Intesa Sanpaolo, scambi per 677 milioni Nel '17 Corcos più performante di Molesini

Diverse novità interessanti si possono trovare nel comunicato stampa diramato ieri, 6 febbraio, da Intesa Sanpaolo, la cui azione ordinaria ha fatto segnare, oggi, il nuovo record storico, così come la risparmio. Infatti, l'azione ordinaria ha chiuso a 3,21 euro (+3,41% rispetto alla seduta borsistica precedente) e l'azione di risparmio a 3,31 euro (+3,37%).
Fra l'altro, Intesa Sanpaolo è risultata al primo posto nella graduatoria basata sul controvalore delle azioni più scambiate nella giornata, dato che Piazza Affari, oggi, ha registrato compravendite di ordinarie della principale banca italiana per 677 milioni di euro, a fronte dei 399 milioni di euro di Fca-Fiat Chrysler Automobiles, la cui azione è stata quotata 18,856 euro, con un incremento del 6,77%, il più elevato nel paniere Mib, quello delle 40 maggiori quotate.
La nuova impennata di Intesa Sanpaolo è stata favorita dalla generale ripresa borsistica odierna, ma certamente è conseguente anche alle riconsiderazioni degli investitori sui dati presentati ieri dalla società che è presieduta da Gian Maria Gros-Pietro, guidata da Carlo Messina e con maggiore azionista la Compagnia di San Paolo.
“Nel 2018 – riporta la nota di Intesa Sanpaolo - è atteso un aumento del risultato netto rispetto al 2017”, che è stato di 3,8 miliardi, esclusi i 3,5 miliardi di contributo pubblico conseguente all'acquisizione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza; inoltre, “la politica di dividendi per l'esercizio 2018 prevede un impegno alla distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un pay out ratio pari all'85% del risultato netto”.
E le promesse di Carlo Messina finora sono state mantenute, come confermano le cifre del consuntivo del Piano di Impresa 2014-2017: dividendi cash per 10 miliardi, come previsto; circa 200 miliardi di nuovo credito di medio-lungo periodo all'economia reale, cioè a famiglie imprese (30 miliardi in più rispetto al Piano), spese del personale contenute nei 21 miliardi, acquisti e investimenti per 11 miliardi (uno in più), imposte dirette e indirette per circa 10 miliardi.
Ritornando ai risultati del solo 2017, il comunicato di ieri specifica i rispettivi contributi delle sei aree di business del Gruppo, che, alla fine dell'anno scorso, disponeva di 5.843 sportelli bancari (4.694 in Italia e 1.149 all'estero) e contava 96.892 dipendenti.
La Divisione Banca dei Territori, guidata da Stefano Barrese, ha avuto proventi operativi netti per 8,884 miliardi (+3% rispetto al 2016), pari al 52% dei proventi netti consolidati del Gruppo; il suo risultato lordo è stato di 2,328 miliardi (-10%) e di 1,371 miliardi l'utile netto (-24,3%)
Divisione Corporate e Investment Banking (responsabile Mauro Micillo): proventi netti per 3,341 miliardi (-1,3%), pari al 19% dei proventi netti consolidati; il risultato lordo è stato di 2,287 miliardi (+8%) e di 1,615 quello netto (+11,5%).
Terza maggiore Divisione è quella denominata International Subsidiary Banks (responsabile Ignacio Jaquotot) che ha avuto proventi operativi netti per 1,948 miliardi (-2,7%), un risultato lordo di 1,006 miliardi (+10,2%) e un utile netto di 827 milioni (+17,6%).
La Divisione Private Banking (clientela di fascia alta), guidata da Paolo Molesini, ha avuto proventi netti per 1,879 miliardi (+8%), un risultato lordo di 1,308 miliardi (+12%) e un utile netto di 879 milioni (+23,8%).
La Divisione Insurance (Intesa Sanpaolo Vita e Fideuram Vita), che fa capo a Nicola Maria Fioravanti) ha registrato proventi operativi netti per 1,067 miliardi, un risultato lordo di 887 milioni (-12%) e un utile netto di 613 milioni (-8,4%).
Infine, la Divisione Asset Management (Eurizon Capital), guidata Tommaso Corcos: proventi netti per 785 milioni, risultato lordo di 628 e utile netto di 439 milioni (+38,1%).

Dal confronto emerge che proprio la Divisione Asset Managent è quella che ha fatto registrare le migliori performances operative e reddituali, avendo la meglio anche sulla Divisione Private Banking
Tommaso Corcos (Asset Management)


Paolo Molesini (Private Banking)




Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa

Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa, oggi 6 febbraio. L'azione ordinaria ha chiuso a 3,104 euro, lo 0,66% in più rispetto a ieri. Un incremento che assume un valore ben maggiore se si considera che l'indice Mib, rappresentativo delle 40 principali quotate a Piazza Affari, è risultato negativo per il 2,08% (il calo di Exor è stato del 4,21% e del 3,99% quello dell'Italgas).
L'aumento di Intesa Sanpaolo, il secondo più elevato nel paniere Mib, comunque non è bastato a far superare il record storico dei 3,155 euro segnato il 30 gennaio appena passato.
Invece, l'azione di risparmio di Intesa Sanpaolo è quella che ha terminato la seduta in testa alla graduatoria dei dieci titoli più performanti della giornata: il suo prezzo finale è stato di 3,202 euro (+7,34% rispetto ai ieri). Ha beneficiato della notizia che Carlo Messina, l'amministratore delegato della prima banca italiana, porterà alla prossima assemblea dei soci la proposta della conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, alle condizioni che gli investitori hanno giudicato favorevoli.
Altrettanto positivi sono stati ritenuti i risultati 2017 del Gruppo guidato da Carlo Messina, il suo nuovo piano quadriennale e la decisione di distribuire, quest'anno, un dividendo complessivo di 3,4 miliardi di euro, cash. D'altra parte, il bilancio 2017 riporterà un utile netto 7,316 miliardi (compresi i 3,5 miliardi costituenti il contributo pubblico ottenuto come compensazione per avere rilevato Veneto Banca e Popolare di Vicenza, poste in liquidazione). Riporterà, inoltre, un Cet1 del 14%, indice di grande solidità patrimoniale.
A proposito di patrimonio, però, continua a far discutere la scelta di distribuire una così rilevante quota del profitto netto ai soci, invece di rafforzare ulteriormente i mezzi propri. I soci con più azioni di Intesa Sanpaolo sono la Compagnia di San Paolo (8,252% del capitale), il fondo BlackRock (5,010%) e la Fondazione Cariplo (4,836%).

Carlo Messina, ad Intesa Sanpaolo


COVER 50: VALTER CANTINO NUOVO CONSIGLIERE

Ancora una notizia riguardante una quotata torinese. L'assemblea di Cover 50, controllata e guidata dalla famiglia Fassino, ha eletto consigliere di amministratore Valter Cantino, che subentra a Aldo Milanese, mancato l'8 gennaio scorso. Valter Cantino, nato sotto la Mole nel 1961, laureato in Economia e Commercio all'Università di Torino, dove ora è professore ordinario di Economia aziendale e direttore del Dipartimento di Management.

Valter Cantino è anche consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Torino, consigliere di amministrazione della Seven e presidente del Collegio sindacale della Fondazione Crt, organo del quale fanno parte anche Piera Braja e Maurizio Delfino.  
Nel Consiglio di amministrazione di Cover 50, l'indipendente Valter Cantino affianca Pierangelo Fassino, fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo condiviso con il figlio Alberto Edoardo. 

