quello della Bim-Banca Intermobiliare, tornata a 0,586 euro, il 3,3% meno di venerdì).
Il deprezzamento di Sogefi è avvenuto dopo la comunicazione dei risultati del bilancio 2017: nell'esercizio, la società, presieduta da Monica Mondardini, a livello consolidato ha aumentato i ricavi a 1,672 miliardi (+ 6,2% rispetto al 2016) e l'utile netto a 26,6 milioni dai 9,3 milioni precedenti; inoltre ha ridotto l'indebitamento da 299 a 264 miliardi. 
Risultati positivi, dunque, quelli consolidati di Sogefi, che è uno dei principali produttori globali di componenti per autoveicoli (aria e raffreddamento, filtrazione e sospensioni) e contava 6.947 dipendenti al 31 dicembre scorso, quasi 150 in più rispetto alla stessa data del 2016. 
Però, la Sogefi capogruppo ha chiuso il bilancio con un utile netto di 11,5 milioni, inferiore ai 27,7 milioni del 2016 e il suo Consiglio di amministrazione ha deciso di proporre all'assemblea, in programma il 23 o 24 aprile, che la società non distribuisca dividendo, quest'anno. Decisione che può giustificare la reazione negativa del mercato.
Monica Mondardini, presidente Sogefi


Tra le dieci società che oggi hanno registrato invece i maggiori rialzi delle loro azioni si trova, al quarto posto, Banca Carige, il cui titolo ordinario ha riconquistato quota 0,0086 euro, con un incremento del 6,17% rispetto alla seduta precedente. In questo caso, a influire positivamente dovrebbe essere stato l'ingresso del finanziere Raffaele Mincione nel capitale dello storico istituto di credito genovese, che ha come socio di riferimento la Malancalza Investimenti dell'omonima famiglia. A Mincione viene accreditato il 5,5% del capitale di Banca Carige, che potrebbe essere nel mirino di altri investitori.  

Ecco la "formula" di Francesco Profumo per la "nuova" Compagnia di San Paolo

“Un'istituzione di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi”. E' con questa definizione che Francesco Profumo ha chiuso la sua esposizione sulla Compagnia di Sanpaolo, della quale è presidente, oggi, 26 febbraio, nell'incontro organizzato a Torino dal club Dumse da Fé, che lo aveva invitato a parlare sul tema “La Compagnia agente di sviluppo per i nostri territori”. Una riunione che ha avuto una partecipazione molto folta e qualificata e un notevole successo.
Naturalmente, Francesco Profumo ha spiegato perché bisogna essere orgogliosi della Compagnia di San Paolo: non solo per l'attività benefica che la Fondazione fa dal 1563, cioè da 455 anni (per il 2018 ha previsto stanziamenti superiori per oltre 157 milioni di euro); ma anche per la buona gestione del suo patrimonio (7,5 miliardi di euro) e, fra l'altro, per la funzione di apripista della filantropia moderna.
La Compagnia di San Paolo continua a essere un generoso e grande sostenitore di iniziative soprattutto nelle aree dell'istruzione, della ricerca, del welfare, della sanità, dell'arte e della culturale; ma sempre di più cresce il suo ruolo di hub di conoscenze e competenze, dotato di una rilevante leva finanziaria, a servizio delle comunità di riferimento, prime fra tutte quelle del Piemonte, della Liguria e della Campania.
Caratteristiche che fanno della Compagnia di San Paolo, appunto, un “agente di sviluppo” strategico, potente, innovativo e che vuole essere sempre più efficace.
Francesco Profumo ha introdotto un metodo gestionale che mira a rendere ogni intervento della Compagnia di San Paolo un investimento con il maggior ritorno possibile di valore sociale ed economico e, per questo, deve essere basato sulla conoscenza, sulla competenza, sul miglior utilizzo del data base creatosi negli ultimi 26 anni di esperienza. D'altra parte, un miglioramento del solo 10% dell'uso delle risorse destinate al finanziamento dell'attività istituzionale comporterebbe un aumento delle disponibilità di 15 milioni all'anno.
La “formula Profumo” prevede anche l'aumento delle risorse a beneficio delle comunità di riferimento, grazie allo sviluppo delle capacità di fund raising da parte della Compagnia, soprattutto nei confronti dell'Unione Europea e dei suoi fondi.
Di fronte ai numerosi partecipanti all'incontro del Dumse da Fé, coordinato dall'infaticabile Piero Gola, Francesco Profumo non ha dimenticato di sottolineare la grande reputazione di cui gode, meritatamente, la Compagnia di San Paolo, la quale si avvale di una struttura molto valida, a partire dal Segretario generale Piero Gastaldo, concludendo che anche questa dote "rappresenta un motivo di forte responsabilità".
Francesco Profumo
Gruppo di dipendenti della Compagnia di San Paolo