Sanremo dedica un museo al suo Festival la Rai "brinda" ai conti dell'edizione 2018

Un affarone per la Rai, il Festival di Sanremo 2018. La nuova edizione della più famosa manifestazione musicale italiana renderà alla società concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale oltre 9 milioni di euro, forse 10. A prevederlo è Firstonline, il giornale web indipendente di economia e finanza che fa capo a Ernesto Auci e Franco Locatelli, direttore.
Come riporta Firstonline, che riporta quanto riferito da Angelo Teodoli, direttore di RaiUno, i costi del Festival di Sanremo ammonteranno, quest'anno, a 16,6 milioni, compreso l'onere previsto dalla convenzione con il Comune della Riviera dei Fiori. Quanto alle entrate, ammontano già a 25 milioni i ricavi derivanti dalla vendita della pubblicità ed è previsto un altro milione dallo stacco dei biglietti d'ingresso.
A proposito dei costi, è stato precisato che quelli relativi ai tre conduttori sono pari a 1,6 milioni, così suddivisi: 600.000 euro per Claudio Baglioni, anche direttore artistico; 400.000 euro per Michelle Hunziker e 300.000 euro per Pier Francesco Favino.

Michelle Hunziker

Altra notizia che riguarda la capitale italiana della musica. Oggi, all'interno del Casinò di Sanremo, sede provvisoria, è stato inaugurato il Museo del Festival, ideato e promosso dal commercialista Marco Canova, il quale, per la sua realizzazione, si impegnato molto e con grande determinazione. Fra gli oggetti in esposizione si trovano il mandolino di Renzo Arbore, il vestito indossato da Nilla Pizzi nell'edizione del 1958, microfoni degli anni cinquanta, un juke box, decine di cimeli, numerosi vinili e strumenti musicali che hanno segnato la storia del Festival, oltre che 14 dei 45 calchi di mano di artisti della canzone italiana.

A presentare il Museo del Festival, il cui allestimento è stato curato dall'architetto Alberto Pulinetti, con Marco Canova e il critico musicale Dario Salvatori, è stato il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, il quale ha detto che “quello di oggi è il nostro primo passo. L'obiettivo è ampliare il progetto e trovare uno spazio definitivo, perché un museo senza dimora fissa non stimola neppure le ricerche di pezzi rari e pregiati per arricchire la collezione”.

Marco Canova, ideatore del Museo del Festival

Auto: in gennaio l'Alfa Romeo batte Bmw ma Porsche ha la meglio sulla Maserati

Nel Nord Ovest, l'Alfa Romeo ha avuto la meglio sulla Bmw, nel Gran Premio delle vendite di gennaio; ma la sua vittoria ha un gusto un po' amaro. Soltanto in quattro delle tredici province dell'area formata da Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, infatti, l'Alfa Romeo ha fatto registrare un numero di nuove immatricolazioni superiore a quello della Bmw, la sua rivale tedesca. E' successo ad Aosta (476 gli acquirenti di vetture con il marchio del Biscione in gennaio, contro i 29 della Casa di Monaco di Baviera), nell'Imperiese (7 a 6), nel Savonese (16 a 8) e, logicamente, nella provincia di Torino (719 le vendite Alfa rispetto alle 171 della marca con gli scacchi bianco-azzurri).
Sull'intero mercato del Nord Ovest, comunque, l'Alfa Romeo ha prevalso nettamente: 1.351 le consegne di sue vetture nuove a clienti finali, a fronte delle 436 della Bmw, la quale ha avuto 34 clienti in provincia di Alessandria (18 l'Alfa Romeo), 26 nell'Astigiano (4), 24 nel Biellese (14), 37 nel Cuneese (24), 35 in provincia di Genova (23), 14 nello Spezzino (9), 34 nel Novarese (29), 7 nel Verbano-Cusio-Ossola (5) e 11 nel Vercellese (7).
In tutta l'Italia, l'Alfa Romeo ha venduto 4.520 auto nuove (+28,3% rispetto a gennaio 2017), la Bmw 4.832 (-5,11%). Pertanto, il Nord Ovest ha rappresentato il 29,9% del mercato nazionale della Casa appartenente interamente a Fca-Fiat Chrysler Automobiles, rispetto al 9% dell'Audi. La forte sproporzione evidenzia lo sbilanciamento dell'Alfa sul mercato di casa, mentre è equilibrata la quota del Costruttore tedesco.
Un confronto analogo si può fare tra Maserati e Porsche. Questo altro duello itao-tedesco, però, ha visto, in gennaio, la vittoria netta della Casa di Stoccarda, anche nel Nord Ovest (62 nuove immatricolazioni, 20 più della Maserati), oltre che in tutto il Paese (678 contro le 268 della Casa con il Tridente).
Nel mese scorso, Maserati ha venduto più di Porsche unicamente in provincia di Alessandria (4 a 3) e in Valle d'Aosta (16 a 3). E' finita pari nelle province di Asti (1 a 1), Imperia (0 a 0) e Verbania (0 a 0). In tutto il resto del Nord Ovest Porsche ha avuto più clienti: 2 a Biella (Maserati 0), 10 a Cuneo (9), 5 a Genova (3) come a La Spezia (1) e a Novara (0), 1 a Savona (0), 25 a Torino (8) e 2 a Vercelli (0). Il Nord Ovest ha rappresentato il 9,14% del mercato italiano di Porsche e il 15,67% di quello della Maserati.

Alfa Romeo e Maserati, marchi premium di Fca, hanno un nuovo responsabile a livello globale: Tim Kuniskis, da 26 anni nel Gruppo e da tempo nel Gec, il ristretto team dei principali collaboratori di Sergio Marchionne.

Tim Kuniskis, nuovo capo Alfa Romeo e Maserati

Scialuppa Crt Onlus: 2,6 milioni nel 2017 per aiutare tante famiglie sovraindebitate

Oltre 2,6 milioni di euro: è la somma stanziata, nel 2017, dal Consiglio di amministrazione de La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione antiusura, per garantire nuovi prestiti bancari a 117 soggetti del Piemonte e della Valle d'Aosta che, altrimenti, per il loro sovraindebitamento, potevano finire nella larga e inesorabile rete degli strozzini.
I nuovi finanziamenti della Scialuppa CRT Onlus sono stati deliberati dopo l'istruttoria dei volontari della Fondazione e il parere favorevole della specifica Commissione dell'Ente torinese costituito vent'anni fa, con lungimiranza, dalla Fondazione CRT, la quale continua a sostenerlo generosamente, con la consapevolezza della sua efficacia e del suo valore socio-economico.
I volontari della Scialuppa CRT Onlus, l'anno scorso, hanno assistito 895 soggetti a rischio di usura: singoli individui, famiglie, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, incontrati riservatamente, ascoltati, aiutati anche con consulenze, sempre molto qualificate e totalmente gratuite.
In seguito agli interventi dell'anno scorso, a fine 2017 sono diventati più di 2.000 i finanziamenti deliberati dalla Scialuppa CRT Onlus dall'inizio della sua attività (2.089, per la precisione), per un totale di 36,3 milioni di euro e sono risultate 13.566 le consulenze fornite dai suoi volontari ad altrettanti soggetti che hanno richiesto aiuto.
Tutti gli “sos” raccolti dalla Scialuppa CRT Onlus, che opera in Piemonte e Valle d'Aosta, vengono esaminati dai circa 40 volontari -funzionari e dirigenti di banca in pensione – impegnati a cercare le soluzioni più adeguate e opportune.
I problemi dei sovraindebitati a rischio di usura, ma nelle condizioni di poter essere “salvati”, vengono risolti favorendo la ristrutturazione dei loro debiti e con la concessione della garanzia della Fondazione necessaria per ottenere un nuovo finanziamento bancario, naturalmente quando chi è finito in gravi difficoltà dispone comunque di un reddito familiare sufficiente ad assicurare la restituzione del prestito agevolato.
La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione Antiusura è presieduta da Ernesto Ramojno e ha Luciana Malatesta come consigliere delegato.
La gravità della piaga dell'usura è stata ribadita, ancora pochi giorni fa, da Papa Francesco, il quale ha ricordato, testualmente che “L'usura umilia e uccide. L'usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l'azienda. E si può prevenirla educando a uno stile di vita sobrio, che sappia distinguere ciò che è superfluo e ciò che è necessario e che responsabilizzi a non contrarre debiti per procurarsi cose alle quali si potrebbe rinunciare”.
Papa Francesco ha aggiunto che “Alla base delle crisi economiche e finanziarie c'è sempre una concezione di vita che pone al primo posto il profitto e non la persona. La dignità umana, l'etica, la solidarietà e il bene comune dovrebbero essere sempre al centro delle politiche economiche attuate dalle pubbliche istituzioni. Da esse ci si attende che disincentivino, con misure adeguate, strumenti che, direttamente e indirettamente, sono causa di usura, come a esempio il gioco d'azzardo”.

Questa la conclusione del Pontefice: “L'usura è un peccato grave: uccide la vita, calpesta la dignità delle persone, è veicolo di corruzione e ostacola il bene comune. Essa indebolisce anche le fondamenta sociali ed economiche di un Paese. Infatti, con tanti poveri, tante famiglie indebitate, tante vittime di gravi reati e tante persone corrotte, nessun Paese può programmare una seria ripresa economica né tanto meno sentirsi al sicuro”.

Ernesto Ramojno

Luciana Malatesta

Aeroporti: Genova vola a bassa quota Torino soltanto 13° a livello nazionale

Ha volato basso, nel 2017, l'aeroporto di Genova. Il “Cristoforo Colombo”, infatti, nell'anno appena passato, ha avuto 1.249.374 passeggeri, lo 0,7% dei 175.413.402 registrati dai 38 scali italiani censiti da Assaeroporti, la loro associazione.
Il dato dell'anno scorso, ancora inferiore dell'1,6% a quello del 2016 mentre è stata del 6,4% la crescita media del sistema aeroportuale nazionale, pone il Cristoforo Colombo al posto numero 23 nella graduatoria 2017 degli scali italiani, dietro persino a quelli di Trapani, Alghero, Brindisi e Lamezia Terme.
Questa situazione certamente rappresenta una denuncia dei problemi dell'aeroporto di Genova e della città stessa, ancora in grosse difficoltà come confermano diversi indicatori economici e sociali; ma è anche uno sprone a fare di più, ai fini di un rilancio e di un recupero nei confronti di scali confrontabili, oltre che un motivo di fiducia perché mostra chiaramente quanto siano ampi i margini di crescita e di miglioramento.
L'Aeroporto di Genova ha come azionista di maggioranza assoluta l'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale con il 60% del capitale, mentre la Camera di commercio di Genova ne possiede il 25% e la Aeroporti di Roma il 15% restante. Presidente della società, dal luglio scorso, è Paolo Odone, classe 1942, per tanti anni al vertice della locale Camera di commercio, dove esercita un grande potere Maurizio Caviglia, il Segretario generale che figura tra gli amministratori pubblici con i redditi più alti in Liguria.
Nella classifica nazionale degli aeroporti con più passeggeri nel 2017, naturalmente al primo posto si trova Roma Fiumicino (40.971.881). Il podio è completato da Milano Malpensa (22.169.167) e Bergamo Orio al Serio (12.336.137). Quarto è lo scalo di Venezia (10.371.380), che precede quelli di Milano Linate (9.548.363), Catania (9.120.913), Napoli (8.577.507), Bologna (8.198.156), Roma Ciampino (5.885.812) e Palermo (5.775.274).
Subito dopo i top ten si trovano gli aeroporti di Pisa (5.233.831 passeggeri) Bari (4.686.016) e Torino (4.176.556).
L'incremento dell'aeroporto di Torino è stato del 5,8% rispetto al 2016 e tale da far segnare il nuovo record storico; però, è risultato inferiore alla media nazionale (6,4%) e tale da non consentire di superare il tredicesimo posto nella graduatoria 2017 basata sui clienti degli scali del Bel Paese. E i
dati del “Sandro Pertini”, l'assoluto e quello percentuale, diventano ancora più significativi valutando che i passeggeri che hanno utilizzato l'aeroporto di Caselle rappresentano meno del 2,4% delle persone transitate in tutti gli scali dell'Italia.
Il “Sandro Pertini” è gestito, dal 1956, dalla Sagat, società che ne ha la concessione almeno fino al 2035 e che da cinque anni esatti ha come azionista di maggioranza assoluta, con il 75,28% del capitale, 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti). Il 10% fa capo alla Fct Holding, finanziaria del Comune di Torino, il 6,76% a Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% alla Città Metropolitana. Presidente è Giuseppe Donato e amministratore delegato Roberto Barbieri.

Roberto Barbieri, ad Sagat 
Paolo Odone, presidente Aeroporto di Genova

Borsa: scesa al minimo storico la Gedi Gruppo editoriale dei De Benedetti

Zampata dell'Orso, oggi, 5 febbraio, su Gedi Gruppo Editoriale. L'azione dell'impresa, controllata dalla Fratelli De Benedetti attraverso la Cir con il 43,4% e partecipata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che ne possiede il 6,98%, ha chiuso la seduta di Borsa a 0,621 euro, lo 0,80% rispetto a venerdì scorso. Il nuovo prezzo rappresenta il nuovo minimo storico della Gedi Gruppo Editoriale. Il precedente primato negativo risaliva al 5 dicembre 2016, quando il titolo era sceso a 0,622 euro.
Il gruppo che fa capo alla Gedi opera in quattro aree: stampa, radio e tv, digitale, raccolta pubblicitaria. Nei primi nove mesi 2017 ha fatturato 440 milioni (+3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima) con un risultato operativo di 22,7 milioni, ma registrando una perdita netta di 143,9 milioni a causa di un onere fiscale straordinario di 154,5 milioni conseguente alla definizione di un contenzioso alla Commissione tributaria regionale di Roma.
Presieduto da Marco De Benedetti e guidato da Monica Mondardini, amministratore delegato, il gruppo Gedi, che conta circa 2.500 dipendenti, pubblica numerose testate, da Repubblica a La Stampa e a Il Secolo XIX, ma ha anche Radio Deejai e Radio Capital, alcune reti televisive musicali e la Manzoni.
Nel consiglio di amministrazione della capogruppo si trovano, fra gli altri, Rodolfo De Benedetti, John Elkann e Carlo Perrone.
La capitalizzazione della Gedi Gruppo Editoriale oggi è scesa a 316 milioni.

Marco De Benedetti, presidente Gedi

VISIBILIA E BIM TRA LE TOP TEN DEL GIORNO
Oggi, mentre l'indice Mib, basato sulle 40 principali società della Borsa di Milano, ha segnato un – 1,64%, due quotate del Nord Ovest si sono trovate fra le dieci che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali di prezzo rispetto alla seduta precedente: si tratta delle Visibilia Editore e della Bim-Banca Intermobiliare.
L'azione di Visibilia Editore, società controllata e guidata da Daniela Garnero Santanchè, ha chiuso a 0,13 euro, con un aumento dell'8,33%, il secondo più alto della giornata, mentre il terzo (+6,25%) è stato quello della Bim, il cui ultimo prezzo è stato di 0,68 euro.