Italiana Assicurazioni (Reale Group) accelera l'incorporazione di Uniqa Italia

Un altro passo in avanti verso l'incorporazione delle compagnie assicurative italiane di Uniqa in Italiana Assicurazioni (Reale Group). Michele Meneghetti lascia la guida di Uniqa Assicurazioni, Uniqa Previdenza e Uniqa Life, passandola a Umberto Laganà, il quale aggiunge i nuovi incarichi a quelli di direttore generale di Italiana Assicurazioni, la compagnia che nei prossimi mesi incorporerà le attività assicurative del gruppo Uniqa nel nostro Paese.
“Questa staffetta ci consentirà di accelerare il progetto di integrazione in corso” ha commentato Luca Filippone, direttore generale della Reale Mutua Assicurazioni, che possiede il 100% di Italia Assicurazioni. Filippone ha aggiunto che “Il contributo di Meneghetti è stato prezioso, in questa fase di transizione: la sua esperienza e la sua visione ci hanno permesso di valorizzare al meglio i punti di forza delle compagnie italiane del Gruppo Uniqa, nel disegno della nuova Italiana Assicurazioni”.
Nel suo comunicato, Reale Group ha anche riconosciuto i meriti di Michele Meneghetti per gli importanti risultati conseguiti dalle tre società italiane di Uniqa rilevate da Italiana Assicurazioni “in termini sia dimensionali sia di crescita della redditività”.
Roberto Laganà, romano, classe 1964, laureato in Scienze statistiche e attuariali, ha iniziato la sua carriera in Ania, poi, con responsabilità crescenti, ha lavorato in Nuova Tirrenia Assicurazioni, Toro Assicurazioni, Groupama, infine è stato amministratore delegato e direttore generale di Amissima Assicurazioni e Amissima Vita (ex Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova), compagnie lasciate, dopo il risanamento, per approdare in Reale Group.
Roberto Laganà

Borsa, l'aria elettorale ribassa tutti i valori l'unica eccezione è l'azione della Ferrari