Daniela Santanchè (Visibilia Editore)

Carige, "caso" che evoca il mitico Cuccia

Raccontano che Enrico Cuccia, il mitico “imperatore” della Mediobanca dominatrice delle grandi imprese italiane, quando era necessario diceva che “le azioni si pesano, non si contano”. E, naturalmente, la bilancia era lui. Insomma, per il vero potere non basta avere più soldi.
La frase di Cuccia, una delle tante emblematiche dell'eccezionale banchiere, viene in mente quando si pensa al “caso” Carige-Malacalza-Banca d'Italia-Bce (Banca Centrale Europea)
I Malacalza hanno investito sulla Banca Carige forse più di 360 milioni di euro, arrivando a possederne meno del 21%, quota che la Borsa di venerdì 2 febbraio ha valutato circa 97 milioni. Vittorio Malacalza, il capo famiglia e il protagonista dell'operazione, è il vice presidente dell'istituto genovese di via Cassa di Risparmio, che da anni sta vivendo un travaglio interminabile.
Nessuno ha più azioni della Malacalza Investimenti srl (secondo maggiore socio è Gabriele Volpi, con il 9,1%); ma le azioni dei Malacalza “pesano” poco, pochissimo, come frequentemente si può constatare. Per qualsiasi cosa deve chiedere preventivamente l'autorizzazione alle Autorità di Vigilanza, che dicono anche cosa bisogna fare, quando e come.
E' vice presidente, ma non può esercitare le funzioni che gli spettano. E' l'azionista di riferimento, ma non può dire la sua neppure sulle strategie, figuriamoci sul resto. Che non provi a influenzare il “suo” amministratore delegato e i consiglieri, parte dei quali nominati da lui, perché altrimenti gli mandano subito i controllori da Roma o da Bruxelles e magari gli precludono la partecipazione alle riunioni di vertice. Le critiche, legittime, perché abbiano ascolto deve metterle per iscritto e chiedere che vengano inserite nell'ordine del giorno del Consiglio d'amministrazione.
Insomma, il potere, vero, non l'ha Malacalza; ma l'hanno la Bce e la Banca d'Italia. E a chi si chiede come sia possibile che dirigenti della Banca d'Italia e della Bce “pesino” più non solo del vice presidente e maggiore azionista di Carige, ma anche del presidente, dell'amministratore delegato, di consiglieri di grande calibro, preparati ed esperti, una risposta potrebbe essere questa: non fare quello che “suggerisce” la Banca d'Italia o, peggio, mettersi contro, comporta il rischio di multe salatissime, da pagare personalmente, rigorosamente e senza eccezioni (neppure le Assicurazioni possono intervenire). Può comportare, inoltre, forme d'interdizione, perché la Banca d'Italia ha il potere di approvare o meno le nomine degli amministratori.
A questo punto, restano in sospeso alcune domande: Vittorio Malacalza, quando ha deciso di prendere il timone di Carige era consapevole della sfida, non imprenditoriale (sulle sue capacità è difficile dubitare, visti i suoi successi precedenti) ma contro Poteri di cui certamente non conosceva né, forse, immaginava la forza? E' pentito? Continuerà a battagliare, nonostante tutto?

Vittorio Malacalza, vice presidente e primo azionista di Carige
Ps: primo, non ho mai incontrato Vittorio Malacalza né i suoi figli; però “tifo” per lui, a ragione di quello che rappresenta, cioè un imprenditore vero, che rischia soldi suoi e che vuole che le sue azioni vengano contate e non pesate; secondo, non mi mancano i dubbi sull'operato e sui comportamenti di Banca d'Italia, Bce, Consob e affini, naturalmente non soltanto per il clamoroso “caso” genovese.

Borsa: Reply fa segnare il nuovo record nella settimana di tante marce indietro

Marcia indietro di quasi tutte le quotate del Nord Ovest, nella settimana borsistica finita venerdì. L'ultimo prezzo delle loro azioni è stato inferiore a quello del 26 gennaio. “La grande eccezione è Reply, che, invece, ha fatto il nuovo record storico” ha chiosato il Corriere Torino, precisando che “Il titolo Reply ha chiuso a 53,45 euro, ancora un euro e 125 centesimi in più rispetto ai 52,325 euro del 19 settembre 2017, giorno del precedente primato”.
Sull'edizione torinese del Corriere della Sera (gruppo Cairo), datata 4 febbraio, inoltre si legge che “La nuova vetta della torinese Reply, controllata e guidata dalla famiglia Rizzante, assume un significato ancora più rilevante se si considera che,esattamente un anno fa, l'azione Reply valeva 30,75 euro, 22,7 meno di venerdì scorso. Da allora è aumentata del 74%. Così, la capitalizzazione di Reply, cioè il valore riconosciuto da Piazza Affari alla società, ha lambito i 2 miliardi di euro (per la precisione è ammontato a 1,999 miliardi)”.
Reply, a capo di un gruppo di oltre cento aziende iperspecializzate in rete fra loro, attivo nell'ideazione, progettazione e implementazione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e i media digitali, conta circa 6.500 dipendenti e ha fatturato oltre 650 milioni nei primi nove mesi 2017. Al vertice ha Mario Rizzante, fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo condiviso con la figlia Tatiana, “brillantissima ingegnere e manager.” In posizione apicale anche Filippo Rizzante, fratello di Tatiana: fra l'altro, fa parte del Consiglio di amministrazione.
Oltre a Reply, hanno aumentato i rispetti prezzi, rispetto alla settimana precedente, le azioni Bim-Banca Intermobiliare (0,64 euro alla chiusura di venerdì), Biancamano (0,326), Cnh Industrial (12,18), Ferrari, controllata della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi (103,80), Italia Independent di Lapo Elkann (4,96), Ki Group (2,62) e l'Orsero di Albenga (9,15).
Invece, i cali maggiori sono stati delle azioni Astm (da 24,60 euro del 26 gennaio a 21,10), Buzzi Unicem (da 24,4 a 23,01), Diasorin (da 79,3 a 76.55), Exor (da 64,15 a 62,86), Fca -Fiat Chrysler Automobiles (da 19,8 a 18,79), Fidia (da 9,18 a 8,18), Prima Industrie (da 38,6 a 36,84) e Sias (da 16,33 a 15).
“La famiglia Agnelli-Elkann-Nasi e i loro soci nelle quotate possono restare soddisfatti: sono “targate” Torino quattro delle dieci azioni del paniere Mib che più hanno incrementato il loro valore negli ultimi 12 mesi. La graduatoria, infatti, vede al primo posto Fca (+86,65%), Ferrari al secondo (+80,21%), Cnh Industrial al quinto (+49,08%) ed Exor, la holding, al sesto (+47,32%). Nona è un'altra piemontese: l'azione di Intesa Sanpaolo, salita del 41,61% a 3,115 euro” ha concluso il Corriere Torino, guidato dall'esperto Umberto La Rocca, già direttore del Secolo XIX e vice direttore de La Stampa.


Tatiana e Filippo Rizzante
Mario Rizzante, presidente Reply


"Patent box" per Diasorin e Sambonet Quando il fisco riconosce la creatività

Quando il Fisco fa il buono. Diasorin, la multinazionale vercellese di Saluggia leeader globale nel campo della diagnostica in vitro (offre il più ampio menù di test di specialità nel mercato dell'immunodiagnostica e nuovi test di diagnostica molecolare) stima in 16-18 milioni di euro il beneficio fiscale derivante dall'accordo che ha appena siglato con l'Agenzia delle Entrate per l'accesso alla agevolazione concessa dal Patent box.
Il Patent box, introdotto in Italia con la legge di stabilità 2015, prevede la tassazione agevolata per i redditi che derivano dallo sfruttamento di opere di ingegno, brevetti, marchi e altri beni immateriali. Le imprese che aderiscono al Patent box rscludono dalla base imponibile fino al 50% dei ricavi derivanti dallo sfruttamento commerciale dei beni intangibili. Inoltre, è garantita la certezza del trattamento fiscale grazie agli accordi preventivi (ruling) con l'Agenzia delle Entrate.
L'intesa di Diasorin si riferisce al triennio 2015-2017. A capo dell'omonimo gruppo che conta oltre 1.700 dipendenti e ha fatturato quasi 470 milioni nei primi nove mesi 2017 (è previsto che i ricavi ammonteranno a 735 milioni nel 2019), Diasorin in Borsa è stata valutata fino a 4,5 miliardi. Presidente è il torinese Gustavo Denegri e vice il figlio Michele. Denegri possiede poco meno del 45% del capitale della società, della quale il secondo maggior azionista è Carlo Rosa, l'amministratore delegato.
A proposito ancora di Patent box, nei giorni scorsi, il ministero dell'Economia e delle Finanze ha comunicato che finora sono stati 435 gli accordi relativi al Patent box finora conclusi e di questi 431 nel solo 2017.
Tra le imprese piemontesi che hanno sottoscritto la relativa intesa con l'Agenzia delle Entrate figura anche la Sambonet Paderno (articoli di design per la tavola e la cucina), industria novarese di Orfengo. La Sambonet Paderno fa capo interamente alla holding Arcturus Group dei fratelli monferrini Pierluigi e Franco Coppo, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Sambonet Paderno, una delle diverse società che lo compongono e che hanno 13 marchi prestigiosi, compresi Rosenthal ad Arthur Krupp, Raynaud, Ercuis, Arzberg.
Arcturus Group, che vende i suoi prodotti in quasi cento Paesi, conta circa 1.300 dipendenti. Il suo presidente, Pierluigi Coppo, è stato nominato Cavaliere del Lavoro, nel 2016, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Carlo Rosa, ad e azionista Diasorin

I fratelli Pierluigi e Franco Coppo (Sambonet)



Protagonisti piemontesi alla ribalta


GIOVANNI FERRERO PUNTA
A FATTURARE 20 MILIARDI
La graduatoria dei protagonisti piemontesi dell'ultimo mese non può aprirsi che con Giovanni Ferrero, autore dell'acquisizione del business dolciario della Nestlé negli Usa. Un affare da 2,8 miliardi di dollari, che il colosso nato ad Alba ha concordato di pagare cash, confermando di avere grande liquidità e ulteriori possibilità. Con le attività Usa rilevate dalla Nestlé (900 milioni di dollari nel 2016), la Ferrero rafforza la sua terza posizione sul mercato mondiale del cioccolato confezionato, il suo fatturato supera i 14 miliardi di euro e si avvicina alla soglia dei 20 miliardi che Giovanni Ferrero ha posto tra i suoi obiettivi prioritari.


FRANCESCO PROFUMO
E LA PARTITA SANPAOLO
La montagna di soldi che ha programmato di erogare anche nel 2018, per finanziare l'intensa attività istituzionale della Compagnia di San Paolo, seconda maggiore fondazione italiana di origine bancaria; i grandi progetti della stessa per migliorare le condizioni sociali ed economiche del Piemonte e per la sua innovazione, oltre che la conferma della prossima ritirata di Piero Gastaldo, straordinario Segretario generale, hanno calamitato l'attenzione su Francesco Profumo, il presidente dell'Ente torinese di Corso Vittorio; ma hanno lasciato in ombra un tema strategico che riguarda la Compagnia e Torino: il loro ruolo futuro per Intesa Sanpaolo, principale gruppo bancario nazionale. Per lo scellerato protocollo Acri-Mef, voluto da Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, la Compagnia di San Paolo è già scesa all'8% del capitale di Intesa Sanpaolo, fra l'altro generatrice di enormi dividendi. E dovrà scendere ancora, tanto che non ne sarà più il primo azionista singolo e, probabilmente sarà alla pari con la milanese Fondazione Cariplo, sempre che questa non aumenti la sua quota, come può fare secondo il famigerato accordo romano. Con tutte le conseguenze 
immaginabili.


SERGIO MARCHIONNE
MIGLIOR PILOTA FERRARI
E' impegnato su mille fronti, compreso quello del suo futuro, ma Sergio Marchionne certamente non trascura neppure un po' il suo compito di guida della Ferrari, il marchio automobilistico più famoso e prestigioso al mondo, emblema della migliore Italia e suo orgoglio. Ferrari, di cui Marchionne è presidente, amministratore delegato e azionista, ha chiuso il 2017 con risultati molto brillanti: 8.398 bolidi venduti, fatturato di 3,4 miliardi (+10%), utile netto di 537 milioni (+26,4%), indebitamento ancora ridotto. E un budget 2018 favorevole. Tanto che la Borsa ha fatto balzare il titolo al massimo storico e sopra i 20 miliardi il valore riconosciuto dal mercato alla Casa di Maranello. Per i suoi soci, a partire dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, la Ferrari pilotata da Sergio Marchionne si sta rivelando un vero tesoro, come sono veri gioielli a quattro ruote le sue vetture.


REMO MORONE
NOTAIO BITCOIN
Oltre 13.000 visualizzazioni, in un paio di giorni, solo su questo blog,che ne ha dato notizia per primo; riprese in tv, su giornali, sui social, sul web; complimenti e richieste di precisazioni un po' da tutta l'Italia. Ha fatto scalpore il notaio torinese Remo Morone, con il suo sigillo sul primo atto italiano di compravendita immobiliare in bitcoin, la criptovaluta inventata nel 2009 e tanto discussa. Acquirente dell'alloggio una giovane cinese che ha pagato in bitcoin, accettati dal venditore italiano. Appassionato di informatica e nuove tecnologie, Remo Morone, 41 anni, è titolare dell'omonimo studio con il padre Ettore, fondato nel 1910, sotto la Mole, dal nonno di cui porta il nome. Lo studio Morone è punto di riferimento delle principali imprese e famiglie subalpine.


PAOLO PININFARINA
FIRMA L'ELETTRICA MAHINDRA
Per lo sviluppo delle sue nuove auto elettriche e del modello che partecipa alle gare della Formula E, la Formula 1delle vetture con questo tipo di alimentazione, l'indiana Mahindra ha scelto di collaborare con la Pininfarina, della quale fra l'altro è il maggiore azionista con il 76% del capitale. La notissima impresa torinese, presieduta da Paolo Pininfarina (amministratore delegato è Silvio Pietro Angori) curerà, in particolare, il design e l'aerodinamica, specializzazione di cui può vantare decenni di esperienza. Per Paolo Pininfarina, classe 1958, laurea in Ingegneria meccanica al “Poli”, il nuovo accordo con Mahindra è motivo di notevole soddisfazione, come i progressivi miglioramenti dell'azienda, che si sta risollevando dopo la grave crisi del passato.

GIOVANNI QUAGLIA TURBO
DELLA FONDAZIONE CRT
Raffica di iniziative della Fondazione Crt. Quasi non passa giorno che l'Ente torinese di via XX Settembre, di cui è presidente da un anno l'infaticabile e poliedrico Giovanni Quaglia, non annunci nuovi interventi, lanci di bandi, operazioni in campo sociale, artistico, culturale, nella ricerca piuttosto che nell'istruzione-formazione e nel mondo del volontariato. Recentissimi sono i comunicati relativi al progetto Not&Sipari, all'offerta di preparazione e sostegno a giovani talenti che aspirano a diventare professionisti del fundraising (raccolta fondi per enti non profit) o imprenditori innovativi, alla valorizzazione delle imprese culturali giovanili, all'accessibilità, tramite smartphone, a chiese d'arte chiuse; al restauro della facciata dello storico Palazzo Madama e, fra l'altro, all'incontro dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri) con Papa Francesco.


PAOLO CERETTI FA VOLARE
LA DEA DEI BOROLI-DRAGO
Se tutto andrà come previsto, anche Snaidero, storica impresa friulana delle cucine, entrerà a far parte del gruppo novarese De Agostini, attraverso la sua controlla Dea Capital, uno dei principali operatori italiani negli alternative investments, principalmente fondi di private equity e asset management. La proposta di Dea Capital, molto dinamica, è stata preferita a quella dei cinesi. Quotata in Borsa, dove la sua azione ha raggiunto il massimo storico il 26 gennaio scorso, Dea Capital ha come amministratore delegato, da 11 anni, il torinese Paolo Ceretti, manager che gode della massima stima e fiducia da parte della famiglia Boroli-Drago, che possiede il gruppo De Agostini (fatturato di 5,2 miliardi di euro nel 2016). Paolo Ceretti, che ha iniziato la sua grande carriera nel gruppo Agnelli, dove ha ricoperto incarichi apicali, dal 2004 è anche direttore generale della holding De Agostini, alla quale fa capo anche il 50,8% della Igt, società quotata alla Borsa di New York ed è il più grande player mondiale nel mercato delle lotterie, dei giochi e dei relativi servizi (fra l'altro, è sua Lottomatica, a capo del consorzio per il gioco del lotto in Italia). Dea Capital, che gestisce asset del valore di una dozzina di miliardi, ha in portafoglio anche Sinterama, Cartiere Pigna, Acque Lurisia, Tecnica e Targetti.