“L'aria di elezioni fa male alla Borsa. Agli investitori l'incertezza non piace. Di tutte le 36 società quotate a Piazza Affari riferibili a soggetti piemontesi soltanto una ha chiuso l'ultimo venerdì del mese con un valore superiore alla seduta di venerdì 26 gennaio. L'eccezione è rappresentata dalla Ferrari, controllata dall'Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, alla quale fanno capo anche Fca-Fiat Chrysler Automobiles, Cnh Industriale e la Juventus”.
E' così che inizia l'articolo pubblicato oggi, 25 febbraio, nella pagina di Economia del Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera guidata da Umberto La Rocca, già direttore del genovese Il Secolo XIX e vice direttore de La Stampa.
Aggiungendo alle piemontesi le quattro quotate liguri – Banca Carige, Biancamano, Boero Bartolomeo, Erg – la situazione non cambia. L'unica delle quaranta società presenti nei listini di Piazza Affari e attribuibili al Nord Ovest per diverse ragioni (collocazione della sede o del quartiere generale o perché territorio d'origine del principale soggetto della società) resta il Costruttore di gioielli a quattro ruote più famoso e ambito al mondo.
“Il prezzo finale dell'azione Ferrari, infatti, venerdì scorso – si legge nell'articolo del Corriere Torino - è stato di 104,50 euro, a fronte dei 96,40 euro dell'ultimo venerdì del mese passato. In seguito a questo aumento, il valore riconosciuto alla Casa di Maranello dal mercato è salito a 20,265 miliardi, 1,71 miliardi in più rispetto a un mese fa. Fra l'altro, il titolo della Ferrari, della quale Sergio Marchionne è presidente e amministratore delegato oltre che azionista personalmente, ha fatto registrare il suo massimo storico mercoledì, quando è arrivato a 105,30 euro”.
E' stato riportato, inoltre, che le altre quotate della scuderia Agnelli-Elkann-Nasi, invece, hanno subito un deprezzamento, come tutte le restanti del “paniere piemontese”. E anche delle liguri. L'azione Fca è scesa a 17,62 euro dai 19,80 del 26 gennaio, Cnh Industrial a 11,36 euro da 12,11, Exor a 59,60 euro da 64,15, Juventus a 0,708 euro da 0,861 euro. “Il ribasso di Exor, la holding guidata da John Elkann, presidente e amministratore delegato, è particolarmente rilevante (la capitalizzazione si è ridotta di circa 1,1 miliardi) anche perché il 26 gennaio scorso l'azione Exor aveva raggiunto il suo massimo da sempre: 64,15 euro”.
Ribassi più o meno rilevanti, comunque, sono emersi pure per gli altri titoli principali del Nord Ovest, a partire da Intesa Sanpaolo (da 3,16 a 3,083 euro), Ubi Banca (da 4,29 a 3,989), Buzzi Unicem (da 24,4 a 20,79), Diasorin (da 79,3 a 69,75), Sias (da 16,33 a 13,83), Iren (da 2.636 a 2,452), Erg (da 16,87 a 16,70), Astm (da 24,60 a 19,50), Reply (da 51,1 a 49), Cir (da 1,194 a 1,086 euro).
Anche il prezzo del titolo Italgas è calato tra il 26 gennaio, quando quotava 4,956 euro, e il 23 febbraio; però è quello piemontese che nell'ultima settimana borsistica ha avuto il maggiore rimbalzo, avendo chiuso a 4,588 euro rispetto ai 4,485 euro del venerdì precedente. Oltre a Italgas, nell'ultima settimana, hanno un po' recuperato Ubi Banca, Vittoria Assicurazioni, Rcs MediaGroup, Iren, Banca Carige ed Erg.

La nuova Ferrari 488 Pista

Protagonisti alla ribalta


MICHELE DENEGRI
Certo il business; però, l'operazione Combo Host non può non avere tra le sue ragioni l'amore di Michele Denegri (e di suo padre Gustavo) per Torino, la città natale e sede delle società del gruppo di famiglia, che comprende Diasorin (leader mondiale nella diagnostica in vitro, 27 società, oltre 1.600 dipendenti, fatturato di circa 470 milioni nei primi nove mesi 2017, capitalizzazione borsistica di circa 4 miliardi di euro).
L'iniziativa Combo Host consiste nella realizzazione di una struttura costituita principalmente da un ostello particolare, un social hub con tanto di ristorante trattoria con menù curato da Slow Food, ristrutturando l'ex caserma dei Vigili del fuoco abbandonata da una ventina d'anni, nell'area di Porta Palazzo, pieno centro storico del capoluogo piemontese.
Il nuovo investimento su Torino, da nove milioni di euro e destinato anche a riqualificare la zona, segue quello per l'acquisizione del Cambio, il famoso ristorante attivo dal 1757 e che ha avuto come clienti abituali Cavour (c'è ancora il suo tavolo), Nietzsche e Mozart. Segue, fra l'altro, la recente (l'estate scorsa) acquisizione dell'ex locanda San Pietro, a Portovenere, che diventerà un albergo a cinque stelle.
A guidare la nuova diversificazione del gruppo di famiglia è, appunto, Michele Denegri, 49 anni appena compiuti, laurea in Economia sotto la Mole. Ha iniziato la carriera in Kpmg, ha fatto l'investment manager nel private equity, oltre che l'imprenditore a New York, dal 1996 fino al 2002. Quando è entrato in Ip Investimenti e Partecipazioni, la holding, della quale è amministratore delegato, come lo è della Finde e dell'Aurelia.
Incarichi che Michele Denegri aggiunge a quelli di vice presidente non operativo sia di Diasorin (presidente il padre Gustavo e amministratore delegato Carlo Rosa) sia della Filarmonica Teatro Regio di Torino, formata da 82 professori d'orchestra.
Michele Denegri (da Corriere Torino)