Auto, mercato ligure in contromano

Avvio d'anno in controtendenza per il mercato automobilistico ligure. Nel mese appena passato, sono state 3.110 le vetture nuove vendute nella regione rivierasca, 98 meno delle 3.208 del gennaio 2017. Il calo è del 3% , mentre è stata del 3,4% la crescita media delle nuove immatricolazioni registrate nell'intera Italia, risultate infatti 177.822.
A provocare l'arretramento del mercato ligure sono state le province di Genova (1.537 acquisti di auto nuove nel gennaio 2018 contro le 1.632 dello stesso mese dell'anno scorso) e di Imperia (348 contro 398). Nello Spezzino le nuove immatricolazioni sono state 558, solo 4 più che nel gennaio 2017. mentre nella provincia di Savona sono aumentate da 624 a 667.
Nella provincia della Lanterna è la Ford ad avere avuto più clienti nel mese passato: 198, mentre Fiat (148) è finita solo terza nella graduatoria delle marche, preceduta anche da Volkswagen (177), la quale è risultata prima invece in provincia di La Spezia (92 consegne), davanti a Fiat (82) e Ford (48).
La marca torinese, però, ha avuto il maggior numero di preferenze nella provincia di Imperia (50 contro le 43 di Renault e le 30 di Ford) e in quella di Savona (94 a fronte delle 91 di Ford e le 64 di Volkswagen). Così, Fiat ha finito il mese come leader del mercato ligure con 374 nuove immatricolazioni, mentre al secondo posto ha concluso Volkswagen con 351 e al terzo Ford con 340. Quarta la Peugeot con 178 e quinta la Renault con 178.
Specificatamente, per quanto riguarda le marche “premium” tedesche Audi ha vinto unicamente nella provincia di Genova con 66 nuove immatricolazioni (48 la Mercedes e 35 la Bmw), mentre Mercedes ha superato tutte le rivali nelle altre tre province liguri:a Imperia con 12 vetture nuove consegnate contro le 6 di Bmw e le 3 di Audi; a La Spezia con 21 rispetto alle 18 di Audi e le 14 di Bmw e a Savona con 25 a fronte delle 19 di Audi e le 8 di Bmw.

Fiat Panda, l'auto più venduta in Italia

Tecnoinvestimenti: nuove acquisizioni

E' in piena accelerazione il gruppo Tecnoinvestimenti targato Salza-Chevallard. Nel 2018, avrà ricavi superiori ai 215 milioni di euro (+20% rispetto ai 181 milioni del 2017, che già aveva registrato un incremento del 22,9% sui 147,3 milioni del 2016), migliorerà ulteriormente la sua redditività e, fra l'altro, farà nuove acquisizioni “di business di servizi che possono sostenere la catena di valore delle imprese e degli istituti finanziari”.
Ad anticipare il preconsuntivo 2017 e i principali dati del piano economico-finanziario 2018-2020 sono stati Enrico Salza e Pier Andrea Chevallard, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Tecnoinvestimenti, la capogruppo quotata in Borsa, in occasione del recente consiglio di amministrazione, al termine del quale è stato anche riferito che il margine operativo lordo consolidato 2017 è risultato di 40,2 milioni (+37,2% rispetto ai 29,3 milioni del 2016) e che per il 2020 si aspettano un ebitda (utile al lordo delle imposte, degli oneri finanziari netti, degli ammortamenti, degli accantonamenti e delle svalutazioni) superiore del 50% circa a quello dell'esercizio appena terminato. 
Nel triennio 2018-2020 saranno fatti investimenti per circa 29 milioni, 10 dei quali principalmente per nuovo hardware e quasi altrettanti per prodotti e servizi software e banche dati proprietarie.
Il gruppo Tecnoinvestimenti, che ha il quartiere generale a Torino, è tra gli operatori leader in Italia nelle sue tre aree di business, dove è attivo con le rispettive divisioni.
Digital Trust eroga prodotti e servizi per la digitalizzazione, la fatturazione elettronica, la pec, la firma digitale, attraverso le controllate Visura, Sixstema e Infocert, la quale è la priù grande European Certification Authority. La busines unit Credit Information & Management, che opera con Assicom Ribes (offre servizi a supporto dei processi decisionali come informazioni camerali e immobiliari, report aggregati, rating sintetici, valutazione e recupero crediti) e con ReValuta (servizi immobiliari, incluse perizie e valutazioni). La terza divisione, Innovation & Marketing Services, attraverso le società Co.Mark e Warrant Group, offre una piattaforma di consulenza alle Pmi per supportarle nelle fasi di crescita produttive e di espansione della propria capacità commerciale.

Enrico Salza, presidente 


Pier Andrea Chevallard, ad 

Borsa: grande sprint della Ferrari (+7,5%) ma è Cnh a fare il nuovo record storico

Nuovo sprint della Ferrari, proprio da bolide rosso, in Piazza Affari, oggi primo giorno di febbraio. Il titolo della Casa di Maranello, guidata da Sergio Marchionne, presidente e amministratore delegato, è balzato a 103,20 euro, il 7,46% in più rispetto a ieri. Per pochissimo non ha migliorato il suo record storico – 103,80 euro – fatto segnare l'1 novembre scorso.
Quello della Ferrari è stato il terzo maggior incremento percentuale della seduta odierna. Così, il valore del Costruttore automobilistico più famoso e ammirato al mondo è tornato nuovamente sopra il livello dei 20 miliardi di euro (capitalizzazione borsistica).
La nuova impennata è dovuta ai risultati economico-finanziari conseguiti dalla Ferrari nel 2017: 8.398 vetture consegnate – veri gioielli a quattro ruote – ricavi netti pari a 3,417 miliardi (+10% rispetto al 2016, quando sono state le auto vendute sono state 384 in meno; utile netto di 537 milioni (+26,4%) e indebitamento industriale netto sceso a 473 milioni, 180 meno che al 31 dicembre 2016. Marchionne proporrà un dividendo di 0,71 euro per azione, per un totale di 134 milioni. Anche le previsioni 2018 sono favorevoli: 9.000 consegne e, fra l'altro, un indebitamento netto inferiore ai 400 milioni.
A far registrare il nuovo record storico, oggi, è stata Cnh Industrial, altra quotata che fa capo a Exor e, perciò, alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. Il prezzo dell'ultimo contratto di compravendita di titoli Cnh Industrial è stato di 12,48 euro, superiore di 9 centesimi al precedente primato. Rispetto a ieri, l'incremento del valore dell'azione è stato del 4,74%, il quinto maggiore della giornata.
La capitalizzazione di Cnh Industrial (veicoli industriali e commerciali, macchine movimento terra e agricole, autobus e mezzi speciali) ha sfiorato i 22 miliardi (per la precisione, è arrivata a 21,976 miliardi). Di conseguenza, almeno nel gran premio degli investitori, Cnh Industrial resta davanti alla Ferrari, il valore riconosciuto dal mercato a camion e trattori di Exor è più elevato di quello delle vetture con il Cavallino rampante.
Restando nella grande e ben nota famiglia torinese, va segnalato che fra le dieci quotate a Piazza Affari che oggi hanno avuto i maggiori incrementi percentuali di prezzo figura anche Italia Independent, la società fondata, controllata e presieduta da Lapo Elkann. Infatti, l'azione Italia Independent ha chiuso la seduta odierna a 5,20 euro, con un aumento del 5,91% rispetto a ieri, che è valso la quarta posizione.
Di Italia Independent è diventato azionista anche John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, presidente di Fca-Fiat Chrysler Automobiles e, fra l'altro, vice presidente della Ferrari, nel cui consiglio di amministrazione si trova il fratello Lapo.