PIERGIORGIO VALENTE
Alla riunione dedicata alla “Fiscalità internazionale multilaterale”, organizzata a Torino dalla sezione Piemonte-Valle d'Aosta dell'Anti (Associazione nazionale tributaristi italiani), è stato apprezzatissimo, con applausi da stadio, l'intervento di Piergiorgio Valente, presidente del Cfe, il comitato fiscale della Confederazione fiscale europea, che raggruppa circa 550.000 soci, esperti di tasse e tributi.
Piergiogio Valente è torinese. E' fondatore e managing partner della milanese Valente Associati Geb Partners, docente di fiscalità comunitaria, pianificazione fiscale e transfer pricing alla Link Campus University di Roma, oltre che al Corso superiore di Polizia tributaria della Guardia di Finanza e professore a contratto alla Jean Monet della Seconda Università di Napoli.
Fra l'altro, Piergiorgio Valente è presidente del Comitato fiscale dell'Andaf (Associazione nazionale direttori amministrativi e finanziari) e componente di altri vari organismi italiani e internazionali, nonché autore di numerose pubblicazioni specialistiche.
L'Anti piemontese e valdostana è presieduta da Ernesto Ramojno, che è anche vice presidente dell'Anti nazionale.
Piergiorgio Valente

CLAUDIO MARENZI
Pochi giorni fa, a Roma, alla presenza anche dei presidenti di Confindustria, Ice (Istituto per il commercio estero) e Comitato Leonardo, il novarese Claudio Marenzi, titolare e guida della Herno, ha ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il premio Leonardo Qualità Italia, il riconoscimento più prestigioso in ambito imprenditoriale per i soggetti considerati eccellenze del made in Italy a livello mondiale. La Herno è stata premiata quale “azienda distintasi per l'innovazione di qualità apportata ai propri prodotti e per la proiezione internazionale, commerciale e produttiva”.
Fatturato vicino ai cento milioni di euro, per oltre il 70% realizzato all'estero, 170 dipendenti a Lesa e un indotto di 800 posti di lavoro in Sicilia, la Herno, costituita nel 1948 come fabbrica di impermeabili è diventata ovunque sinonimo di urban outerwear, abbigliamento originale e di grande qualità, grazie in particolare proprio a Claudio Marenzi, figlio del fondatore Giuseppe e della moglie Alessandra Diana.
Classe 1962, Claudio Marenzi, Cavaliere del Lavoro, è anche presidente di Confindustria Moda (riunisce oltre 37.000 imprese, che occupano 580.000 persone e hanno un fatturato superiore ai 90 miliardi di euro) e di Pitti Immagine.
Claudio Marenzi (in centro) alla premiazione Leonardo

Diventate oltre 4.000 le imprese all'estero partecipate da investitori del Nord Ovest

Sono aumentate di un quarto, tra il 2009 e il 2015, le partecipazioni di investitori liguri in imprese all'estero, il doppio rispetto alla media nazionale. A rilevarlo è la Cgia di Mestre, l'associazione degli artigiani e delle piccole aziende locali, in seguito a uno studio su dati Reprint del Politecnico di Milano e dell'Ice.
Dall'elaborazione della Cgia di Mestre è emerso che sono diventate 783, a fine 2015 (ultimo anno disponibile) le partecipazioni di liguri in imprese all'estero, mentre erano 627 a fine 2009. In sei anni sono cresciute del 24,9%, a fronte del 12,7% medio italiano (da 31.672 a 35.684).
Invece, le partecipazioni dei piemontesi in aziende all'estero sono passate da 3.034 a 3.244 (+6,9%) e quelle degli investitori valdostani da da 26 a 27. Quindi, le imprese all'estero partecipate da investitori delle tre regioni del Nord Ovest a fine 2015 sono risultate 4.054, quasi 400 in più.
In termini assoluti, il Piemonte figura al quarto posto nella graduatoria italiana per numero di imprese all'estero partecipate da suoi investitori, essendo preceduto da Emilia-Romagna (4.989 a fine 2015), Veneto (5.070) e Lombardia (11.637). La Liguria è decima e la Valle d'Aosta ventesima, cioè ultima.
I dieci Paesi stranieri con più imprese partecipate da italiani al 31 dicembre 2015 sono: Usa (3.323), Francia (2.551), Romania (2.353), Spagna (2.251), Germania (2.228). Regno Unito (1.991), Cina (1.698), Brasile (1.427), Svizzera (1.099) e Polonia (932).