John Elkann, numero 1 del gruppo Exor 

Lapo Elkann, presidente Italia Independent



Iniziativa di Reale Mutua e Poli di Torino per valorizzare i dati delle "scatole nere"

Un'iniziativa esemplare. E' quella “targata” Reale Mutua e Politecnico di Torino. Nell'ambito dell'accordo quadro tra la Compagnia assicurativa subalpina e l'Ateneo di corso Duca degli Abruzzi, il Dipartimento di Automatica e Informatica (Dauin) del prestigioso “Poli”collaborerà con la Reale Mutua nella progettazione e sperimentazione di soluzioni software per la gestione dei dati raccolti attraverso le cosiddette “scatole nere” degli autoveicoli, al fine di ottimizzare l'amministrazione di queste informazioni e di valorizzarle per il miglioramento continuo dei servizi e dei prodotti.
Grazie alle informazioni delle “scatole nere”, dispositivi telematici che registrano i movimenti del veicolo, definendone la tracciabilità e la rintracciabilità, si possono conoscere lo stato del mezzo, le sue prestazioni, i percorsi e, fra l'altro, le condizioni della strada. Ai guidatori possono dare un riscontro immediato sullo stile di guida da adottare per ridurre lo stress, ottimizzare i consumi e aumentare la sicurezza.
Responsabile della nuova ricerca affidata da Reale Mutua al Politecnico, della durata prevista di un anno, è Fabrizio Lamberti, mentre coordinatrice del Collegio di Ingegneria informatica, del Cinema e Meccatronica, è Elena Baralis.
Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua, presieduta da Iti Mihalich, ha detto che “è estremamente importante che il mercato assicurativo individui i nuovi servizi a valore aggiunto sulla base di informazioni che la tecnologia potrebbe rendere disponibili in futuro e ancora più importante è, però, acquisire le capacità necessarie per gestire il patrimonio informativo internamente alla Compagnia. Per questo, scegliamo di fare squadra con un'eccellenza torinese e italiana, con cui collaborare su questi temi, senza precluderci anche un eventuale ampliamento di partecipanti a questo laboratorio congiunto. Essere partner del Politecnico di Torino ci inorgoglisce e ci permettere di affrontare le sfide che il mercato ci pone, sviluppando sempre nuove soluzioni di business”.

A proposito di Reale Group, la controllata Italiana Assicurazioni ha appena lanciato “Family Box”, un'offerta modulare su due livelli creata per offrire una protezione contro gli infortuni, le malattie e il caso morte. Due i prodotti: Domino Easy e Overtarget, entrambi finanziabili con il Credito Più Reale, a tasso zero. “Vogliamo che gli imprevisti che la vita può riservare non mettano in ginocchio le famiglie – ha spiegato Luca Colombano, direttore centrale Commerciale e Mercato di Italiana Assicurazioni – per questo abbiamo una rete di agenti e consulenti professionisti in grado di consigliare al meglio un programma di protezione su misura per ognuno”.

Luca Filippone, direttore generale Reale Mutua

Compagnia di San Paolo: Firpo e Ferrari primi favoriti alla successione di Gastaldo

Per molti sarà Stefano Firpo, 44 anni, torinese doc, direttore generale del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) dal marzo 2015, il prossimo Segretario generale della Compagnia di San Paolo, la seconda maggiore Fondazione di origine bancaria in Italia per patrimonio (il valore di mercato delle sue attività finanziarie ammonta a 7,3 miliardi di euro) e maggiore azionista singolo di Intesa Sanpaolo, il gruppo bancario che capitalizza oltre 52 miliardi.
Stefano Firpo

Che il successore di Piero Gastaldo, decisissimo a lasciare la “Compagnia” entro l'anno, forse subito dopo l'approvazione del bilancio 2017, sarà Stefano Firpo è convinzione diffusa, da mesi. Per le sue indubbie qualità e capacità. Comunque viene dato in pole position. 

Ma c'è anche qualcuno che sussurra altri nomi, primo fra tutti quello di Carla Patrizia Ferrari, direttore Finanza della Compagnia di San Paolo, alle dirette dipendenze di Gastaldo, oltre che consigliere di amministrazione della Cdp-Cassa Depositi e Prestiti, presidente di Equiter e della società consortile Compagnia di San Paolo Sistema Torino.
Carla Patrizia Ferrari
 Considerata una delle più potenti e determinante manager italiane, Carla Ferrari, torinese a tutti gli effetti anche se nata, nel 1957, a Genova, dove si è laureata in Economia e commercio, ha iniziato la sua brillante carriera nell'allora Istituto Bancario San Paolo di Torino, nel 1988, come responsabile dell'Osservatorio economico della filiale di Francoforte. Per la banca di piazza San Carlo è poi stata responsabile dell'Ufficio studi economici e della Segreteria di direzione generale, quindi numero uno della Direzione Enti e aziende pubbliche, amministratore delegato e direttore generale di Banca Opi, amministratore delegato di Sinloc e, infine, di Equiter. E ha chiuso l'esperienza nel gruppo Intesa Sanpaolo al massimo livello, cioè come componente del Consiglio di Gestione della Banca al vertice dell'impero.

Spostata con Giorgio Spriano, chef risk officer di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, Carla Ferrari è stata, fra l'altro, consigliere di amministrazione di Finpiemonte, Filse, Finaosta, Ambienta Sgr, Iren, Transdev, Iride e Aem Torino. 

Nella Compagnia di San Paolo le Direzioni, tutte facenti capo direttamente al Segretario generale, sono tre: la Direzione Finanza, della quale è responsabile appunto Carla Ferrari; la Direzione Organizzazione e Amministrazione (responsabile Giorgia Valle) e la nuova Direzione Sviluppo del Territorio, che ha al vertice il giovane Alberto Anfossi, entrato in Compagnia, poco più di quattro anni fa, come capo del fund raising, ma diventato presto direttore generale della società Compagnia di San Paolo Sistema Torino, incarico lasciato per assumere, all'inizio di gennaio di quest'anno, quello di responsabile della Direzione al vertice delle aree relative alle attività istituzionali e diverse funzioni di staff. 
Una direzione molto rilevante, tale da ingenerare, in alcuni, la convinzione che Alberto Anfossi faccia parte della rosa dei papabili alla Segreteria generale.  Laurea magistrale in Fisica a Torino, nel 2002, poi dottorato in Fisica teorica al Politecnico, Alberto Anfossi ha anche conseguito un master in Economia al Collegio Carlo Alberto, fucina di grandi talenti.

Tornando al favorito: Stefano Firpo si è laureato in Scienze politiche, sotto la Mole, con 110 lode e dignità di stampa (è stato premiato per la miglior tesi dell'anno accademico 1997-98); poi ha conseguito un master in Global market economics alla London School of Economics and Political Sciences e un master in Economia al Coripe Piemonte (relatrice Elsa Fornero).
Dal 2004 al 2007, Stefano Firpo è stato responsabile della segreteria di presidenza del “San Paolo” di Enrico Salza, dal quale lo ha “rilevato” l'amministratore delegato, Corrado Passera, portandoselo a Milano con l'incarico di responsabile dell'Ufficio del Consigliere delegato e Ceo. Lo stesso Passera, diventato ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture (governo Monti) nel 2011 l'ha voluto con sé a Roma come capo della Segreteria tecnica, carica ,mantenuta anche con i successi ministri Flavio Zanonato e Federica Guidi.

Dal marzo del 2015, Stefano Firpo è direttore generale del Mise per la Politica industriale, la Competitività e le Pmi, confermato da Carlo Calenda, ministro prima con Renzi e poi con Gentiloni. Anche a Roma, Stefano Firpo ha molti estimatori, di gran peso e potere, che puntano a tenerlo nella Capitale. La partita è aperta. E in casi come questi le sorprese non sono rare.