Cgia di Mestre ha evidenziato che “i ricavi delle imprese straniere controllate da italiani hanno toccato i 520,8 miliardi di euro” e che oltre 14.400 delle partecipate sono aziende commerciali e 8.200 del settore manifatturiero, principalmente produttrici di macchinari e apparecchiature meccaniche.  

I nuovi libri di Oliva e Sinigaglia

Poche sere fa, nel capoluogo piemontese, in un incontro con iscritti all'associazione “Neoteri '77” (presidente Lorenzo Basano) e al Circolo Padano, Gianni Oliva ha rievocato il suo libro “Torino anni di piombo 1973/1982” correlandolo, molto bene, alla situazione socio-politica che stiamo vivendo. Nell'occasione ha parlato anche della sua opera attualmente in edicola con La Stampa - “Storia del Piemonte, dalle origini ai giorni nostri” - e ha preannunciato la prossima uscita del suo libro sulla tragedia di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978, quarant'anni fa.
Nato nel 1952 sotto la Mole, dove si è laureato in Lettere, Gianni Oliva nel 2010 ha terminato l'impegno di docente per assumere quello di dirigente scolastico di diversi licei torinesi, tra i quali l'Alfieri, il Cavour e il D'Azeglio. Attualmente è preside del Majorana di Moncalieri e, dal 2014, di nuovo dell'Alfieri.
Già assessore alla Cultura della Regione Piemonte dal 2005 al 2010, Gianni Oliva è uno storico autore di numerose opere. Come ha ricordato il suo amico Livio Berruti, l'olimpionico di Roma, “gli interessi di Oliva, accentrati soprattutto sulle vicende che hanno coinvolto la nostra Nazione in questi ultimi due secoli fanno di lui uno dei più rigori e documentati scrittori del nostro tempo”.
Sottolineando anche “l'insaziabile curiosità di stampo giornalistico” che caratterizza le fatiche letterarie di Gianni Oliva, ha ribadito che la loro lettura è “sempre piacevole, mai noiosa e denota una lucida e completa assimilazione della materia”.
Gianni Oliva

A inaugurare il primo ciclo 2018 dei “Caffè letterari”, sostenuti dalla Lavazza e dalla Reale Mutua Assicurazioni, lunedì 19, all'Unione Industriale di Torino, sono stati Alberto Sinigaglia e Carlo Ossola, illustre filologo e critico letterario. Alberto Sinigaglia ha presentato il suo libro “Il pappagallo e il doge”, edito da Biblioteca dei Leoni, storie di una vita, di incontri, esperienze straordinarie in giro per l'Italia. Si racconta di personaggi quali Mario Salvati, Aldo Palazzeschi, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Ugo Pratt, Massimo Mila e Giovanni Spadolini.
Alberto Sinigaglia, 70 anni il mese prossimo, è nato a Venezia, ma vive a Torino dal 1970, quando è stato assunto dal direttore Alberto Ronchey a La Stampa, dove ha fatto tutta la sua carriera giornalistica (fra l'altro è stato capo redattore delle pagine culturali e fondatore del supplemento settimanale Tuttolibri).
“Il pappagallo e il doge” è stato preceduto, pochi mesi fa, da “La zanzara, il gallo e l'oboe”, opera firmata da Alberto Sinigaglia con il pittore Ugo Nespolo. E, prima ancora, da diversi altri libri, di vario genere.