Gavio e soci perdono 318 milioni in 8 ore

E' costata cara, alla famiglia Gavio e ai suoi soci, la seduta borsistica di oggi, 30 gennaio. In otto ore, gli azionisti di Astm-Autostrada Torino Milano e della Sias, quotate entrambe controllate dai Gavio di Tortona, hanno “perso” 318 milioni di euro. “Perso” tra virgolette, perché la perdita è reale soltanto per chi ha venduto i titoli al prezzo di chiusura delle contrattazioni e li aveva comprati al primo prezzo di questa mattina, all'apertura delle compravendite. Per tutti gli altri la perdita è solo virtuale.
Alle 9,30, l'azione Astm valeva 24,30 euro e quella Sias 15,99 euro. L'ultimo contratto relativo a Astm è stato chiuso a 22,65 euro (-7,36% rispetto a ieri) e a 15,31 euro (-6,42%) quello riguardante Sias. Per tutti e due i titoli sono i prezzi più bassi dall'inizio di gennaio. Nonostante questo, però, sono rimasti molto, molto più alti rispetto a un anno fa. Il 30 gennaio dell'anno scorso, l'azione Astm valeva 10,500 euro e 7,690 euro l'azione Sias, perciò meno della metà di oggi.
Per giustificare il ridimensionamento odierno del valore delle due società del gruppo Gavio, quarto maggior gestore autostradale al mondo, sono stati tirati in ballo i rapporti degli analisti di Equita e di Mediobanca, meno favorevoli; inoltre, è stato commentato che i cali sono conseguenti alle vendite di chi ha ritenuto di avere già guadagnato abbastanza, piuttosto che alla considerazione che le due quotate hanno già risentito dei benefici derivanti dalla crescita dei ricavi e delle nuove tariffe. Interpretazioni. Si vedrà.

Beniamino Gavio, n.1 dell'omonimo Gruppo

ORSERO E BIANCAMANO

Da segnalare, oggi, i risultati di altre due quotate riconducibili, per varie ragioni, al Nord Ovest: le liguri Orsero e Biancamano. Due dati di segno opposto.
L'azione della Orsero, guidata da Raffaella Orsero, che ne è anche azionista di rilievo, ha chiuso a 8,66 euro, prezzo inferiore del 3,35% rispetto a ieri e il più basso dell'ultimo biennio.
Al contrario, l'azione della Biancamano, impresa tra le principali nel settore dell'igiene ambientale e facente capo ai savonesi Pizzimbone, ha terminato la seduta a 0,328 euro, il 4,13% più di ieri.


G. B. Pizzimbone, presidente Biancamano 


Raffaella Orsero, guida dell'omonima impresa

Oltre 51.000 assunzioni entro fine mese

Boccata d'ossigeno per il mondo del lavoro. Gennaio dovrebbe chiudersi con oltre 51.000 nuove assunzioni da parte delle imprese del Nord Ovest operanti nell'industria e nel settore dei servizi. La previsione è di Unioncamere, l'Unione nazionale delle Camere di commercio. Dalle rilevazioni del suo Sistema Informativo Excelsior, realizzato in collaborazione con Anpal, è emerso che risulteranno 39.690 i nuovi contratti di lavoro firmati in Piemonte, 10.350 in Liguria e 1.330 in Valle d'Aosta. Complessivamente, appunto, 51.370, pari al 10,45% dei 481.170 dell'intera Italia.
A livello nazionale, le dieci professioni più richieste dalle aziende nel mese sono quelle di addetto alle vendite (oltre 42.000 i posti offerti), addetto alle attività di ristorazione (quasi 40.000), addetto non qualificato per i servizi di pulizia (circa 36.000), tecnico dei rapporti con i mercati (32.670), autista (27.790), impiegato alla segreteria e agli affari generali (22.110), addetto non qualificato allo spostamento e alla consegna di merci (circa 15.000), artigiano e operai specializzato nelle rifiniture delle costruzioni (13.080), meccanico artigianale, montatore, riparatore e manutentore di macchine fisse e mobili (12.560), addetto non qualificato nella manifattura (11.150).
A fronte delle offerte di lavoro, però, le imprese hanno evidenziato che permangono difficoltà di reperimento delle figure professionali richieste: in media, è il 25% delle offerte non trova la risposta attesa. E quote ancora più elevate di mismatch si riscontrano per la categoria meccanici, montatori, riparatori e manutentori di macchine (41,3%), operai e artigiani specializzati nelle finiture delle costruzioni (36,8%), tecnici dei rapporti con i mercati (34,8%).
I risultati della nuova indagine di Unioncamere corroborano l'invito che il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, con una lettera aperta a La Stampa, a rivolto alle famiglie chiamate a valutare con grande attenzione la scelta del tipo di scuola superiore per i propri figli, perché se si vuole evitare il rischio della disoccupazione occorre tenere conto delle esigenze future delle aziende.

“Servono operai specializzati, tecnici esperti nei servizi alle aziende, addetti agli impianti e ai macchinari” ha scritto il presidente di Confindustria Cuneo a La Stampa, sottolineando di ritenere un dovere evidenziare ai genitori “questa realtà, perché queste sono le persone che troveranno subito lavoro una volta terminato il percorso di studio”.

Mauro Gola, presidente di Confindustria Cuneo

La Spezia e Verbania prime nella classifica dei grandi clienti bancari meno affidabili

I grandi clienti meno affidabili per le banche, a livello italiano, si trovano in due province del Nord Ovest, quelle di La Spezia e di Verbania. A farlo constatare è una ricerca dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, l'associazione locale degli artigiani e delle piccole imprese. La quota di “sofferenze” generata dal primo 10% degli affidati dalle banche operanti nello Spezzino è risultata pari all'87,8% dei crediti in essere al 30 settembre scorso (rilevazione più recente della Banca d'Italia). Nessuna delle altre 109 province italiane ha mostrato un tasso più alto.
Ma se il record negativo spetta a La Spezia, il risultato del Verbano-Cusio-Ossola è poco meno peggiore. La quota delle sofferenze bancarie (crediti la cui riscossione totale non è certa, perché i soggetti debitori si trovano in stato di in solvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili) dovuta ai maggiori debitori (grandi aziende, gruppi, famiglie a capo di imprese) della provincia di Verbania è dell'86,4%, la seconda più elevata a livello nazionale.
E i seguenti sono i tassi delle altre province del Nord Ovest: Aosta 81,6%, Biella 80,4%, Cuneo 80,3%, Savona 890%, Torino 78,1%, Genova 77,8% come Novara, Alessandria 77,7%, Asti 76,8%, Imperia 74,3% e Vercelli 71,4%.
E' nella provincia di Vercelli, dunque, che i grandi clienti fanno soffrire meno le banche; fra l'altro, figurando tra i più affidabili, o meglio, tra i meno preoccupanti per gli istituti di credito, a livello italiano. Infatti, soltanto le province di Taranto, Sondrio, Agrigento e Lodi, possono vantare un dato migliore di quello vercellese.
Nel nostro Paese, il primo 10% dei soggetti debitori nei confronti delle banche ha il 79,8% dei crediti concessi dagli istituti ed è responsabile dell'81% dei 170,239 miliardi che costituivano le sofferenze bancari alla fine del settembre scorso. Come ha spiegato il responsabile dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, “in buona sostanza dei circa 1.500 miliardi di euro erogati dalle banche a famiglie, imprese e società finanziarie, 1.220 miliardi sono stati prestati a un ristretto numero di soggetti che – è proprio il caso di dire – presenta un elevatissimo potere negoziale”.
E ha aggiunto: “Non si sarebbe nulla di strano se questo 10% di affidati fosse solvibile. Una banca, infatti, deve aiutare che ha bisogno di risorse finanziarie; ma se, allo stesso tempo, è anche nelle condizioni di restituire nei tempi concordati quanto ottenuto. In Italia, invece, le cose continuano ad andare diversamente”.

Alla fine di settembre 2017, in Piemonte si contavano 82.087 affidati bancari in sofferenza (con debiti di difficile riscossione per 9,845 miliardi di euro), in Liguria 30.128 con sofferenze per 3,137 miliardi) e in Valle d'Aosta 1.687 con sofferenze per 167 milioni.