Alberto Sinigaglia è presidente dell'Ordine dei giornalisti piemontesi, della Fondazione Filippo Burzio, del Comitato dei garanti del Polo del Novecento, del Comitato scientifico della Fondazione Cesare Pavese ed è, da dieci anni, direttore scientifico del Festival Passepartout di Asti.
Alberto Sinigaglia

Tasse locali: nel 2017 i liguri e i valdostani hanno pagato in media più dei piemontesi

Contrariamente a una convinzione diffusa, non sono i piemontesi ad avere pagato più tasse locali, l'anno scorso, nel Nord Ovest. Pro capite, infatti, hanno versato di più i liguri e i valdostani. In media, ogni abitante della Liguria, dal neonato all'ultracentenario, nel 2017 ha pagato 1.185 euro fra Imu-Tasi, Tari (tassa sui rifiuti), addizionali Irpef regionale e comunale; mentre è stato di 1.150 l'esborso medio del valdostano e di 900,86 euro quello del piemontese.
In termini assoluti, però, il Piemonte è risultato quarto nella graduatoria nazionale delle regioni basata sul gettito delle tasse locali; nel 2017, infatti, è ammontato a 3,942 miliardi il valore degli introiti relativi a Imu e Tasi, Tari e addizionali regionale e comunale. Somme maggiori hanno avuto la Lombardia (8,191 miliardi), il Lazio (6,677 miliardi) e l'Emilia-Romagna (4,178 miliardi).
In Lombardia le tasse locali hanno pesato, mediamente, 815,9 euro pro capite, nel Lazio 1.131,5 euro e in Emilia.Romagna 938,5 euro.
Il totale del Piemonte, comunque, è risultato superiore anche a quelli di Veneto (3,430 miliardi), Toscana (3,380 miliardi), Campania (3.354 miliardi) Sicilia (2,778 miliardi), Puglia (2,526 miliardi) e Liguria, che, con 1,846 miliardi, chiude la classifica delle prime dieci regioni con i maggiori gettiti da tasse locali.

A livello nazionale, le imposte e tasse locali (regionali e comunali) nel 2017 sono ammontate a 47 miliardi. In particolare, i contribuenti hanno 20,7 miliardi per Imu e Tasi (17,1 miliardi ai Comuni), 12,4 miliardi come addizionale regionale Irpef, 4,8 miliardi come addizionale comunale Irpef e 9,1 miliardi per la tassa rifiuti (Tari).  

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria

Utile boom di Fca Bank: 383 milioni

E' una banca particolare, ma guadagna un sacco. Nel 2017, Fca Bank, joint venture tra Fca Italy (società del gruppo Fiat Chrysler Automobiles) e Crédit Agricole Consume Finance, controllata dell'omonimo colosso francese, ha conseguito un risultato operativo di 534 milioni di euro (+24,1% rispetto al 2016) e utile netto di 383 milioni (+23%), nuovo record storico.
L'attività prioritaria di Fca Bank, che ha una nuova sede a Mirafiori, consiste nel supportare le vendite dei veicoli di tutte le marche dell'impresa guidata da Sergio Marchionne, ma anche di Jaguar e Land Rover, finanziandone clienti e concessionari, oltre che nel gestire soluzioni di noleggio a lungo termine. Opera in 18 Paesi e conta circa 2.100 dipendenti, la metà dei quali in Italia.
Fca Bank al 31 dicembre scorso aveva impieghi in essere pari a 23,9 miliardi, il 15% in più rispetto alla stessa data del 2016. Nell'esercizio passato ha fatto finanziamenti per 12,1 miliardi, quanti mai prima. Il patrimonio netto è salito a 2,5 miliardi e al 12% il Cet1, indice di solidità.

Alla guida di Fca Bank, dall'estate del 2014, si trova Giacomo Carelli, amministratore delegato e direttore generale. Giacomo Carelli lavora per Fca dal 1996, quando vi è arrivato dall'Ibm spagnola, primo impiego dopo la laurea, conseguita con lode, in Economia e commercio alla Sapienza di Roma, dove ha anche fatto il liceo classico.

Giacomo Carelli, ad e dg di Fca Bank

Risparmio: in Liguria e in Valle d'Aosta aumentato meno del 2,5% medio italiano

Più depositi nelle banche del Piemonte, meno in quelle della Liguria e della Valle d'Aosta. E' la situazione riscontrata, a fine novembre 2017, dall'Abi, l'associazione nazionale degli istituti di credito, come si può leggere nel suo ultimo rapporto. L'Abi ha documentato che i depositi bancari da parte delle famiglie consumatrici al 30 novembre scorso erano superiori del 2,8% rispetto alla stessa data del 2016 in Piemonte, mentre erano inferiori dell'1,6% sia in Liguria che in Valle d'Aosta.
Nel Nord Ovest, dunque, soltanto le banche attive in Piemonte hanno visto crescere i depositi delle famiglie più della media nazionale (2,5%) nei dodici mesi finiti a novembre. In altre regioni dell'Italia settentrionale, però, i depositi bancari sono aumentati più che in Piemonte: 4,8% in Veneto, 4,4% in Trentino-Alto Adige, 3,9% in Friuli-Venezia Giulia e 2,9% in Lombardia.
Dati ancora più freschi relativi ai depositi bancari della clientela residente (escluse le istituzioni finanziarie e monetari oltre che le amministrazioni centrale) sono forniti dall'Abi per il Paese interno: al 31 gennaio 2018, la liquidità rappresentata dai conti correnti, dai certificati di deposito e dai pronti contro termine ammontava a 1.441,308 miliardi di euro, circa 70 miliardi e il 5,08% in più rispetto alla stessa data dell'anno scorso.
Comprendendo le obbligazioni, il cui valore è però diminuito di oltre 52 miliardi e del 15,9% nei dodici mesi, la raccolta complessiva delle banche a fine gennaio risulta di 1.717 miliardi, quasi 168 miliardi più che nel 2007, l'ultimo anno prima della grande crisi economica.

Quanto ai prestiti delle banche alle famiglie e alle società non finanziarie, l'Abi, della cui filiale piemontese è presidente Cristina Balbo, responsabile della Banca dei Territori dei Intesa Sanpaolo per il Nord Ovest (vice presidenti sono Stefano Gallo di Unicredit e Giancarlo Poletto di Banca del Piemonte) ha comunicato che al 31 gennaio ammontavano a 1.366 miliardi, l'1,78% in più rispetto alla fine del gennaio 2017.

Cristina Balbo, presidente Abi Piemonte

Biella leader per affidabilità commerciale

Biella medaglia d'oro del Nord Ovest e d'argento a livello nazionale per la quota di imprese che sono eccellenti in termini di affidabilità commerciale e puntualità dei pagamenti. La provincia di Biella, infatti, ha il il 16,85% delle sue imprese pienamente affidabili dal punto di vista commerciale, cioè con la minima possibilità di insolvenza. Un tasso inferiore, in tutta l'Italia, soltanto al 20,51% della provincia di Trento, ma superiore anche a quelli di Ravenna (16,18%), Sondrio (15,59%), Vicenza, Belluno, Mantova, Treviso, Lecco e Forlì-Cesena (13,5%).
La media nazionale delle aziende ai massimi livelli per affidabilità commerciale e puntualità nei pagamenti a fine 2017 è risultata dell'8%, un valore in continua crescita dal 2010, l'anno peggiore (5,53% ), ma ancora distante dal 10,15% del 2009, l'ultimo prima della grande crisi. Nel 2016 la media è stata del 7,6% e del 7,18% nel 2015.
A dare la pagella di affidabilità commerciale è Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information. Cribis attribuisce alle imprese italiane eccellenti per affidabilità commerciale il titolo Cpc (Cribis Prime Company).
A livello regionale, Cribis ha assegnato il titolo di campione 2017 per Cpc al Trentino-Alto Adige (al top dell'affidabilità commerciale il 14,91% delle imprese locali) e ha posto sul podio anche il Veneto (12,49%) e l'Emilia-Romagna (12,36%).

Il Piemonte si è piazzato al quarto posto con l'11,45%, precedendo anche il Friuli-Venezia Giulia (11,37%), la Lombardia (11,10%) e la Valle d'Aosta (10,71%). Sotto la media nazionale, invece, sia pure di pochissimo, è finita la Liguria, a causa del suo 7,97%; comunque più basso di tutta l'Italia settentrionale e anche di quella centrale se si esclude il Lazio.  

Carlo Piacenza, presidente Unione Industriale Biellese